Lo scorso giugno, sul treno per Venezia, leggevo con scarso tempismo The Radicant, l'ultimo saggio di Nicolas Bourriaud edito gi nel 2009 da Sternberg Press. Qualche ora dopo mi trovavo nel suggestivo cortile del Collegio Armeno che ospita, per il padiglione islandese della LIV Esposizione internazionale d'arte di Venezia, la mostra Under Deconstruction di Libia Castro & Olafur Olafsson. Nel tentativo di rielaborare, in una prospettiva estetica, le dibattute nozioni di multiculturalismo, postmodernismo e globalizzazione e di proporne il superamento in un una altermodernity su scala globale, da costruire attraverso la cooperazione e la traduzione fra differenti identit culturali, Bourriaud delinea i tratti di una estetica del XXI secolo che definisce radicant, rampicante: un termine che designa those plants that do not depend on a single root for their growth but advance in all directions on whatever surfaces present themselves by attaching multiple hooks to them, as ivy does
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