The New School. New York
07 / 02 / 20 - 08 / 04 / 20

La Anna-Maria and Stephen Kellen Gallery della New School presenta The Question of Intelligence – AI and the Future of Humanity, un’esposizione incentrata sull’intelligenza artificiale che presenta le opere realizzate da più di una dozzina di artisti in mostra dal 7 febbraio all’8 aprile 2020. Le opere spaziano da installazioni interattive di grandi dimensioni a un noto chatbot chiamato Agent Ruby e a software per l’illustrazione che si basano sull’intelligenza artificiale.

L’esposizione si domanda: da cosa è costituita l’intelligenza? Può l’intelligenza essere costruita con algoritmi e macchine? E come? La mostra offre una panoramica concettuale dei diversi modi in cui l’arte digitale si è impegnata attivamente nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, e indaga le trasformazioni sociali e culturali generate dall’intelligenza artificiale. Complessivamente le opere in mostra esaminano e giustappongono la capacità di uomini e macchine di acquisire e applicare competenze e conoscenze, sollevando interrogativi su cosa significhi la codifica dell'”intelligenza” per l’essere umano.

Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale si è spostata al centro delle discussioni tecnologiche a fronte del ruolo in rapida crescita del ‘machine learning’ nell’elaborazione dei dati e nel processo decisionale per il commercio, il lavoro, la sorveglianza, l’intrattenimento e la varietà di molte altre aree. Presentando un corpus di opere che affronta gli effetti dell’automazione dei nostri sensi, The Question of Intelligence indaga la visione così come si riflette nel riconoscimento delle immagini; il discorso e la voce in relazione alle questioni della senzienza e della personalità, così come la costruzione della conoscenza.

“Le opere d’arte in mostra riflettono le differenze tra la macchina e l’intelligenza umana da varie prospettive”, dice Chrstiane Paul, curatrice dell’esposizione. “In un momento in cui il nostro ambiente è sempre più regolato da processi di machine learning che ricercano ovunque dei modelli, queste opere sollevano interrogativi filosofici sulla senzienza e su come la nostra comprensione del mondo stia cambiando”.

Gli artisti Memo Akten, Mimi Onuoha e Lior Zalmanson esplorano come l’intelligenza artificiale impari a vedere e a classificare le immagini, mettendo in mostra i pregiudizi e le incomprensioni contestuali. Stephanie Dinkins ha creato uno storyteller artificiale addestrato sui dati forniti da tre generazioni di donne di una famiglia afroamericana, attirando l’attenzione su una serie di dati fortemente sottorappresentati. I primi progetti pionieristici includono The Giver of Names di David Rokeby (1990 – ), un software di scrittura che formula dichiarazioni sulla base degli oggetti che vede, e il chatbot Agent Ruby di Lynn Hershman Leeson (2001).

Altri lavori in mostra riguardano l’impatto dell’automazione sulla creatività e sul lavoro, che ha generato previsioni sia utopiche che distopiche. L’IA che porta il lavoro creativo a nuove forme di espressione è diventato un tema di tendenza, mentre la sostituzione del lavoro umano attraverso l’IA ha gravi conseguenze sociopolitiche.

Il software di disegno e pittura in mostra creato dall’artista, comprende il pionieristico AARON di Harold Cohen, (originariamente programmato nel 1972) e quello di Mary Flanagan [Grace:AI], addestrato esclusivamente su serie di dati di dipinti di artiste che cercano di dipingere un ritratto di Frankenstein. Si tratta di una riflessione su come la creatività sia e possa essere codificata, e se l’IA creativa sia uno strumento, un partner o un performer.

Mentre il lavoro di Brett Wallace si incentra sulle conseguenze dell’IA sul luogo di lavoro, BitSoil Popup Tax & Hack Campaign di LarbitsSisters propone un sistema di tassazione alternativo per un’economia digitale più giusta. Il progetto utilizza l’IA-Watson Natural Language Classifier di IBM per l’addestramento di un esercito di bot esattoriali per mobilitare gli utenti di Twitter a richiedere una microtassa sui dati che producono.

BitSoil Popup Tax & Hack Campaign è stato il vincitore sia del Golden Nica nella categoria Interactive Art al Prix Ars Electronica 2018, sia del NOVA New Media Interactive Art Prize della Beijing Contemporary Art Foundation, e farà il suo debutto nazionale alla prossima mostra.

Un’altra opera in anteprima negli Stati Uniti è Deep Swamp di Tega Brain, un trittico di terrari con piante delle zone umide controllate da agenti software artificialmente intelligenti. Gli agenti, Nicholas, Hans e Harrison, ispezionano i loro territori paludosi, regolando la luce, il flusso dell’acqua, la nebbia e le sostanze nutritive, per cercare di allestire i loro ambienti per obiettivi diversi. Harrison mira a una zona palustre dall’aspetto naturale, Hans cerca di produrre un’opera d’arte, e Nicholas vuole semplicemente attenzione.

Il ruolo dell’IA nel sostegno delle living plants è esplorato anche in AlphaGarden da Ken Goldberg e dal Collettivo AlphaGarden. AlphaGarden è un living garden situato presso l’Università della California a Berkeley che è curato da un robot controllato da un’IA che sta imparando sia dalla simulazione che dalle dimostrazioni umane. I visitatori possono seguire a distanza il processo attraverso uno schermo nello spazio espositivo. La mostra è curata da Christiane Paul e organizzata dal Sheila C. Johnson Design Center.

Artisti partecipanti: Memo Akten; Tega Brain; Baoyang Chen, Zhije Qiu, Ruixue Liu, Xiaoyu Guo, Yan Dai, Meng Chen e Xiadong He della Central Academy of Fine Arts (Pechino, Cina); Harold Cohen; Stephanie Dinkins; Mary Flanagan; Ken Goldberg e l’AlphaGarden Collective; LarbitsSisters; Mimi Onuoha; David Rokeby; Brett Wallace; e Lior Zalmanson.


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