Sulla scia dell’attitudine “diy-do it yourself” del libro di Abbie Hoffman, Steal this book (1970), nel 2006 un sedicente gruppo di filmakers riunito sotto la sigla “The league of the noble peer” ha prodotto un interessante documentario, Steal this film, che ha voluto raccontare le pratiche ludiche e disincantate con cui i pirati dei nostri giorni stanno mettendo in crisi il sistemma di diffuzione e produzione dei saperi e delle informazioni.

Il film e’ diventato un caso interessante di distribuzione e circolazione alternativa, dal momento che e’ stato scaricato dai piu’ di 2.500.000 di persone, e ridistribuito sulle piu’ importanti community p2p europee. A Berlino nella gloriosa sede del pirate cinema (http://piratecinema.org), peraltro strettamente collegato all’ideazione e alla realizzazione del progetto, e’ stata proiettata a fine ottobre una prima versione della seconda parte di Steal this film.

Questa volta il documentario e’ stato parzialmente prodotto da alcuni canali istituzionali, attratti per lo piu’ dal fenomeno mediatico e dal network che si e’ attivato sulla distribuzione del primo Stf. Abbiamo pensato di intervistare alcuni esponenti della League of the noble peers, la sigla sotto cui si ragguppa tutta la produzione del film.

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Maresa Lippolis: STF2 e’ incredibilmente diverso dal precedente film, se nel primo si voleva un po’ ridefinire l’immaginario della soggettivita’ pirata, connotandola in maniera ludica, produttiva e sostanzialemente vivida, in questo secondo film sembra che siate andati alla ricerca di una leggittimazione teoretica. E’ stata una scelta di produzione o avete voluto rivolgervi ad una comunita’ diversa, meno consapevole dei meccanismi e delle riflessioni che sono a monte delle pratiche di discussione del diritto d’autore?

LNP: No non e´una questione legata alla produzione, lo abbiamo davvero scritto cosi´, e´stato cosi´che ce lo siamo immaginato. Il primo era un film pop, parlava direttamente alla comunita´ p2p. In questo secondo film abbiamo voluto rivolgerci esattamente alla stessa comunita´ ma chiedendole di fare un passo in piu´. C’é una definizione che usa spesso Chomsky per le sue opere: le definisce manuali di autodifesa intellettuale, e´questo quello che abbiamo voluto costruire anche noi con STF2. Ci siamo resi conto del fatto che ha una struttura poco aperta, “un po´ autoritaria”, e infatti le stesse persone che hanno visto STF1 ci hanno detto che questo gli e’ sembrato un film educativo. In effetti in qualche modo lo e’. Ovviamente questo e´dovuto anche al fatto che ci manca ancora un po´ di esperienza, non siamo filmakers anche se abbiamo deciso di fare film: l’idea e’ quella che un testo puo’ raggiungere 5000 persone, se va bene, mentre un film raggiunge un numero molto piu´ ampio di persone. Ad ogni modo non siamo degli autori, ci consideriamo piuttosto dei badanti, dei custodi (caretaker) del processo di produzione di un film, intendendo con questo la sesibilita´e l’umilta´ con cui si affronta un lavoro di cura. Resta il fatto che non rifaremo piu´un film con questa impostazione.

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Maresa Lippolis: con che tipo di licenza avete pesato di distribuire il vostro film?

LNP: Abbiamo noi il copyright, sia perche´vogliamo che la gente lo rubi scaricandolo, sia perche´sappiamo che questo film e´ in una posizione complessa. Vogliamo mantenere la possibilita´di negoziazione con il sistema dei media che si sostiene grazie alla pubblicita´. E´ una questione sottile, di sensibilita´. Ovvio che chiunque potra´ scaricare e diffonderlo, ma vogliamo comunque riservarci la possibilita´ di dire “no tu non puoi averlo”. Non volevamo nemmeno rilasciarlo sotto una licenza che descrivesse in maniera troppo dettagliata cosa puo´ o non puo´ essere fatto con questo film, perche´ il termine legale non spiega completamente quelli che sono i termini della relazione che si puo´ instaurare quando si attivano delle riflessioni o delle pratiche come queste. Invece ci siamo immaginati un modo diverso, sperando di attivare una partecipazione e una relazione piu´complessa con chi guardera´il film: abbiamo infatti pensato di renderemo disponibile il girato attraverso un archivio basato sul software 0xdb (http://0xdb.org). Speriamo quindi che chi guardera’ questo film possa passare da ruolo di spettatore a quello di produttore.

Maresa Lippolis: e su quali canali pensate di distribiurlo?

LNP: Che domande? anche questo secondo film sara’ distribuito grazie a migliaia di download, tracker torrent e il www. Sembra ovvio ma in realta´ non e´assolutamente automatico: significa riuscire ad attivare delle relazioni che possano diventare importanti per la distribuzione del nostro film; è questa la nostra strategia e in qualche modo questo significa anche fare una riflessione sulla comunicazione e sul funzionamento dei media oggi.

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Maresa Lippolis: nel film fate ricorso alla reiterazione di materiali, nonche’ al riuso di pezzi di film e opere di altri artisti. Se questa pratica e’ comune nel cinema documentario, in questo caso assume una valenza duplice, che rimanda all’idea del plagiarismo.

LNP: No io non dire che si tratta di plagio, ma di citazione, nel senso che abbiamo chiesto a tutti il permesso per usare quei materiali. Ad esempio c’é una relazione diretta con i Negativeland, e non abbiamo avuto alcun problema a chiedere una versione ad alta qualita´del loro lavoro per il film. Ad ogni modo non si tratta semplicemente di una questione tecnica, e’ piu’ una questione etica e di sensibilita’. Specie se consideri il fatto che questo film e’ in parte il frutto della collaborazione con un canale di distribuzione mainstream, riteniamo che sia un po’ questo il prezzo da pagare. Si tratta in qualche modo di un paradosso, al giorno d’oggi e’ sempre piu’ facile ed economico accedere a dei materiali, di archivio o dei lavori altrui, ma allo stesso tempo devi investire tempo e soldi con degli avvocati, per capire cosa puoi o cosa assolutamente non puoi fare.

Abbiamo deciso di stabilire delle relazioni diverse con questo film. E la stessa cosa succedera’ per l’archivio che intendiamo costruire rendendo disponibile il girato. Parecchio materiale non e’ stato incluso nel montaggio definitivo. Ci piace l’idea di renderlo comunque disponibile in un archivio digitale, che sia fondato sull’idea del pubblico dominio o della gpl, per cui manterremo come vincolo al’uso del materiale quello che per le creative commons e l’attribuzione e alla viralita’ della licenza (la clausola share alike). Ad ogni modo dovremo prima sciogliere la questione con chi ha rilasciato le interviste a noi direttamente, pensando di concedere a noi la possibilta’ dell’uso di quel materiale. Anche qui una licenza o un semplice contratto legale non puo’ ridurre i termini della relazione e dello scambio che si e’ instaurato durante la produzione del film.

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Maresa Lippolis: state programmando la terza parte di STF, ci sono diversi film che cominciano ad occuparsi delle stesse questioni. Secondo voi come mai questo accade proprio ora?

LNP: Ma davvero ci sono cosi’ tanti film che raccontano quello che abiamo raccontato noi? Forse vuoi dire che ci sono diversi film sullo stesso argomento, e questo e’ ovvio, perche’ questo e’ davvero un momento in cui il conflitto legato alla circolazione delle informazioni e dei saperi e’ all’ordine del giorno, anche dal momento che non e’ piu’ semplicemente una controversia legale interna al diritto industriale ma e’ diventata una controversia reale che infligge la quotidianita’ della stragrande maggiornaza delle persone comuni. Infatti il prossimo film non parlera’ di proprieta’ intellettuale, ma di guerra e di come l’informazione giochi un ruolo centrale nella nostra societa’. Non ci interessano piu’ di tanto le persone che mixano musica, copiano o fanno gli artisti in Brasile. Il nostro film non raccontera’ nulla di tutto cio’. Andremo alla ricerca di storie quotidiane che incarnano le contraddizioni innescate da brevetti, patenti e dai colossi che detengono l’accesso ai flussi informativi.


www.stealthisfilm.com/