Da tempo giravo vorticosamente per gli anfratti della Grande Rete alla ricerca di un progetto capace di stupirmi, di sollecitare il mio intelletto nel profondo. Un progetto capace di gettare le basi per una felice integrazione tra quel mondo virtuale che vive e pulsa al di la del nostro cavo di rete e il sempre più caotico e destrutturato universo delle performance multimediali.

Non sfugge più a nessuno come i live audiovisivi in circolazione oggi, ahimè, stiano percorrendo un sentiero a volte opposto a quello che il sentire comune, di una società i cui canoni estetici sono sempre più condizionati dalle potenzialità immense della tecnologia, richiede ad alta voce. Spesso autoreferenziale, talvolta ostico o ridotto a mero esercizio di stile, il momento di un live media lascia spesso delusi gli stessi addetti ai lavori. Figurarsi coloro che per la prima volta si affacciano alla finestra di questa matrice digitale potenzialmente infinita. Sono sempre più convinto che il paesaggio non sia affascinante come un affresco di Matrix; c’è quasi da rimanerne delusi, soprattutto se si ricercano al suo interno vere emozioni.

Ero e sono oggi ancor più convinto che sia proprio Internet il bacino emotivo, la grande agorà di associazioni e significanti, di coscienze e percezioni condivise, di creatività ed emozioni, in grado di prefigurare nuovi scenari e sorprendenti soluzioni alla performance multimediale di domani (se al domani possiamo anche solo permetterci di pensare).

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Quando ho scoperto quindi il progetto WJ-s, momento di performance audiovisive multimediali in forma di jam session elettronica, i cui contenuti sono virtualmente presenti nel grande hard disk della Rete e vivono e vibrano e mutano giorno per giorno perché catturati dai suoi stessi centri nevosi, ho sorriso. Quando ho visto il risultato finale di questo neonato progetto, quando ho percepito l’assottigliarsi di quelle barriere algide di cui parlavamo poco fa, allora ho capito che le basi di quel ponte erano state gettate. E che a volte basta così poco per percepire se stessi all’interno di un flusso emotivo grande come tutto il web. E’ sufficiente che ce lo facciano vedere…e sentire.

Anne Roquigny è da almeno dieci anni curatrice di progetti di net art e di lavori creativi sul web; ha lavorato per il Ministero Francese della Cultura (organizzando una piattaforma online contente 50 progetti creati appositamente per il web) e negli ultimi anni ha lavorato per il Centre Pompidou di Parigi (ha organizzato una serie di incontri con netartists da tutto il mondo nel programma “Tour du monde du web” e nel 2005 è stata membro della giuria del Flash Festival) e per il festival Villette Numérique (organizzando una tavola rotonda sulla storia delle network performances).

E’ lei l’anima del WJ-s ed è a lei che chiediamo lumi sul progetto, sul pensiero che lo guida, sulle sue potenzialità e i suoi sviluppi futuri.

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Mk: Mi vuoi parlare del progetto WJ-s? Come è partito, da quale idea di base e da quali necessità?

Anne Roquigny: WJ-s è un software, uno strumento flessibile di connessione pubblica ad alta velocità per performances sul web, che consente ad attori di Internet, ad artisti del suono e dell’immagine, a netartists, bloggers, graphic designers, flashers e programmatori, curatori, hacktivisti, teorici dei new media, pionieri e mutanti del web di esibirsi dal vivo con lo scopo di rendere disponibili contenuti nella vastità della rete. Lavorando per oltre dieci anni come curatrice di new media, sono sempre andata alla ricerca di contesti appropriati, di modi, strumenti e situazioni ideali per presentare i lavori di artisti che esplorano e sperimentano Internet come uno spazio creativo.

Sebbene abbia sempre evitato le situazioni noiose dove la presentazione di siti web è ridotta alla selezione di links su poche macchine posizionate all’interno di una qualche location di una mostra, ho sempre avuto la stessa sensazione di insoddisfazione e frustrazione perché le mostre spesso ridimensionano quella sensazione eccitante che si ha di fronte al proprio computer, nel proprio ambiente di navigazione. Un sito web quindi, presentato fuori dal contesto di un browser personalizzato, su uno schermo spesso piuttosto piccolo, perde la propria energia, perché non c’è più alcun significato ad essere mostrato in quella situazione. Questi sono i motivi che mi hanno spinto a pensare a una nuova forma di visualizzazione dell’infinito potenziale di contenuti di Internet

Mk: Nel “concept” del progetto, tu hai scritto che WJ-s è un progetto atto a “far emergere il concetto di network dal web: l’idea di questo progetto è infatti quella di distruggere la tendenza attuale, offrendo un’esperienza di navigazione forte, coinvolgente e sensuale, dove la sensazione di essere immersi in un vero e proprio flusso di contenuti ed esperienze, nonché il piacere della navigazione sono traslati in un vero e proprio ambiente di performance dal vivo”. Me ne vuoi parlare?

Anne Roquigny: Beh, poiché la navigazione in Internet è per la maggior parte del tempo relativa a un’avventura solitaria e legata a un’esperienza intima con la propria macchina, l’esperienza virtuale è raramente estendibile con successo a un’altra differente dimensione spazio-temporale. Questo è il motivo principale per cui il progetto WJ-s è stato sviluppato; esso infatti tiene a mente queste considerazioni e cerca di ricreare una situazione diffusa dove la vicinanza al contenuto, la sensazione di real time, la dinamica del flusso, le sorprese e gli inconvenienti accidentali siano presenti e siano una parte di tutti quei fragili ingredienti che contribuiscono al piacere della navigazione.

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Mk: Puoi spiegarmi come funziona il progetto WJ-s?Intendo dire, come lavora tecnicamente e quali eventuali strumenti lasci mano agli artisti

Anne Roquigny: Il WJ-s/ystem è un network di macchine tutte connesse a internet e comunicanti con il WJ-s/oftware. Una di queste macchine, il WJ-s/tudio, è un webdeck controllato dal Wj, cioè dal web jockey, dall’artista, dal performer che mixa, sincronizza e rielabora differenti contenuti provenienti da varie fonti in rete, su differenti schermi contemporaneamente. Grazie a un’interfaccia piuttosto semplice, gli artisti possono quindi maneggiare testi online, suoni, immagini, video, animazioni che provengono direttamente dal gigantesco hard disk di Internet.

Internet è uno spazio esclusivo di convergenza e amalgama di pratiche differenti, anche se trovare la propria direzione al suo interno può risultare piuttosto difficile, soprattutto quando non si ha il tempo, la conoscenza o le chiavi di lettura per godere al meglio un’esperienza di navigazione. Il WJ-s project offre invece un contesto ampliato e condiviso con associazioni di persone e punti di vista assolutamente complementari. Gli artisti creano soggettivamente, per un certo pubblico, una situazione di navigazione sensibile e vitale. I WJs in altre parole diventano delle sorte di “guide”, aiutando le persone a esplorare ampi territori sconosciuti, mostrando chiaramente che c’è molto da vedere al di sotto della superficie costituita da Google e dai siti commerciali. La singolarità di ogni performance è data poi dal particolare settaggio delle macchine, nonché ovviamente dal modo in cui contenuti e i formati sono messi insieme

Mk: Hai considerato anche l’idea di creare una piattaforma online in cui i performer si possano incontrare per esibirsi? Hai mai pensato a uno sviluppo di questo tipo e conosci progetti come il Placard per esempio?

Anne Roquigny: Ho già curato e prodotto network performances in passato, progetti collaborativi online con artisti che si esibivano contemporaneamente da ogni angolo del pianeta. Ma in questo caso si tratta di un contesto differente,sia per gli artisti che per i partecipanti e il pubblico, dato che essi si trovano tutti nello stesso spazio fisico. Ad oggi, la versione beta-demo del wj-s/oftware consente di “suonare” uno per volta, ma la successiva versione consentirà agli artisti di esibirsi contemporaneamente, nonché permetterà anche al pubblico di partecipare. Inoltre, nel breve futuro, il controllo di tutte le macchine potrà anche essere fatto a distanza da chiunque, non solo dall’artista quindi.

In altri termini mi piace pensare che il WJ-s device sia un modello ridotto della stessa Internet, un contesto metaforico dei suoi codici e paradigmi, che mostra come l’informazione possa scorrere effettivamente all’interno di un network. Conosco bene poi il progetto Placard e i suoi creatori, ho collaborato molte volte con il team e proprio Silvie Astiè, uno dei creatori del Placard, è uno dei nostri WJs.

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Mk: Puoi raccontarmi qualche esperienza che hai vissuto grazie a questo progetto? Cosa hai tratto da queste esperienze, quali sono state le tue sensazioni?

Anne Roquigny: Il progetto è piuttosto nuovo e noi abbiamo per ora sperimentato 3 prototipi di performance web (http://www.wj-s.org/-WJ-Sessions) al Rex di Belgrado durante il Dj’s-patch festival, al Centre Pompidou e alla Ecole Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi. Ogni presentazione è stata una vera e propria sfida, perché abbiamo dovuto adattarci alle differenti location, al nuovo software, alla larghezza di banda ogni volta differente, agli schermi a disposizione e ai vari computer che ci venivano dati. Ogni commento, ogni reazione del pubblico, ogni test, bug o problema è stato parte di queste esperienze, dandoci nuove idee per migliorare e ottimizzare il sistema e aumentare il nostro desiderio di provare a esplorare ulteriormente il potenziale di questa situazione. Workhop come quello che abbiamo fatto a Belgrado ci hanno arricchito tantissimo, l’incontro tra artisti serbi e artisti bosniaci è stato grandioso, ognuno ha condiviso la sua pratica personale in rete cercando la maniera migliore per trascinare il pubblico in un tour assolutamente unico di Internet.

Il prossimo workshop/performance avrà luogo il 17-25 Marzo al Museo Nazionale di arte contemporanea di Bucarest in Romania. (www.mnac.ro).

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Mk: Da questo progetto, traspare la sensazione che tu consideri le web performances e in generale i WJs come qualcosa di più sperimentale, creativo e legato al concetto di real time rispetto al mondo delle performance dei DJs e dei VJs. E’ vero tutto questo?

Anne Roquigny: Beh sicuramente è quanto meno qualcosa di differente. Il progetto consente ogni sorta di approccio ibrido e i lavori possono assumere forme differenti, qualche volta simili alle performances di Vj, altre volte a quelle dei Dj, anche se qui i contenuti non sono caricati su un piccolo hard disk locale ma sono ispirati da processi e azioni del tutto originali e legati specificamente all’attività di un network. Il risultato non può che dare vita a pratiche proteiformi, non identificate e inaspettate.

Videos photos: www.wj-s.org/-WJ-Sessions

Network scenographies: www.wj-s.org/-bookmarks

Gli artisti (Sylvie Astiè, Jean-Baptiste Bayle, Lucille Calmel, Agnès de Cayeux, KRN, Anne Laforet Olga Kisseleva) che ho invitato per i primi esperimenti hanno backgrounds artistici, tecnici e culturali completamente differenti. Tutti loro si sono divertiti a esplorare e sperimentare con continui cambiamenti e fluttuazioni dei territori di Internet. Loro hanno giocato con le atmosfere erotiche e calde delle video chat rooms, con il mondo degli algoritmi artistici e della computer art, delle mailing lists e di tantissimi altri potenziali contenuti riutilizzati grazie a una serie di lavori plastici, grafici, sensibili, politici, sociali, estetici e narrativi che loro stessi hanno selezionato dal web – www.wj-s.org/-WJ-Sets.

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Mk: Per concludere, questo progetto è nato da una spinta personale (o di un numero ristretto di artisti) o esistono network e comunità su Internet che lavorano come WJs? In altre parole, dove è possibile eventualmente trovare questi Wj’s al lavoro, su quali siti o piattaforme al di là del tuo progetto?

Anne Roquigny: Il progetto e l’idea sono il risultato di una eterna e personale autoanalisi su come la produzione online individuale e collaborativa, in differenti località geografiche, possa diventare un evento collettivo itinerante in cui la gente possa anche intervenire. Il WJ-s project è nato quindi dal desiderio di trovare uno strumento appropriato per mostrare e condividere contenuti artistici provenienti dalla rete su schermi differenti in un contesto live, tutto qui.

Siccome però le cose semplici non mi piacciono, ho iniziato a lavorarci con il mio programmatore Stephane Kyles e grazie all’aiuto di un primo circolo di artisti, beta testers, amici e partners, il progetto è partito. Il progetto è come detto del tutto nuovo, e il mio desiderio è di avere sempre più artisti che si esibiscono per mezzo di questo software e che contribuiscono a migliorarlo, con sempre più opzioni per sempre migliori esperimenti. Siamo quindi solo poche persone a lavorare come WJs, ma sono sicura che il progetto sarà in grado di contaminare un ampio network di entusiasti addicts, che abbiano voglia di condividere preziosi contenuti di Internet mai utilizzati prima in questo modo.


www.roquigny.info