“Qoob è un canale digitale prodotto da MTV Italia che trasmette musica alternativa”. Così recita wikipedia alla voce ‘Qoob’; ma chiunque ha fatto l’esperienza di incrociarne le trasmissioni sul Digitale Terrestre o di visitarne lo spazio web, sa benissimo che la cosa è ben più complessa.
‘User-Generated Content’, ‘social network’ e ‘snack culture’ sono solo alcuni dei neologismi utilizzati per descrivere l’assoluta novtà costituita da un progetto che al suo interno contiene molte anime. Volendo, si potrebbe dire che è un canale televisivo tipo MTV, che è un sito tipo Youtube, ma che è pure un poco Flickr, un poco iTunes ed anche un po’ Myspace. Insomma siamo in pieno web 2.0 sinergicamente collegato con la “vecchia” televisione e aperto pure al mondo della telefonia mobile.
Qoob al momento è prodotto da MTV Italia che per il 51% è di proprietà di Telecom Italia Media Broadcasting mentre per il 49% di MTV Network Europe. Per chiarici ulteriormente le idee su queso fenomeno di networking che si sta facendo sempre più conoscere anche nel mondo dell’elettronica audio/video/rete attraverso la partecipazione a festival di riferimento come l’ultimo Sonar, Electrowave, Neapolis of Love Muzikfestival, MUV, addirittura alla Giornate degli Autori durante l’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Abbiamo dunque pensato di intervistare Lucia Nicolai, Responsabile Editoriale di Qoob , che cortesemente ha risposto alle nostre domande approfondendo e puntualizzando gli aspetti peculiari della sua creatura, nata quindi come progetto puramente per il mercato Italiano e ora diffuso a livello internazionale.
![]() |
.
Alessio Galbiati: Per cominciare partirei da una domanda assai poco originale che ritengo però fondamentale per chiarir(mi) immediatamente le idee, per sgombrare il campo da possibili fraintendimenti. La natura intermediale di Qoob (TV-Mobile-Web) genera una polisemica varietà di definizioni possibili; ma che cos’è Qoob? Sul sito di Telecom Italia Media Qoob viene definito come “la sacra trinità dei personal-media”, ma posto che anche in teologia il concetto di trinità soggiace alla fede, mi puoi spiegare la natura di questo progetto editoriale così complesso ed articolato?
Lucia Nicolai: Oddio, mi annienti subito con questa domanda? Qoob (e con questo, d’ora in avanti nella risposta, intendo tutto il progetto, compreso anche gli stadi evolutivi precedenti, Yos e Flux) è nato con un approccio sperimentale, in un mondo mediatico dove la concorrenza non è più fra i canali tv o fra programmi, ma fra un canale tv e un sito internet, fra sito internet e playstation, fra playstation e i-pod, fra programma tv e sms fra amici. Questo vale soprattutto per il mercato dei ‘giovani’, tanto effimero nei gusti quanto estremamente ricettivo verso i nuovi trend e superveloce nell’appropriarsi dei propri spazi.
Sono abituati a surfare in internet, hanno una soglia di attenzione bassissima, proprio come internet ti abitua a fare. E soprattutto sono abituati a scegliere da soli quello che vogliono vedere. Per questo hanno bisogno non tanto di un mass-media quanto di un personal-media, che sia con loro potenzialmente in ogni momento. Il nostro è stato un approccio da ‘snack culture’ come l’ha definita Wired magazine a inizio dell’anno. In questo senso, abbiamo creato Qoob, un progetto televisivo che aveva nel sito internet il suo hard-core e che poi abbiamo declinato in TV (sul dtt) e sul mobile. A tutt’oggi, stiamo distribuendo QOOB su varie piattaforme online (da Vuze a Veoh, da Babelgum a Youtube), con canali dedicati e brandizzati. E per rendere il progetto sempre più ” 360″ come definiscono questo genere di cose gli americani, sicuramente ci saranno occasioni di ulteriori sviluppi futuri. Per rispondere alla domanda sulla “sacra trinità”: non volevamo tirare in ballo qualche potere spirituale trascendentale, semmai ci siamo presi delle licenze poetiche un po’ un-pc. Ad ogni modo, è possibile che guardare Qoob sotto tutte le sue forme – sia un atto di fede.
![]() |
.
Alessio Galbiati: La storia di Qoob prende il via nel novembre 2005 con la creazione del canale televisivo YOS (Your Open Source) che si trasforma poi in FLUX nell’aprile 2006. Nel novembre 2006 il progetto prende il nome Qoob ed infine nell’aprile 2007 apre la sua sezione internazionale (ovvero non più confinata al solo ‘bel paese’). Una storia complicata perchè criptica, nascosta dietro a sigle esoteriche, ad acronimi fantasiosi ed oltretutto poco visibile perchè (quasi) sempre concretizzatasi all’interno di nicchie del sempre più articolato sistema di telecomunicazioni. Cosa hanno significato questi differenti stadi evolutivi? E cosa rappresenta in prospettiva l’apertura al “resto del mondo” del canale international del sito?
Lucia Nicolai: All’esoterismo mi ci fai pensare tu adesso. Forse con il senno di poi, possono sembrare scritte in codice, ma i nostri pensieri hanno seguito un percorso molto più semplice. YOS è stato QOOB nella sua fase embrionale, quando ci siamo affacciati nel panorama web e televisivo coscienti di essere un puntino, un esperimento. Your Open Source da una parte metteva l’accento sulla centralità dell’utente, dall’altra sulla volontà (già chiara all’epoca) di rendere quel media (poi Flux, poi Qoob) una fonte libera di ispirazione, contenuti, stimoli. Ci hanno chiamato YOS ma in realtà non avevamo nome. Solo un abbozzo di forma. L’evoluzione in Flux, nell’aprile 2006, ha voluto centrare l’attenzione sulla logica di flusso casuale che avevamo adottato per il (non-)palinsesto televisivo e sulla capacità, di internet, di portarti in mille posti diversi contemporaneamente. Qoob, nel novembre 2006, ha rappresentato il terzo stadio evolutivo (tant’è che richiama il cube, la terza potenza), con l’ampliamento a nuove piattaforme di distribuzione e l’ufficializzazione dell’UGC come contenuto di qualità portante del progetto. L’avventura internazionale è tuttora in corso: in prospettiva vuol dire crearsi un network di producers capillari in tutto il pianeta. Vedremo.
Alessio Galbiati: Come mai Qoob nasce proprio in Italia, la patria del (quasi) duopolio della tv in chiaro, del monopolio della tv satellitare, della chiacchieratissima Legge Gasparri che ha aperto al DTT? Una “semplice” reazione allo stato delle cose, oppure c’è dell’altro?
Lucia Nicolai: QOOB non è stato una reazione, semmai è nato dalla volontà di dare nuovi stimoli e di coinvolgere in modo diverso il pubblico nella televisione, non nello stile del Grande Fratello o della TV interattiva di base, ma dando agli spettatori la possibilità di costruire la stessa ‘televisione’ (e qui ci riferiamo al concetto, non alla TV che passa solo per l’elettrodomestico TV…) che stavano guardando. Dopotutto, al giorno d’oggi, una persona di talento che voglia cimentarsi con il videomaking, con la creazione di canzoni o con la realizzazione di foto/grafiche artistiche, può contare su tecnologie che possono tutte stare sulla scrivania di casa.
![]() |
.
Alessio Galbiati: Come si struttura Qoob dal punto di vista produttivo? Quante persone vi lavorano e secondo quale logica di ripartizione delle risorse umane? Insomma, com’è organizzata “l’azienda” Qoob?
Lucia Nicolai: A QOOB lavorano 11 persone in pianta stabile: 3 nell’area editoriale, 2 nell’area marketing/press, 1 nell’area community, 1 nell’area produttivo-realizzativa, 3 nell’area tecnica. Abbiamo inoltre una consulente editoriale a Londra, salita a bordo con il lancio del canale e sito internazionali. Al di là di queste suddivisioni, comunque siamo tutti coinvolti a 360 gradi nel progetto, quindi spesso e volentieri ‘sconfiniamo’ in tutti i vari settori.
Alessio Galbiati: La Qoob Foundation… da chi è composta e quali sono in linea di massima i criteri di scelta di questa post-moderna fondazione mecenatesca finalizzata ad individuare, incoraggiare e finanziare, gli autori dei lavori uploadati sul sito?
Lucia Nicolai: Wow, “post-moderna fondazione mecenatesca”! La Qoob Foundation in realtà è Qoob Factory (siamo geniali ormai nei cambiamenti di nomi). La Qoob Factory coinvolge tutti noi, anche se poi la parola finale è del responsabile editoriale (io), curatore di tutti i progetti acquisiti, commissionati, prodotti e finanziati che finiscono su QOOB. I criteri di scelta per individuare i potenziali qoob factory products sono gli stessi che caratterizzano la selezione dei materiali messi in onda, ovvero: innovatività, anti-conformismo, creatività, voglia di dire qualcosa di completamente fuori dalle righe o qualcosa di banale ma da un punto di vista diverso… non ci sono degli standard definitivi per scegliere un prodotto finanziabile e supportabile dalla Qoob Factory: tante volte è solo una questione di sensazioni. So che è vago, ma non si può inscatolare la creatività in assi cartesiani. Il bello è farsi sorprendere ogni volta. Pensare di aver scoperto una nuova porzione di realtà.
![]() |
.
Alessio Galbiati: Requisito fondamentale delle Opere caricate sul sito web dagli utenti è la proprietà dei diritti d’autore, aspetto essenziale di Qoob che meglio d’altro differenzia questo “contenitore” da Youtube. Ciò rappresenta un tentativo di ribaltamento di prospettiva per la generazione “copia e incolla”. Alla luce di questo (quasi) primo anno di vita del progetto, quali sono le impressioni che ti sei fatta a proposito del popolo degli internauti produttori di contenuti?
Lucia Nicolai: L’impressione che ho, relativa ai produttori di contenuti di QOOB, è che preferiscono sempre l’originalità al ‘copia e incolla’ e se mai utilizzano qualcosa di non originale, lo fanno contestualizzato a una storia, non in modo gratuito. Lo rielaborano dandogli un senso tutto nuovo.
Alessio Galbiati: L’idea di quest’intervista nasce dopo la visione della selezione da “voi” compiuta per la sezione SonarCinema della quattordicesima edizione del Sonar di Barcellona, evento del quale Qoob è stato fra i main sponsor. Così è accaduto, con forme e modalità sempre diverse ed originali, anche per le ultime edizioni di Electrowave, Neapolis of Love Muzikfestival, MUV, addirittura alla Giornate degli Autori durante l’ultima Mostra del Cinema di Venezia; ma in realtà gli eventi “reali” ai quali Qoob ha partecipato sono ancora molti di più. Ciò dimostra la particolare attenzione posta alla valorizzazione del proprio brand mediante canali particolarmente ricettivi nei confronti dell’innovazione e della creatività. In merito a questo vorrei sapere quali saranno le prossime partnership e quali le modalità di selezione degli eventi con cui collaborare.
Lucia Nicolai: Al di là del ‘valorizzare’ il brand, l’attività on the ground è un momento fondamentale, per noi, per rendere ancora più forte e reale il legame con i nostri utenti, visto che la maggiorparte di loro è anche creatore di QOOB. All’orizzonte, tra le altre cose si intravedono: partecipazione al Gender Bender festival (Bologna, fine ottobre) come partner, evento di lancio del DVD di Techstuff, previsto per inizio novembre; partecipazione come partner al Radar Festival (Londra, gennaio 2008), dove assegneremo lo Student Prize (1000 sterline) al migliore lavoro visivo creato da uno studente per la rassegna. Come evento on the ground consideriamo anche i Live @Qoob, ovvero i live set acustici con band ‘famose’ (come Editors, Juliette Lewis) affiancate da band emergenti iscritte a Qoob, che si tengono nei nostri uffici. E’ un bellissimo momento in cui alcuni nostri utenti vengono a contatto stretto con la realtà della produzione televisiva. Da qui a fine anno ne rifaremo di certo, anche se non possiamo svelare nomi fino a conferme ottenute. Riguardo alle modalità di selezione… vedi sopra, quando mi chiedi come selezioniamo i contenuti per la qoob factory…
![]() |
.
Alessio Galbiati: Alla presentazione di Qoob nel novembre dello scorso anno, Antonio Campo Dall’Orto, all’epoca direttore generale della divisione tv di Telecom, in merito alla questione della raccolta pubblicitaria accennò al fatto che erano allo studio forme alternative, modalità prossime allo spirito di Qoob. Dieci mesi dopo la sua nascita Qoob ha risolto la questione relativa alla pubblicità? E se sì, in che modo?
Lucia Nicolai: Siamo al lavoro con una serie di clienti riguardo a iniziative pubblicitarie ad hoc.
Alessio Galbiati: Progetti per il futuro? Ovvero, quali sviluppi e quali nuove mutazioni?
Lucia Nicolai: Per il futuro, vorremmo dare ancora più spazio e rilevanza ai contenuti ‘dal basso’, ovvero quelli prodotti dagli utenti, cercando di dare una bella scossa alle logiche produttive televisive standard. Abbiamo già avviato 2 progetti in questo senso: uno è il Qoob Payout, che prevede un pagamento in denaro tramite Paypal per tutti coloro che uploadano contenuti poi selezionati per la TV. L ‘altro è il Commissioning: a cadenza mensile, facciamo una chiamata alle armi ai nostri utenti attraverso la quale chiediamo loro di produrre contenuti legati a un tema. Siamo partiti con “My crazy summer”, un modo per raccontare l’estate appena trascorsa, in piena libertà interpretativa. A breve lanceremo altri ‘temi’. Anche qui, i lavori migliori vengono selezionati per la rotazione televisiva e ricompensati con premi in denaro, accreditati sull’account paypal. In entrambi i casi, invitiamo i nostri utenti a collaborare fra loro, dando vita a piccole ‘case di produzione virtuali’ con il regista, l’autore delle musiche, il grafico etc. Vogliamo anche dare più spazio alle band unsigned e totalmente emergenti iscritte alla community, perché la qualità musicale è veramente alta. Parallelamente, continueremo i progetti con professionals già affermati, sia nell’ambito dei corti cinematografici (sulla scia degli esperimenti già riusciti con “Spider” di Nash Edgerton e “I Love Sarah Jane”, di Spencer Susser, che sveleremo a breve) che delle animazioni (in arrivo 2 serie molto diverse tra loro e molto ground-breaking, dall’Inghilterra e dal Giappone). Infine, stiamo lavorando a un rilancio del sito con nuove funzionalità.