L’artista americana con base a San Francisco, Klari Reis è meglio conosciuta per la sua serie Petri Dish, un insieme multicolore di macchie circolari create utilizzando una miscela di tecniche multimediali innovative. Il nucleo della metodologia di Klari si basa sulla trasformazione e la pigmentazione di una plastica resistente ai raggi UV, il polimero epossidico; il risultato che ne consegue è una serie di opere molto innovative. La ricerca in corso di Klari è visibile al vasto pubblico nel suo blog A Daily Dish, dove l’artista pubblica una nuovo dipinto ogni giorno. Queste opere mostrano le possibilità infinite e caleidoscopiche che il polimero può assumere in termini di colori e forme. Inoltre, i titoli assolutamente accattivanti dei dishes(come Unidentified Insect, The Gardner, Citris Squeeze, Cactus Flower, Game Boy) danno un valore aggiunto all’intero progetto.

Il primo contatto di Klari con la commistione tra arte e scienza è avvenuto a Londra, mentre studiava per il Master of Fine Arts (MFA) presso la City and Guilds of London Art School. A quel tempo l’artista è stata ricoverata in ospedale, ha attraversato una serie di test clinici, ed è stata curata con diversi farmaci per il morbo di Crohn. Quando il dottore ha mostrato a Klari come i campioni di sangue reagivano ai diversi medicinali, lei è stata immediatamente incuriosita e ispirata da quelle reazioni cellulari. Rientrata a San Francisco ha iniziato a sperimentare sulla reazione e la composizione di colture di batteri e strutture cellulari con materiali misti, grazie al supporto di aziende biotecnologiche con sede nella Bay Area.

Gli ultimi lavori di Klari si sono evoluti in sorprendenti strutture complesse. La serie Hypocondria ad esempio, è composta da gruppi di 150, 60 o 30 capsule di Petri di diverse dimensioni e colori; le opere sono dipinte a mano e appese alla parete con un sistema ad hoc; interagendo con l’ambiente circostante, i dishes creano magnifiche trasparenze ed effetti d’ombra. Le opere di Klari sono state pubblicate da testate di fama mondiale come il New York Times, Wired Magazine, The Financial Times e Time Out London; e sono presenti in tutto il mondo in svariate collezioni pubbliche e private tra cui Microsoft Research di Cambridge (UK), Morgan Stanley di New York, The Stanford University Medical Center, The Peninsula Shanghai hotel e uffici Next World Capital‘s di San Francisco, Parigi e Bruxelles.

Dopo una lunga attesa, a causa dei suoi ritmi di lavoro frenetici e dei vari impegni professionali, ho avuto la possibilità – e il grande piacere, di porre alcune domande a Klari. Il risultato è l’intervista che segue.

Donata Marletta: Il risultato visivo dei tuoi Petri Projects (ad esempio le serie di opere Hypocondriac   e   Hypocondria) mi ricorda le Murrine create dai vetrai veneziani, anche se le tecniche che usi sono diverse a molto più complesse. Potresti dirci di più sul processo creativo e produttivo per la realizzazione di queste opere?

Klari Reis: Ho dipinto con resina epossidica per circa 15 anni. La resina epossidica, la plastica che uso, è endotermica, il che significa che si riscalda e si raffredda da sola una volta miscelata. Le tempistiche e la pianificazione sono molto importanti, non riesco facilmente a fare una pausa caffè o una telefonata dopo aver mescolato la vernice. Indosso una tuta protettiva in Tyvek e una maschera ai vapori organici mentre lavoro per proteggermi da eventuali fumi. Queste precauzioni per la salute non sono suggerite dai produttori della plastica, ma è una pratica che ho scelto perché mi piace lavorare quotidianamente con questo materiale abbastanza nuovo.Io uso tre varianti di resina epossidica quando dipingo ognuna con tempi di asciugatura o di lavorazione differenti.

Questi diversi tempi di lavorazione dei vari prodotti mi consentono di ottenere effetti diversi come risultato del controllo della viscosità delle materie plastiche. Anche la temperatura e l’umidità giocano importanti ruoli nel mio processo di verniciatura. Effetti differenti si producono quando metto plastica fredda a contatto con plastica calda o vice versa, o plastica altamente pigmentata in resina epossidica trasparente. Queste reazioni sono state scoperte attraverso la sperimentazione nel corso degli anni in cui ho lavorato con il materiale. Avrei difficoltà a spiegare o dare istruzioni scritte o verbali a qualcuno sul procedimento senza mostrarlo effettivamente a livello pratico. Adoro il vetro italiano; tende ad essere molto più pesante e un po’ più fragile della plastica con cui lavoro, tuttavia sono d’accordo sul fatto che le sculture finite abbiano un aspetto e uno splendore simili.

Donata Marletta: La fusione di luci e ombre, colori e trame nell’effettiva installazione dei tuoi Petri Dish sembra essere una caratteristica chiave di questi tuoi lavori. Quanto è importante per te trovare il perfetto equilibrio tra elementi naturali e tecnologici?

Klari Reis: Curare le installazioni di gruppi compositi è tanto importante per me quanto creare i pezzi reali. Adoro la sfida di scegliere e comporre un’installazione finita. Ottenere un gradevole equilibrio di colore, trasparenza e peso sono tutti elementi da tenere in considerazione quando si installa un gruppo o un pezzo finito. A volte creo lavori commissionati con specifiche dimensioni e colori, ma quello che preferisco è creare installazioni luminose e molto colorate.

Donata Marletta: Quando si osservano le tue opere, gli straordinari schemi cromatici sono la prima cosa che cattura l’attenzione  e l’occhio dello spettatore. Come controlli il risultato finale? C’è anche un elemento di casualità?

Klari Reis: Quando ho iniziato a lavorare con il materiale credo che le mie immagini fossero molto più minimali e più casuali. Avevomeno controllo. Nel corso degli anni ho una comprensione maggiore di cosa accadrà e di come controllare i materiali. So che tipo di risultati otterrò in un giorno piovoso e umido rispetto a una temperatura ideale di 80 gradi Fahrenheit (circa 26 gradi Celsius, nda). Non posso assolutamente controllare tutto, a volte i coloranti si diffondono più di quanto speravo o i colori diventano un po’ più confusi di quanto immaginassi, tuttavia questo elemento del caso porta anche eccitazione e vulnerabilità alla mia pratica. Mi piace anche aggiungere e provare nuovi coloranti e pigmenti per ottenere nuove combinazioni di colori o reazioni chimiche.

 Donata Marletta: Trovo sorprendente il modo in cui hai trasformato la tua esperienza personale con una malattia in una produzione artistica così brillante e colorata. In che modo il tuo processo creativo ti ha aiutato a trovare un modo per reagire a un evento così difficile e doloroso?

Klari Reis: Penso che stessi cercando di pensare in modo positivo e fantasioso a ciò che stava accadendo nel mio corpo. L’arte può essere estremamente terapeutica. Mi sento enormemente fortunata ad aver trovato una vera passione.

Donata Marletta: In un’epoca in cui quasi tutto può essere (ri)prodotto infinite volte, le tue opere sono invece circondate da un’aura di autenticità e unicità. Che ne pensi dell’attuale sovraesposizione mediatica?

Klari Reis: Grazie mille! Lavoro sodo per cercare di mantenere le mie opere diverse, o semplicemente distinte da quello che gli altri stanno creando. Mi piace il fatto che le mie opere siano uniche e il mio processo sia organico e non convenzionale. Non sono sicura della sovraesposizione, ma penso che ci troviamo sicuramente in un momento di marketing artistico molto particolare. Mi piace l’idea che le mie opere possano essere viste da chiunque, in qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi momento, e mi piace essere in grado di connettermi facilmente con altri artisti con passioni simili. I Petri Dish sono virtualmente impossibili da duplicare. Penso che in questi giorni potrei arrivare molto vicino a creare qualcosa del genere, tuttavia a causa del processo organico le opere sarebbero ancora piuttosto diverse.

Donata Marletta: Vivi a San Francisco, un hub per la ricerca tecnologica e una città caratterizzata da creatività e apertura mentale. In che modo il contesto sociale influenza e ispira il tuo processo creativo?

Klari Reis: La mia posizione geografica ha influenzato il mio desiderio di essere diversa artisticamente. Camminando per strada, tendo a non dare molto nell’occhio. Tuttavia, il mio lavoro artistico è la mia occasione per fare una dichiarazione audace. San Francisco e tutta la Silicon Valley sono caratterizzate da start-up che inventano e creano nuovi progetti, e sono basate sull’idea di lavorare sodo. Nonostante non faccia parte del settore della tecnologia informatica questi valori sembrano essere nell’aria della cultura locale.

Donata Marletta: In questo periodo stai lavorando a nuovi progetti o sperimentando nuove tecniche?

Klari Reis: Attualmente sto collaborando con una galleria cinese per una mostra e adoro lavorare con The Cynthia Corbett Gallery per le prossime mostre e fiere. Con Cynthia spero di preparare un lavoro per il suo Summer Show a Londra, e poi anche per l’Art Miami a Dicembre. Continuo a lavorare sui dipinti Petri Dish, ma attualmente sto sviluppando una nuova entusiasmante opera su carta e pannello.


www.klariart.com/

www.adailydish.com