Jonáš Gruska è un artista che esplora le molteplici sfaccettature del suono e crea persino gli strumenti con il quale le registra. Ha studiato presso l’Istituto di Sonologia a l’Aia e alla Music Academy a Cracovia. Nel suo lavoro sul suono, punta l’attenzione sui ritmi caotici e l’esplorazione delle proprietà psicoacustiche del suono e del field recording.
Ha creato numerose installazioni sonore site-specific basate sulle proprietà risonanti dello spazio e dei materiali, inoltre ha tenuto vari workshop sulla sonificazione, il field recording, la progettazione di circuiti stampati e sulla programmazione per artisti. Gestisce la sua etichetta LOM che ha sede a Bratislava, in Slovacchia. Jonáš Gruska fa parte di SHAPE – platform for innovative music and audiovisual art.
Con questa intervista, parliamo in anteprima del suo ultimo album Vlakom (By Train in inglese), una raccolta di field recording di campi elettromagnetici catturati durante un viaggio in treno tra Bratislava e Praga.
Lucia Udvardyova: Nel 1948, Pierre Schaeffer registrò “Étude aux chemins de fer“, che fa parte della sua produzione di lavori pioneristici in cui ha utilizzato i suoni dei treni su rotaie. Questi suoni sono stati poi usati come strumenti compositivi “ready-made”. Il tuo approccio invece è diverso, più liminale. Ci parli del concetto che sta dietro la sua nuova registrazione Vlakom?
Jonáš Gruska: I treni sono fantastici. A Bratislava, durante la mia infanzia, abitavo vicino alla stazione dei treni e mia madre mi portava a vederli come divertimento. Bevevamo la cioccolata calda del distributore automatico e ci godevamo la vista e i suoni. Non ho più smesso di subirne il fascino. Ho sempre preferito viaggiare in treno. Trovo che i veicoli elettrici abbiano un nonsoché di estremamente piacevole e rassicurante (registro anche il suono dei tram!). Nell’ultimo anno ho fatto un paio di registrazioni a distanza ravvicinata all’interno di domini acustici, concentrandomi sui dettagli della meccanica della macchina.
Poiché i veicoli elettrici sono circondati da un gran numero di campi elettromagnetici, ho deciso di provare a registrare anche questi. Mi lanciai in questa avventura della registrazione, durante un viaggio di ritorno da Bratislava a Praga (dove stavo tenendo contemporaneamente un workshop sull’ascolto delle onde elettromagnetiche). Le sonorità ottenute erano talmente affascinanti da convincermi a farne un album.
Lucia Udvardyova: Lo strumento principale impiegato nella creazione di Vlakom è l’Elektrosluch, un piccolo arnese di tua invenzione, che è in grado di catturare e sonorizzare le onde elettromagnetiche. Ci puoi parlare di Elektrosluch e di come lo hai impiegato nella creazione di Vlakom?
Jonáš Gruska: Fondamentalmente si tratta di uno strumento che converte i campi elettromagnetici in suono. Tutti i conduttori e i circuiti stampati emettono campi elettromagnetici nello spazio circostante. Le linee elettriche e il trasferimento di dati, come i movimenti rapidi di particelle magnetiche possono essere all’improvviso sentiti, esaminati e (si spera) goduti.
Elektrosluch non è altro che un dispositivo atto a realizzare tale processo in modo stereofonico e in parte ad alta risoluzione. Al momento ne esistono tre differenti versioni in tutto il mondo (per un totale di circa 400 unità) e ne stanno progettando di nuovi presso il LOM Instruments. Ho anche scritto un tutorial per la rivista “Make” su come costruire un Elektrosluch autonomamente.
Lucia Udvardyova: Il treno diventa un corpo sonorizzato, una bestia uditiva che stride, sibila e respira. Il treno qui si trasforma in una creatura antropomorfa (con le frequenze più elevate che agiscono come forze oscure dannose per l’udito umano)? Qual è il tuo ruolo?
Jonáš Gruska: Io ascolto il treno come un organismo molto complesso. Non esattamente un umanoide né un animale, è più un tipo speciale di bestia con molte vene e traiettorie neuro-digitali, che succhia via l’energia con le sue antenne. E credo che si possa davvero sentirlo nella registrazione. Tutti i vari schemi ritmici, le canzoni ad elevate frequenze e i droni dai profondi brusii. Ho provato a catturare tutto, l’intera esperienza – vagando per le sue viscere e ascoltandolo.
Lucia Udvardyova: Sei un avido field recorder e le tue registrazioni tendono ad essere concettuali. Hai registrato i suoni dei ponti di Bratislava, ecc. Puoi parlarci dell’approccio che hai verso questa area della sound art?
Jonáš Gruska: Sono un appassionato del suono in generale, e il field recording è parte naturale di ciò. Rintracciare suoni può essere estremamente ispiratore – grazie al loro timbro, alla loro qualità sonora e al loro valore compositivo – tutto questo in un contesto d’origine e di spazio. Io registro per varie ragioni: mediazione, analisi, ricontestualizzazione, documentazione e per la qualità unica del suono. La condizione ideale è quando diversi di questi aspetti si incrociano contemporaneamente. Che di solito è il materiale che pubblico– qualcosa che il mondo dovrebbe ascoltare.
Lucia Udvardyova: Tu crea i tuoi strumenti (gadget, microfoni). Quanto è importante per te questo approccio autosufficiente e “sotto controllo”? E come vengono alla luce questi strumenti? Proviene forse dal tuo bisogno personale, in quanto artista, di possedere uno strumento specifico?
Jonáš Gruska: Talvolta tendo a farmi trascinare un po’ dalla tecnologia. L’ingegnere che è in me semplicemente ama sperimentare e provare nuove cose. Questo diventa una grande fonte d’ispirazione per il mio lavoro artistico. La comprensione più approfondita dei concetti tecnici a volte mi aiuta a esplorarne i limiti e il potenziale, ma anche a migliorarli e ad adattarli alle mie necessità. Però a esser sinceri, è partito tutto da un bisogno finanziario, non potevo permettermi gli attrezzi che mi servivano, quindi ho improvvisato.
Lucia Udvardyova: Su cosa stai lavorando adesso?
Jonáš Gruska: Sto lavorando a vari progetti contemporaneamente, ma principalmente alla nuova versione di Elektrosluch, tra cui una progettata per suoni particolarmente deboli chiamata Priezor. Sono stato ispirato dal fenomeno chiamato “Ascolto delle onde radio VLF”, una strana razza di radioamatori che ascoltano segnali grezzi, non demodulati provenienti dall’atmosfera. Ciò comprendente fulmini e altri eventi atmosferici. Ricordo di aver aiutato a organizzare un’installazione di Alvin Lucier chiamata Sferics presso L’Aia, avevamo sistemato una serie di antenne quadrate sul Celestial Vault di James Turell e ascoltato questi suoni elettromagnetici naturali in volo. Materiale inquietante.
La piattaforma per la musica innovativa e l’arte audiovisiva SHAPE è supportata dalla piattaforma “Creative Europe” dell’Unione Europea.