Nella “società liquida”, come la definisce Zygmunt Bauman in “Modus Vivendi. Inferno e utopia del mondo liquido”, le strutture che delimitano lo spazio dei comportamenti, delle abitudini e delle forme sociali e individuali si dissolvono, creando un contesto caotico e dinamico, in continua trasformazione in cui uomini e donne contemporanei si trovano a dovere passare, continuamente e freneticamente, da un ruolo sociale all’altro. Famiglia, lavoro, vita sociale si alternano, fino a sovrapporsi, pure avendo esigenze e bisogni spesso distanti l’uno dall’altro.

Ognuno di questi ruoli richiede un’immagine, dunque un abbigliamento, differente adeguato a esigenze e funzioni che, di volta in volta, emergono nel corso della giornata e della settimana.

Gli utenti della moda del futuro saranno nuovi nomadi, spesso in viaggio, che avranno sempre meno tempo a disposizione per occuparsi del proprio look e per cambiare la propria immagine in funzione dei diversi ambiti nei quali si trovano ad agire. Anche l’abbigliamento dovrà adeguarsi a un’immagine continuamente mutevole in funzione dell’alternarsi dei ruoli e delle funzioni.

Per rispondere alle esigenze dettate da questo scenario sempre più aziende e designer sono impegnati in sperimentazioni progettuali che prefigurano un abbigliamento dinamico in grado di rispondere al variare delle esigenze e di mutare in funzione degli stati d’animo e delle condizioni esterne, in maniera rapida e pratica.

Color-tunable photonic textiles using Photonic Crystal Fibers sviluppato da Maksim Skorobogatiydella Ecole Polytechnique di Montrèal.

In queste sperimentazioni vengono utilizzati materiali smart che cambiano caratteristiche in funzione di stimoli esterni. Ad esempio, possono mutare colore al variare della temperatura corporea, o della luce esterna, deformarsi, da trasparenti diventare opachi, emettere segnali luminosi, suoni, immagini quando se ne verifica l’esigenza. Gli abiti, quindi, non servono più soltanto a coprirsi e ad apparire ma, grazie alla miniaturizzazione delle tecnologie, possono inglobare sistemi tecnologici, un tempo ingombranti e macroscopici, dando luogo a un abbigliamento “trasformista”.

Lo stilista turco-cipriota Hussein Chalayan, ad esempio, ha portato sulle passerelle internazionali l’innovazione tecnologica attraverso l’uso, nell’alta moda, di abiti smart che cambiano dimensioni e caratteristiche estetiche.

L’abbigliamento ha sempre svolto la funzione di coprire il corpo umano, prima di tutto per proteggerlo, ma anche per esigenze estetiche e sociali. Con l’evoluzione delle tecnologie tessili e degli stili di vita le esigenze fruitive si sono moltiplicate e la funzione degli abiti si è sempre più complessificata includendo nuove tipologie di prestazioni legate alla comunicazione, all’interattività, alla cosmesi, al comfort e persino all’opportunità di inglobare nei tessuti principi farmacologici e fitoterapeutici. Tali prestazioni sono ottenute attraverso l’utilizzo di filati realizzati con materiali inconsueti come fili realizzati con metalli, sensori e attuatori, inchiostri e materiali polimerici conduttori, nanofibre, fibre ottiche e materiali piezoelettrici.

Con la definizione smart vengono definite diverse tipologie di tessuti in grado di interagire con l’ambiente e con il fruitore: dai tessuti termoregolanti, a permeabilità variabile, ai tessuti che emettono principi attivi, aromi e suoni, fino ai tessuti che inglobano tecnologie elettroniche e interattive.

I progressi ottenuti dall’innovazione tecnologica e, in particolare, nei settori delle nanotecnologie, delle biotecnologie e dalla ricerca aerospaziale hanno travolto negli ultimi anni l’industria tessile promuovendo la nascita di un numero elevatissimo di nuovi tessuti dalle proprietà altamente tecnologiche.

Tessuto sensibile realizzato confibre funzionalizzate messo a punto dal gruppo di ricerca coordinato da yoel fink del Massachusetts Institute of Technology

Tra questi emergono i tessuti cosiddetti “funzionalizzati”, cioè progettati in modo da generare particolari proprietà che li rendono in grado di svolgere determinate funzioni. Tessuti capaci di percepire e di reagire a input esterni, di modificarsi in base al cambiamento delle condizioni esterne o interne per poi ritornare allo stato iniziale.

Gli e-texiles, ad esempio, sono tessuti costituiti da fibre conduttive intrecciate con altri filati attraverso tecniche di produzione standard che possono rendere smart magliette, cappotti, maglioni e persino tappeti o parati facendogli inglobare dispositivi elettronici. Fibre che portano energia a sensori, attuatori e microcontroller, funzionanti grazie a software che controllano le comunicazioni e possono spedire segnali radio usando la tecnologia Bluetooth e altre tecnologie di comunicazione wireless innovative in grado di raggiungere telefoni cellulari, palmari, la rete Internet o altri terminali. Le possibili applicazioni sono innumerevoli sia nel campo dell’abbigliamento che dell’arredamento.

Molte delle prime sperimentazioni provengono dal settore militare, uno degli ambiti caratterizzati da maggiori opportunità di investimento nella ricerca.
Uno dei primi e più noti esempi di applicazione di tessuti smart è infatti costituito dal sistema SmartShirt messo a punto inizialmente dal Georgia Institute of Technology e commissionato dalla marina americana per usi militari, successivamente concesso in licenza e brevettato poi dalla Sensatex per creare diverse tipologie di applicazioni di questa tecnologia destinate a un mercato più ampio. SmartShirt è il nome assegnato genericamente dai giornalisti alla fine del 1990 per descrivere il Wearable Motherboard.

I produttori di e-textiles possono unire sensori, processori e strumenti di comunicazione con tessuti naturali di sintesi o misti. L’indumento è trattato con polimeri conduttivi e fibre metalliche per il trasporto dei dati e per l’alimentazione. L’aspetto e la sensazione tattile rimangono molto simili a quelli dei convenzionali indumenti e se vengono disattivati e privati dei dispositivi aggiunti possono essere anche lavati in lavatrice. Con gli indumenti realizzati con questi tessuti è possibile monitorare le condizioni fisiologiche di chi li indossa, grazie ai sensori inglobati che l’utente può posizionare in relazione alle funzioni che si intende monitorare.

Prototipo di giacca realizzata con Lumalive, tessuto smart che ingloba LED colorati, sviluppato da Philips. Credit: Royal Philips Electronics

Gli smart textiles possono essere utilizzati dagli atleti per monitorare i loro segnali vitali, dunque lo stato di salute, durante le attività sportive e hanno anche applicazioni mediche destinate, ad esempio, a cardiopatici, a persone con disturbi respiratori, a tutte le persone che necessitano di un continuo controllo delle condizioni fisiche. L’indumento comunica i segnali vitali in tempo reale direttamente a uno studio medico, in ospedale, o in altri luoghi secondo le esigenze e, in qualsiasi momento, è possibile verificare lo stato di salute di chi indossa il capo e, quindi, di monitorarlo e intervenire nel caso se ne verifichi la necessità riducendo, con l’intervento immediato, i rischi per il malato.

Nell’applicazione per divise professionali, invece, i sensori possono essere collegati a una unità centrale che comunica loro quando le condizioni di lavoro iniziano a diventare pericolose, ad esempio, quando la produzione di fumi, le emissioni di sostanze nocive o la temperatura superano i livelli di tolleranza.

Nella sezione olandese della Philips Research è stata sviluppata, in collaborazione con il Photonic textiles group una tecnologia chiamata Lumalive, in grado di far emettere immagini luminose ai tessuti degli abiti in maniera dinamica, variabile e manovrabile dallo stesso utente. La tecnologia consiste nel laminare all’interno di un supporto polimerico flessibile dei LED che emettono luce nei tre colori fondamentali e nell’inserire il laminato, connettendolo con un sistema di controllo elettrico, all’interno di diversi tipi di tessuti per l’abbigliamento. Il pannello di LED è coperto da alcuni strati di tessuto traslucente in modo che la luce diffusa dia luogo ad immagini omogenee e non “pixelate”, ma anche per conferire morbidezza al tessuto.

Nascono così, nel campo del fashion design, nuovi scenari di opportunità espressive offerte da un abbigliamento trasformista che consente, a chi lo indossa, di comunicare istantaneamente e dinamicamente messaggi, emozioni, espressioni, attraverso molteplici combinazioni di colori, luce, immagini e texture.

T-shirt realizzata con Lumalive, tessuto smart che ingloba LED colorati, sviluppato da Philips. Credit: Royal Philips Electronics.

Tra i tessuti intelligenti sono inclusi anche i tessuti che rilasciano gradualmente sostanze e principi attivi, farmacologici o cosmetici assorbibili attraverso la cute. Con questi tessuti è possibile realizzare indumenti per applicazioni specifiche nell’ambito della farmacologia, di trattamenti terapeuti localizzati come la somministrazione di principi antiflogistici o antidolorifici.

Questo tipo di soluzione, oltre a unificare due funzioni in un unico supporto materico, ad esempio la protezione dell’indumento e l’azione curativa del farmaco, consentono, attraverso il rilascio graduale, di assicurare una somministrazione più corretta, puntuale o uniforme secondo le esigenze, facile e rapida, con un minore impatto anche dal punto di vista psicologico. La somministrazione del principio curativo viene, infatti, inglobata nell’atto dell’indossare un capo di abbigliamento che dal punto di vista estetico non ne rivela la funzionalità.

Tessuti di questo tipo sono anche adatti a essere applicati nell’abbigliamento sportivo per fare in modo che la prestazione dell’atleta e l’allenamento offrano i risultati più efficaci. Questo è possibile ad esempio, differenziando i materiali delle tute sportive in modo da associare alle diverse fasce muscolari o aree anatomiche, interessate da specifici tipi di sollecitazione, tessuti che rilasciano principi attivi con azioni localizzate e mirate, secondo le esigenze, quindi decongestionanti,rilassanti o stimolanti.

Fra i prodotti che possono essere rilasciati, oltre ai principi attivi farmacologici terapeutici, vi sono essenze profumate per cosmetica o per aroma-terapia, ad esempio ad azione rilassante per l’abbigliamento notturno, principi anti-batterici o anti-insetti.

T-shirt realizzata con Lumalive, tessuto smart che ingloba LED colorati, sviluppato da Philips. Credit: Royal Philips Electronics.

I principi attivi possono essere di origine vegetale, marina, minerale o di sintesi. A questi vengono spesso aggiunti additivi per coadiuvare l’azione dei principi come acqua, oli, emulsionanti, conservanti e anti-ossidanti.

Nell’applicazione di innovazioni come quelle descritte il design, grazie alla sua formazione trasversale “umanistico-tecnologica”, è in grado di far confluire, nello sviluppo di un prodotto, aspetti legati a diverse categorie esigenziali come confort, requisiti sociali, etici, estetici ed economici, riuscendo a passare con disinvoltura dalla scala della sostenibilità ambientale e sociale del sistema prodotto, alla scala della strategia microstrutturale del materiale.

Allo stesso modo è importante e prezioso il contributo di discipline come l’ingegneria dei materiali, la chimica e l’ingegneria informatica sia nell’applicare processi di trasferimento tecnologico sia nel coadiuvare la traduzione di concept e progetti innovativi in prodotti realizzabili su scala industriale.