La UGM | Maribor Art Gallery presenta la mostra collettiva internazionale No Looking Back, Okay?. Basata su un’ampia varietà di diversi mezzi espressivi come le installazioni, la fotografia, il disegno, i video, i film e l’arte partecipata, la mostra indaga sulle potenzialità del passato – tradotto e vissuto attraverso i ricordi e le storie – di metterci in contatto in maniera più decisa con le realtà del presente e di offrire fantasie alternative sul futuro.
L’ossessione per il passato e per il ricordo è un sintomo rilevante del nostro presente culturale ed è condizionato dai mezzi contemporanei di riproduzione e comunicazione. Il modo in cui oggi pensiamo al passato sta diventando sempre più un ricordo privo di confini nazionali.
L’orizzonte di tempo e spazio si è diffuso a livello locale e nazionale. Allo stesso tempo, numerosi discorsi sul ricordo e sulla memoria, che caratterizzano il nuovo millennio, sembrano sostituire l’entusiasmo attivista relativo alle promesse del futuro tipiche del secolo scorso.
Le fantasie del passato sulla globalizzazione e sullo sviluppo continuo sono considerate adesso materiale archivistico proprio del governo delle disillusioni. Tuttavia, al fine di esprimere la nostra insoddisfazione politica e culturale per il mondo attuale, vogliamo immaginare dei futuri alternativi anche oggi. I discorsi sul ricordo ci consentono di immaginarli.
Simona Vidmar, curatrice senior presso la UGM, spiega: “Non dovremmo percepire il passato come una storia conclusa, bensì come un luogo di possibili nuove esperienze che ci richiede un contributo di responsabilità creativa e critica. Il tempo deve consentire di ricordare il futuro!”
La mostra ragiona sul ruolo dell’arte all’interno di questo processo complesso e paradossale che, apparentemente, fa riferimento più al passato che al presente. Presenta le pratiche proprie della produzione dell’arte contemporanea che si avvicina alla memoria e alla decostruzione della storia in maniera audace; le pratiche che attraverso atteggiamenti irremovibili affrontano i ricordi individuali con i conflitti della storicizzazione; e infine le pratiche che, nel loro desiderio di demolire le convenzioni, trascinano disobbedienza e ribellione insieme ad un linguaggio ufficialmente persuasivo di umorismo, assurdità, poetica o riduzione.
No Looking Back, Okay? riflette sulla domanda relativa a se uno sguardo al passato può finalmente offrirci un nuovo inizio. La UGM riunisce 40 opere/serie, con opere d’arte di Francis Alÿs, Sarah Abu Abdallah e Nina Mangalanayagam che utilizzano l’approccio semi-autobiografico per analizzare temi di appartenenza, identità mutevoli o disillusione politica.
Morten Barker, Cao Fei e Massinissa Selmaniprendono immagini note del nostro passato (recente) mediato o fittizio e analizzano paesaggi contrastanti o frammentati, disordini urbani in aggiunta alla nostra ossessione per la contemporaneità. Le opere di Hrair Sarkissian, Ana Dana Beroš e Nika Autor parlano dei conflitti e delle migrazioni come l’elemento che più definisce le società (europee) del passato e del presente.
Le utopie del passato, le ideologie politiche, le strutture dispotiche e la nozione di iconoclastie nell’arte e nell’architettura vengono, ad esempio, trattate nelle opere di Allora & Calzadilla, Mounira Al Solh, Jasmina Cibic e Tanja Lažetić– mentre lo spettro della resistenza (artistica) viene mostrato nelle opere di Adel Abdessemed e Agnieszka Polska & Witek Orski.
Infine artisti quali Emeka Ogboh, Vadim Fiškin e Nataša Berk rendono le storie onnicomprensive delle nostre memorie e storie collettive attraverso installazioni complete – vengono definite come installazioni, opere partecipative/performative o opere a bassa tecnologia.