Negli ultimi decenni, Internet e le tecnologie digitali hanno modellato in maniera imponente l’innovazione sociale.
Oggi la nuova sfida del settore sociale consiste nel trovare un posto all’interno di un ambiente collaborativo globale per potersi sviluppare tramite strumenti e piattaforme online, mentre gli innovatori si affidano a moduli collaborativi e a risorse ad accesso libero. L’organizzazione coinvolta nelle attività pubbliche non deve trascurare il fattore del digitale, necessario per rafforzare l’impegno sociale e il coinvolgimento dei singoli, essendo questi rivolti ai temi della solidarietà e della partecipazione.
Le tecnologie digitali e le comunità sociali però non sembrano essere unite tra loro allo scopo di rinforzare l’innovazione sociale, perchè spesso si pensa che la tecnologia contribuisca all’alienazione degli individui, mentre l’impegno sociale si basa su conoscenze condivise e pratiche partecipative. Tuttavia “gli innovatori del digitale sociale” sono imprenditori, gruppi, servizi e organizzazioni che realizzano innovazioni sociali mediante strumenti tecnologici ed elaborano soluzioni digitali per sfide sociali. Nonostante ciò, di questo campo di studi emergente – l’innovazione sociale digitale – e sulle sue migliori pratiche, si sa ancora ben poco.
Questo è il motivo per cui NESTA, un’istituzione benefica con sede nel Regno Unito, sta sviluppando insieme alla Commissione Europea un progetto di ricerca, DSI4EU (Digital Social Innovation for Europe), con l’obiettivo di comprendere meglio l’innovazione sociale digitale (tramite studi, attività di ricerca, pubblicazioni, mappature ecc.) e supportare l’organizzazione e gli individui coinvolti nella DSI.
Come dichiarano i suoi fondatori, il progetto di ricerca: “Mira a esplorare il potenziale dell’effetto rete di Internet (…) enfatizzando le caratteristiche degli strumenti digitali che possono conferire, in modo efficace, potere ai cittadini e agli innovatori civici. La sfida è quella di utilizzare il potere collaborativo dei network (reti di persone, di conoscenze e di cose connesse) per sfruttare l’intelligenza collettiva delle comunità, al fine di affrontare le grandi sfide sociali”.
In merito è stato creato il sito web http://digitalsocial.eu/, mentre l’anno scorso è stato presentato il rapporto: “Growing a digital social innovation. Ecosystem for Europe”all’interno dell’evento “Shaping the future of digital social innovation in Europe”. L’iniziativa di DSI è attiva nel contesto della Digital Agenda for Europe, in particolare all’interno di Horizon 2020 e dei progetti di finanziamento CHEST.
Ma che cos’è esattamente l’innovazione sociale digitale?
Secondo la definizione fornita dai responsabili del progetto, la DSI è: “Un tipo di innovazione sociale e collaborativa nella quale innovatori, utenti e comunità collaborano utilizzando tecnologie digitali per co-creare conoscenza e soluzioni adeguate per una vasta gamma di esigenze sociali e su una scala che era inimmaginabile prima della nascita di Internet.”.
Abbiamo parlato della DSI e delle attività principali del progetto DSI4EU con la sua Principal Investigator, Francesca Bria di NESTA e il suo Project Officer, Fabrizio Sestini della Commissione Europea, ponendo loro alcune domande.
Silvia Bertolotti: Quando è nato il progetto DSI? E come?
Francesca Bria – Fabrizio Sestini: Nel 2012 la Commissione Europea ha pubblicato un bando di gara per uno studio sull’ “Innovazione sociale digitale”, per il quale ha ricevuto 15 proposte diverse. Tra queste, quelle di Nesta, di Waag Society e altre erano state selezionate come le offerte più vantaggiose a livello qualitativo e monetario. Lo studio è durato quasi due anni e ha prodotto il primo rapporto esauriente del settore, visibile sul sito del progetto.
Nel 2015 la Commissione Europea ha lanciato un invito a presentare proposte nell’ampio dominio di CAPS (Collective Awareness Platforms for Sustainability and Social Innovation – Piattaforme di coscienza collettiva per la sostenibilità e l’innovazione sociale), includendo una parte sulle “misure di accompagnamento”, tra le quali è stato selezionato il progetto DSI4EU (fortemente basato sullo studio precedente e guidato da Nesta con la maggior parte dei partner già presenti).
Silvia Bertolotti: Qual è l’obiettivo primario di DSI e come si articola il progetto in termini di struttura organizzativa?
Francesca Bria – Fabrizio Sestini: L’obiettivo primario di DSI consiste nel creare consapevolezza sulle nuove forme di innovazione sociale, rese possibili dagli effetti della rete e dell’intelligenza collettiva e raggiungibili tramite internet. Esso include diversi elementi chiave:
– Creare una “mappatura dinamica” tramite la classificazione di tutte le attività di innovazione sociale digitale che si svolgono in Europa, raggruppando in base ai partner o agli argomenti, anche al fine di fornire agli aspiranti innovatori sociali una fonte di ispirazione.
– Organizzare workshop e conferenze, fornendo così luoghi di incontro concreti tanto agli innovatori sociali, cosicché si possano incontrare, quanto ai legislatori, affinché vengano a conoscenza degli effettivi casi di successo.
– Fornire raccomandazioni alla Commissione Europea sul modo migliore per incoraggiare e sostenere queste forme emergenti di innovazione.
Silvia Bertolotti: Parliamo adesso dei membri del DSI, chi sono veramente? Chi è un “innovatore sociale digitale” al giorno d’oggi?
Francesca Bria – Fabrizio Sestini: Grazie alle organizzazioni di crowd-mapping disponibili sul sito del progetto, abbiamo mappato 1.171 organizzazioni con 736 progetti di collaborazione DSI. Un settore digitale aperto e paritario può aiutare a mobilitare l’azione collettiva su una scala mai vista prima, mobilitando ampie comunità, condividendo risorse e distribuendo potere. Le persone e le organizzazioni che lavorano per l’innovazione sociale digitale potrebbero però anche non identificarsi come innovatori sociali, perchè spesso appartengono a comunità molto diverse da chi tradizionalmente opera in questo campo, come ad esempio enti di beneficienza o imprese sociali.
Un nostro studio approfondito, condotto su più di 130 esempi globali di DSI, ha messo in evidenza la diversità del settore, ma ha anche mostrato come molte innovazioni possano essere intese come manifestazione di quattro tendenze tecnologiche principali: Open Hardware, Open Networks, Open Data e Open Knowledge, nonché il modo in cui le tendenze si combinano per ottenere un impatto sociale e sviluppare soluzioni che possano soddisfare i bisogni reali delle comunità.
Silvia Bertolotti: Quali sono attualmente le priorità per la Commissione europea nel campo della tecnologia digitale e quali sono le principali opportunità di finanziamento?
Francesca Bria – Fabrizio Sestini: Al momento ci sono diverse parti della Commissione Europea attive nel campo dell’innovazione sociale; tuttavia la DG Connect è la più interessata al ruolo che le tecnologie digitali svolgeranno nel permettere questa nuova forma di innovazione. La nostra più grande richiesta è stata pubblicata un anno fa nel dominio di CAPS, e in seguito siamo stati in grado di investire oltre 60 milioni di Euro e di avviare all’incirca 24 progetti, molti dei quali sono iniziati a Gennaio 2016 (vedi https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/22-new-caps-projects-horizon-2020). CAPS è probabilmente il programma pubblico più grande e innovativo al mondo in questo settore.
Silvia Bertolotti: Quale ritenete sia la sfida principale, o le sfide principali, nell’innovazione sociale digitale per un responsabile politico della UE?
Francesca Bria – Fabrizio Sestini:In quanto responsabile politico, decidere l’assegnazione dei fondi pubblici, è la sfida principale in mancanza di indicatori misurabili di efficacia sulle attività di innovazione sociale, rispetto ad esempio agli approcci tradizionali (basati su iniziative istituzionali o top-down). I nuovi indicatori di progresso (quali “l’indice di felicità globale” o altri) stanno emergendo, ma sfortunatamente non sono così diffusi e facili da misurare come gli indicatori classici basati sul PIL.
Inoltre questo campo mobilita prevalentemente organizzazioni non governative, imprenditori sociali e associazioni civili, che si trovano in svantaggio quando competono con lobby avviate e ben organizzate provenienti dalle grandi industrie. Se l’Europa vuole far crescere un ecosistema d’innovazione per il bene sociale e avviare una crescita sostenibile a lungo termine guidata dall’innovazione, deve sostenere un ecosistema d’innovazione sociale digitale composto da questi nuovi portatori d’interessi e basarsi su tecnologie open source, con standard aperti e architetture ripartite che possono essere proporzionate e sostenute per competere con i tradizionali rivali aziendali.
Silvia Bertolotti: Nel 2014 è stato pubblicato il rapporto “Growing a digital social innovation Ecosystem for Europe”. Quali sono, secondo voi, gli esiti principali e più interessanti di questa ricerca? E durante la mappatura delle principali esperienze europee, quali sono state le più interessanti?
Francesca Bria – Fabrizio Sestini: Il risultato più interessante di questa ricerca è stata la scoperta e la definizione di varie aree di innovazione sociale che in precedenza erano in gran parte sconosciute, come ad esempio la democrazia aperta, l’accesso aperto, modi di fare alternativi, o la stessa economia collaborativa. Il crescente movimento dell’innovazione sociale digitale di imprenditori sociali e di organizzazioni civili stanno ora sviluppando stimolanti soluzioni digitali ispirate alle sfide sociali. Queste vanno da social network utili per coloro che vivono con malattie croniche (come Cancer Research UK e la piattaforma di Citizen Science Cellslider), a piattaforme online che hanno come oggetto la partecipazione dei cittadini o le decisioni politiche (come il progetto D-CENT), all’uso di fonti aperte per ottenere maggiore trasparenza sulla spesa pubblica, come Open Corporates e altri progetti molto innovativi, come la comunità di rete bottom-up Guifi.net, che fornisce accesso Internet alle comunità rurali; il progetto Tor, che incentiva comunicazioni anonime e diritti digitali per tutti i cittadini, o Arduino, che sta rafforzano l’hardware libero e il movimento dei maker in Europa.
Silvia Bertolotti: Ci saranno altre iniziative di questo tipo – report, pubblicazioni – in programma per il futuro?
Francesca Bria – Fabrizio Sestini: Si, quelle previste nell’ambito del progetto DSI4EU. DSI4EU sta creando un interessante programma di formazione, tutoraggio, eventi, workshop sulla politica e la sperimentazione. DSI4EU rappresenterà le basi costruttive per un nuovo ecosistema di innovazione partecipativo per l’Europa, compreso un approccio radicale per il ridimensionamento, l’estensione e la connessione della rete DSI attraverso il didigtalsocial.eu HUB.
Silvia Bertolotti: Per quale settore (accesso aperto, democrazia aperta, economia collaborativa, ecc) e in quale campo pensate che le tecnologie digitali siano particolarmente adatte per la promozione dell’innovazione sociale? Più in generale, quali sono le maggiori sfide sociali della società moderna, dove la tecnologia digitale potrebbe rappresentare un fattore chiave?
Francesca Bria – Fabrizio Sestini: Tutte le sfide sociali della società moderna sono legate a un problema fondamentale, cioè la carenza di risorse naturali in relazione a una popolazione in crescita con bisogni in aumento e una crescente disuguaglianza nel benessere e nel reddito. Le tradizionali politiche top-down stanno raggiungendo i loro limiti, specialmente per la forte resistenza da parte di chi ha il potere e a causa dei monopoli affermati in aree esistenti.
Si possono però attuare soluzioni più efficaci facendo leva su alcuni meccanismi fondamentali, nei quali le tecnologie digitali – se attuate e utilizzate in modo corretto – rivestono un ruolo importante:
– Maggiore consapevolezza delle questioni in gioco (per esempio in termini di consumo di energia, di spreco del cibo, inquinamento atmosferico, ecc), che può portare a stili di vita più consapevoli e verso la sostenibilità (per esempio contatori intelligenti)
– Nuove forme di cooperazione tra gli individui tramite Internet, permettendo di creare un’intelligenza collettiva e collaborazioni fisiche
– Nuove forme di azione collettiva, che coinvolgano i cittadini in attività sociali o nelle decisioni politiche.
Silvia Bertolotti: Sul vostro sito avete elencato le 4 tendenze tecnologiche principali (Open Hardware, Open Networks, Open Data e Open Knowledge). Secondo voi, qual è quella particolarmente rilevante e importante in questo specifico momento storico?
Francesca Bria – Fabrizio Sestini: Anche per i motivi citati precedentemente (mancanza di misure concrete e d’impatto per l’innovazione sociale), è impossibile definire una tendenza che sia più rilevante delle altre. Anche perché sono tutte fortemente collegate – l’apertura è il requisito chiave comune a tutte, ed è direttamente connessa alle nuove forme di innovazione partecipativa aperta, che tutte permettono. Comunque, possiamo affermare che tendenze come l’economia collaborativa, la democrazia aperta e l’abilità di usare i dati come beni comuni stanno cambiando la società, e richiederanno organizzazioni e istituzioni necessarie per determinare l’evoluzione futura di tali tendenze in modo da beneficiare l’intera società e raggiungere una crescita sostenibile e inclusiva.
https://waag.org/sites/waag/files/public/media/publicaties/dsi-report-complete-lr.pdf