Nella più grande mostra di tecnologia interattiva dell’Hirshhorn Museum mai organizzata, si riuniscono le tre maggiori installazioni della serie Pulse di Rafael Lozano-Hemmer in occasione dell’esordio dell’artista a Washington. Artista messicano-canadese conosciuto per l’abilità di assottiliare la linea di confine tra arte, tecnologia e design: Lozano-Hemmer occupa l’intero secondo piano del museo con ambienti immersivi che, attraverso sensori del battito cardiaco, creano esperienze cinetiche e audiovisive a partire dai dati biometrici dei visitatori stessi. Pulse animerà per i prossimi sei mesi i segni vitali di centinaia di migliaia di partecipanti.
Grazie alla consolidata sensibilità di Lozano-Hemmer nel coinvolgimento del pubblico e nella scala architettonica, ogni installazione cattura i segni biometrici e li visualizza sottoforma di sequenze ripetitive di luci lampeggianti, paesaggi sonori in panning, onde increspate e impronte digitali animate. Le “istantanee” o “ritratti” intimi dell’attività elettrica sono poi aggiunti ad un archivio vivente di registrazioni antecedenti per creare un ambiente di ritmi sincopati. In un momento in cui l’impiego della biometria di identificazione e controllo è in crescita, questi dati costituiscono un nuovo modo di rappresentare sia l’anonimato sia la collettività.
La mostra inizia con Pulse Index (2010), che è presentata nella sua scala più grande fino ad ora. L’opera registra le impronte digitali dei partecipanti mentre rileva il loro battito cardiaco proiettando i dati degli ultimi 10.000 utenti sotto forma di griglia. La seconda opera, Pulse Tank (2008), la cui prima si è svota al Prospect.1 della New Orleans Biennial, è stato aggiornato e ingrandito per questa nuova mostra. Dei sensori convertono il polso dei visitatori in increspature sull’acqua all’interno di vasche illuminate, creando disegni in movimento che si riflettono sulle pareti della galleria.
Pulse Room (2006) completa l’esibizione: è caratterizzata da centinaia di lampadine chiare e incandescenti che pendono dal soffitto in file uniformi pulsando al ritmo dei battiti cardiaci di visitatori precedenti. È possibile aggiungere il proprio battito cardiaco all’installazione toccando un sensore che trasmette il proprio polso alla prima lampadina. I battiti cardiaci aggiuntivi continuano a essere registrati nella prima lampadina, facendo avanzare le registrazioni precedenti una lampadina alla volta. Il suono dei battiti cardiaci raccolti si unisce al display luminoso per amplificare l’impatto fisico dell’istallazione.
Inoltre, vengono proiettati tre brevi documentari sull’opera Pulse che mostrano l’ampiezza della serie attraverso filmati di ulteriori interventi biometrici di arte pubblica ad Abu-Dhabi, Toronto, Hobart, New York e Urdaibai, Spagna (2007-2015). Curato da Stéphane Aquin, Curatore Capo con l’assistenza curatoriale di Betsy Johnson, Assistente Curatore.
In collaborazione con la Hirshhorn Exhibition, il Mexican Cultural Institute of the Embassy of Mexico a Washington D.C. presenta il debutto dell’opera 2011 di Lozano-Hemmer a Washington, Voice Array, in prestito dalla collezione Hirshhorn, un regalo della collezione Heather e Tony Podesta nel 2014.
Aperta dal 31 ottobre 2018 al 31 gennaio 2019, l’opera interattiva registra le voci dei partecipanti e le trasforma in luci intermittenti che si uniscono per dipingere dal punto di vista visivo e uditivo i contributi cumulativi degli ultimi 288 visitatori.Si tratta dell’ultimo progetto dell’Hirshorn in the City, l’iniziativa del museo per portare arte contemporanea internazionale oltre le mura del museo e nei luoghi pubblici di Washinton per connettere artisti e curatori con le comunità creative della città.
Lozano-Hammer è nato a Città del Messico nel 1967. Nel 1989 ha conseguito la laurea in chimica fisica alla Concordia University di Montreal, in Canada. Nel 2003 ha avviato lo studio Antimodular Research a Montreal, insieme a 14 programmatori, ingegneri, architetti e artisti provenienti da tutto il mondo. Lozano-Hemmer è stato il primo artista a rappresentare il Messico alla Biennale di Venezia nel 2007 e ha recentemente tenuto mostre personali al museo MUAC di Città del Messico, al Musée d’art contemporain di Montreal, e al Museum of Contemporary Art di Sidney.
Le sue opere si trovano nella collezione dell’Hirshhorn, del MoMA, del Guggenheim, del Museo del Barrio di New York, del Tate and Science Museum di Londra, del CIFO di Miami, Jumex, del MUAC a Città del Messico, del SFMOMA a San Francisco e molti altri. Oltre ventiquattro commissioni architettoniche permanenti sono attualmente in fase di sviluppo in tutto il mondo, e le sue installazioni interattive su larga scala sono state create per luoghi pubblici a Città del Messico, New York, Vancouver e Berlino.