Dal 20 Febbraio nella Galleria 4 al Centre Pompidou, La Fabrique du Vivant [La Fabbrica dei Viventi] ripercorre un’archeologia del vivere della vita artificiale. Questa mostra collettiva offre una presentazione di prospettiva del lavoro recente di circa cinquanta designer, oltre alla ricerca da laboratori scientifici. Organizzata come parte della terza edizione del ciclo Mutation/ Creations, Le Fabrique du Vivant, in associazione con IRCAM, avvia un dialogo con la mostra monografica dedicata all’artista brasiliana Erika Verzutti, nella Galleria 3.
Decisamente lungimirante, Mutations / Creations è il laboratorio annuale di creazione e innovazione del Centre Pompidou, che esplora i legami tra arte, scienza, ingegneria e innovazione. Riunisce artisti, ingegneri, scienziati e imprenditori, tutti gli attori del “sensibile” e dell'”intelligibile” che danno forma e infrangono il nostro presente.
Dopo una prima edizione del 2017 dedicata alle tendenze progettuali e produttive della stampa 3D, una seconda edizione del 2018 che esplora la storia del codice digitale e la sua appropriazione artistica a partire dagli anni ’60, questa terza edizione esamina il vivente e i suoi protocolli di (ri)creazione. Al crocevia tra i campi disciplinari, Mutations / Creations 3 convoca l’arte visiva e digitale, il design e la parola attraverso una mostra collettiva, La Fabrique du Vivant, la prima mostra monografica europea sull’artista brasiliana Erika Verzutti, e la terza edizione del Vertigo forum, organizzato dall’Istituto IRCAM.
Nell’era digitale sta emergendo una nuova interazione tra la creazione e i campi delle scienze della vita, delle neuroscienze e della biologia sintetica. L’attenzione si concentra ora sulla materia stessa. La nozione di “vivere” assume una nuova forma di artificialità, a metà strada tra inerzia e slancio. Il ‘vivere’ abbraccia il campo fisico della materia e l’immaterialità del mondo digitale. Le biotecnologie sono oggi un mezzo utilizzato da artisti, designer o architetti. Gli strumenti di simulazione digitale ci permettono ora di ricreare l’abitare.
Il design ha un approccio interdisciplinare, tra biologia e genetica, come un artefatto biotecnologico dove la materia viva detta la forma. Si rivolge ora alla “bioproduzione” e alle nuove “tecnologie dirompenti” intorno alla materia vivente. I biomateriali, ottenuti da vita organica (funghi micelio, alghe laminari, batteri e lieviti, ecc.) hanno portato a nuovi oggetti sostenibili e biodegradabili.
Per creare una scultura architettonica sul posto, appositamente progettata per la mostra, l’artista americano David Benjamin (The Living) utilizza un nuovo metodo costruttivo basato su mattoni di fungo micelio che crescono insieme e sono assemblati mediante bio-saldatura. I microrganismi si trasformano in mezzo architettonico e in materiale da costruzione. Lo studio dei comportamenti della vita (animali o piante) porta ad una progettazione architettonica innovativa che produce nuove forme di natura, tra ecosistema digitale e sistemi viventi.
Gli artisti mettono in discussione i legami tra il vivere e l’artificiale, cosi come i processi di ricreazione artificiale della vita; la manipolazione di procedimenti chimici sulla materia vivente; opere auto-generanti con forme sempre mutevoli; opere ibride di materia organica e materiale industriale, o l’ibridazione di cellule umane e vegetali.
In questa era di tecnologia digitale, gli artisti attingono dal mondo della biologia, sviluppando nuovi ambiti politici e sociali basati sul problema della vita. Circa cento progetti saranno resi pubblici, compreso parecchi creati specialmente per la mostra. La vera questione di questa mostra è il cambiamento, come certi lavori subiscono un processo di crescita o decadenza. IRCAM presenta l’installazione Biotipe composta da Jean-Luc Hervé, che si inserisce nel percorso espositivo come un organismo vivente.
Artisti, designer e architetti della mostra includono: Shamees Aden; Laure Albin Guillot; François Azambourg; Heather Barnett; Sonja Baümel e Manuel Selg; Hicham Berrada; Burton Nitta (Michael Burton e Michiko Nitta); Julian Charrière; Natsai Audrey Chieza; Amy Congdon; The Disease Biophysics Group della Harvard University; Alexandra Daisy Ginsberg; Guillian Graves (Big Bang Project); Andreas Greiner; Ernst Haeckel; Perry Hall; Eduardo Kac; Amy Karle; MIT Media Lab (Cindy Hsin-Liu Kao); Officina Corpuscoli; Neri Oxman & The Mediated Matter Group, MIT; Claudia Pasquero e Marco Poletto (EcoLogicStudio); Pamela Rosenkranz; Daan Roosegaarde; Studio Formafantasma; The Tissue Culture & Art Project (Oron Catts & Ionat Zurr); Elaine Whittaker e molti altri.