La Fundació Joan Miró presenta Sound Art?, un’esposizione che rivaluta il concetto di suono nell’arte e prende in considerazione la possibilità di questa categoria. La mostra, sponsorizzata dalla BBVA Foundation, è impostata come un viaggio che traccia l’impronta dell’elemento sonoro nelle arti visive del XX secolo con a capo Arnau Horta, direttore.
Sound Art? raccoglie setttanta pezzi, compresi dipinti, sculture, disegni, stampe e installazioni che rappresentano la ricca e attuale conversazione che le arti visive hanno storicamente intrattenuto con il suono. Il mondo sonoro-visivo di Rolf Julius (1939 – 2011), mai esposto prima d’ora in Spagna, occupa una posizione prominente in Sound Art?, che coincide con l’ottantesimo anniversario della nascita dell’artista tedesco, pioniere dell’uso del suono nell’arte.
Attraverso le cinque sezioni, l’esibizione identifica i diversi modi in cui il suono è espresso nelle arti visive e propone una cronologia della sonorizzazione dell’opera d’arte dalla fine del XIX secolo fino a oggi. La prima sezione, Eyes Listen, si concentra sul ruolo della musica in quanto fattore determinante nella transizione da figurazione ad astrazione.
Molti dei titoli delle opere coinvolte fanno riferimento alla musica, come Nocturne: Blue and Silver – Chelsea (1871) di James Abbott McNeill Whistler, il dittico Prelude and Fugue (1908) di Mikalojus Konstantinas Ciurlionis, Bock Syncopé (1928-30) di František Kupka, Chanteurs de flamenco (1915-16) di Sonia Delaunay e Musique du crépuscule I and V (1965/1966) di Joan Miró.
La seconda sezione a sua volta, intitolata Music on Paper, esamina come lo spartito musicale sia diventato uno spazio che si è aperto alla sperimentazione per artisti come Earle Brown, Cathy Berberian, Channa Horwitz, Pablo Palazuelo, Alvin Lucier and Rolf Julius.
La mostra continua in una terza parte dal nome Sound Bodies. L’area riunisce una serie di lavori che propongono un’esperienza sonora che mira all’intero corpo come luogo di ascolto. Nel momento in cui i visitatori appoggeranno i gomiti sul Handphone Table (1978) di Laurie Anderson, avranno una percezione tattile dei suoni. Si continua con la Mannheim Chair di Michaela Melián, una struttura a forma di sedia per un ascolto immersivo. Per concludere in bellezza questa sezione, TV Experiment (Mixed Microphones) (1969-95) di Nam June Paik invita i visitatori a usare la voce per produrre delle forme astratte su uno schermo.
La quarta sezione, The Secret Sounds of Silence, esplora gli aspetti concettuali del silenzio ed esamina il suo ruolo nel processo di dematerializzazione dell’opera d’arte. Questo spazio include pazzi come À bruit secret (1916-64) di Marcel Duchamp, la composizione 4’33’’ (1952) di John Cage, The Silence (Ingmar Bergman) (1973) di Joseph Beuys e l’installazione The Sound of Ice Melting (1970) di Paul Kos, tra le altre.
La quinta sezione dell’esibizione, che dà il titolo a quest’ultima, pone la domanda finale. Le opere in questo spazio sono sculture, installazioni e disegni degli ultimi dodici anni di artisti di diverse generazioni. Tra quelle esposte si possono ammirare la prima scultura di John Baldessari, Beethoven’s Trumpet (With Ear) Opus# (2007), disegni di musica del compositore e artista visivo Chiyoko Szlavnics e la scultura Yes/No (2008) di Carsten Nicolai. Che il suono sia una categoria, un mezzo o un messaggio nelle arti visive, per Arnau Horta “la presenza del suono (o semplicemente l’allusione del suono attraverso il titolo) permette all’opera d’arte di percepire la sua presenza, di risaltare e di risultare capace di esprimerlo in una maniera radicalmente diversa e aumentata”.
Sound Art? trae il suo titolo dall’articolo determinante di Max Neuhauslm, incluso nella pubblicazione di questa mostra con altri saggi di Suzanne Delehanty, di grande importanza sull’argomento. Il catalogo riunisce anche nuovi contributi sulla relazione suono-arte, tra cui un saggio di Jean Yves Bosseur, un articolo del musicista e scrittore David Toop, un’intervista con Maija Julius (figlia di Rolf Julius) e Miki Yui, compositrice e un’assistente di Julius e una conversazione con le direttrici di Sound Art e galleriste Ursula e René Block.