Guardare una notte stellata o viaggiare attraverso le galassie, al planetario, sono sicuramente gli eventi più comuni presentati nelle architetture a cupola diffuse in tutto il mondo. In quanto forma architettonica, Buckminster Fuller ha reso ben note le strutture geodetiche collegando la loro forma al concetto di habitat alternativi ispirati a forme naturali.

L’interesse attuale per le architetture a cupola nel contesto artistico è nato tra la fine degli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta, grazie ai Vortex Concerts e alla Movie-Drome. Nel 1957, il musicista Henry Jakobs e il produttore cinematografico Jordan Belson hanno presentato la serie Vortex Concerts al Morrison Planetarium di San Francisco. Approfittando delle condizioni visive e dell’acustica dello spazio, Vortex Concerts è diventato famoso per aver presentato materiali visivi in ambienti a cupola realizzati per racchiudere la musica sperimentale.

“(…) ha avvolto lo spettatore in suoni elettronici, da parete a parete, ed effetti luminosi aerei (…). L’assalto alle barriere che separano un’arte dall’altra è diventato un attacco alle barriere tra “arte” e “vita”[1]. La Movie-Drome di Stan VanDerBeek, una costruzione sviluppata negli anni Sessanta a Stony Point, New York, è diventata celebre come luogo per eventi costituito da molteplici proiezioni e musica dal vivo, “un teatro sferico in cui le persone si sdraiano e si godono i film proiettati”[2].

Gli ambienti immersivi presentati nelle cupole sono stati molto più che viaggi divertenti ed educativi attraverso uno spazio inesplorato. Nell’ultimo decennio, le cupole sono state più che mai spazi per opere sperimentali audiovisive di artisti visivi e sound artisti, che hanno continuato ad esplorare le possibilità delle proiezioni sulle superfici e del riverbero del suono.

Pedro Zaz, con il quale abbiamo realizzato questa intervista, è un VJ, un musicista ed entusiasta artista fulldome. Per citare le sue parole, non è né un produttore, sebbene realizzi delle produzioni, né un regista, anche se qualche volta si trova a vestire questi panni. Ci siamo incontrati a Lisbona, in occasione della sua visita, tra il tour con l’installazione Hypercube per il Summer festival nel Regno Unito e la partenza per Mosca dove sarà giudice di una competizione per VJ in occasione dell’International festival of lights. Volevamo sapere di più del suo lavoro, sia come solista sia come parte di diversi gruppi AV, ma specialmente sul suo progetto principale United VJs, il ritorno alle cupole come spazi per la realizzazione di arte.

Ana Carvalho: Perché questo interesse per le cupole?

Pedro Zaz: Beh, sono affascinanti, quando ero bambino andavo al planetario una volta all’anno e mi addormentavo sempre. All’Expo di Lisbona del 1998 c’era il Padiglione della Realtà Virtuale (Pavilhão da Realidade Virtual da Expo’98) che proponeva alcune grafiche 3D bizzarre e un teatro fulldome, la stanza artefatta. Questo era uno dei primi sistemi fulldome mai costruiti. Dieci anni dopo, nel 2009, mentre stavo facendo un R&D per GaiaNova a Londra, mi sono imbattuto nella persona che lo aveva costruito, Richard Zobel, che in alcune email ha risposto a molte mie domande su questo settore. È da qui che ho capito che semplicemente non esistevano sistemi fulldome in tempo reale, per cui non potevo fare il VJ nelle cupole e questa fu una notizia davvero triste.

L’arte sperimentale all’interno di cupole non è una novità, Vortex Concerts e Movie-Drome sono davvero una fonte di ispirazione perché riusciamo a capire facilmente il loro sforzo.

Stan VanDerBeek è stato il primo artista digitale e anche un “pioniere della cupola” a sperimentare tutto il possibile. Henry Jakobs e Jordan Belson attrassero una folla che la direzione del planetario non apprezzò e con questo dobbiamo fare i conti anche oggi. È una missione impossibile entrare in qualsiasi planetario del mondo perché sono ancora tutti incentrati sulla scienza ma non è stato sempre così. La mia generazione è quella che mette i pixel sulla superficie delle cupole perché queste strutture esistono da migliaia di anni e non spariranno molto presto…

Ana Carvalho: La tecnica fulldome può essere messa in relazione con il tuo lavoro come parte di United VJs. Chi sono gli United VJs?

Pedro Zaz: Ho incontrato l’incredibile VJ Spetto a Manchester nel 2004 e quasi subito abbiamo iniziato un tour per i due anni seguenti con VJ e musica. Nel 2007 abbiamo deciso di creare un gruppo con i VJ più dotati che avevamo incontrato in giro per il mondo. La cerimonia di apertura della Royal Festival Hall a Londra con GaiaNova è stata l’occasione per dimostrare che il nostro stile e il nostro metodo di lavoro insieme ad altri artisti con le nostre stesse idee e provenienti da tutto il mondo poteva funzionare. Così sono nati gli United VJs.

La base è un team di artisti digitali internazionali e multidisciplinari che hanno una forte carriera individuale. In questi dieci anni abbiamo creato centinaia di spettacoli con il video mapping, cerimonie di apertura, spettacoli negli stadi, spettacoli per la TV, abbiamo sviluppato software fulldome, creato video art, progettato alcuni palcoscenici e ovviamente molto VJing con un team incredibile che ammiriamo, che lavora con noi da molti anni e che sarà per sempre parte della nostra storia: VJ Ortega, VJ Erms, Roger s., VJ Robson Victor, Helmut Breineder, Optika VJ, Viktor Vicsek, Thomás Mena, VJ Sorted, Jodele Larcher solo per citarne alcuni.

Ana Carvalho: Quali sono le ragioni dietro lo sviluppo del tuo software?

Pedro Zaz: Abbiano una visione del software come forma d’arte e una delle idee alla base della creazione di Blendy Dome VJ era quella di risolvere il problema di ogni VJ, cioè l’alto prezzo della strumentazione, che normalmente veniva sviluppata per l’industria cinematografica. Abbiamo seguito la filosofia intrinseca nei software per VJ per non renderli troppo costosi. Abbiamo sviluppato il nostro software in risposta ai prezzi astronomici dell’industria dei planetari. Le uniche occasioni per un VJ di sviluppare un lavoro con tecnica fulldome erano o un planetario non in real time oppure scrivere molte linee di codici.

Blendy Dome VJ (è importante aver aggiunto “VJ” nel nome) è un software per il fulldome mapping in real time esclusivamente per VJ, ad un prezzo per VJ, e chi non è un VJ paga doppio. Lo scopo principale di questo software è di aprire le porte dell’industria fulldome agli artisti che lavorano in real time, cosa che prima non era affatto facile. L’attitudine al fai-da-te del mondo dei VJ insieme a Blendy Dome VJ è uno dei motivi per cui oggi i VJ hanno accesso alle cupole. Ovviamente non solo grazie a noi ma anche grazie al loro talento individuale. Con la software art noi abbiamo solo offerto una porta di accesso per tutti.

Ana Carvalho: Spostiamo l’attenzione della nostra intervista per capire meglio il tuo percorso personale, in che modo l’incontro con VJ eyeskill / VJ eyepersonic ti ha portato al VJing?

Pedro Zaz: Nel 1997 abbiamo testato il software Vjamm progettato da Matt Black – Coldcut. Era una porta d’accesso per molte persone, ma per usarlo dovevamo avere un computer e questo all’epoca era molto difficile. Il software era contenuto in un CD-ROM insieme a TIMBER, un importante video AV sulla deforestazione dell’Amazzonia. Tutto questo è stato una grande fonte d’ispirazione. Durante questo periodo le webcam hanno rivoluzionato il mondo dei VJ perché permettevano di creare animazioni digitali in stop motion: muovere un oggetto, fare una foto e, animando la sequenza, creare un VJ loop.

Eravamo capaci di passare la notte a fare due loop da usare successivamente alle feste. Era la normale progressione che accompagnava gli sviluppi tecnologici. VJ eyepersonic6 ha avuto una grande influenza su di me nella creazione di software art e nella creazione di concept. Ho imparato con lui che ciò che conta non è la tecnologia né il software, ma l’idea, e l’idea è la cosa. Le nostre discussioni e i brainstorming hanno fatto la differenza. Pensare a ciò che verrà mostrato nell’immagine mi ha aiutato molto all’inizio.

Ana Carvalho: Dove hai iniziato a fare il VJ?

Pedro Zaz: Qui a Lisbona ho seguito il collettivo chiamato DaStimulators – Digital to Analogue Stimulators (alcuni video si trovano ancora su Internet) di cui VJ Eyepersonic era il fondatore. Oltre al software che ha creato nel 1999 per manipolare video in tempo reale, il gruppo potrebbe esprimere il drum’n’bass di quel tempo attraverso clip tratte dai film muti: lo scratching con Charlie Chaplin che scappa dalla polizia si adattava perfettamente al ritmo del drum’n’bass e la gente era bloccata nelle immagini.
Alla fine degli anni ’90 sono andato a Manchester, dove ho iniziato la mia carriera professionale. L’AVIT, uno dei primi festival internazionali per VJ, è stato un evento molto importante per tante persone. Contava circa 50 VJ, ognuno con un proiettore e la RIG VJ – una specie di astronave con molti controller, surreale – e tutti i VJ lavoravano contemporaneamente. C’erano 50 proiezioni simultanee. Sono andato all’AVIT con VJ visual_basiq (Rux-Rui Pereira), un altro VJ super talentuoso che mi ha ispirato molto, ed è lì che ho incontrato VJ Palumbo[3] che parlava della bollente scena dei VJ brasiliani e del suo atteggiamento circa i temi politici. Questo ha destato la mia curiosità, e sicuramente uno dei motivi per cui sono ora in Brasile è proprio il discorso di VJ Palumbo.

Ana Carvalho: Come si articola il concetto con il suono e l’immagine risultanti?

Pedro Zaz: Ad esempio, noi United VJs abbiamo fatto un video mapping al Palácio dos Leões a São Luís do Maranhão, in Brasile. Dopo aver analizzato il brief, conduciamo sempre studi e indagini sociali alla ricerca di indizi e ispirazione. La prima bozza dell’opera è la colonna sonora del pezzo. In questo modo ci assicuriamo che gli artisti compongano le immagini al ritmo dello spettacolo. Maranhão, in Brasile, ha una delle più grandi scene di reggae al mondo, in cui dispongono di questi enormi sistemi audio che chiamano “radiolas”. Partendo da questo abbiamo già il motto per la colonna sonora e una grande ricchezza per le immagini.

Sto seguendo anche un progetto chiamato Zaztraz, 100% live. In questo lavoro riproduco audio e video, e realizzo una performance creata con il contributo dell’esecutore João Negro. Questo è il mio progetto più personale, sul quale non ho un controllo. In realtà, è Zaztraz che controlla me. Sento che lo stereo ci limita tanto quanto lo schermo rettangolare. Entrambi possono essere piccoli e restrittivi. Spero di presentare questo progetto più spesso usando Spatial Audio (360º soundsystems) e le proiezioni fulldome.

Ana Carvalho: I lavori audiovisivi richiedono costanti ricerche concettuali ma anche tecnologiche. Chi ha sviluppato l’hardware e il software che usate?

Pedro Zaz: oltre a me e VJ Spetto, anche United VJs può contare sul programmatore geniale Roger S. (Rogerio Sodré). Abbiamo sviluppato insieme un software per la mappatura fulldome: il Blendy Dome VJ. Quando è stato distribuito, pensavamo che il software avrebbe venduto solo qualche dozzina di copie ma in realtà è stato venduto in più di 50 Paesi. Roger ha sviluppato molti degli strumenti che noi usiamo come il Blendy 360 Cam for C4D e il Blendy VJ.

Ana Carvalho: Mi puoi fare l’esempio di un lavoro realizzato con il Blendy Dome VJ?

Pedro Zaz: Un’installazione per una società commerciale di São Paulo, inaugurata il primo agosto 2017, che consiste in tre cupole interconnesse: una piccola di sei metri e due di nove metri. All’ingresso il pubblico sarà accolto da un video mapping introduttivo, successivamente entrerà in un’altra cupola con una proiezione su uno schermo a pressione negativa dotato di sei proiettori alimentati dal Blendy Dome VJ.

Abbiamo creato e proiettato un film di quattro minuti sul tema del cibo nella storia. Nella terza cupola, mi sono assicurato che le persone avessero una reazione forte. È stato proiettato un giro sulle montagne russe ed è successo proprio questo, il pubblico ha urlato. All’esterno le persone erano in grado di sentire gli urli, e ovviamente tutti volevano entrare. L’esperienza delle persone è importante tanto quanto il contenuto, la tecnologia e il software. Il tema, così come proposto dal cliente, era difficile, e così abbiamo deciso di includere qualche intrattenimento relativo al luna park e la cosa ha funzionato.

Per spiegare meglio la logistica di questo progetto, mentre ci lavoravo ad un certo punto sono andato in tour con Hypercube per alcuni festival inglesi e Spetto è andato in Turkmenistan per lavorare all’evento di apertura dei Central Asia Games dopo aver imballato gli hardware. Roger ha diretto l’allestimento in due giorni assistito da due tecnici e VJ Ulster, il VJ che è rimasto in loco durante i dodici giorni.

Abbiamo mandato questo team composto da quattro figure: lo specialista che sa come disegnare lo schema delle due cupole, l’operatore VJ per capire come funziona tutto perché rimane lì per due settimane e i tecnici di palcoscenico che si occupano di tutti i dettagli. Successivamente, un gruppo di WhatsApp ha diffuso la reazione del pubblico attraverso i social network. Al giorno d’oggi, è possibile occuparsi di una produzione senza essere sul posto.

Se volessi parlare di qualcuno o di una determinata situazione, se volessi usare immagini specifiche o sperimentare suoni aggressivi o dai toni alti, ho sempre Zaztraz come via di fuga. Faccio parte di un altro gruppo musicale, 3LIVE! insieme a Spetto e Phantazma. Ci occupiamo di musica e video dal vivo, loro hanno le loro macchine e io ho il mio sistema Zaztraz e ciascuno suona una canzone contemporaneamente insieme alle immagini. Tre stili diversi. Ciò ci permette di essere abbastanza sperimentali, passando dal junk al luxury e dal luxury al junk in pochi secondi.


http://vjuniversity.com.br/

http://unitedvjs.com.br/wp/the-team/

http://www.somos-arts.org/spherical-revolution-padro-zaz/

http://www.blendydomevj.com

Note:

[1] – Albright, Thomas (1985). Art e the San Francisco Bay Area, 1945 – 1980. Berkeley and Los Angeles: University of California Press.

[2] – Jurgen, Claus (2003). Stan VanDerBeek: An Early Space Art Pioneer. In Leonardo. 36 (3), p. 229.

[3] – The article “Parece que foi ontem (o primeiro VJ brasileiro)” (Seems like Yesterday (the first brazilian VJ) ) presents the central figures of VJing in Brazil and highlights the relevance of VJ Palumbo’s contribution: The platform VJs Brasil: https://vjsbrasil.wordpress.com/2009/11/17/parece-que-foi-ontem-o-primeiro-vj-brasileiro/