“Divenire non significa mai imitare, fare come, e neanche conformarsi a un modello, fosse pure quello della giustizia o della verità. Non c’è un termine da cui si parte, né uno a cui si arriva o si deve arrivare. E nemmeno due termini che si scambiano fra loro. Chiedere ‘che cosa stai diventando?’ è una cosa particolarmente stupida, dato che man mano che uno diventa, muta in se stesso tanto quanto muta ciò che egli diventa. I tipi di divenire non sono fenomeni di imitazione, né di assimilazione, bensì di doppia cattura, di evoluzione non parallela, di nozze tra due reami. Le nozze sono sempre contro natura. Sono il contrario della coppia. Non ci sono più macchine binarie: domanda-risposta, maschile-femminile, uomo-animale ecc. Ecco, una conversazione potrebbe essere semplicemente questo, il tracciato di un divenire ” Gilles Deleuze
Conversazioni (2008), primo movimento del progetto biennale “Generazione Tondelli 2008/2009, è un progetto di Silvia Bottiroli, in collaborazione con Zapruder Filmmakersgroup.
La forma originale del’opera ha la struttura di cinque videodialoghi, cinque conversazioni in video con i cinque drammaturghi vincitori delle edizioni del Premio Tondelli dal 1999 al 2007: Mimmo Borrelli , Davide Enia , Stefano Massini , Fausto Paravidino , Letizia Russo. Accanto alla versione originale, proposta in prima assoluta durante il Festival Riccione TTV, il progetto è stato presentato in forma di installazione sonora, dal titolo Check out alle 16, studiata per cinque stanze del Sixty Hotel di Riccione.
Le due versioni dell’opera svelano la doppia natura del lavoro: la narrazione, che assume l’aspetto del libero flusso del dialogo, adatto all’ascolto e alla riflessione, e la ricerca sul tempo e lo spazio nell’elemento scenico e filmico, del teatro e del video.
Conversazioni è soprattutto un progetto visivo, nato e pensato per essere proiettato, adatto ad una visione intima ed all’ascolto. Silvia Bottiroli , ideatrice del progetto, critica e studiosa che si occupa di teatro contemporaneo attraverso la scrittura critica e la cura di progetti e produzioni, spiega: “Conversazioni in futuro sarà solo in video. È stato presentato in questa doppia forma per Riccione TTV, una formula studiata solo per la prima presentazione durante il festival. Abbiamo voluto creare l’occasione per un momento particolare, sulla scia della suggestione dell’albergo. Il punto di riferimento è Pier Vittorio Tondelli, che conosceva bene la Riviera”.
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Il testo di Tondelli “Camere separate”, è stata una fonte preziosa da cui attingere alcuni brevi estratti, citati nel video, come spunti di riflessione per le conversazioni e suggestioni che alimentano il dialogo. La scrittura è intesa come punto di partenza per la vita.
Le Conversazioni hanno la struttura di cinque capitoli separati, di 20 minuti ciascuno, in cui i due attori, il critico e il drammaturgo, dialogano seguendo un filo rosso tracciato dalle vocali dell’alfabeto. Ogni vocale serve come tassello per avviare uno scambio, suggerire una parola significativa, far affiorare un ricordo, scegliere un termine chiave attorno al quale riflettere. Come sottolinea il testo in catalogo: le “cinque vocali dell’alfabeto sono assunte come punto di partenza per individuare cinque parole da salvare o a cui ridare senso: non di teatro si parla, né di drammaturgia, e se il teatro e la drammaturgia appaiono è negli interstizi di un discorso sul mondo”.
Il video è stato realizzato con Zapruder Filmmakersgroup gruppo formato da Monaldo Moretti, Nadia Ranocchi, David Zamagni autori della regia e del video. “La vera forma di Conversazioni è quella dei video dialoghi, saranno sempre presentati così in futuro”, chiarisce Silvia Bottiroli. “Gli Zapruder sono artisti video che hanno forti relazioni con il mondo del teatro, hanno lavorato con i Motus, Fanny & Alexander, Societas Raffaello Sanzio, per citarne alcuni. Hanno un rapporto privilegiato con teatro e video. Con loro ho pensato tutte le riprese, il set, il montaggio”.
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Per quello che riguarda la produzione del video: “Hanno fatto un grande lavoro sul piano sequenza,” spiega “utilizzando 2 camere fisse che riprendevano la scena, ognuna con un angolo di 45 gradi”. “Abbiamo lavorato per rendere le riprese più semplici possibili, il montaggio è stato ridotto al minimo, è quasi inesistente”. “Inoltre, non lo abbiamo mai dichiarato ma il lavoro è stato realizzato sul palco di un teatro vuoto, sul fondo c’è un sipario chiuso. La riflessione è, dunque, anche sul tempo e lo spazio del teatro”.
In questi dialoghi con gli artisti è racchiusa una riflessione, non esplicita, sulla drammaturgia, sul tempo e lo spazio in scena, ma anche sull’importanza dello spazio visivo e uditivo. Il video in questo caso è utilizzato come strumento adatto e malleabile, che diventa invisibile e silenzioso nel documentare e restituire la fisicità delle conversazioni, astraendole al contempo da un tempo e da uno spazio reale e finito, e ponendole in un “qui ed ora” continuo ed infinito.
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In questi dialoghi con gli artisti, c’è anche l’intenzione di trovare un nuovo modo di fare critica. Silvia Bottiroli ha spiegato: “La domanda che mi sono posta prima di iniziare il lavoro è stata: se io fossi uno spettatore che cosa vorrei ascoltare dai dei giovani drammaturghi? Ci siamo concentrati su quello che accade in un dialogo non convenzionale, evitando il rischio del commento. L’idea è, dunque, anche quella di cercare un nuovo modo di parlare di sé. Le conversazioni sono anche delle improvvisazioni, capaci di far nascere qualcosa che non si sapeva di pensare”.