Se pensiamo all’Egitto in questo periodo, probabilmente non ci vengono in mente molte cose positive, soprattutto guardando al mondo dell’arte e della cultura e al doloroso tema della libertà d’espressione. Eppure qualcosa di buono succede anche là, come ho cercato di raccontare nel mio libro, Cairo Calling. L’underground in Egitto prima e dopo la rivoluzione (Agenzia X, 2016).

Per esempio, la prima edizione del Cairo International Electronic and New Media Arts Symposium, più conosciuto come CairoTronica, si è svolta dal 3 al 17 maggio 2016 in diverse venue della capitale egiziana, nei centralissimi quartieri di Zamalek e Downtown.

Come il nome del festival può facilmente suggerire, CairoTronica combina creatività e tecnologia e costituisce una meravigliosa opportunità per scambiare idee, visioni, prodotti e servizi, nel campo in costante evoluzione delle arti digitali e dei nuovi media. Come un “paese delle meraviglie” per appassionati e addetti ai lavori al Cairo, il festival coinvolge artisti, ingegneri, designer e ricercatori dall’Egitto, dall’area mediorientale e nordafricana, e non solo. Un grande evento di due settimane concentrato su tutte le forme di arte digitale – dal video alla musica alle arti visive – che ha ospitato un’ampia mostra, laboratori per studenti egiziani e giovani artisti emergenti, numerose proiezioni cinematografiche, sessioni di test per nuovi videogiochi e dimostrazioni nel campo della robotica e dell’intelligenza artificiale.

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Per due settimane, in differenti luoghi del Cairo, come l’AUC Falaki Theater, la Cairo Opera House e il cinema Zaywa, un pubblico eterogeneo, fatto di tanti esperti ma anche di neofiti, è stato a contatto con le installazioni più innovative, immerso in un ambiente interattivo, potendo partecipare a mostre, proiezioni, laboratori, conferenze e performance all’aperto.

L’intero programma di CairoTronica incoraggiava i partecipanti a mettersi alla prova, immaginare nuovi scenari, sviluppare idee inaspettate ma utili e costruire collaborazioni, con la volontà di diffondere una maggiore consapevolezza e conoscenza delle possibilità, delle sfide e persino degli effetti collaterali che le nuove tecnologie digitali offrono, per creare un nuovo hub internazionale e una per le arti digitali in Medio Oriente. Non a caso, il tema di questa edizione è stato Only Connect!, l’imperativo che guida lo sviluppo dell’arte digitale, la convenzione culturale presente e l’evoluzione dei social media, e che ha implicazioni nel sistema educativo, nella pianificazione urbanistica e soprattutto nelle relazioni umane.

Abbiamo la fortuna di poter parlare di questa edizione di CairoTronica, conclusa da pochi giorni, con Haytham Nawar e Ghalia Elsrakbi, che sono rispettivamente il direttore del festival e la curatrice della mostra, entrambi artisti, ricercatori e docenti universitari.

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Claudia Galal: Negli ultimi anni avete lavorato in giro per il mondo e partecipato a festival internazionali, symposium ed eventi di vario genere. Quando vi è venuta in mente l’idea di organizzare CairoTronica e perché avete sentito l’esigenza di portare un’esperienza di questo tipo al Cairo?

Haytham Nawar: Come ricercatori, siamo entrambi molto interessanti alla tecnologia e alla sua relazione con le arti. La tecnologia ha profondamente cambiato il modo nel quale le persone si connettono, vivono, lavorano e giocano. È diventata progressivamente accessibile a tutte le fasce socio-economiche della popolazione e ci ha dotati di nuovi strumenti per comunicare, condividere informazioni e persino contribuire a portare radicali cambiamenti nello scenario politico di una nazione. I social network, per esempio, hanno facilitato e reso più veloce la connettività globale e la comunicazione e ci hanno fornito una piattaforma grazie alla quale possiamo raggiungere qualsiasi innovazione e sviluppo tecnologico, restando comodamente seduti sul nostro divano.

L’arte e la tecnologia si sono storicamente influenzati in maniera reciproca. Sono stati fatti grandi passi avanti nel campo delle arti elettroniche attraverso il contributo di artisti contemporanei, le cui pratiche creative hanno abbracciato, arricchito e ispirato lo sviluppo di tecnologie emergenti.

Tuttavia, permane una certa mancanza di riconoscimento dell’influenza dell’arte sulla tecnologia e viceversa.

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Claudia Galal: Pensate che ci fosse – o ci sia ancora – una sorta di divario da colmare? E quindi, a quale tipo di pubblico stavate pensando? E qual era il vostro modello per l’organizzazione dell’evento all’inizio?

Haytham Nawar: Sicuramente è necessario che avvenga un cambiamento a livello internazionale, e più in particolare, a livello regionale in Medio Oriente. L’Egitto è un paese grande, con più di 90 milioni di abitanti, ma la scena artistica è ancora molto piccola rispetto alle sue potenzialità e perciò crediamo che ci sia un bisogno significativo nel panorama contemporaneo dell’arte egiziana. Il nostro grande obiettivo era raggiungere un pubblico ampio, composto anche da tanta gente comune, ma di sicuro la maggior parte dei visitatori e spettatori erano artisti, designer, studiosi ecc. Il nostro evento di riferimento, il nostro modello, è Ars Electronica, un festival che mette in relazione l’arte, la tecnologia e la società.

Claudia Galal: Il vostro festival dura due settimane e il programma è molto ricco. Come avete selezionato gli artisti, i progetti, le proiezioni, le opere?

Haytham Nawar: Il nostro obiettivo per la prima edizione di CairoTronica era di creare un’esperienza intensa e densa e costruire un evento coinvolgente, che coprisse tutti gli aspetti e le forme delle arti digitali e dei nuovi media, per quanto possibile. La varietà degli eventi in programma permette ad artisti e ricercatori di interagire gli uni con gli altri e con il pubblico a molti livelli.

Abbiamo seguito molti degli artisti, che poi sono stati invitati, per un certo periodo. Cerchiamo di invitare artisti che operano in contesti diversi e di creare un punto di incontro per lo scambio e l’ispirazione reciproca. Inoltre, troviamo che sia molto importante dare ai giovani artisti la possibilità di esporre i propri lavori, attraverso la partecipazione a un bando aperto e la selezione da parte di un’apposita commissione di esperti.

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Claudia Galal: Quello di “Network” è un concetto cruciale sia dal lato estetico dell’arte digitale e dei nuovi media sia da quello metodologico. Ma da un punto di vista meramente pratico, qual è la base del vostro network di artisti, esperti e spazi? C’è un terreno comune e condiviso?

Haytham Nawar: Il nostro network è costruito sulla base dei festival internazionali dedicati alle arti digitali e ai nuovi media, oltre che attraverso istituzioni accademiche e ricercatori e studiosi in tutto il mondo. Per quanto riguarda gli spazi, preferiamo spazi pubblici e statali, che godono di maggiore credibilità, sono più prestigiosi e sembrano più affidabili.

Claudia Galal: Com’è andata questa edizione? Quali sono stati gli eventi più frequentati? Che tipo di pubblico ha partecipato a CairoTronica?

Ghalia Elsrakbi: Questa edizione è stata sicuramente un successo, soprattutto se consideriamo che era la prima e se guardiamo al bilancio finale e alla combinazione delle diverse attività. Organizzare più eventi, tutti gratuiti, in molti luoghi differenti della città, ha reso il festival accessibile a diversi tipi di pubblico. Il Palazzo delle Arti a Zamalek, per esempio, che è molto celebre per il suo programma orientato alle forme artistiche tradizionali, rappresentava sicuramente una sfida interessante come luogo da ripensare e trasformare in uno spazio completamente diverso. Grazie a una nuova visione curatoriale abbiamo potuto introdurre al suo interno nuove forme d’arte e presentarle al pubblico abituale.

Grazie anche alla sua collocazione in uno spazio pubblico, la mostra è stata in grado di attirare la gente per strada e di raggiungere un nuovo pubblico, che magari di solito non ha familiarità con questo tipo di arte.

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Claudia Galal: Haytham, guardando all’intero programma, quali sono stati, secondo te, il progetto, l’evento o l’opera più innovativi dell’edizione 2016?

Haytham Nawar: Molte opere sono state estremamente innovative, come Door To Paradise di Sameh El-Taweel, per la sua critica alla religione attraverso la dualità Inferno/Paradiso, o Drone survival guide di Ruben Patar, Irreversible di Norimici Hirakawa, Baby come home di Foundland e molti altri.

Claudia Galal: Ghalia, guardando nello specifico alla mostra, che considerazione potresti fare?

Ghalia Elsrakbi: Niente è impossibile. Qualunque sia la difficoltà o la sfida da affrontare, niente può fermarti dal creare e costruire nuove iniziative.

Claudia Galal: Negli ultimi anni ho studiato approfonditamente il panorama dell’arte e della cultura al Cairo, quindi sono davvero interessata a conoscere la vostra opinione a questo riguardo. Com’è la scena delle arti digitali e dei nuovi media al Cairo e in Egitto?

Haytham Nawar: È cresciuta molto rapidamente, soprattutto dopo la rivoluzione del 25 gennaio 2011.

Claudia Galal: Quali sono, in questo momento, i luoghi più interessanti nell’area mediorientale e nordafricana per lavorare come artista multimediale e ricercatore in questo campo?

Haytham Nawar: L’intera area del Medio Oriente e del Nord Africa è un luogo affascinante per gli artisti e i ricercatori nel campo dei nuovi media e delle arti digitali, considerando che la scena emergente, l’utilizzo delle nuove tecnologie in generale e il ruolo innegabile di internet e dei social media su diversi livelli – politico, sociale e artistico – rende tutta la zona “esotica” e interessante da esplorare. Vale la pena impegnarsi e investire su questa regione.

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Claudia Galal: Posso immaginare che non sia stato facile concepire, organizzare e gestire un grande evento di questo genere al Cairo. Quali problemi e ostacoli avete incontrato, durante l’organizzazione di CairoTronica?

Haytham Nawar: In effetti, abbiamo dovuto affrontare molte sfide, alcune che ci aspettavamo ed eravamo pronti a gestire, ma altre totalmente inaspettate. Ci siamo trovati in mezzo alla crisi economica, all’instabilità politica e alla solita burocrazia. Tuttavia, ora tutto ci sembra ragionevole, considerando il budget e il poco tempo che abbiamo avuto a disposizione per pianificare e organizzare l’intero festival.

Claudia Galal: Che cosa si potrà migliorare nelle prossime edizioni?

Haytham Nawar: Puntiamo a portare CairoTronica in altre città dell’Egitto e magari all’estero. Inoltre, ci piacerebbe anche avere una migliore copertura mediatica e stringere più collaborazioni internazionali con artisti, istituzioni, associazioni e festival, provenienti da Africa, Asia e America Latina.


http://www.cairotronica.com