Taipei Fine Arts Museum - Taipei
10 / 08 / 2019 - 17 / 11 / 2019

La mostra personale di Ryoji Ikeda è stata ufficialmente aperta al piano terra del Taipei Fine Arts Museum. Il curatore del TFAM Jo Hsiao e il curatore ospite Eva Lin hanno unito le loro forze per l’esibizione personale più completa delle opere della carriera di Ikeda in Asia dal 2009 a oggi.

Le opere d’arte selezionate includono sculture sonore in larga scala, installazioni audiovisive, light box e due opere bidimensionali che sono state appena completate e messe in mostra per la prima volta, creando uno scenario spazio-tempo coinvolgente che va da dimensioni macroscopiche a microscopiche.

Ryoji Ikeda è uno dei pochi artisti rinomati a livello internazionale per l’arte visiva e sonora. Le sue esplorazioni artistiche spaziano dalla matematica, la meccanica quantistica, la fisica e la filosofia a tonalità audio sintetizzate, musica e video. Le sue performance live, le installazioni e i progetti a lungo termine, che includono pubblicazioni cartacee e  registrazioni di musica, costituiscono un terreno creativo inconfondibile.

Le mostre di Ikeda hanno avuto luogo in tutto il mondo, incluso Park Avenue Armory a New York, il Centre Pompidou a Paris, il Museum of Contemporary Art Tokyo, ArtScience Museum a Singapore e il ZKM Center for Art and Media a Karlsruhe, Germania. È il vincitore del terzo Prix Ars Electronica Collide @ CERN, vincendo un corso artist-in-residence al CERN.

Anche se non ha mai ricevuto una formazione ufficiale in arte o in musica, Ikeda cominciò ad assorbire la musica da un ampio spettro di generi in giovane età e, successivamente, cominciò a sperimentare l’editing musicale, manipolando i nastri magnetici e giocando con le frequenze sonore. Nel 1994 divenne un membro del collettivo di arte multimediale Dumb Type, i cui lavori furono inclusi nelle mostre, nei teatri, nella danza, nella musica e nelle pubblicazioni. Attraverso queste collaborazioni interdisciplinari, Ikeda rivolse la sua attenzione al teatro e alle mostre d’arte. Più tardi cominciò a dedicarsi alle performance musicali e a prendere parte ai festival creando delle installazioni sonore e a produrre album.

Nel 1995 Ikeda cominciò lentamente ad abbandonare l’uso di elementi ripetitivi musicali nelle sue creazioni sonore, cominciando invece a porsi delle domande fondamentali, “Cos’è il suono?” tanto da concentrarsi in uno studio approfondito sulla sua natura fisica. Riducendo accuratamente il suono fino alle sue unità più piccole, le ha poi riorganizzate e riassemblate, utilizzando alcuni elementi basici come le onde sinusoidali pure e i sibili per creare paesaggi sonori con risonanze mutevoli, sfidando così i limiti della percezione uditiva umana. In questo modo, è diventato uno dei pionieri della musica elettronica minimal.

Dal 2000, ha seguito lo spirito della ricerca dell’essenza, rompendo la struttura di base della luce al livello dei pixel, riducendo il mondo a dati. Ikeda produce arte con la mentalità di un compositore, incorporando fenomeni fisici come il suono, la luce, lo spazio e il tempo come elementi delle sue composizioni. Raggiungendo una precisa struttura espressiva attraverso l’utilizzo dei calcoli matematici, trasforma la rigorosa logica aritmetica in forme artistiche, conferendo alle sue opere la sua estetica dei dati assolutamente unica.

Questa mostra presenta le opere più importanti della carriera artistica di Ryoji Ikeda, unificando dati e un codice di linguaggio per comporre uno spazio metafisico dello spirito all’interno del Taipei Fine Arts Museum. Nell’atrio del TFAM – una zona intermediaria in cui gli ospiti si soffermano brevemente, aspettano o si incontrano – sono stati sistemati cinque altoparlanti in forma di silos, che emettono simultaneamente suoni in sequenza e combinazioni ben precise. Questa è l’opera A [continuum]. Il tono “A” di un concerto standard, al quale la melodia delle orchestre, dai tempi di Bach ad oggi, non è mai stata precisamente definita. In quest’opera a ogni altoparlante è stato assegnato un “tono standard” diverso usato in periodi diversi nel corso della storia.

Le loro diverse frequenze si intrecciano e sovrappongono, formando una topografia estremamente intricata di forme sonore risonanti. Questa ricca tappezzeria di suoni e frequenze penetra nell’ingresso del museo come un’onda sinusoidale, garantendo ai visitatori un’esperienza acustica che si dimostra unica in ogni momento.

Data.scan [nº1-9] è parte del progetto datamatics di Ryoji Ikeda, in cui utilizza calcoli matematici puri per ridurre la grande quantità di dati del mondo reale, come le sequenze di DNA umane, il codice Morse e le strutture della particella, in pixel individuali dell’immagine visiva, ottenendo delle visualizzazioni microscopiche meticolosamente composte, che vengono mostrate su nove display posizionati su piedistalli, tutti ben sincronizzati con una colonna sonora minimale. Code-verse è la più grande astrazione delle prime opere di Ikeda, che lui stesso ha riscansionato e meta-composto, estraendo diversi codici dai dati digitali e liberandoli in un mondo privo di significato e contenuto in cui formano un poema sinfonico. L’opera pone lo spettatore in uno spazio alla deriva, fatto di luci e suoni intermittenti, sfidando le capacità cerebrali di percezione senza interpretazione.

Point of no return è un’installazione a due facce, che Ikeda considera in assoluto la sua opera più metafisica. Da un lato, un solo video proiettore proietta un buco nero, formato da una grande quantità di informazioni. Dall’altra parte c’è una luce bianca con una gradazione di colore quasi uguale a quella del sole.

L’opera rimanda al concetto scientifico del buco nero, con una grande forza gravitazionale che distorce il tempo e lo spazio, catturando qualsiasi cosa vi entri, anche la luce. Il confine tra le due facce è dove le traiettorie del buco nero e della luce bianca si intersecano, fungendo da simbolo della soglia critica dello spazio-tempo ed esprimendo uno stato enigmatico che trascende la realtà ma contiene ancora immagini illimitate.

L’installazione audiovisiva su larga scala the planck universe [macro] fa uso della lunghezza di Planck, un’unità infinitesimale di misura della fisica, per esplorare la potenziale capacità dell’umanità di percepire il mondo naturale su scale infinitamente piccole e infinitamente vaste. Raffigurando l’immensità del cosmo, da una scala umana fino a dimensioni che vanno oltre l’universo osservabile, vuole estendere i limiti della nostra comprensione del mondo e avvicinarsi ai limiti delle estremità dell’universo. Ikeda ha ideato quest’opera durante la sua permanenza all’European Organization for Nuclear Research (CERN).

Utilizzando la scienza come medium, Ryoji Ikeda crea degli ambienti coinvolgenti, che presentano metafore dell’immensità cosmologica attraverso le strutture matematiche su cui si basano i fenomeni scientifici. La sua opera costringe il pubblico ad andare oltre la visione antropocentrica, a ampliare il loro modo di comprendere il mondo e a cominciare a percepire in un modo nuovo: ponendo sè stessi al di sopra delle connessioni che stanno tra percezione e anima, scala, spazio e tempo.

Presente in tutte le opere di Ikeda è l’incessante esplorazione delle molte domande senza risposta, ottenendo alla fine un’interpretazione e ri-espressione di sé. La mostra vanta anche molti rari dipinti sperimentali e manoscritti, tanto quanto un’area di esperienza audiovisiva in cui gli spettatori possono assistere al filmato di un concerto, ascoltare la musica e leggere libri, dando una sbirciata alle idee creative di Ikeda.

Oltre al catalogo, Taipei Fine Arts Museum pubblicherà la global Chinese-language edition del catalogo Continuum per la mostra Ikeda 2018 al Centre Pompidou a Parigi. Nel giorno dell’apertura della mostra, l’artista presenterà due performance live.


www.tfam.museum