“A property of one entity must lead to or become a property of another entity in order for them to be considered connected; the knowledge that results from such connections is connective knowledge”. E’ questo il fondamento epistemologico del connettivismo di cui George Siemens della Manitoba University, teorico connettivista, parla nel suo libro Knowing Knowledge (Knowing Knowledge – George Siemens, 2006).
Il connettivismo si basa sul concetto che l’apprendimento è un networkforming process, fondato sui principi della diversità, autonomia, interattività e openness. Esso promuove un approccio olistico che valuta il più ampio spettro possibile di punti di vista legati alla conoscenza: considera la conoscenza come il risultato di un’interazione tra i membri coinvolti nel processo di apprendimento e si basa su un meccanismo che prevede un sistema aperto e disposto al confronto e all’interazione con prospettive diverse dalle proprie.
L’evoluzione digitale ha infatti operato cambiamenti sostanziali a livello sociale, politico e culturale, a cui non potevano sottrarsi la conoscenza e l’apprendimento che, nell’era dell’informazione, hanno assunto un ruolo indubbiamente cruciale. Studiare quali sono le implicazioni che il passaggio dal capitalismo alla società della conoscenza ha comportato per il mondo dell’istruzione, per il ruolo degli insegnanti e degli studenti, è fondamentale in questo momento, per rendere il processo dell’apprendimento in linea con le esigenze della nostra società in continua trasformazione.
Ed è proprio questo l’intento del connettivismo, come afferma lo stesso Siemens: “Connectivism is a theory describing how learning happens in a digital age. (…) How does learning change when knowledge growth is overwhelming and technology replaces many basic tasks we have previously performed?”
Il web 2.0 con la sua struttura democratica, aperta e sociale ha contribuito enormemente alla trasformazione dell’apprendimento, rendendone il processo attivo ed interattivo. Siamo nell’era della co-creazione e condivisione dei contenuti, grazie a forum, wiki, blog, social network. Continuare a pensare alla conoscenza e all’apprendimento come a prodotti preconfezionati risulta alquanto obsoleto in questo contesto; essi sono piuttosto dei processi costanti nella vita delle persone, entrambi risultanti da connessioni: “The connections that enable us to learn more are more important than our current state of knowing.”
I social tool in questo environment diventano quindi luoghi deputati alla creazione di significato (sensemaking spaces). Prendendo spunto ancora dalle parole di George Siemens: “Individuals who read blogs often rely on feed readers (aggregator software which “visits” the blogs an individual has subscribed to, and returns any changes since the last visit). Feed readers permit individuals to follow dozens (even hundreds) of blogs. While the blogs selected are important to the reader, the real point of value rests on the creation of a personal learning network. The aggregated network of blogs and other news sources is the key element in learning a framework for participatory sensemaking and network filtering (Image 12) – not the content experienced at a particular time.” (Handbook of Emerging Technologies for Learning – George Siemens & Peter Tittenberger – Marzo 2009).
Alla luce di questi cambiamenti, quale sarà quindi il futuro dell’istruzione? L’approccio dinamico all’evoluzione tecnologica sarà fondamentale, come risultato della consapevolezza che gli strumenti, che oggi possono essere validi per il processo di apprendimento, domani non potrebbero esserlo più in quanto sostituiti da altri più innovativi.
La figura dell’insegnante molto probabilmente assumerà un ruolo più democratico, di “curatore dell’apprendimento”, riconoscendo l’autonomia degli studenti e tuttavia comprendendo la loro frustrazione di esplorare territori sconosciuti senza una mappa.
Un curatore è un insegnante esperto che invece di dispensare conoscenza, crea spazi in cui la conoscenza può essere creata, esplorata e connessa, sostituendosi in tal modo al vecchio concetto di classe incentrata sull’insegnante, come suggerisce ancora il teorico statunitense: “While learners are free to explore, they encounter displays, concepts, and artifacts representative of the discipline. Their freedom to explore is unbounded. But when they engage with subject matter, the key concepts of a discipline are transparently reflected through the curatorial actions of the teacher.”
(Siemens, G. 2007 – 10 minute lecture curatorial teaching. Retrieved on February 20, 2009 from http://learnonline.wordpress.com/2007/09/20/10-minute-lecture-george-siemens-curatorial-teaching/)
Il concetto stesso di classe risulterà piuttosto artificiale rispetto a quello di un network formatosi naturalmente, come afferma Stephen Downes, ricercatore presso il National Research Council of Canada, affiliato al Learning and Collaborative Technologies Group, Institute for Information Technology ed editor della newsletter OLDaily specializzata in online learning, new media, pedagogia e filosofia: “So there’s pressures towards using our natural connections to engage in collective learning, more than to move into an artificially built classroom that, even if it might have been an efficient tool in the past, it only seems now to be perpetuating relationships of power between teachers and learners.” (Stephen Downes: The Future of Education).
Infine ci sarà sempre più la possibilità di accedere gratuitamente alle risorse educative. Dei passi significativi si stanno già compiendo in questo senso con la nascita della community dell’OpenEd, che da poco è anche in versione italiana: “La in italiano si costuisce per essere un punto di riferimento per diffondere il concetto di educazione aperta e in particolare per promuovere la diffusione delle risorse educative aperte (REA – OER in inglese). Attraverso il wiki cercheremo di condividere esperienze, progetti in corso, eventi che possano essere di interesse per insegnanti e ricercatori. La comunità si occuperà anche di tradurre contenuti dall’inglese per favorire la diffusione dei concetti legati all’educazione aperta.”
Infine la nuova consapevolezza del contesto dinamico in cui la conoscenza e l’apprendimento si sviluppano chiama in causa le istituzioni pubbliche, la cui funzione avrà come scopo quello di trovare un giusto equilibrio tra l’istruzione preconfezionata, a cui siamo stati abituati finora, e quella invece informale, risultato di un’esperienza di apprendimento quotidiana così come quello di garantire e promuovere il libero flusso delle risorse. Dalle parole ancora di Stephen Downes (Stephen Downes: The Future of Education): “The role of public education institutions should be, in the end, to promote this free flow of resources. To guarantee access to the public good that is digital content and media as the language of interaction today.”