In Italia, forse più che in altri Paesi, la vita culturale della sperimentazione è legata a doppio filo con l’underground politico, attraverso un sistema che si è tortuosamente sviluppato a partire dalla fine degli anni’60.

Con alterne fortune, i Centri Sociali e gli Squat sono stati i luoghi della sperimentazione (elettronica e non) degli anni ’90. Tuttavia, negli ultimi anni l’Italia sta vivendo uno dei momenti più strani dal punto di vista del rapporto tra sperimentazione, pubblico e attivismo. Le realtà politiche sono lentamente entrate in una fase di riflusso dopo la repressione senza precedenti di Genova 2001, si assiste ad una sorta di ritorno alla dimensione privata e acritica della leisure, le nuove generazioni sembrano poco interessate a subentrare alle loro sorelle/fratelli più grandi nella gestione dei luoghi.

Eppure, qualcosa sembra muoversi sottoterra. Roma, Milano, Napoli, Bologna, Torino, ogni grande città ha sviluppato diverse scene sperimentali di cui a volte si fa fatica a mappare le dinamiche. Quello che so è che, negli ultimi quattro anni ho fatto la più grossa scorpacciata di musiche non ortodosse dal vivo. E che la principale tavola imbandita alla quale mi sono seduto è stato il TroK!, Cascina Torchiera Senz’acqua, Milano. Nato nel settembre 2004, questo appuntamento di “libere musiche in luoghi liberati” ha fatto suonare, tra i molti altri, KK Null, Steve McKay, Usa is a Monster, Pak, Vialka, Bron y Aur, Cul de Sac, Andre Duracell, Fuzz Orchestra, R.U.N.I., Uochi Toki, Caroliner Rainbow, The Hospitals, Zoambo Zoet Workestrao, OvO, Jealousy Party, I/O, Xabier Iriondo, Uncode Duello, Almandino Quite Deluxe, Red Worms’ Farm, Bachi da Pietra, Neo, Squartet, Raxinasky, Fat Worm of Error, Eugenio Sanna, Edoardo Ricci, Gianni Mimmo, Nisennenmondai, Polvere, Jacopo Andreini, Sinistri, Claudio Rocchetti, Tasaday, Ronin, Chris Corsano, 1 Kilo of Black Bondage, Rosolina Mar, The Wives, Sedia.

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Tutto questo per perseguire gli obbiettivi di (cito dal loro manifesto):

“1 – contaminazione tra le attività di un centro sociale occupato e le modalità di una scena musicale che solo saltuariamente si interroga sul senso “politico” della sua stessa esistenza;

2- diffusione di musiche altre allo scopo di smitizzarle e togliere loro quell’aura di materia difficile o impegnativa;

3- possibilità di valorizzare realtà della musica indipendente italiana”.

Dall’esperienza del TroK! si è anche sviluppata l’attività di JointSventure, che ha portato concerti in giro per altri spazi liberati: l’ARCI Blob di Arcore, il CSA Baraonda di Segrate, il CSOA Garibaldi, lo spazio Dauntaun c/o CS Leonkavallo, l’ARCI Scighera, lo Scalo 10 e il Soundmetak a Milano. Quindi, dopo tutto questo prologo, mi accingo ad una bella chiacchierata con cauz. sulla storia del TroK!

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Bertram Niessen: Potete raccontarci la nascita dell’esperienza TRoK!? Come è nata, quando, dove, perchè?

Cauz.: Nasce nell’estate del 2004. Io stavo gia’ “in Torchiera” da 6-7 anni e negli ultimi mesi, a fronte di una forte stagnazione non solo in Torchiera ma a Milano in generale, avevo deciso di riprovare a puntare sulla musica dal vivo in Torchiera. Convinto che fosse una scelta funzionante, sia per la bellezza dello spazio (specie all’aperto) sia per una “scena” milanese che si dimostrava sempre piu’ viva nei suoni ma povera negli spazi a disposizione. Nell’autunno/inverno precedente eravamo riusciti a riavviare un’attivita’ di concerti dal vivo, collaborando con alcuni gruppi di area post-rock e free… le serate andavano bene ma il mio desiderio era di creare un maggior coordinamento, un progetto che coinvolgesse organizzatori, ospiti e gruppi secondo un’idea comune.

Lo spunto e’ arrivato a inizio estate: proprio mentre stavo cercando di coinvolgere un po’ di gruppi della “scena” milanese per un festival all’aperto da tenersi a settembre, entrai in contatto con i Bron y Aur, gruppo free rock da me parecchio apprezzato, che stavano proponendosi per un’idea simile, mettendo a disposizione anche i numerosi contatti acquisiti in anni di concerti in giro per l’italia. Il primo festival si tenne a settembre e fu chiamato “TRoK!” che stava per “torchiera rassegna rock” ma fu subito modificato in “rassegna di rock libero” visto che ad aderire furono immediatamente gruppi di area fortemente sperimentale (OVO, X.Iriondo e P.Cantu’, Jealousy Party…). Gli ottimi riscontri ottenuti dalla rassegna, che vide una buona affluenza di pubblico e grande soddisfazione da parte di tutti i soggetti coinvolti, a partire dai gruppi, fu lo stimolo finale per partire con una programmazione fissa, che sin da allora prevede un concerto al mese (due in qualche caso) e un festival di due giorni a settembre di ogni anno.

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Bertram Niessen: Qual’è il legame con il Torchiera?

Cauz.: Il legame con Torchiera e’ sicuramente molto stretto: TRoK! nasce dall’interno della Torchiera, e vive grazie ad una scelta di totale autogestione, in grado di coinvolgere non soltanto gli “organizzatori” ma tutti i soggetti che entrano in campo. Al TRoK! e’ capitato piu’ volte che fossero i musicisti stessi a venire presto per aiutare a montare l’impianto, e lo zoccolo duro della rassegna e’ rappresentato indubbiamente dagli attivisti e (soprattutto) dalle attiviste della Torchiera che hanno sempre contribuito all’accoglienza degli ospiti, offrendo cene impareggiabili e preparando e gestendo lo spazio nel corso delle serate.

Bertram Niessen: In Italia esiste una scena estremamente articolata di sperimentazioni musicali: Soundmetak, Scatole Sonore, Tagofest ed altre iniziative simili. Potreste tratteggiarne la mappa? Come si inserisce TRok! in tutto questo?

Cauz.: Mah, buona parte delle esperienze che hai citato avvengono in altre situazioni in italia, e non le conosco a sufficienza per illustrarne il carattere. Sicuramente vi e’ un solco comune, che attraversa differenti situazioni in giro. Pur trovandosi poi di fronte ad esperienze estremamente diverse l’una dall’altra. Soundmetak, che tu citi, ad esempio e’ un negozio di strumenti musicali, che grazie all’enorme passione del gestore (X.Iriondo) e’ riuscito a consolidare una rassegna di set sperimentali nel bel mezzo dell'”aperitivismo milanese”, con tanto di spettatori che entrano attirati dal vedere il concerto passando davanti alle vetrine. Una proposta fondamentalmente diversa da quella dei concerti sul palco di TRoK!, eppure molto vicina nello spirito, tanto che capita spesso che i musicisti di scena a Soundmetak si trovino a suonare poi la sera stessa al TRoK!, tante volte con set molto differenti.

Il dato comune e’ sicuramente la vitalita’ della cosiddetta “scena underground” in Italia, che continuo a specificare tra virgolette perche’ il termine e’ vago e presuppone forse una forza che ancora non c’e’. Cio’ non toglie che si realizzino produzioni di livello decisamente alto, nonostante l’assoluta mancanza di risposta da parte di tutti i circuiti piu’ mainstream.

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Bertram Niessen: “Libere musiche in luoghi liberati”. Qual’è per voi il legame tra sperimentazione e attivismo?

Cauz.: Come ti dicevo sopra, ritengo che TRoK! non potesse esistere in uno spazio differente, sia nel senso di uno “spazio liberato” sia nel caso proprio di Torchiera, che nel panorama di Milano si e’ sempre contraddistinto per una certa attitudine alla sperimentazione. Il mondo dei centri sociali e dell’associazionismo di base sta vivendo una fase di forte riflusso, un’onda lunga iniziata con il g8 di Genova, che affiora non soltanto negli ambiti piu’ politico-sociali, ma persino in quelli culturali. Cionostante continua a restare (a Milano soprattutto) l’ambiente che ancora piu’ si presta alla sperimentazione artistica e dove la voce di proposte meno allineate trova ancora un microfono a disposizione.

Anche l’aspetto economico sembra di poco conto ma ha una forte influenza: mantenere funzionanti gli spazi sociali costa, e le realta’ hanno generalmente pochi soldi, e spesso cercano ugualmente di livellare i costi verso il basso. Questo si e’ rivelato tante volte un ostacolo nell’osare con proposte artistiche meno convenzionali.

Nel nostro caso (con la scelta di mantenere sempre una politica di prezzi bassi) questo problema economico si presenta ciclicamente, ma fortunatamente siamo sempre riusciti a cavarcela. abbiamo dalla nostra la fortuna di avere un pubblico consolidato e una rete di relazioni che include tanti gruppi affezionati che sono disposti in alcuni casi a “tagliarsi” il cachet quando suonano in Torchiera, fino ad arrivare ai TRoK!party (“la sagra dell’orecchio sanguinante”), le feste di autofinanziamento della rassegna in cui i gruppi vengono a suonare gratuitamente. La prima si e’ svolta 2 anni fa ed ospito’ una dozzina di gruppi, la prossima probabilmente sara’ a giugno, perche’ la cassa ne ha bisogno…

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Bertram Niessen: In generale, gli ambienti undergroud italiani avvertono una certa stanchezza, dovuta a repressione, congiunture storiche e mancanza di ricambio generazionale. Vale anche per voi?

Cauz.: Credo di averti gia’ risposto sopra, ma ne approfitto per raccontarti il “pezzo mancante” di questa storia, ovvero la JointSventure. La crisi esiste eccome, anche per noi. in Torchiera il ricambio generazionale ogni tot tempo c’e’ sempre stato, ma e’ chiaro che negli ultimi anni e’ andato zoppicando, a causa delle difficolta’ “congiunturali” che elenchi tu, ma pure per il fatto che i centri sociali non sono piu’ il luogo di forte produzione politica e culturale che erano una decina d’anni fa.

La JointSventure e’ un tentativo di risposta a questa stanchezza, forse solo in parte riuscito. L’idea e’ stata banalmente quella di coordinarsi: come in Torchiera anche in un po’ di altri posti nell’area metropolitana si portava avanti una programmazione musicale di questo genere, e si cercava di stare dietro alle richieste di date di un gran numero di band. Cosi’ ci si e’ detti: evitiamo di farci concorrenza sulle serate, e cerchiamo di condividere le richieste, nel senso che quando uno spazio non e’ disponibile potrebbero essercene altri. La cosa si e’ velocemente evoluta in una programmazione comune, che per un paio d’anni ha coinvolto 6-7 spazi diversi, tra centri sociali, circoli, associazioni e persino negozi come nel caso gia’ citato di Soundmetak. Naturalmente anche questa esperienza si e’ imbattuta nelle criticita’ generali dell’underground e vi sono stati sgomberi, problemi economici e gestionali che hanno portato ad interrompere o dilatare la programmazione in alcuni di questi spazi, fino ad oggi dove resistono ancora 2 o 3 situazioni. Cio’ non toglie pero’ che la JointSventure abbia portato anche nuova linfa a questi ambienti in crisi: con quest’esperienza si sono viste persone totalmente al di fuori del giro classico della “militanza politica” (permettimi le ennesime virgolette) venire a smazzarsi aperture e chiusure nei centri, farsi serate all’ingresso o al bar durante il concerto che avevano essi stessi contribuito ad organizzare. Indubbiamente non e’ un modo di superare la crisi, ma sicuramente un’idea per “tenergli botta”.

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Bertram Niessen: Esiste una “linea curatoriale”? Come decidete chi invitare?

Cauz.: Fortunatamente ho un lavoro che mi permette di ascoltare parecchia musica in ufficio, altrimenti dovrei rinunciare a buona parte del mio tempo libero per stare dietro alla marea di richieste che riceviamo quasi quotidianamente. Diciamo che ci arrivano 20/30 mail al mese da gruppi differenti, il tutto avendo la possibilita’ di ospitarne 3/4 al mese, per il resto un po’ di cose vengono girate ad altri spazi interessati ma la maggior parte finisce senza possibilita’.

Questo per spiegare che la liberta’ di invitare ce la siamo potuta permettere soltanto nei primi mesi, ormai TRoK! e’ una rassegna che marcia sulle sue gambe e tanti gruppi la vedono come un’opportunita’ dove suonare. Ed e’ la cosa che piu’ mi fa felice, devo dire. La scelta su chi scegliere avviene essenzialmente a gusto: a fronte di cosi’ tante richieste abbiamo deciso di “soddisfarci” invitando i gruppi che piu’ ci piacciono, con una particolare attenzione al non essere troppo ripetitivi con i nomi e a cercare di dare spazio a chi lo spazio lo trova piu’ difficilmente altrove.

Un caso a se’ e’ ancora il festival di settembre, dove la programmazione piu’ “ampia” ci permette ancora di scegliere davvero chi invitare, andando noi a prendere il telefono per chiedere a chi ci interessa di venire a suonare. Il festival o il TRoK!party sono anche le situazioni in cui abbiamo la possibilita’ di superare il “semplice” concerto, inserendo in programma anche installazioni, performance o addirittura spettacoli di danza come accaduto nell’edizione 2006. Un esempio di contaminazione a tutto tondo che e’ poi il nocciolo dell’idea stessa di TRoK!.


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