La Biennale InteractivA’07, si svolgerà a Mérida, nello stato messicano della Yucatan, in giugno/luglio 2007. In questi giorni il curatore esecutivo Raul Moharquech Ferrera Balanquet sta aprendo nuovamente la call per partecipare alla quarta edizione di una biennale indipendente, internazionale, incentrata sulle nuove e vecchie tecnologie e sulla creazione di reti, anche non digitali, che connettano saperi dislocati e critica al colonialismo culturale, anche quello nuovo.

Uno scambio di email con Raul, un anno dopo aver partecipato all’evento del 2005, chiarisce il suo approccio anti/mainstream e la sua attitudine curatoriale, che parte dai Nuovi Media per arrivare ai saperi tecnologici dei Maya e del territorio ambientale dell’America Latina.

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Lucrezia Cippitelli: Quasi un anno dopo Arte Nuevo InteractivA’05 ho visto che stai già lavorando alla prossima edizione della Biennale e che hai aperto un call per partecipare. Mi sembra interessante presentare l’evento parlando del processo di costruzione che hai seguito. Quando e come hai sviluppato il progetto Arte Nuevo InteractivA?

Raul Ferrera Moharquech Balanquet: Inizio chiarendo che per ora ho solo scritto nella mailing list di Arte Nuevo InteractivA che stiamo iniziando a organizzare la biennale. L’invito non è aperto al pubblico in generale, ma agli artisti, critici e studiosi che hanno già partecipato. Arte Nuevo Interactiva non è un festival aperto a cui si spediscono le opere, o si paga per partecipare. La biennale funziona per invito. Abbiamo deciso di invitare persone con cui già abbiamo collaborato e di cui condividiamo le proposte creative. Abbiamo poi deciso di invitare anche artisti, critici ed accademici, ma i loro nomi saranno resi noti in un secondo tempo.

Immagino la biennale, che è nata nel 2001, come un progetto creativo/curatoriale. Esistono vari artisti che sono anche curatori e sviluppano i loro progetti curatoriali a partire da strategie concettuali creative dove la selezione di opere, artisti, critici e accademici sono in linea con un discorso pluralista sui meccanismi sociali, storici e culturali che ci siamo trovati a vivere. L’artista afroamericano Fred Wilson, la cubano-americana Coco Fusco e il messicano Pablo Helguera, il peruviano José Marategui, i brasiliani Regina Celia Pinto e Lucas Bambozzi sono artisti/curatori con i quali mi identifico quando mi riferisco a questo tipo di curatoria creativa.

Anche se sono il curatore esecutivo, Arte Nuevo InteractivA è una biennale che va avanti grazie alla solidarietà di artisti, curatori, istituzioni, gallerie e imprese di tutto il mondo. Si svolge a Mérida, Yucatán, però sin dall’inizio ha incontrato diversi “rifugi”: il museo MACAY, il Centro Culturale Olimpo ed ora l’edizione del 2007 si svolgerà nelle gallerie del teatro Peón Contreras e il Laboratorio Interdisciplinare nel Teatro Mérida. Inoltre, nessuno di noi è stato pagato per il lavoro che abbiamo realizzato, pero ci inorgoglisce sapere che alcuni critici e storici considerano la biennale una Avanguardia, “leading exhibition” in Latinoamérica.

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La Biennale è organizzata in due parti: l’esposizione e un laboratorio interdisciplinare dove ci scambieremo idee, si proietteranno video, new media, si faranno conferenze, colloqui e laboratori. Le due componenti fanno dell’evento uno spazio creativo e critico/pedagogico in cui collaboreranno artisti, critici e accademici di tutto il mondo. L’aspetto della solidarietà è molto importante, lo ripeto, perché i partecipanti sono al corrente dei problemi finanziari. Molti trovano appoggio economico nei loro paesi, altri pagano di tasca propria per partecipare. Qui viene garantito l’alloggio. Abbiamo ospitato personaggi come Juan José Díaz Infante (Messico), Heidi Figueroa (Puerto Rico), Susan Lord (Canada), Antonio Mendoza (Cuba/USA), Mónica Mayer (Messico), Gita Hashemi (Irán/Canadá). Per noi è stato un onore contare sulla loro presenza, che ha dato alla biennale un carattere globale e prestigioso.

La prima edizione si è focalizzata per lo più sulle nuove tecnologie e ci siamo resi conto che qui a Merida, capitale/provinciale (capitale dell’omonimo stato messicano, n.d.r.) non c’erano fondi sufficienti per le attrezzature. Questo fattore ci ha fatto ripensare l’arte attuale, riflettendo sui progetti realizzati con e attraverso la tecnologia, che sono parte della produzione artistica, e facendoci rendere conto che avevamo bisogno di trovare un legame storico con le problematiche economiche dell’America Latina e la diversità tra le opere che emergono dal nostro continente.

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Lucrezia Cippitelli: Conoscendo la tua biografia di cubano nato all’Avana e scappato come balsero, stabilitosi negli Stati Uniti dove ti sei formato e ora tornato in qualche modo alle tue radici latine decidendo di vivere e insegnare a Mérida, vorrei sapere di più di come l’idea di InteractivA si è inserita in questo percorso personale e artistico.

Raul Ferrera Moharquech Balanquet: Non sono scappato come balsero , ma faccio parte della Generación Mariel, un gruppo di artisti che se ne sono andati da Cuba negli anni Ottanta con una piccola “flotta” di imbarcazioni. Quando ho lasciato il paese ero al terzo anno di studi in Disegno Architettonico. Poi ho studiato nella Scuola di Comunicazione all’Università dell’Iowa, dove ho seguito corsi con artisti e teorici come Dudley Andrew, John Fiske, Ana Maria López, Zuzana Pick, David Bordwell, Christian Mez ed il cineasta sperimentale Leighton Pierce che mi ha introdotto nell’area della multimedialità insieme al tedesco Hans Breder.

Dudley Andrew, che ora dirige il Centro di Studi Visuali della Harward University, ha appoggiato il mio primo progetto curatoriale: un festival e una conferenza sul cinema latinoamericano. Con questo progetto ha avuto inizio il mio percorso di curatore. Mérida è uno spazio lavorativo che mi ha restituito all’America Latina e a Cuba perché e qui che cerco di connettere le aree culturali che transitato. Ho appoggi e solidarietà per il mio lavoro e soprattutto nello Yucatán, stato in cui la cultura è al di sopra dell’ideologia: le istituzioni che mi appoggiano sono scollegate dai partiti. D’altra parte il lavoro di insegnamento nella Escuela Superior de las Artes de Yucatán è intenso e delle volte mi rendo conto, traducendo da solo articoli, conoscenze e softwares dall’inglese allo spagnolo, che sono profesore in un’università che non può contare sulle risorse di cui dispongono le istituzioni Nordamericane, Europee o Giapponesi.

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Lucrezia Cippitelli: Che significa quando dici che InteractivA è un progetto artistico, visto che si presenta come lavoro curatoriale?

Raul Ferrera Moharquech Balanquet: Mi preoccupa il fatto che alcuni non vedano il lato artistico della curatoria o dello scrivere teoria. Ammiro la forma adottata da José Luis Brea per fare teoria, perché è parte della costruzione di un immaginario in cui, presentando situazioni attuali, l’autore mescola nella sua scrittura fiction e ricerca storica, attivando con il suo testo l’immaginazione del lettore. Secondo me è un gesto alla Bertolt Brecht, una rottura con le forme tradizionali del discorso teorico, che diventa un discorso creativo. Puoi immaginarti che la curatoria potrebbe essere una grande installazione in cui sono impiegate opere di vari artisti? In che maniera interrelazionare opere, artisti, saggi dei curatori diventa un discorso poetico, simbolico, metaforico, etico e sociale?

La curatoria smette di porsi come “autorità” e diventa un processo di scambio creativo. Molti guardano alla curatoria come il prodotto finale di un’esposizione o un processo “autoritario” di un esperto chiamato “curatore” o “commissario”. Nel mio caso cerco di disegnare un processo di connessioni multiple. Molti artisti attuali dei nuovi media sono produttori; questa è una pratica creativa che trasferisco alla biennale. Per esempio lo scambio di emails tra gli artisti, le discussioni nella mailing list, i momenti di convivenza durante la biennale, ugualmente che le opere, sono parte del processo creativo, anche se sono istanze vissute solo da chi partecipa alla biennale. In queste “inter-reazioni” si innesta il processo creativo della curatoria.

Ho lavorato con curatori che governano il lavoro. Io non impongo i miei concetti e mi piace lavorare con altri curatori perché danno diverse prospettive ai progetti, visioni che non ho. Iniziamo dai temi, ci relazioniamo con opere o persone vicine che ci indirizzano a altre opere o altri artisti che lavorano con temi, tecnologie o estetiche che sono interessanti per la biennale. Un networking in continuo progresso ed espansione che grazie a Internet può ampliarsi.

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Lucrezia Cippitelli: È stato molto interessante rendermi conto dell’esistenza di una biennale incentrata sui Nuovi Media in una città come Mérida: mi spieghi come si è sviluppata l’idea di parlare di nuove tecnologie in un contesto – secondo l’immaginario comune molto euro/USA centrico – più collegato alla cultura del passato (i Maya) che alla cultura industriale avanzata?

Raul Ferrera Moharquech Balanquet: Quest’idea che la cultura Maya è il passato e la tecnologia industriale del capitalismo moderno è “avanzata” non me la compro. Ricorda che la matematica e l’astronomia maya sono ancora più esatte degli algoritmi arabi che supportano le reti digitali. Arte Nuevo InteractivA è nata come risposta al dislivello economico e tecnologico dell’America Latina. Qui a Mérida per avere softwares dobbiamo piratarli, “hackerarli” o lavorare con softwares liberi perché non abbiamo soldi per comprare le licenze. Sono “professore di multimedia” in un’università in cui gli strumenti di cui dispongo sono vecchi di tre anni. E ancora ribatto che la biennale non si dedica ai Nuovi Media Tecnologici: ci sono nuovi processi creativi che emergono e che non possono essere incentrati solo sulla tecnologia, se non abbiamo i soldi per comprare la tecnologia necessaria per esporli. Nel nostro continente ci sono molti artisti che si confrontano con la tecnologia secondo un’angolazione diversa: Marina Zerbarini (Argentina), Andrés Burbano (Colombia), Lucas Bambozzi (Brasile), Rafael Lozano Hemmer (Messico/Canada/Spagna), Eugenio Tiselli (Messico/Spagna), Regina Celia Pinto (Brasile) relazionano i nuovi media con soluzioni vicine ai nostri contesti storico/culturali. Per questo la biennale si muove in un territorio di frontiera, un borderland tra ‘high tech’ e ‘low tech.’

Le “storie” delle arti in America non iniziano con l’arrivo degli Europei: quest’idea di base ci permette di approfondire il nostro territorio. Bisogna capire che la tecnologia è un ambito ampio a cui il Cosmo, il corpo, l’ambiente, la natura e le macchine prodotte dall’essere umano si adattano. I Maya avevano un incredibile controllo dell’architettura, del suono e dei processi ambientali. Non avevano bisogno di elettricità per amplificare il suono. Quando un artista di questa parte del mondo riconosce le capacità tecnologiche dei Maya attua un processo critico di confronto con le nuove tecnologie dell’informazione. Per questo riconosciamo con orgoglio che non viviamo in una periferia. Ai poteri egemoni interessa il discorso della periferia per sentirsi superiori agli altri. L’Europa adesso è immersa in un processo di “coscienza ecologica” dopo l’industrializzazione e la devastazione dell’ambiente naturale. Grazie al “sottosviluppo” e al sapere delle culture antiche delle Americhe abbiamo mantenuto parte delle nostre foreste e riserve idriche intatte, anche se l’industria biogenetica si sta impegnando a ricolonizzare il nostro territorio.

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Lucrezia Cippitelli: Parlando dei Maya, nel saggio introduttivo al catalogo di InteractivA’05, parlavi di “futuro post tecnologico”. Come si vincolano i nuovi media con la cultura Maya?

Raul Ferrera Moharquech Balanquet: In un momento di crisi in cui mi sono reso conto che la biennale non aveva soldi né avevo ancora trovato appoggi economici, ho iniziato a rimescolare le mie conoscenze sulla cultura Maya con, Julio Verne, MacLuhan, Angel Rama, Frederic Jamenson e ho immaginato un futuro alla Blade Runner , molto vicino al Medio Evo e al Dark Age. Mi piace la storia, gli alchimisti… Galileo è uno dei miei eroi. In mezzo a questa crisi è uscita l’idea della “post-tecnologia” come spazio di riflessione sulla disuguaglianza tecnologica che stiamo vivendo. Chi non ha capito l’idea mi accusa di essere contro la tecnologia: io credo che tutte le specie animali abbiano le proprie tecnologie, e i Nuovi Media sono tecnologie direttamente relazionate a un contesto sociale, storico e culturale. Non sono contrario alla tecnologia, ma fautore di un ampliamento dell’immaginazione personale e dell’immaginario collettivo.

Lucrezia Cippitelli: L’aspetto più facondo di InteractivA è l’idea secondo cui non è uno spazio espositivo ma uno spazio di scambio. Nell’edizione in cui ho partecipato come curatrice sono rimasta coinvolta dalla tua capacità di costruire una “rete” molto forte di relazioni che andava oltre gli spazi espositivi, e si è estesa alla città di Mérida e nelle relazioni umane e intellettuali degli artisti, curatori, critici e scrittori che hai invitato. Penso che l’obiettivo più importante che hai centrato è di aver riunito una comunità.

Raul Ferrera Moharquech Balanquet: Nonostante il sistema coloniale dell’informazione e il meccanismo imperialista del mercato dell’arte, esiste una solidarietà toccante, bella e forte tra chi lavora in ambiti culturali nel mondo. Sono orgoglioso di essere cresciuto in una società – Cuba – nella quale ho imparato a lavorare in maniera collettiva, e di aver studiato negli USA, in una società altamente “razializzata”, dove la collettività è molto importante per gli artisti; senza dimenticare che molti progetti a cui ho lavorato qui nello Yucatán sono progetti collettivi.

Quando ci concentriamo sul fatto che la produzione culturale non è incentrata sul meccanismo del potere, incontriamo artisti, curatori, critici e storici che lavorano fuori da tale meccanismo Non mi piace usare il termine “marginale” o “periferico”: se un artista non è coinvolto nel mercato non significa che sia periferico. Per molti dei partecipanti di InteractivA, la produzione culturale è un fatto consequenziale alla maniera di essere e di relazionasi con la creatività, la storia, la società e il Cosmo. Ciò non significa che tutti la pensiamo uguale e per questo ci riuniamo; ci rendiamo conto del nostro compromesso con l’ambito culturale che cci circonda, creando in questo modo un dialogo che si estende anche al nostro lavoro..

Lavorare con altri curatori significa lavorare in gruppo. Dalla prima edizione di InteractivA ho lavorato con Gita Hashemi (Irán/Canadá), Fatima Lasay (Filippine), con te (Lucrezia Cippitelli – Italia), Agricole de Cologne (Germania) e Pooja Sood (India). Ognuno ha offerto una sua visione personale, creando connessioni. Non sai quanto sono contento sentendoti dire che l’aspetto più facondo della biennale è lo scambio comunitario: trovo l’energia per lavorare proprio nella formazione di uno scambio comunitario che mi sostenga. Internet, devo chiarirlo, ha svolto una funzione molto importante in questa rete comunitaria di condivisione.

Temi curatoriali Arte Nuevo InteractivA’07

• Sustentabilidade y Colaboración

• Memoria Media: Arte/Documento/Idea

• Patrimonio Cultural: ¿Tangible o Intangible?

• Movimientos Desregularizados

• Performancia y Rituales: “mediadores” de la comunicación

• Materiales Alternativos y Reciclaje

• Alternativas Mediáticas en Las Américas

• Territorios en Fuga: Mérida_MX

• Historiografia de Arte Nuevo InteractivA


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