Prendendo come punto di partenza l’argomento generale di ricerca dell’NTU CCA di Singapore Climates. Habitats. Environments., la mostra The Posthuman City esamina le possibilità di una coesistenza solidale e rispettosa tra le specie e di una condivisione consapevole delle risorse.
Attraverso proposte fantasiose nel punto di incontro tra arte, design e architettura, gli artisti selezionati pongono domande come cosa significhi essere umani e affrontano questioni di sostenibilità, scarsità d’acqua, comunità invisibili, natura come forma di cultura e suggeriscono l’applicazione delle conoscenze indigene acquisite nel tempo. Le opere in primo piano spaziano da installazioni a media basati sul tempo, che esaminano il tessuto urbano nel suo stato di habitat per varie forme di vita.
Attualmente, più della metà della popolazione umana mondiale vive in aree urbane. La crescita urbana mette alla prova gli abitanti delle varie città e crea delle esigenze materiali che causano un danno duraturo all’ambiente circostante. La crisi climatica sta già annunciando scenari minacciosi in particolare nelle regioni costiere e nelle megalopoli che si trovano sui litorali. L’urbanizzazione globale e lo sfruttamento delle risorse avvengono a spese sia della specie umana che di altre specie. The Posthuman City vede la partecipazione di artisti che propongono un cambio di prospettiva.
Sottolineando l’importanza vitale dell’acqua pulita e i problemi causati dalla sua scarsità in tutto il mondo, Lucy + Jorge Orta hanno sviluppato un progetto a lungo termine per la raccolta, la purificazione e la distribuzione dell’acqua. OrtaWater immagina dei dispositivi di purificazione dell’acqua a basso costo, che permettono di pompare e filtrare acqua sporca direttamente dalle fonti locali.
Sempre per combattere l’inquinamento dell’acqua, Soya C(o)u(l)ture di Irene Agrivina ci mostra come trasformare l’acqua di scarto proveniente dalla produzione di tofu e tempeh in biomateriali utilizzabili, come carburante, fertilizzante e tessuti simili alla pelle. Gli indigeni di varie aree del mondo, con profondi legami storici e culturali con la loro terra, hanno mantenuto degli stili di vita sostenibili che rispettano i limiti delle risorse del pianeta.
Chiedendo scambi di conoscenze tra le comunità indigene e scienziati e teorici urbani contemporanei, Earth Drawings di Marjetica Potrč riguarda l’importanza delle conoscenze indigene e delle cosmogonie. La coesistenza planetaria tra le specie ammette la presenza e l’agire di diverse forme di intelligenza. Nicholas Mangan è stato ispirato dalle termiti e dalla loro capacità di costruire architetture sofisticate e dinamiche che forniscono un modello di organizzazione sociale ed economica decentralizzata.
D’altro canto, Animali Domestici studia l’urbanità di Bangkok dalla prospettiva di un pitone. Mappando la città attraverso l’esperienza che ne fa un serpente, l’arazzo che ne risulta mette questi animali al centro, spostando l’uomo dal suo eccezionalismo.
Il rapporto di sfruttamento tra gli umani e le altre creature viventi, incluso l’addomesticamento degli animali, è esaminato anche da Pierre Huyghe in Untitled (Human Mask), dove l’artista filma una scimmia, Fuku-chan, che nella vita reale lavora come “cameriera” in un ristorante. Dopo le prime immagini di un paesaggio devastato, seguiamo la scimmia attraverso un ristorante e una casa oscuri e vuoti, mentre indossa una parrucca e un vestito, oltre ad una maschera creata da Huyghe.
La serie di collage di Ines Doujak, Ghostpopulations, trasforma dei disegni presi da manuali di anatomia dell’Ottocento in splendide raccolte, combinando corpi umani malati con flora e fauna. Oltre a dare visibilità a popolazioni emarginate, abusate e sradicate, le immagini distopiche ci ricordano anche della minaccia di pandemie causate dal cambiamento climatico.
La morte, da una prospettiva post-umanista, non solo è inevitabile e parte della vita, ma è anche un evento già presente nel nostro passato. Cambiando le narrative intorno alla morte, Jae Rhim Lee ha sviluppato un completo funebre rispettoso dell’ambiente come alternativa alle pratiche funerarie convenzionali. Oltre a sottolineare l’importanza della decompicoltura (la coltivazione di organismi che decompongono i rifiuti), l’Infinity Burial Suit suggerisce anche un forte legame tra la resistenza umana alla mortalità e il rifiuto del cambiamento climatico.
Lo schermo installato da Hito Steverl, Liquidity Inc., costituisce una parabola su crolli economici, scambi commerciali, arti marziali miste e cultura contemporanea in generale, e utilizza l’acqua e la fluidità come tropi. Iniziando con la citazione di Bruce Lee “be water, my friend”, l’opera commenta la circolazione delle immagini digitali, dei big data, delle informazioni, degli asset finanziari, del lavoro e delle condizioni meteorologiche. La rete intricata delle strutture capitalistiche del passato deve essere dirottata per dare spazio alle nuove politiche ecologiche e sostenibili che danno più valore alle persone e alla vita rispetto al profitto.
The Posthuman City, attraverso alcune proposte artistiche, vuole aprire una discussione sulla relazione sbilanciata tra un modo di pensare antropocentrico e un ambiente vivente. La mostra è curata da Ute Meta Bauer, professore della School of Art, Design and Media, NTU, direttore e fondatore dell’NTU CCA Singapore, e Laura Miotto, professore associato della School of Art, Design and Media, NTU.
I programmi pubblici che accompagneranno la mostra includono seminari sul tecno-ottimismo e l’eco-attivismo il 23 novembre 2019 e sulla biodiversità cittadina e il futurismo urbano il 18 gennaio 2020. Verrà approfondita la discussione sul post-umanismo e sulla condizione urbana.
Oltre ad essere un’istituzione artistica internazionale all’avanguardia, NTU CCA Singapore è una piattaforma, un oste e un partner che crea pensiero dinamico e ne è guidata nella sua triplice costellazione: mostre; Programma Residenze; ricerca ed educazione accademica. Come centro nazionale di ricerca per l’arte contemporanea della Nanyang Technological University, il Centro si concentra su Spaces of the Curatorial.
Porta avanti forme innovative e sperimentali di pratiche artistiche e curatoriali emergenti che intersecano il presente e le storie dell’arte contemporanea incluse nella sfera sociopolitica con altri campi di conoscenza.