ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI - ROMA
19 NOVEMBRE 2005 2005

Dai primi elaboratori di IBM e Olivetti, agli attuali sistemi di informatizzazione della Pubblica Amministrazione, passando per piccole rivoluzioni come il Commodore 64 e il Sinclair Zx Spectrum. E’ il percorso offerto dalla mostra tutta dedicata all’informatica dal titolo ‘Bit@Byte’, un viaggio attraverso 30 anni di storia del pc in Italia organizzato da Sogei, società generale di informatica del ministero delle Finanze. Dai più antichi reperti del calcolo- dal compasso ai terminali alle memorie- alla nascita del codice fiscale fino ai servizi online per i cittadini.

Un viaggio attraverso l’evoluzione dell’hardware
Protagoniste, le apparecchiature che hanno accompagnato la vita degli italiani fino alle nuove tecnologie. Si parte da lontano, ovvero da quando il calcolo matematico si è dotato del primo strumento oltre alle dita delle mani e all’abaco- antichissimo dispositivo artificiale costituito da una tavoletta di argilla. Dalla teca che contiene il pallottoliere, naturalmente in legno, si passa alle prime macchine addizionatrici (pascalina) e quindi alle macchine calcolatrici. Impressiona per l’imponenza, il primo computer più veloce del mondo: è il CDC 66000, che risale al 1961 e occupa, da solo, una stanza. Non poteva mancare un tributo al Commodore 64, il primo pc venduto su larga scala grazie al costo accessibile, alla varietà di software disponibili e a un sintetizzatore di suono molto avanzato.

Percorsi per i ragazzi
Saranno i protagonisti del domani ipertecnologico, pieni fruitori di un mondo, quello informatico, nel quale gli adulti di oggi si muovono con meno scioltezza. Nati con il pc, non potevano mancare gli studenti, per i quali vengono organizzate visite guidate, e non poteva mancare una sorta di manuale dedicato ai ragazzi di età compresa tra i 5 e gli 11 anni, che contiene ‘istruzioni’ per la loro prima esplorazione del computer.

Il computer e l’arte
L’arte interattiva: non è fantascienza pensare di realizzare un dipinto con il proprio battito cardiaco. Si può ed è frutto dell’incontro tra arte e informatica. Oggi è possibile, collegandosi al pc attraverso degli elettrodi, far muovere un pennello virtuale che, seguendo gli impulsi del cuore, esegue un disegno. E’ una delle tante applicazioni possibili, grazie alle quali l’individuo sperimenta un’interazione con l’arte che va oltre la relazione tra artista, opera e pubblico. Il battito del cuore, ma anche il tatto e l’olfatto, tradotti in una simulazione virtuale.

La pittura digitale :
i processi di elaborazione, che partono dall’acquisizione dell’immagine- da fotografie o da video attraverso lo scanner o il download da internet- alla stampa dell’icona creata dall’artista che, dal bit all’atomo, è consegnata su tela, Pvc, alluminio o carta.

La Genetic art :
l’opera ‘Volatile’, degli artisti Bianco-Valente, è l’esempio di cosa si possa fare grazie ai meccanismi di una macchina da calcolo. In questo caso, possono inscenare il volo di uno stormo di uccelli che per chi guarda è assolutamente naturale. La macchina genera un certo numero di entità libere di muoversi in uno spazio virtuale tridimensionale, ma con tre regole che seguono anche gli uccelli che volano in stormo: scegliere due compagni e non perderli di vista; non allontanarsi mai da loro per più di un dato valore; non avvicinarsi per più di un dato valore.

Il computer e la musica
Dal Moog al laptop, riferimento per la musica digitale moderna. L’invenzione dei microchip e dei circuiti elettronici segnò un momento storico: la loro applicazione in campo musicale diede vita al sintetizzatore. Il primo fu realizzato da Robert Moog, ma fu l’utilizzo sempre più diffuso del computer dagli anni Ottanta in poi a contribuire in modo sostanziale alla rivoluzione elettronica in campo musicale. Verso la fine degli anni ’70 furono prodotti i primi elementari programmi di sequencing digitale che sfruttavano i suoni emessi dalla scheda audio del pc. Fu questo il caso del Commodore Vic 20 e del successivo, e per allora potentissimo, Commodore 64.

La creazione di questi programmi fu resa necessaria dalla diffusione dei videogames che in quel periodo giravano tutti su Commodore. Fu quindi la volta di consolle più potenti: l’Amiga era dotato di veri e propri programmi musicali, i cosiddetti ‘tracker’, con i quali era possibile usare file sonori interni per ricomporli a proprio piacere. L’imponente crescita del mercato del pc rese i software musicali multimediali, per la gestione contemporanea di sequenze di note e di voci, effetti, strumenti e di qualsiasi altro suono registrato campionabile. Nella galleria, tutte le invenzioni, dal mini moog al laptop, passando per Fairlight, il progenitore di tutti i campionatori.