SFMOMA - San Francisco
30 / 03 / 2019 - 04 / 08 / 2019

L’ingegnere informatico francese Philippe Kahn inviò una fotografia a colori sgranata della figlia Sophie, pochi istanti dopo la nascita, alla famiglia e amici utilizzando un marchingegno assemblato con il suo cellulare, una fotocamera digitale e una rete online collegata. Questa trasmissione ha segnato un momento decisivo nella storia della condivisione di foto; una componente essenziale della fotografia sin dal suo esordio.

La tecnologia ha intensificato, e accelerato, la creazione, la diffusione e il consumo di immagini fotografiche, e di conseguenza, ogni giorno milioni di immagini vengono ora inviate su Internet. In mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA), snap+share: transmitting photographs from mail art to social networks esplorerà il gesto verso l’esterno della condivisione di immagini, invece dell’atto più tradizionale e interiore dello scatto di fotografie, lungo tutta la storia del medium.

La mostra esaminerà il nostro attuale ambiente dei social media come ultimo esempio nella lunga storia dell’utilizzo di reti, prima con sistemi postali e ora con Internet, come strumento per fare arte, oltre che per affermare il proprio posto nel mondo. SFMOMA sarà la prima istituzione a osservare questo fenomeno in un contesto storico.

Con origini che risalgono al movimento mail art degli anni 60 e 70, la mostra presenterà le prime opere di Ray Johnson, spesso definito il padre della mail art negli Stati Uniti. La mail art prevede l’invio di una cartolina, immagine o apparecchiatura fotografica tramite servizio postale spesso con testo o istruzioni. Nel processo di diffusione e anche di creazione di opere d’arte via posta, gli artisti inoltre creano reti di partecipanti.

Verranno presentate le cartoline di Joseph Beuys, Walker Evans e On Kawara in due gallerie dedicate al movimento insieme ad esempi recenti di artisti come Thomas Bachler e Moyra Davey. Come ha affermato Clément Chéroux, il curatore senior della fotografia del SFMOMA: “L’opera di Kawara è un esempio perfetto di connessione tra mail art e social media. Con l’invio di cartoline negli anni 70 con messaggi, ‘Mi sono alzato alle 8 e 15’ o ‘ Mi sono alzato alle 8 e 22’, continua ‘Sono qui, esisto, sono una persona vera’. E questo è essenzialmente ciò che stiamo facendo oggi con Snapchat e Instagram”.

I progetti contemporanei in mostra includeranno video e installazioni in cui gli artisti considereranno il nostro modo di condividere le immagini nell’era digitale. 24HRS in Photos (2011) di Erik Kessels fa sì che la trasmissione di massa di immagini di oggi occupi uno spazio fisico in un’installazione immersiva, in cui ogni foto caricata su Internet in un periodo di 24 ore viene stampata e inserita in un’unica galleria.

La proiezione video ipnotica Addressability (2011) di Jeff Guess illustra la dematerializzazione di fotografie, raramente stampate come oggetti fisici ma piuttosto condivisi come pixel digitalizzati. Nella sua serie Photo Opportunities (2005-14), Corinne Vionnet ha messo in evidenza l’ubiquità e l’uniformità di fotografie turistiche di punti di riferimento a Pechino, Parigi e San Francisco, tra le altre grandi città.

La mostra continuerà fuori dalle mura del museo, con la gigantesca scultura con il segnaposto di Google Maps di Aram Bartholl installata sopra il tetto del museo, a evidenziare la sovrapposizione tra il nostro mondo fisico e quello digitale. snap+share presenterà anche opere ironiche con meme di Internet, il metodo migliore per condividere le immagini su una scala senza precedenti. 241543903 (2009 – in corso) di David Horvitz incoraggia le persone a mettere le proprie teste in un congelatore, scattare un’immagine e caricarla utilizzando il tag #241543903, connettendo virtualmente migliaia di persone attraverso un atto condiviso.

Oltre a mostrare esempi popolari di foto caricate, questa installazione interattiva includerà un congelatore funzionante per consentire ai visitatori di unirsi alla produzione contemporanea di meme. La mostra si concluderà con Ceiling Cat (2016) di Eva e Franco Mattes (2016), una scultura tridimensionale del meme virale di un felino che scruta i visitatori dall’alto.


https://www.sfmoma.org/