Brian Eno ha inaugurato lunedì 16 febbraio il 258° Anno dell’Accademia di Belle Arti di Venezia nell’Isola di San Servolo, dove sono trasferiti i principali corsi dell’indirizzo ‘Nuove Tecnologie Per Le Arti’.
Ho ri-scoperto Brian Eno come pensatore del futuro, Brian Eno come compositore e artista visivo, Brian Eno come sperimentatore d’arte con la sua visione a tutto tondo, la multidisciplinarietà, l’incontro e l’integrazione tra diverse arti. Ne è esempio il suo impegno nella Fondazione del Lungo Presente (Long Now Foundation), un’istituzione culturale nata per promuovere e diffondere, nell’arco dei prossimi 10.000 anni, il pensiero “più lento/migliore”, confrontandosi con l’odierna mentalità “più veloce/meno costoso”. La Fondazione scrive infatti gli anni utilizzando cinque cifre invece di quattro: 02009 invece di 2009.
Ho compreso il successo di un artista che naviga tra varie discipline senza nessuna sottoscrizione a una particolare categoria e senza dover giurare fedeltà ad essa. Un uomo che ha sempre osservato il mondo con le sue installazioni, riproponendolo con la sua meticolosa orchestrazione di luci e strati di suono intrecciati per creare un’esperienza unica, per diventare parte integrante di un luogo, di uno spazio. ” Luoghi mentali in cui ci si può immergere.” Pioniere del tape-looping e di altre forme di manipolazione sonora, Brian Eno ha lavorato con Robert Fripp nei primi anni 1970, guardando al di là della tradizionale ‘canzone’, estendendo la composizione all’atto di costruzione del suono stesso. Nel 1975, Eno rilascia ‘Discreet Music’, facendo conoscere al vasto pubblico pop un nuovo genere musicale chiamato ‘ambient’. Egli ha osservato che la musica ambient – a differenza di quella “narrativa” con un inizio, una metà e una fine – presenta uno stato stazionario. ” E’ come guardare un fiume. Musica in cui nuotare, in cui galleggiare, in cui perderci.”
Nei primi anni 199O la musica ambient esplode nelle classifiche, evolvendosi poi in una serie di nuove forme musicali ibride. Eno nella sua ricerca è stato anche il pioniere del campionamento e dell’uso di found sounds in ‘My Life in the Bush of Ghosts’, una collaborazione con David Byrne (1981), anni prima che il mondo fosse pronto per tutto questo. (Ho usato voci dalla personalità ignota, voci trovate (found voices), erano solo suoni trasportati nell’atmosfera di quel momento. (My life in the Bush of Ghosts) – Brian Eno)
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Ecco alcuni estratti significativi tratti dalla “lectio magistralis” proclamata da Eno.
Molti anni fa, al tempo di Margaret Thatcher – la versione inglese di Silvio Berlusconi – il governo ridusse i finanziamenti per le scuole d’arte, dicendo: “Gli artisti non sono importanti, la scienza, la tecnologia e la difesa, queste sono materie importanti.” Ogni volta che un governo compie queste scelte, il suo messaggio è: “Dobbiamo smettere di pensare al futuro.” E’ l’inizio della fine della società. Questo significa realmente che non viene compreso quello che è l’uso dell’arte, qual’è il suo scopo, la sua funzione. Naturalmente le persone che provengono dalle scuole d’arte, non solo diventano pittori o scultori, ma anche progettisti, grafici, disegnatori tessili, disegnatori industriali. Diventano insegnanti, musicisti – questo accade molto spesso in Inghilterra.
Ho calcolato che, come sistema di istruzione, la scuola d’arte è probabilmente più efficace di qualsiasi altra in termini di creazione del reddito in un Paese. Quindi, credo che in termini economici, si possa giustificare l’esistenza di Istituzioni come l’ Accademia di Belle Arti di Venezia . Penso tuttavia, che la vera motivazione sia di natura diversa e che abbia a che fare con l’ “immaginazione” . Ciò che rende l’uomo diverso da tutte le altre creature del pianeta è la capacità di immaginare un futuro che non esiste ancora , il cosiddetto “dono dell’immaginazione.” Possiamo costantemente creare nuove realtà nella nostra mente, possiamo esperire e vivere queste realtà. Quando una società perde il suo rispetto per questo dono, interrompe lo sviluppo, ferma il progresso.
L’immaginazione “attiva” è la cosa che ci rende umani e ci rende capaci di pensare a un futuro migliore, di pensare il mondo in un modo nuovo, diverso. Quello che ci è richiesto è di cercare di convincere la popolazione, e il governo in particolare, che tutto questo è importante. Non si può semplicemente dire: “Beh, Venezia è sempre stato un luogo meraviglioso in cui le arti si sono sviluppate.” Per il futuro della vostra immaginazione un posto come l’ Accademia non significa solo 258 anni di tradizione, ma è in realtà una speranza per come si può pensare in futuro.
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“Mi piacciono tutte le immagini che sono in relazione con l’acqua, come l’essere su una barca, questo guscio che ci costruiamo che ci permette di stare in quel magnifico materiale che è l’acqua e che ti permette di galleggiare e di muoverti contro di essa. Mi piacciono tutti i luoghi che sono penetrati dall’acqua e Venezia naturalmente ne è un grandioso esempio.” – estratto da “Imaginary Landscapes” – Brian Eno
Ho iniziato la mia vita come pittore. Come la maggior parte delle persone che in Inghilterra hanno studiato pittura, arte e storia dell’arte, ho suonato in un gruppo (Roxy Music). E’ per questo che le scuole d’arte inglesi esistono davvero, per creare musicisti pop (ride), ma questo è un segreto, la maggior parte delle persone che lavorano in scuole d’arte non lo sanno (!). Non ho mai abbandonato l’esperienza della pittura, probabilmente è stata sempre la mia più grande ispirazione.
Alla fine degli anni settanta, ho iniziato a sperimentare con il video e la luce utilizzando ambedue in modo musicale piuttosto che semplicemente come immagini. A poco a poco ho portato il processo compositivo più vicino all’esperienza pittorica. Oggi ho la possibilità di dire grazie a Gabriella Cardazzo, che mi ha dato la possibilità di esibirmi per la prima volta qui a Venezia.
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“Non ho mai fatto musica che mi interessasse soltanto da un punto di vista intuitivo. E’ sempre stata legata ad una certa posizione teorica che io ritenevo tale in quel momento. Ma credo che la musica non debba far vedere questo e che, quando l’ascolti, non te ne devi accorgere. La vera importanza delle posizioni teoriche è che ti portano a prendere delle decisioni che non prenderesti altrimenti, che il buon senso di impedirebbe di prendere. Volevo separare la musica dallo essere un’astratta collezione di suoni e volevo renderla come un luogo in cui sei già stato, un luogo che hai conosciuto. All’epoca chiamavo questi luoghi Imaginary Landscapes” – Brian Eno
Il mio lavoro oggi si pone a metà strada fra musica e immagini. Continuo a fare esperienze ibride in questi settori tutti i giorni. A volte insegno a Londra presso il Royal College of Art. Anni fa è nato il dipartimento di ‘Illustrazione’. Quando sono comparsi i primi computer, improvvisamente ha cominciato a diventare sempre più grande; successivamente è stato rinominato dipartimento di ‘Comunicazione’. Ora è frequentato da centinaia di studenti, è di gran lunga il più grande del Royal College.
Questo perchè chiunque decida di fare qualcosa che non rientri nella categorie di pittura, scultura, storia dell’arte, design industriale o altro finisce in questo dipartimento. Continua a crescere. Una delle cose a cui bisogna prestare attenzione quando si tenta di impostare un corso, è quello di non rendere i confini troppo rigidi. ‘Comunicazione’ è in realtà solo una parola che copre tutto il resto. E tutto il resto è ciò che insegno adesso . Tutto il resto è quello che faccio.
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“Creo un ambiente completamente immaginario per la musica. Il film – la cosa intorno alla musica – riscrive la musica stessa. La consapevolezza che una musica sia musica da film stimola l’immaginazione a pensare in modo pittorico e scenico, a collegare le emozioni del film alla musica. Smetti di ascoltare il pezzo in astratto e immagini la situazione cui appartiene.” – Brian Eno
In una delle mie vite, sono produttore discografico. Questo significa stare al fianco di alcuni dei migliori musicisti viventi, persone che usano anche strumenti tradizionali come chitarra, batteria, basso, e così via. Negli studi di registrazione lavoro inoltre con alcuni dei più sofisticati computer attualmente sul mercato. Sono ben consapevole delle possibilità di ciascuno di essi: i musicisti non possono sostituire il computer, così come il computer non può sostituire i musicisti. Hanno compiti diversi.
Una delle cose interessanti che ho imparato in 35 anni di lavoro in studio di registrazione è l’ espansione di possibilità con la tecnologia a disposizione. Immaginiamo di avere una chitarra con innumerevoli interruttori: passeremmo la maggior parte del nostro tempo sullo strumento esplorando le migliaia di opzioni senza mai suonare la chitarra. Questo è ciò che accade spesso con la tecnologia, le persone cercano di imparare ciò che è a loro disposizione anzichè apprendere che cosa si può fare con esso . Opzioni significa il numero di scelte che avete a vostra disposizione. E’ molto difficile relazionarsi con un numero illimitato di potenzialità. Sarebbe come avere un amico che si comporta come una persona diversa ogni volta che lo si incontra. Con strumenti limitati è possibile sviluppare il rapporto con essi, investendo più tempo nell’esplorazione di possibilità emotive. Questo è valido anche per tutti gli strumenti tradizionali di arte visiva.
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“Se metti qualcosa in un lettore CD la gente penserà che probabilmente sia musica … Se metti qualcosa in una cornice e la appendi in una galleria d’arte, le persone penseranno che sia un dipinto. E gli dedicheranno un’attenzione particolare rispetto a quella per gli schermi del loro computer o alle loro scarpe.” – Brian Eno
In musica, con l’invenzione dello ‘studio di registrazione’, abbiamo fatto un enorme passo in avanti nel XX secolo, paragonabile all’invenzione dell’orchestra nel XVIII secolo. E’ nata una nuova forma d’arte. Forse non dovremmo più chiamare ‘musica’ con questo nome, dovremmo ribattezzarla, dovremmo accettare il fatto che ora sono richieste competenze diverse, differenti modalità di ascolto. Nel mondo ‘digitale’, ora è come essere in un posto tropicale in fatto di idee. Nei Tropici nuove forme di vita vengono alla luce: alcune di esse sopravvivono e si riproducono, altre esistono per un periodo limitato per poi trasformarsi in qualcosa di diverso. Allo stesso modo, nell’arte ci sono sempre nuove proposte, alcune di esse destinate a un futuro importante, altre a una piccola nicchia. Le buone intuizioni non si perdono mai.