Katrien Jacobs, professore associato di studi culturali e religiosi all’Università Cinese di Hong Kong, inaugura il suo ultimo volume sulle culture sessuali regionali, People’s Pornography: Sex and Surveillance on the Chinese Internet, con la semplice quanto singolare affermazione che la ricerca del piacere sessuale sia collegato alle lotte per le libertà civili.
Quest’opinione così forte, che appare evidente nella prima pagina del libro, rivela a proposito della situazione politica e della circolazione delle informazioni nell’attuale colosso Cina, probabilmente molto di più rispetto a qualsiasi ricerca o argomentazione addotta.
Ma i contributi, da quello empirico e teoretico a quello creativo ed estetico, danno prova dell’interesse per il consolidamento delle varie culture in rete nella singolare rubrica di sesso e sorveglianza, offrendo al contempo una potenziale possibilità di comprensione dei blog di celebrità internazionali dissidenti come Ai Weiwei e Han Han, oltre ai più celebri a livello locale, ma solo come famigerati blog sul sesso, di altri esponenti come Mu Zimei.
Dal momento che considera la pornografia come una scappatoia o una crepa all’interno di un sistema altrimenti sotto stretto controllo, la Jacobs non si preoccupa delle più ottuse questioni teoretiche su come la sessualità generi potere. Vengono perciò ignorate le questioni biopolitche di questo genere (che sono, sfortunatamente, al di là delle possibilità della ricerca portata avanti in People’s Pornography), permettendo così all’autrice di immergersi completamente all’interno del sistema di credenza e comprensione appartenenti al netizenry cinese.
La sessualità è al tempo stesso aspirazione al cosmopolitismo, che è legato al consumismo fashion e alla vita pubblica; ma è anche forza animale, un fatto che unisce l’interesse per il netporn alle creature neo-mitologiche del Grass Mud Horse e del River Crab: figure di animali immaginari derivanti da giochi di parole studiati per depistare la censura. La pornografia, scrive un accanito discepolo cinese di Steward Brand, vuole essere libera. E certamente vuole essere vista.
Il primo capitolo di People’s Pornography ipotizza, senza sorpresa alcuna, che il secolo attuale sia un’era di “pornografia delle persone”. Immagini e video circolano principalmente attraverso canali amatoriali e peer-to-peer, non perché siano lontane da un particolare atteggiamento etico, ma piuttosto perché qualsiasi operazione di distribuzione esistente su scala commerciale sarebbe un bersaglio principale del controllo governativo.
Per inquadrare lo scontro tra censura e immaginario pornografico che tende a trovare una propria strada, l’autrice presenta proprio in questa sezione una serie di artisti, che hanno lavorato occasionalmente con i new media, che fanno circolare immagini in simili modi audaci; anche se qui a intrigare l’autrice è più la presentazione del corpo rispetto alla sua circolazione.
Nel secondo capitolo, Katherine Jacobs propone letture tratte da un gruppetto di blog che sono diventati influenti nelle più ampie comunità online cinesi, i cui temi spaziano dalla critica politica umoristica e dai resoconti accurati dei cittadini, ai blog di cronaca rosa sugli exploit sessuali personali. Questo è poi legato alla diffusa polizia morale della “ricerca della carne umana”, un meccanismo attraverso il quale i patiti del web individuano le ultime celebrità della rete e le puniscono per la loro vanità, disumanità, profanità, e per qualsiasi altro tipo di vizio: sulla falsa riga degli interventi occasionali di Anonymous negli Stati Uniti.
Katrien Jacobs continua il suo discorso nel terzo capitolo, attraverso un’analisi statistica più significativa, intervistando studenti di Hong Kong e del continente cinese a proposito dei diversi approcci nei confronti del netporn durante la fase di maturazione verso l’età adulta. Nel tracciare la distinzione sugli attributi di genere che, a volte, appaiono abbastanza normativi, almeno per un testo così apparentemente favorevole al sesso, i dati sono solo parzialmente rappresentati in tabelle approfondite. Ciò che emerge è che la pornografia è spesso vista come un atto di ribellione sociale o come uno strumento dalla parte della conoscenza, perciò si continua a interpretare la pornografia come un elemento politico e a considerare la ricerca del piacere come se fosse coinvolta in una qualche sorta di lotta sociale.
Il quarto capitolo torna poi a trattare temi personali, in territori abbastanza lontani da Hong Kong, dal momento che la Jacobs fa riferimento a uno studio etnografico in cui ha esaminato per molto tempo profili e ruoli degli utenti su un sito noto come AdultFriendFinder.
E’ alquanto difficile collocare questa parte della ricerca all’interno del resto del libro, molto politicizzato in generale. Innanzitutto perché fa maggiormente riferimento a opinioni raccolte piuttosto che ad azioni palesi. E inoltre perché, discutendo sulle manifestazioni online di stereotipi di genere e razza, sostiene la tesi, indubbiamente importante, di altri accademici (vengono citate Danah Boyd e Lisa Nakamura e si percepisce il pensiero di Wendy Hui Kyong Chun) non indagando in maniera particolarmente approfondita sulla coerenza di quegli insegnamenti con il contesto cinese.
Il quinto e ultimo capitolo conclude il libro mettendo in evidenza l’eccentricità e la cultura ad essa collegata del Cosplay (http://en.wikipedia.org/wiki/Cosplay), e come migra dal Giappone alla Cina attraverso un gioco affascinante di identità nazionalista e consumista.
L’elemento che senz’altro manca nel progetto di Katrien Jacobs è la condizione dell’oggetto erotico stesso: concentrandosi su risposte, reazioni, giudizi, e descrizioni, il lettore si chiede sorpreso quale tipo di potere o organizzazione commerciale sia in gioco nella pornografia attuale. Questo potrebbe essere probabilmente l’argomento di un altro progetto interamente critico, ma l’attenzione alla retorica, all’estetica, alla cultura visiva del netporn emerge come un giocatore assente ma dominante in connessione con l’erotismo, l’attivismo, e l’internet-ismo, ed è forse l’unica cosa che può riunire questi tre mondi senza provocare un pericoloso collasso di diverse categorie “orientali” o “esotiche”.
Inoltre, la Jacobs sembra archiviare un po’ troppo velocemente quello che chiama “Confusione Confuciana”, che può essere qualcosa di più della pratica etichetta relativa a un fenomeno culturale in gran parte inesplorato, ma profondamente radicato, e lontano anni luce dalla frase stessa o dalla formazione ideologica ad essa collegato. Allo stesso modo, diverse parti del testo cercano di fondere aspetti più ampi della cultura Cinese attraverso Hong Kong, Taiwan, il continente e la diaspora in un modo frustrante, soffermandosi opportunamente su questi ambiti, ma lasciando ancora a desiderare sul piano di una comprensione più sottile di queste differenze.
Probabilmente, l’intuizione più affascinante che l’autrice presenta nella sua ampia esplorazione della relazione tra piacere sessuale e azione sociale in Internet, è la fisicità allo stato puro della vita digitale. Facendo riferimento agli incontri reali di partner sessuali online e alla condivisione in rete di incontri molto fisici, People’s Pornography offre una serie di strumenti utili per concettualizzare questa linea di touching and looking.
Infine, è il termine slang online pao, che letteralmente significa miscelare il tè o cucinare in umido con gli aromi, ma che nella sua accezione più ampia descrive l’attività di fare il bagno, a rendere tutto più reale: gli utenti stessi vengono “cotti” in Internet e la loro dipendenza alimentata negli internet cafè, ma più in generale è come se stessimo tutti nuotando nella pentola del sesso, della lussuria e dei cavi.