I Was Raised on the Internet è una mostra dedicata a come internet ha cambiato il modo in cui viviamo ed esperiamo il mondo. Con l’introduzione del gaming e dell’intrattenimento online, l’ascesa dei social media e di modi alternativi di rappresentazione, la quotidianità non è più come prima.
I modi in cui interagiamo gli uni con gli altri sono cambiati con la natura connessa dei dispositivi di comunicazione via internet: applicazioni mobili, piattaforme social e grandi motori di ricerca sono diventati strumenti utilizzati quotidianamente da persone di ogni estrazione sociale. In risposta a questi cambiamenti sono emersi nuovi modelli, non solo visivi ma anche sensoriali.
I Was Raised on the Internet documenta uno specifico segmento temporale che va dal 1998 ad oggi, e si focalizza sui cambiamenti che hanno avuto luogo con l’inizio del millennio. I quasi 100 lavori esposti spaziano da fotografia a pittura, scultura, film e video, fino a includere nuove tecnologie ed elementi interattivi come opere multimediali e realtà virtuale.
La selezione comprende riadattamenti di opere importanti, così come nuove commissioni di alcuni degli artisti più significativi che lavorano oggi su questi temi. La mostra ha l’obiettivo di trasformare in linguaggio l’idea di “millennial”, nel vero senso della parola, estrapolando i termini che artisti e creativi utilizzano in relazione ad internet, incluso il cosiddetto fenomeno del “post-internet”.
Il visitatore è parte attiva dell’esposizione, assumendo nuove forme di comportamento in rete e partecipando sia nello spazio della galleria che oltre, attraverso ulteriori opere digitali presenti online. I Was Raised on the Internet gioca con le connotazioni distopiche del nostro multiverso online, ma è anche una reazione diretta alle iniziali utopie del mondo informatico.
La mostra si articola in cinque sezioni, ognuna delle quali definisce una diversa modalità di interazione tra il visitatore e l’opera d’arte: “Look at me” studia nuove e più fluide forme di identità prosperate in un mondo in cui i social media hanno portato alla celebrazione dell’Io e a fare rete con gli altri.
“Touch me” traccia i limiti della traduzione di informazioni e immagini digitali nello spazio reale. Questa sezione si focalizza sulla fluidità dell’arte ai confini tra due e tre dimensioni, e analizza i modi in cui le persone stanno sempre più considerando il tatto e la sensualità come costrutti totalmente nuovi nel mondo di internet.
“Control me” si concentra sulla cultura pervasiva della sorveglianza e della raccolta di dati alimentata dalle tecnologie di rete. Come creare un vocabolario visivo per il controllo statale e che futuro può offrire ai cittadini questo vocabolario? “Play with Me” racconta come l’arte affronta il progredire delle tecnologie immersive e interattive che si stanno sviluppando oggi, in cui il visitatore non è uno spettatore passivo, ma parte attiva dell’opera.
Infine, “Sell Me Out” è incentrato sulla cultura d’impresa e sul consumismo. Gli artisti prendono in esame alcune teorie del marketing, come la brand identity, con uno sguardo critico per esporre, criticare e partecipare al nostro panorama tardo capitalista, e per ipotizzare nuovi scenari di compravendita. Per ciascuna sezione i visitatori avranno accesso anche a delle opere online attraverso la pagina web della mostra.
Nel corso dell’esposizione verrà realizzato un manuale sullo stato dell’arte di oggi e di internet. Quando sarà completo, includerà saggi del curatore della mostra Omar Kholeif e di altri importanti studiosi, provocazioni di artisti e scrittori, e ancora progetti di artisti. La mostra prevede anche un’ampia programmazione di eventi in parallelo.
L’esposizione è curata da Omar Kholeif, curatore di Manilow e direttore di Global Initiatives, insieme con Nina Wexelblatt, assistente alla ricerca, e Jared Quinton, Marjorie Susman curatore associato, e si terrà presso il Museum of Contemporary Art di Chicago, ospitata dalle Griffin Galleries of Contemporary Art e dalla Turner Gallery.