Arts Catalyst, London
20 / 02 / 20 - 14 / 03 / 20

Il progetto si concentra sul modo in cui il tempo come mezzo modella la nostra percezione della vita, la struttura delle società e la vastità del mondo fisico. Le opere d’arte in mostra propongono una ridefinizione del tempo umano ed espongono le sue profonde interrelazioni con la diversità del regno più oltre l’umano, muovendosi attraverso il mondo geologico, tecnologico, biologico e cosmico.

Ogni epoca vive e comprende il tempo in modo diverso. Nel XXI secolo, l’instabilità della globalizzazione, la velocità delle tecnologie digitali e la trasformazione della conoscenza stanno generando rapidi cambiamenti nel tempo, che si manifestano su scala individuale, collettiva e planetaria. In un clima di accelerazione, di tempo compresso e volatile, gli artisti mostrano le relazioni temporali in modi nuovi, attraverso il loro lavoro con le forme e i ritmi di mezzi analogici e digitali, di semi, insetti e materia, di grafite, ocra e carbone e di satelliti, stratificazioni e atmosfere.

L’opera di Thomson & Craighead Horizon (2009-20) funge da indice visivo e concettuale del moderno modello globale del tempo dell’orologio. Nella presentazione di una nuova iterazione 4K dell’opera, i due artisti londinesi raccolgono immagini catturate da webcam posizionate in ciascuno dei 24 fusi orari del mondo, a cui si accede in remoto via Internet. Il lavoro esplora il potenziale di Internet per trasmettere l’esperienza della durata e mostra lo slittamento tra le condizioni di rete, l’ora planetaria e quella locale.

La mostra presenta opere di cinque artisti australiani, tutte esposte per la prima volta nel Regno Unito. Robert Andrew è un discendente del popolo Yawuru; il paese di sua madre abbraccia Rubibi (Broome) e i suoi dintorni nella regione di Kimberley, nell’Australia occidentale.

In un video prodotto per la mostra, Andrew riconfigura le parti di una complessa macchina da disegno che ha installato al Metro Arts di Brisbane per la mostra Disruptive (Ill) logic (2017). La macchina era guidata da un sistema di coordinate cartesiane che utilizzava testi in lingua Yawuru come impulso per manovrare oggetti organici – tra cui legno carbonizzato, conchiglie, rocce e ocra – sulle pareti della galleria. L’iterazione video dell’opera rievoca la cancellazione della cultura indigena ed espone il potere dei materiali simbolici e della tecnologia di plasmare le relazioni con il tempo.

Ark (2020), di James Geurts, è un nuovo video a canale singolo che si concentra sui Flinders Ranges australiani, formatisi circa 650 milioni di anni fa, e luogo della più antica testimonianza fossile di vita multicellulare al mondo. Geburts ha esibito filmati su pellicola da 35mm realizzati nei luoghi circostanti i Ranges, sul clima, la luce e la polvere di quell’area. La pellicola è stata poi inserita manualmente in una macchina di montaggio Steenbeck e la durata dell’avanzamento è variata, mentre le immagini sono state catturate di nuovo in formato digitale. Il processo sperimentale delinea la questione del tempo trattenuto all’interno di corpi cellulari, biologici e geologici, e il tempo trattenuto tra gli stessi.

In Trajectories II: Prebiotica (2019) Geurts presenta le tracce di un esperimento duraturo con il materiale più antico presente sulla Terra, ricavato da un meteorite atterrato in Australia nel 1969. Il lavoro, sviluppato presso il CSIRO Advanced Manufacturing attraverso una residency ANAT Synapse, riflette sul limite dopo il quale il chimico diventa biologico, e si ha la vita.

Sampling (the slow seismogenic zone) (2020) di Lucy Bleach, presenta le registrazioni sonore di un fenomeno noto come “slow earthquakes”, a cui ha avuto accesso durante la sua residenza in una struttura di ricerca in Giappone. Lo sviluppo delle tecnologie che controllano frequenze estremamente basse ha permesso agli scienziati di rilevare la presenza di una forma di attività sismica con il potenziale di diffondere o di innescare eventi sismici più rapidi e distruttivi. L’installazione dell’opera nella finestra della galleria attira il luogo e il pubblico nel campo vibrazionale del tempo tecno-geologico.

seed in Space/sound in time (2017) di Josh Wodak sonorizza l’intervallo di temperatura sperimentato da tre semi del preistorico pino australiano Wollemi Pine, in pericolo d’estinzione, durante l’esperimento di un anno NASA Seeds in Space del 2008. I campioni del Snowy Tree Cricket, che modifica il grado e la frequenza delle pulsazioni in base alle variazioni della sua temperatura ambiente, vengono utilizzati come proxy e materia prima per la conversione del clima in suono. I tre set di dati utilizzati nel lavoro mappano le temperature sperimentate da: un campione di controllo di un seme di Wollemi nella seedbank del Mount Annan; un seme sperimentale nel suo viaggio verso la Stazione Spaziale Internazionale e la vita a bordo della stessa; un seme non raccolto che giace ancora nella solitaria gola in cui la specie riesce ancora a sopravvivere, nel Parco Nazionale di Wollemi.

In The Pinned Moth Cannot Fly(2018), Eva Nolan sradica la gerarchia del sistema di tassonomia sviluppato nel XVIII secolo dal botanico Carl Linnaeus. Nolan crea un ecosistema speculativo e biodiverso attraverso la fratturazione digitale, la fusione e la combinazione di scansioni ad alta risoluzione dei suoi disegni in grafite. Le forme animate che ne risultano si discostano dalla visione standard e moderna del tempo evolutivo e mettono in discussione l’implicazione delle tassonomie di origine coloniale nella nostra percezione delle interrelazioni tra gli esseri viventi.


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