Come ogni anno l’Auditorium del Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona (CCCB) ha ospitato durante le tre giornate di festival (14, 15 e 16 giugno 2007) SonarCinema: la sezione dedicata alle evoluzioni dell’immagine in movimento.
Al plurale, perchè ciò che emerge chiaramente dalla selezione compiuta dai curatori (Andy Davies e Advanced Music) è la voglia di offrire un programma eterogeneo e multi-sfaccettato composto da quelle produzioni audiovisive contemporanee particolarmente attente al rapporto esistente fra musica (elettronica si potrebbe dire, ma dal momento che si parla di Sonar il riferimento al termine “avanzada” è d’obbligo) e immagine. Fuori dalla contemporaneità risulta la proposta di alcuni video dei Devo, che anzi vuole porsi come momento di rivalutazione critica d’un immaginario decisamente trascurato dalla cultura mainstream, come pure il documentario “Derailroaded” dedicato al cantautore americano Larry Fisher.
Spaziando dalle forme d’arte audiovisive tipiche delle avanguardie artistiche dei nostri giorni, passando per l’animazione, i videoclip musicali e il cinema sperimentale, si è messo in scena un possibile campionamento de l’Immagine Avanzada. Ma a ben guardare però ciò che manca alla sezione SonarCinema è proprio il cinema. Quel cinema che va sotto il nome di film. Tutto tranne i film. E questa assenza non è per niente casuale o episodica dal momento che spesso, in questa tipologia di festival che pongono al centro della propria struttura la musica (elettronica o “avanzata”), viene posta grande attenzione soprattutto alle sperimentazioni audiovisive a discapito di ciò che comunemente chiamiamo “film”. Undici sezioni comunque, quattro fra film e documentari, sedici videoclip e trenta cortometraggi sperimentali generati con le nuove tecnologie digitali. Il tutto condito da una particolare attenzione alla musica, perchè il menù delle dieci ore di programmazione del SonarCinema 2007 si conferma, anche quest’anno, musica per gli occhi!
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– Zidane, un Portrait du 21e Siècle
Regia e Sceneggiatura : Douglas Gordon e Philippe Parreno; Fotografia: Darius Khondji; Montaggio: Hervé Schneid; Mixaggio: Tom Johnson; Musiche originali: Mogwai; Produzione: Anna Lena Films et Naflastrengir; Distribuzione: United International Pictures; Paese: Francia/Islanda; Anno: 2006; Durata: 90′.
“Dal calcio d’inizio al fischio finale. Madrid, Sabato 23 aprile 2005. Chi avrebbe potuto immaginare che nel futuro ci si potrà ricordare di questo giorno straordinario come d’una passeggiata in un parco. Faccia a faccia, il più vicino possibile, per il tempo più lungo possibile”. Con queste parole, sotto forma di didascalie a corredo dell’immagine, si aprono i 90 minuti di “Zidane, un Portrait du 21e Siècle”, straordinario documento d’arte audiovisiva in bilico fra il concettuale e l’agiografia di un mito contemporaneo.
Il film, realizzato dalla coppia di artisti composta da Douglas Gordon e Philippe Parreno, racconta l’intero svolgimento della partita del campionato spagnolo fra Real Madrid e Villareal che ha avuto luogo nell’imponente Santiago Bernabeu sabato 23 aprile 2005. La racconta però disinteressandosene completamente, perchè il suo unico scopo è quello di pedinare con 17 telecamere ogni singolo movimento di Zinédine Zidane, componendone un ritratto che gioca con la durata reale dell’evento. L’operazione si ispira al documentario realizzato per la tv tedesca (trattasi della Germania dell’Ovest) dal filmmaker tedesco Hellmuth Costard che nel 1970 riprese le gesta del leggendario George Best durante una partita fra il Mancester United ed il Coventry City (“Fußball wie noch nie”, conosciuto anche con il titolo “Soccer As Never Before”) e si innesta nel multiforme percorso artistico che i due quarantenni portano avanti singolarmente da qualche decennio. Rispetto al lavoro di Costard cambiano i mezzi di produzione dell’immagine e di registrazione e post-produzione del suono.
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Per l’immagine sono state utilizzate ben diciassette telecamere 35mm in alta risoluzione capaci di cogliere dettagli da una distanza che appare siderale e dirette dall’operatore Darius Khondji (celebre direttore della fotografia che vanta collaborazioni di primissimo piano, dal popolarissimo “Se7en” di David Fincher, passando per “Io ballo da sola” di Bernardo Bertolucci; ha lavorato con nomi del calibro di Alan Parker, Roman Polanski, Woody Allen e Sydney Pollack).Anche il suono è assolutamente stupefacente, capace di cogliere addirittura il rumore dei passi di Zidane sull’erba del Bernabeu. E’ proprio l’elemento sonoro a tessere fra loro i singoli istanti ed i differenti punti di vista in una trama del tempo reale, tutt’altro che “naturale” ma altresì artificiale. La dimensione extra-terrena, definibile come siderale, oltre a costituire un punto costante nella produzione artistica sia di Serrano che soprattutto dallo scozzese Douglas Gordon, è esplicitamente evocata nell’unico momento di distacco dai movimenti per il campo di Zizou. Quando finisce il primo tempo della partita vediamo una serie di fatti accaduti nel mondo, sulla terra, in quel sabato 25 aprile 2005, fatti piccoli ed eventi importanti che si consumano e scorrono davanti ai nostri occhi come uno spettacolo senza senso. Raccontati in pochi frame ed accompagnati dalla patètica musica dei Mogwai (patètico da intendersi come aggettivo volto a definire ciò che suscita commozione e compassione), a ricordarci che l’esistenza non ci appartiene e che tutto scorre incessante e senza senso.
Quando le immagini ci portano a Najaf, fra le macerie di un attentato esplosivo che causò la morte di nove persone, tra il fumo e la gente ferita, l’occhio scorge una maglietta con sopra scritto il nome Zidane. Fra queste immagini ne troviamo alcune che raccontano dei confini dell’universo conosciuto, ponendo l’intera operazione sotto la luce spazio e temporale di un “qui-e-ora” congelato ed archiviato per i posteri d’un futuro impreciso. Da qui il senso complessivo dell’operazione richiamato dal titolo, ritratto del XXI secolo, e dall’incipit didascalico che apre la pellicola: “Dal calcio d’inizio al fischio finale. Madrid, Sabato 23 aprile 2005. Chi avrebbe potuto immaginare che nel futuro ci si potrà ricordare di questo giorno straordinario come d’una passeggiata in un parco. Faccia a faccia, il più vicino possibile, per il tempo più lungo possibile”.
Come un presagio di quella che sarà la sua ultima partita, a pochi istanti dalla conclusione del match Zizou verrà espulso e lascerà il campo fra gli applausi. In questo film c’è tutto Zinedine Zidane, nel bene e nel male, con il suo strano modo di muoversi per il campo assorto in un silenzio oscuro che ha illuminato quest’ultimo decennio di calcio, come una cometa luminosa lascia una scia che per anni e anni tutti potremo ancora ammirare e ricordare, ma nascondendo la sua reale natura, lontana e sfuggente. E’ un film d’una struggente malinconia che prende la bocca dello stomaco. Ha partecipato fuori concorso al Festival di Cannes 2006, è stato distribuito nelle sale francesi e nominato ai Cesar Awards (l’equivalente transalpino dei nostri David, o se si preferisce degli Oscar americani) nella categoria miglior documentario. Fra i produttori associati figura la torinese Fondazione Sandretto Re Baudengo, un poco di Italia per un’opera straordinaria.
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– Awesome; I Fuckin’ Shot That!
Regia : Nathanial Hörnblowér (aka Adam Yauch, aka MCA); Montaggio : Michael Boczon, Remi Gletsos, Phil Knowlton, Neal Usatin; Musica originale : Mike D, Doug E. Fresh, Adam Horovits, Money Mark, Adam Yauch; Cast : Beastie Boys, Mix Master Mike, Doug E. Fresh; Produttori : John Doran, Nathanial Hörnblower; Produzione : Oscilloscope Films; Distribuzione: THINKFilm; Paese: USA.; Anno: 2006; Durata: 90′ .
Cinquanta videocamere Hi8, cinquanta punti di vista differenti dai quali osservare dall’interno il concerto che il 9 ottobre 2004 i Beastie Boys hanno tenuto al Madison Square Garden di New York. Il risultato sono 75 ore di girato condensati in 90 immersivi minuti di visione; unità di tempo e luogo restituita attraverso un punto di vista molteplice. Dietro lo pseudonimo di Nathaniel Hörnblowér si nasconde Adam Yauch, ovvero MCA, ovvero uno dei componenti del leggendario trio newyorkese, ospite d’eccezione di questa quattordicesima edizione del Sonar. Un omaggio dunque, ma al contempo una notevolissima opera audiovisiva dotata d’una complessa struttura sia tecnica che sintattica.
Si ricostruisce l’evento dilatando la dimensione spaziale del punto di vista, alternando differenti visuali al contiuum costituito dal concerto. Quel che traspare è la voglia di comunicare una presenza nel reale, attraverso una prima parte che mette in scena la città di New York vero cordone ombelicale del mondo BB si scivola all’interno del Madison Square Garden sopra il quale come in un rito profano viene celebrata una strana festa di parole e musica. La scelta del punto di vista molteplice è in grado di dare centralità effettiva al ruolo attivo del pubblico, qui non inteso come semplice sparring partner dello show-man di turno ma come portatore d’un valore unico e irripetibile nel proprio unico punto di vista.
I differenti angoli di visione vengono fra loro letteralmente mixati e campionati come fossero beat musicali senza alcun freno inibitore nella ricerca sfrenata e incessante di un campionario di effetti digitali che deformano-sgranano-alterano le spesso incerte immagini analogiche delle videocamere Hi8 utilizzate. L’estetica dell’opera si colloca all’estremo opposto dell’ultimo DVD-Live di Madonna (“Confession on tour”) dove all’immagine perfetta e super patinata si sostituisce l’underground d’una immagine sudata e partecipe. In Italia lo si è visto ad Ottobre in occasione del Roma Film Fest, ma la premiere è avvenuta all’inizio del 2006 in quei del Sundance Film Festival. E’ reperibile in DVD attraverso il quale ci si può liberamente muovere fra le 50 immagini registrate dalle telecamere.
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– Sónar around the world. ( Import/Export)
L’autoreferenzialità è una malattia inevitabile. Questo documentario realizzato dal programma televisivo Sputnik in onda sulle frequenze della Televisió de Catalunya, diretto da Jofre Font e Josep Maria Salat, celebra il successo planetario al quale è giunto il festival catalano. Lo fa raccontandoci un intero anno in giro per il mondo del progetto d’esportazione SonarSound, vetrina dell’Advanced Music e dell’arte multimediale. Da Barcellona si parte per un frenetico e complesso tour che da Buenos Aires si trasferisce ad Amburgo per poi fare tappa a Tokio e Seúl. Conosciamo un pò meglio il geniale trio Advanced Music, composto da Enric Palau, Sergio Caballero e Richard Robles, cercando di carpire, nei 65 minuti di durata, il maggior numero di idee che paiono da loro fluire ininterrotte. Da evento locale il Sonar si è trasformato con gli anni in una fabbrica di creatività che ha contagiato l’intero pianeta.
Con “Sónar around the world” viene finalmente creato uno strumento per comunicare con quelle persone che non conoscono la reale portata culturale, produttiva ed economica, alla quale Advanced Music è riuscita a spingere il proprio progetto. Durante la proiezione uno dei sentimenti più ricorrenti che hanno attraversato chi scrive è stata l’invidia… A round the world, inside the Sónar!
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– Derailroaded: Inside the Mind of Wild Man Fischer
Regia : Josh Rubin; Fotografia: Bryan Newman; Montaggio: Josh Rubin, Jeremy Lubin e Howard Leder; Sonoro: Torrel Alexis; Produttore: Jeremy Lubin (Ubin Twinz Productions); Paese: USA; Anno: 2005; Durata: 86′.
Descritto come il collegamento mancante fra Syd Barrett e Homer Simpson, Larry “Wild Man” Fischer è una leggenda vivente del songwriting d’autore e una delle voci più eccentriche dell’underground americano delle ultime tre decadi. Derailroaded, il documentario realizzato da Ubin Twinz (Josh Rubin dirige mentre Jeremy Lubin si occupa della produzione), segue il percorso artistico di questa figura di culto musicista “barbone”, cantante psicotico, artista paranoico che ha affascinato nomi del calibro di Frank Zappa (con il quale ha collaborato per due dischi) e altre celebrità della controcultura pop nordamericana, compreso Mark Mothersbaugh (membro di Devo, ma anche ottimo compositore per il cinema) con il quale ha registrato molti dei suoi leggendari album.
All’ultimo Festival di Cannes è stato presentato un documentario che esplicitamente dichiarava di voler raccontare la mente (e i suoi processi creativi) di David Lynch, qui allo stesso modo bracchiamo il selvaggio Fischer rubandogli con tutta probabilità un poco d’anima e ottenendo in cambio un instabile ritratto d’una meteora impazzita nel firmamento della pop culture d’oltreoceano. L’uomo che incontriamo riesce sinceramente a commuovere…
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– Devo
I videoclip dei Devo sono stati fra i primi esempi di pop culture post-moderna, capaci di anticipare i tempi e di dettare le linee di tendenza per gli sviluppi di questa attività. Lo-fi e kitsch, i video realizzati da Jerry Casale (storico membro della band di Akron nell’Ohio) sono stati anche una riflessione sul contemporaneo dotata d’una forte venatura critica sui modi di vita dell’america anni ottanta. La selezione compiuta dal Sonar, in occasione della loro prima esibizione europea dopo più di quindici anni, si pone l’obiettivo di fare giustizia e ricordare la centralità del loro apporto al mondo della musica come oggi lo conosciamo. Quel che fecero in maniera totalmente pionieristica diverrà da lì a poco elemento imprescindibile per ogni promozione della propria musica e della propria estetica d’ogni operazione discografica che si rispetti. Certo, la gara all’individuazione del capostipite è un esercizio alquanto sterile di reali risultati, ma con i Devo ci troviamo realmente vicini al punto zero del moderno videoclip.
L’attenzione dei Devo nei confronti dell’audiovisivo quale strumento per diffondere la propria personalissima teoria de-evolutiva si manifesta già nel ’76 con il cortometraggio The Truth About Devo, opera che, notata dalla critica, gli permetterà di ottenere quella visibilità altrimenti difficilmente raggiungibile. Da quel momento e per poco meno di un decennio la band originaria dell’Ohio svilupperà totalmente la propria visione del contemporaneo, lo farà con la musica e la sintetizzerà per immagini con una serie di video dei quali la sezione SonarCinema offre una esaustiva panoramica riassumibile nel ritornello di “Beautiful World” (1981): “Its a beautiful world / For you / Its not for me!”. Si potrebbe forse dire che prima di MTV ci furono i DEVO.
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– Koichiro Tsujikawa
Koichiro Tsujikawa (nato a Tokyo nel 1972) è uno dei più importanti e celebri videoclipmakers contemporanei. Lo si potrebbe considerare il più celebre regista asiatico di questo genere dell’audiovisivo contemporaneo, assimilabile a quelle super star del calibro di Michel Gondry, Chris Cunningham e Spike Jonze ai quali il SonarCinema, nelle passate edizioni, ha dedicato ampie retrospettive dei migliori lavori da loro realizzati.
Quest’anno tocca appunto a Tsujikawa, con una scelta di 10 lavori capaci di raccontare per i mmagini la sua folle visionarietà resa popolare dal sodalizio artistico con quel geniaccio di Cornelius (presente al Sonar la notte del 15). Tutti ricorderanno il superlativo Drop (quello che vede come protagonista un bambino alle prese con un lavandino colmo d’acqua), ma pochi conoscono lo stile ricorsivo delle ossessioni visive del quasi quarantenne Tsujikawa. La tecnica del passo uno praticata dal regista giapponese si sposa con perfetta armonia alle ritmiche sincopate e ripetitive della musica di Cornelius tanto da far apparire lo stile visivo dei video realizzati un tutt’uno con la musica, compiendo quella perfetta sintesi fra musica e immagini che rende ognuno di questi dieci episodi della carriera artistica del filmmaker dei piccoli-grandi capolavori. High-tech e slow motion modulati fra loro costituisco un ottimo esempio di sintesi fra le tecniche del cinema delle origini e quelle dell’attuale epoca digitale, in quella direzione analizzata e descritta da Lev Manovich, nel celeberrimo “The Language of New Media”, come punto di convergenza e rivitalizzazione al quale il cinema contemporaneo è sottoposto.
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– Clips
Una selezione di 7 videoclip che rappresenta un (ancora) arbitrario, quanto efficace, campionamento dello stato dell’arte videoclippara dell’ultimissimo anno o giù di lì. I registi selezionati hanno per la maggior parte iniziato a produrre dal 2000 in poi, rappresentando dunque le reali evoluzioni della pratica dei video musicali, che dall’epoca dei Devo pare essersi, nonostante tutto, evoluta
Get Down. Dir: Pleix. M: Groove Armada
I conigli tendono a riprodursi molto velocemente, solo che in questo video sono oltretutto lussuriosi e particolarmente aggressivi. Pleix, che dirige l’ultimo video dei britannici Groove Armada, crea bianchi conigli stranianti dal carattere decisamente ispirato al mondo manga giapponese. Pleix negli ultimi anni ha firmato alcuni dei videoclip più eccentrici e perturbanti, fra cui su tutti è il caso di citare l’oscuro “Birds” di Vitalic, quello per intenderci dei cani lanciati in aria.
The State We’re In. Dir: Ne-o. M: Coldcut
Passo uno ed effetti visivi all’interno d’un asettico ufficio popolato da asiatici colletti bianchi. Il tutto a corredo sincronico d’un brano dei Coldcut (rappresentati in questa sezione con ben due video). Dirige Ne-o, giovane astro nascente dell’immagine musicale in movimento.
We Share Our Mothers Healt . Dir: Motomichi Nakamura. M: The Knife
Rosso, nero e bianco sono i soli colori utilizzati per raccontare, con rotonde silhouette stilizzate, una parabola attorno al dolore necessario all’ottenimento dei propri obiettivi. Protagonista una post-moderna Eva alla caccia d’un esoterica mela. A dirigere questo splendido clip è l’artista di origini giapponesi Motomichi Nakamura, vero e proprio campione del software Flash capace d’uno stile essenziale e fortemente caratterizzato.
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U=Utopia. Dir e M: Tuomas Toivonen
Architetto rigoroso ma anche poliedrico artista a 360°, Toivonen è un finlandese pieno di risorse e creatività. Qui dimostra le proprie velleità registiche confezionando immagini a corredo del bellissimo brano proveniente dal suo ultimo album, sagacemente intitolato “New Album”. Sospensione temporale e dilatazione. Visione (ed ascolto) da recuperare per chi fosse interessato a freddi luoghi cupi. La cosa bella del Sonar è che dopo la visione hai modo di vederti l’artista, su di un palco, a due passi dalla sala…
A Whistle and a Prayer. Dir: Woof Wan-Bau. M: Coldcut
Woof Wan-Bau dirige video dai primi anni 2000, giovane creativo di talento ha già fatto incetta di premi e collaborazioni importanti dai Mogwai ai Four Tet ed appunto ai Coldcut. Questo video risente pesantemente della vena Radiohead del gruppo britannico e cade nella tentazione di ri-creare una ri-lettura del celeberrimo “Paranoid Android”: quì protagonista è la sagoma rossa d’una ragazzina che si aggira all’interno d’un mondo fanciullesco, ma cupo e minaccioso.
Wishing Bone. Dir: SSSR. M: Subtle
SSSR è un collettivo londinese di cui fanno parte tre piccoli geni dell’animazione i norvegesi Kristian Hammerstad e Marc Raisbig e il giapponese Yu Sato. Il loro sodalizio con la band Subtle ha generato alcuni fra i più originali videoclip in circolazione. Ottimamente compendiato da questo “Wishing Bone”, il lavoro dei tre SSSR somma diverse tecniche restituendo un’immagine fuori dall’ordinario.
Sloup. Dir: Imery Watson. M: Susumu Yokota
Imery Watson esce da quel foltissimo gruppo di creativi neozelandesi che, capitanati da Peter Jackson, ha saputo imporre un nuovo standard agli effetti visivi per il cinema. In questo video realizzato per l’artista pop giapponese Susumu Yokota da una prova delle enormi potenzialità che la tecnica del 3d spalanca alla creatività.
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– QOOB.TV
Una delle poche presenze italiane di questa quattordicesima edizione del Sonar è il canale digitale Qoob che, sviluppato da Telecom Italia Media in collaborazione con MTV Italia, ha da qualche mese lanciato la propria versione internazionale, ancor più aperta all’intermedialità. Qoob è addirittura fra i main sponsor della kermesse catalana, fatto che sottolinea ancor di più la particolare attenzione posta dalla realtà italiana alla valorizzazione strategica del proprio brand attraverso canali particolarmente ricettivi nei confronti dell’innovazione e della creatività (sarà presente anche ad Elctrowave 2007). Le stesse grafiche d’introduzione a ogni singola proiezione appositamente realizzate dal network, testimoniano le finalità auto-promozionali messe in campo.
Attraverso una selezione di otto fra i migliori contributi audiovisivi uploadati dagli utenti, come pure di quelle opere maggiormente professionali meritevoli di attenzione, Qoob porta in scena il potenziale artistico del web 2.0. Il risultato è davvero un piacere per gli occhi e una boccata d’aria fresca capace di portare all’intera sezione un’approccio all’audivideo assolutemente divertente e divertito, ricco di trovate geniali. Uno spasso!
Optically Illusion . Dir: Mauro-Vecchi. M: Whitest Boy Alive
Mauro Vecchi è un damsiano doc impeganto da quasi otto anni nella produzione audiovisa. Il videoclip qui presentato è un compendio di alcuni dei più celebri effetti ottici proposti in sincro perfetto con il groove dei Whitest Boy Alive. Un’idea semplice ma efficace, a dimostrazione del fatto che un buon video nasce da un buono script, da una buona trovata.
Paintballing . Dir: Lovesport
Quel che da programma ci viene indicato come Lovesport altri non è che Grant Orchard del londinese Studio Aka. Lovesport è una serie dedicata a sport più o meno probabili andata in onda (e finanziata) sul canale digitale Qoob. Protagonisti della serie sono dei piccoli rettangolini composti d’una manciata di pixel colorati che saltellano su e giù per l’inquadratura. Qui si mette in scena una guerra fra due fazioni che cercano di sconfiggersi a colpi d’armi che sparano variopinti getti di colore in una escalation di folle brutalità che minaccerà la loro stessa esistenza di specie.
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Aqua. Dir: Loper
Brevissimo clip di chiara provenienza casalinga ad opera di Lorenzo Fernandez, che ne firma ogni aspetto realizzativo. Questo cortissimo al di là dell’ottima confezione dimostra le potenzialità messe a disposizione dai media digitali. Con il semplice utilizzo del software After Effect si è elaborata un’immagine ottenuta mediante stop motion accurata d’una immagine in (falso) movimento.
Cityscan_3 . Dir: HFR-Lab. M: Synapsia
Dietro all’acronimo HFR si nascondono Chiara Horn, Tommaso Franzolini e Davide Quagliola, tre giovani video artisti di origini italiane portatori d’una visione dello spazio urbano destrutturante e ri-costruttiva di forme insolite ed impossibili. Cityscan è una serie decisamente ampia di variazioni del medesimo tema. In questo breve filmato scorgiamo una Londra capovolta a 90°, che scrorre davanti ai nostri occhi dall’alto verso il basso, destabilizzando le abituali coordinate spaziali della visione d’uno skyline, d’un profilo della città.
Summer 01 . Dir: Mbanga
“Il mondo binario”, così recita il testo d’accompagnamento al video dello studio romano Mbanga presente sul sito Quoob.tv. “Summer 01” è una breve animazione che utilizza il classico riferimento alla rappresentazione della realtà tramite codice binario. Clip non particolarmente originale ad esser sinceri, probabilmente inserito nella selezione per affermarne il carattere underground e di apertura anche verso quelle produzioni non necessariamente perfette dal punto di vista formale.
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Kids’n’Revolution . Dir: Louis Böde
Louis Böde è un progetto fondato dallo scrittore Marco Mancassola. Louis Böde è una “band creativa” formata da uno scrittore, due musicisti e due artisti visivi. Le immagini di Marco Rufo Perroni, animate da Nicola Vlla raccontano una triste storia di violenza e di difficile quanto impossibile riscatto. Una storia amara e distonica nella spensieratezza che tendenzialmente ha caratterizzato questa edizione di SonarCinema.
My Joy Remix . Dir: Rinomad. M: Fourtet
Con questo video Rinomad (alias Rino Stefano Tagliaferro) ha vinto il contest indetto dal canale Qoob per la realizzazione del videoclip del brano di Four Tet, riuscendo ad ottenere per quest’ottimo lavoro un’incredibile visibilità ed autorevolezza di passaggi che questo Sonar non farà altro che accrescere. Qui abbiamo la totale destrutturazione dell’immagine a completo servizio del sonoro. Compionamenti di frame nella continuità d’un suono da illustrare “su commissione”. L’esatto contrario d’una sonorizzazione.
Spider . Dir: Nash Edgerton
Questo cortometraggio proveniente dall’Australia è uno degli elementi più classicamente cinematografici di questo SonarCinema. Trattasi di classico cortometraggio (dura poco meno di dieci minuti) con colpo di scena conclusivo, colpo di genio propizio ad una conclusione della vicenda messa in scena. La struttura prevedibile della sceneggiatura non impedisce al regista Nash Edgerton di cogliere lo spettatore completamente di sorpresa. Essenziale e fulminante con morale posta all’inizio, sotto forma di incipit didascalico: “E’ tutto un gioco, fino a che qualcuno non perde un occhio”.
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– Too Much Reality
Per la prima volta in assoluto la Cina era presente al Sonar con una nutrita rappresentativa dei suoi più talentuosi musicisti di Mùsica Avanzada. Anche la sezione SonarCinema ha dedicato al paese asiatico una retrospettiva, curata da Pauline Doutreluingne e Beatriz Leanza di Platform China (organizzazione cinese fra le più attive a livello mondiale nella promozione e divulgazione dell’arte contemporanea proveniente dal colosso asiatico), che ha portato in scena cinque cortometraggi che testimoniano l’enorme varietà dell’offerta creativa messa in campo. Selezione ovviamente tranchant, come ogni selezione che si rispetti, che nel complesso francamente non mi ha pienamente convinto ma che contiene al suo interno una delle opere migliori viste in questa tre giorni, lo straordinario cortometraggio di Sonag Tao. L’impressione che si ricava dalla visione di questi lavori è quella, abbondantemente inflazionata in questi ultimi anni, d’un paese travolto da una prepotente rivoluzione consumistica che tutto trasforma a una velocità disumana, dalla quale ci si prova a distaccare per provarne una lettura il più lucida possibile.
My Beautiful Zhangjiang . Dir: Sonag Tao
All’interno d’un moderno ufficio nella regione di Zhangjiang una ragazza chatta utilizzando MSN Messenger con un collega confidandogli d’essere stanca, assonnata, di avere voglia di dormire. Poco dopo si accascerà sulla tastiera del pc colta da un sonno profondissimo. Il ragazzo giungerà alla sua scrivania e prendendola in braccio la condurra dormiente fuori dall’ufficio. Da questo momento la giovane donna verrà trasportata da un gran numero di uomini in giro per il paesaggio urbano di questa regione della Cina in piena esplosione urbanistica. Il risveglio giungerà alla conclusione di questo vagabondare apparentemente senza meta. Le atmosfere sono vicine al cinema del coreano Kim Ki-duk, un qualcosa fra il suo “Ferro 3″ e le panoramiche sub-urbane de ” La Notte ” di Michelangelo Antonioni.
Opera III . Dir: Wu Junyong
Opera è il terzo elemento d’una serie di animazioni realizzate dal trentenne Wu Junyong, interessantissimo talento creativo e provocatorio interprete dell’animo d’un paese in piena trasformazione. Le oscure figure protagoniste del corto in questione ricordano saltimbanchi medioevali alle prese con la rappresentazione di sé sul proscenio d’un teatro senza limiti, inquietante metafora della classe politica cinese. Apertura verso il nuovo mediata da una controllata modulazione delle tradizioni, questa la Cina restituitaci da Junyong.
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A Miraculous Game . Dir: Feng Jiangzhou
Feng Jiangzhou è un popolare musicista cinese, rappresentante autorevole d’un avanguardia artistica da tempo aperta alle contaminazioni provenienti dalle migliori esperienze della Mùsica Avanzada ma sempre mediate da una lettura critica della propria realtà. Nel video si vedranno allora anziani intenti a muoversi, ventaglio alla mano, seguendo i tempi d’una corale coreografia frammentati da un montaggio che gioca ad increspare la temporalità di svolgimento della danza di gruppo. A mò di virus si inseriscono immagini in loop che ne favoriscono una lettura sociologicamente orientata all’illustrazione d’un paese messo sotto sopra da una modernità invasiva ed esplosiva capace d’alterare pratiche dalla storia millenaria.
The Hidden Depth . Dir: Fang Er e Meng Jin
Meng Jin e Fang Er sono due artisti originari rispettivamente delle regioni del Beijing e del Chong Qing affermatisi sull’eslosivo “mercato” dell’arte moderna cinese inizialmente come fotografi. Manco a dirlo la loro riflessione verte attorno alle profonde modificazioni antropologiche che il loro paese sta campiendo, o forse subento. L’occhio fotografico dei due si sofferma pure sulle modificazioni paesaggistiche, vera propria cifra stilistica d’una generazione che osserva sgomenta il cambiamento.
14 Rooms . Dir: Meng Jin
“14 Rooms” è un lunghissimo piano sequenza impossibile, frutto d’un attento lavoro di video editing volto a rendere la continuità spaziale d’una struttura architettonica sterminata. Si esplorano gli spazi d’una desolata rovina industriale.
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– Black and White Electronic Short Films
L’uso del bianco e nero, come pure di metodi anti-convenzionali, è l’unico tratto comune che lega fra loro le differenti opere presentate in questa selezione che include alcuni dei più interessanti artisti della scena audiovisiva digitale degli ultimi cinque anni. Opere in cui la grafica e la musica elettronica tendono a fondersi indissolubilmente fra loro. L’esito complessivo della sezione è risultato, a chi scrive, decisamente soporifero, punteggiato da eterei momenti di assoluto non-sense audio visivo del quale si è tentati di interpretarne la geroglifica grammatica, ma che sfuggono preoccupantemente verso l’ottimo esercizio di stile (fine a se stesso).
Brilliant Noise . Dir: Semiconductor. M: Gaeoudjiparl
Die Arten . Dir: Didi Bruckmayr. M: Fuckhead
Order-Re-Order . Dir: Barbara Doser & Kurt Hofstetter
Void Seqz5 . Dir: n:ja
Flicker . Dir: Christina von Greve & Carsten Schulz
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Cortos sonoros Short sound films
Il video artista, fotografo, pittore e curatore Zev Robinson, responsabile del progetto Artafterscience, ha selezionato un’eterogenea rosa di cortometraggi in cui la musica e il suono hanno fra loro una relazione sinergica. Robinson realizza un compendio di vario materiale che muove dallo scrupoloso lavoro dell’artista belga Anouk De Clerq, per giungere alla geniale concettualità dell’opera di Laure Prouvost. Provocazioni politiche sono ravvisabili in opere quali “Foreing Policy” (dove viene fatto recitare a Condoleezza Rice, attraverso un minuzioso campionamento d’un suo discorso, l’ultimo intervento pubblico pronunciato da Martin Luther King), “Little Flags” (ci si aggira come sotto shok nel cuore di una patriottica New York in bianco e nero, sulle militanti note dei Fugazi) e “Mass Hysteria” (montaggio alternato fra sequenze de “La notte dei morti viventi” di G. Romeo ed immagini patinatissime dell’american way of life anni cinquanta). Provocazioni visive o semplici trovate sorreggono corti come il folle e lisergico ” Gimme the Mermaid” ad opera del leggendario Negativland, o come il rapidissimo “Die Brücke” che quasi scorre davanti agli occhi troppo velocemente per essere colto, o ancora l’inquietante “The End” che mette in scena un momento di post-catastrofe.
Il rischio d’una simile selezione è quello di dare l’impressione dell’assoluta arbitrarietà delle scelte compiute, rischio del quale Robinson non pare essersi minimamente curato. Frastornante!
Horizon . Dir: Anouk de Clercq. M: Ryoji Ikeda
Luz Lenta . Dir: Dionis Escorza. M: Kassian Troier
Arde Lo Que Será . Dir: Avelino Sala. M: Gotan Project
Little Flags . Dir: Jem Cohen. M: Fugazi
Decir la Verdad No Es la Verdad . Dir : Dionis Escorza
Foreing Policy . Dir: Lyn Löwenstein
The End . Dir: Dan Moss
Die Brücke . Dir: Carlos Llavata
Mass Hysteria . Dir: Zev Robinson. M: Diego Dall Osto
Gimme the Mermaid . Dir: Negativland & Tim Maloney
The Meeting . Dir: Carlos Llavata. M: Bajic & Stojadinovic
Stong Sory . Dir: Laure Prouvost
www.sonar.es/2007/eng/multimedia_cine.cfm
www.uipfrance.com/sites/zidane/
www.cahiersducinema.com/article803.html
www.cinematical.com/2006/01/21/sundance-review-awesome-i-fuckin-shot-that/
www.tv3.cat/ptvcatalunya/cercamedies.jsp?c_paraula=S%F3nar+around+the+world
www.youtube.com/watch?v=wcC7MSBHBxA