The Redaction Trilogy è la prima mostra personale in Irlanda nata dal progetto collaborativo Kennedy Browne (Gareth Kennedy e Sarah Browne). Per questa mostra gli artisti assumono la Hugh Lane Gallery come uno spazio civico della città di Dublino, in cui Facebook, Google e altre grandi società mondiali tecnologiche hanno scelto di stabilire i propri quartieri generali responsabili per l’Europa, Medio Oriente e Africa. Il loro lavoro collaborativo pone alcune domande tempestive e urgenti riguardo l’interazione tra tecnologia, ideologia e politica in questo contesto.
La mostra cerca di inventare la narrativa, presumibilmente eterna, del capitalismo neoliberale elaborando i suoi aspetti mitologici. Come redattori, gli artisti sono diventati editori che intrecciano scritti provenienti da fonti diverse in un unico testo, talvolta aggiungendo elementi brevi o sottolineando somiglianze e contraddizioni tra i diversi racconti.
The Redaction Trilogy presenta una trilogia di progetti realizzati tramite questo processo distintivo: How Capital Moves (2010); The Myth of the Many in the One (2012) e Real World Harm (2018). Ogni lavoro coinvolge un copione recitato da un attore (o un avatar) in scena in un luogo e in una situazione particolare. Un Disclaimer di accompagnamento stabilisce i termini d’impegno.
Real World Harm (2018), il lavoro più recente nell’esibizione, comprende un video a 360 gradi e un’istallazione audio surround 5:1, organizzato intorno aun largo tappeto di vinile nero. Nel video, fruibile attraverso l’Oculus Go, visore di realtà virtuale appartenente a Facebook, un personaggio di nome Glaucon guida i visitatori attraverso un villaggio dell’entroterra irlandese, mettendo a punto un esperimento mentale riguardo l’interazione tra il mondo online e quello offline, domandandosi se le nostre azioni rispetterebbero la morale, qualora non fossero viste da nessuno.
Infine, conduce i visitatori nell’ufficio dell’Irish Data Protection Commission, responsabile per la protezione dei diritti fondamentali dell’individuo alla privacy dei dati e al loro accesso secondo la legge dell’Unione Europea. All’interno dell’audio risuonano le voci di cinque ex moderatori di contenuti, che erano responsabili del “mantenimento di una comunità pulita”, tramite il monitoraggio delle attività che gli utenti online potrebbero ritenere invisibili, o senza conseguenze per gli altri. Le loro singole voci entrano in conversazione solo nella galleria, non avendo mai avuto l’opportunità di incontrarsi di persona.
Riuniti attorno il tappeto di vinile nero, Kennedy Browne proporrà, inoltre, una serie di eventi partecipativi, chiamati Digital Self Defence (2019): workshop, proiezioni, conferenze e dimostrazioni che rispondono all’uso e all’abuso dei dati da parte di attori aziendali o statali.
Tra i collaboratori sono inclusi Ben Grosser, Cliona Harmey, Conor McGarrigle e Rachel O’Dwyer. Un libro riccamente illustrato accompagna l’esibizione e include il copione e la trascrizione di Real World Harm, una grande documentazione di ciascuna parte della trilogia e testi recentemente commissionati a opera di Amy Powell e Jessica Foley. Il libro è disponibile in loco e online tramite la libreria dell’Hugh Lane Gallery.
Il progetto collaborativo Kennedy Browne nasce nel 2005 a opera degli artisti Gareth Kennedy e Sarah Browne, residenti in Irlanda. Nel 2018 hanno presentato al Krannert Art Museum, presso l’Università di Champaign-Urbana, The Special Relationship, una mostra che riassume e presenta i lavori prodotti insieme a partire dal 2009. Altre esibizioni personali includono The Myth of the Many in the One alla Wilfried Lentz Gallery, a Rotterdam e alla Crawford Gallery di Cork (2014); How Capital Moves alla Limerick City Gallery of Art (2011) e 167, al Centre Culturel Irlandais di Parigi e alla NCAD Gallery di Dublino (2010).
Kennedy Browne ha rappresentato l’Irlanda alla 53esima Biennale di Venezia, insieme ai lavori dei singoli artisti del progetto. Nel 2020 porteranno a termine una nuova commissione per Aerial / Sparks, avviata da Louise Manifold e parte del progetto per Galway 2020, Capitale della Cultura.