La rete, nata dalla connessione, fa dell’utopia collaborativa e della condivisione uno dei suoi scopi più alti, ma cova in sé anche l’esatto contraltare: battaglie, sfide, polemiche, contrasti. Non è l’oscuro e misterioso deep web a ospitare tutto questo, né un sito costruito ad hoc per generare, incitare, promuovere violenza, ma è il web che tutti conosciamo e frequentiamo, quello dal volto più pulito.

I grandi contrasti si annidano in uno dei progetti, se non il progetto in assoluto, più condiviso della rete: Wikipedia. Dietro Wikipedia vi è un mondo sommerso fatto di battaglie, conflitti e continue guerre di “sapere”, di cui la superficie rivela solo qualche piccola increspatura. Battaglie virtuali che altro non sono che un riflesso della società odierna, dei suoi interessi e delle sue posizioni.

Questa è in poche parole l’idea generale da cui prende vita il progetto Negapedia Italia, sito fratello della precedente versione americana, ideato e realizzato da Massimo Marchiori insieme agli studenti Enrico Bonetti Vieno e Matteo Botticchia. Con questo breve articolo vogliamo fornire una sintetica analisi e invitare gli utenti a navigare curiosando all’interno di Negapedia.

Dalla collaborazione al contrasto.

Negapedia è un sito web che quantifica e misura i contrasti nascosti dietro ogni pagina dell’enciclopedia on line più famosa al mondo: Wikipedia. È, come recita il sottotitolo, la sua versione negativa, e come tale ne esplora il lato celato “dove le persone lottano per modellare l’informazione”. Marchiori, matematico e informatico del Dipartimento di Matematica dell’Università di Padova, famoso per aver sviluppato l’algoritmo utilizzato per l’ossatura di Google, porta nel suo progetto una visione epica della società odierna dove lo scontro, sublimato nel codice di un sito web, è all’ordine del giorno.

Una visione del web e della società a esso sottesa, che porta alla luce il conflitto insito nella gestione umana del dominio pubblico allo scopo, banalmente, di avere ragione su qualcun altro, dire la propria sfruttando la possibilità di “renderla pubblica”. Non è un’ottica pessimistica, ma semplicemente volta a mostrare i due lati, il bianco e il nero, come il tao che campeggia in home page.

“Come ogni interazione sociale, in Wikipedia la creazione di articoli è soggetta a un bilanciamento tra forze positive e negative, con persone che aggiungono, modificano o cancellano informazioni in base a diversi impulsi. In effetti, l’informazione non è composta solo di fatti, ma anche di bisogni, contrapposizioni, pregiudizi, interessi. Questi aspetti scatenano battaglie epiche in molte parti di Wikipedia, battaglie che evolvono nel tempo e che rispecchiano la nostra società, con le sue moltitudini di opinioni e conseguenti scontri.”

Ogni parola parte di Wikipedia, ogni sua pagina, alla quale gli utenti possono contribuire, diventa un campo aperto, dove mettere, togliere, aggiungere, correggere, spesso senza le competenze necessarie, guidati da una visione interessata e stimolati dalla libera possibilità di esprimerla. Misurare queste battaglie mette in luce sicuramente diversi aspetti interessanti della società, offrendone uno spaccato senza filtri.

Negapedia struttura le sue informazioni attraverso due parametri fondamentali: il conflitto e la polemica. Come spiega Massimo Marchiori: “Il conflitto rispecchia la “quantità” di battaglie, ed è quindi sintomatico di quanto stabile o meno sia il contenuto di una pagina; la polemica misura invece l’atteggiamento della comunità che è dietro ad ogni pagina, cioè il suo livello di ostilità“.

Il conflitto tiene conto di quante volte una pagina è stata riportata alla versione precedente, oppure una riga è stata cancellata, dando una misura del “campo di battaglia informativo”: un basso grado di conflitto indica una pagina stabile, un livello alto denota una pagina instabile e fonte di contrasti. La polemica invece misura la qualità di questo conflitto, il livello di bellicosità degli utenti che animano la pagina.

Continua Marchiori: “Negapedia permette di osservare questo specchio della nostra società a vari livelli, sia per anno che per categorie di interesse – cultura, persone, salute, politica e così via – in modo da dare una panoramica completa delle pulsioni che guidano la nostra società. Gli argomenti più rilevanti sono facilmente osservabili tramite la top ten, e inoltre ogni singola pagina di Wikipedia può essere vista nella sua versione negativa, mostrando il suo livello recente di negatività, così come anche l’evoluzione storica, in modo da cogliere i cambiamenti che si succedono col tempo nelle pulsioni che agitano il mondo”.

Curiosare dentro Negapedia significa scoprire qualcosa di più sul nostro tempo e sul web, sulla società, i suoi interessi e le sue priorità. Ad esempio è interessante paragonare le top ten italiana del conflitto 2017, ovvero le pagine che hanno subito più modifiche – che ha ai primi posti le voci “Napoli”, “Roma” e “Gianluigi Buffon”, seguiti da “penalità”, “Juventus”, “Napoli Calcio” e “Ghali” – e quella americana, dove su tutti svetta “Donald Trump”, segno di una maggiore sensibilità della seconda rispetto alla contingenza di un evento storico determinato (se vogliamo, è interpretabile così anche il terzo posto nostrano di “Buffon”).

Differente è invece la top ten della polemica, che vede ai primi posti: “Vulcano”, “Protocollo di Kyoto” e “Troll”, ad indicare che i due misuratori possono mostrare volti decisamente differenti della società, quantitativamente battagliera su tematiche generaliste e qualitativamente focalizzata invece su questioni scientifiche (“Vulcano”) o politiche (“Kyoto”). Altro aspetto interessante sono iSocial Jump, che mostrano come gli utenti collegano le proprie ricerche senza la guida razionale di un algoritmo, ma secondo un impulso “emotivo”, randomico.

Access to tools”: accesso al sapere, accesso al potere.  

Access to tools” è un’espressione di Stewart Brand, padre della controcultura californiana, che nel 1968 ha messo in piedi un progetto editoriale chiamato “Whole Earth Catalog” che ha colpito molti ragazzi di quella generazione. A lui si sono ispirate molte persone, hippy e non, che hanno animato il mercato di oggi.

“Whole Earth Catalog” era una sorta di gigantesco catalogo, per alcuni (Steve Jobs) una sorta di Google tascabile, che puntava a fornire a tutti i paladini della controcultura gli strumenti necessari per rendersi indipendenti dalla società: “Stiamo sviluppando un mondo di potere intimo e personale: il potere dell’individuo di istruirsi da sé, educarsi da sé e trasformare il proprio ambiente” diceva Brand.

È una storia che si ripete: il Do It by Yourself, la volontà di andare contro i sistemi istituzionalizzati e di fornire gli strumenti per fare da sé è un’utopia affascinate che brilla e continuerà a brillare, per gli hippy che formavano comunità autonome come per i cittadini del nuovo millennio che scrivono tutti insieme la loro stessa storia, cultura, enciclopedia.

Molti storceranno il naso, perché in fondo il “Whole Earth Catalog” fu anche la trovata commerciale di vendere per corrispondenza migliaia di accessori, ma il bianco e il nero fanno parte della storia stessa, dei progetti e del desiderio d’indipendenza, ed è bello che esista uno strumento come Negapedia per raccontare queste due anime. In ogni caso, vista dalla Negapedia, la pagina di Wikipedia è una delle più conflittuali.


http://en.negapedia.org/

http://it.negapedia.org/