Yasuhiro Morinaga è un sound designer specializzato nel field recording. Ha lavorato a numerosi progetti legati a cinema, danza contemporanea, installazioni, teatro e product design. I suoi interessi nell’ambito dei field recordings si muovono con un’attenzione particolare alle comunità rurali, gli ambienti naturali e i suoni concreti.
Il suo approccio eclettico al sound design caratterizza numerosi lavori presentati in alcuni tra i più importanti festival cinematografici del mondo: Cannes, Venezia, Berlino, Toronto. Le sue performance dal vivo trasportano gli spettatori in spazi e tempi attraverso l’uso di narrative sonore che utilizzano la registrazione e la manipolazione. E’ fondatore di “Concrete”, progetto che è sia un evento performativo che un simposio accademico che si svolge ogni anno a Tokyo. Di recente ha curato The Cloud of Unknowing, la sonorizzazione per il Padiglione Singapore all’interno della 51a Biennale d’Arte di Venezia.
Incontriamo Yasuiro all’Aurum di Pescara, durante il Memento Audere Web, interessante manifestazione organizzata da Web Italia Onlus e Comune di Pescara, che dal 23 al 25 settembre scorsi, ponendosi come attualizzazione in chiave digitale del Cenacolo Dannunziano, ha coinvolto artisti e creativi in un percorso di condivisione tra esperienze digitali e contaminazioni interattive. Oltre allo stesso Morigana, sono stati coinvolti, tra gli altri: Soundbarrier, Matilde De Feo, Bonelli e Vele, Leandro Pisano, Roll, Bianco Valente, Max Coppeta, Antonello Matarazzo, Arago Design, Roberto Bonu+Max Minna.
Pasquale Napolitano:Sei reduce da una lunga esperienza di field recording e performance in Irpinia e sei prossimo ad un lungo ciclo di esperienze sonore in Italia e poi in Europa (a Firenze al centro Tempo Reale, poi all’IRCAM di Paridi, poi di nuovo in Irpinia). Come si sta articolando questo percorso? Che sensazioni ti ha dato il “suono dell’Italia”?
Yasuiro Morinaga: Il mio interesse originario per l’Italia è dovuto principalmente al cinema. Sono sempre stato un appassionato di cinema e sono sempre stato un ammiratore del Neorealismo, con un interesse particolare per le tecniche di doppiaggio e le colonne sonore. Per rispondere alla tua domanda, ho potuto costatare come l’architettura sonora italiana sia radicalmente diversa da quella giapponese, così come da quella di qualsiasi altro paese, a causa della ricchezza della sua storia.
Ad esempio in Italia le chiese hanno un suono inusitato che in Giappone non è ascoltabile, anche nell’architettura della campane o nel rumore delle foglie che si piegano al vento o nel passaggio delle auto si generano suoni completamente differenti. Stando diverso tempo in Irpinia per un progetto dedicato al trentennale del terremoto, ho anche potuto esplorare le differenze sonore tra questo territorio e quelli colpiti dal terremoto che sei mesi fa si è abbattuto sul Giappone.
Il suono è un medium invisibile, per cui credo che sia arrivato il momento di capire come poter preservare il suono, come espressione di uno spazio e di un momento storico, analogamente a quanto già si fa per un paesaggio o un’architettura.
Registrando i suoni dell’Irpinia e confrontandoli con le incisioni d’epoca, si può notare come questi siano mutati da trent’anni a questa parte. Per cui i suoni ascoltabili trent’anni fa, se non fossero stati registrati, non si potrebbero ascoltare oggi, e questo vale anche per i suoni del presente, che certamente saranno diversi in futuro.
Pasquale Napolitano:Sei un vero specialista del field recording. Come ti approcci a questa pratica? Nel tuo lavoro che rapporto c’è tra landscape e soundscape?
Yasuiro Morinaga: La registrazione del suono per me è fondamentalmente ricerca. Una ricerca che parte in primo luogo dalla storia, dalle origini del luogo per poi approfondire in un secondo momento anche gli aspetti tecnici (quale microfono usare, quale supporto di registrazione etc.), ma il momento primario è di matrice culturale (antropologica, archeologica..).
Pasquale Napolitano: Come nasce invece il progetto “Concrete”? E come si sta evolvendo?
Yasuiro Morinaga: Il nome del progetto ha due significati fondamentali, da una parte evoca l’idea di musica concreta, dall’altra si riferisce al cemento (concrete) come materiale, un materiale duro che copre il passato. Il progetto ha esordito con l’organizzazione di un cenacolo internazionale di studi, per poi allargarsi alla produzione cinematografica, alla produzione di istallazioni e performance, sempre con un approccio cinematico, perché noi crediamo nel valore di cinetico del suono.
Pasquale Napolitano: Hai avuto esperienze importanti anche nel cinema. Penso ad esempio alla sonorizzazione di Earth (composta insieme a Stefano Pilia e nata per accompagnare le immagini dal vivo), corto del 2009 dell’artista di Singapore Ho Tzu Nyen, selezionato anche al Festival del Cinema di Venezia,così come il precedente Karaoke, del 2006. E’ interessante capire come ti approcci a questa forma, per molti aspetti diversissima dal field recording cosi come dalla performance live.
Yasuiro Morinaga: In realtà c’è una forte connessione tra field recording e cinema, anche se a prima vista potrebbe non sembrare. Nel cinema, così come si studiano il copione, la storia, i dialoghi, si devono progettare i suoni, che sono ovunque; anche e soprattutto quando vi è assenza di dialogo sono i suoni a connotare spazi e situazioni. Nel cinema anche il silenzio ha un suono, non fosse altro che il grind della pellicola.
Come prima cosa lavoro sulla sceneggiatura, cercando di analizzarla, comprenderla, per poi pensare al modo in cui poter registrare il suono. Nel tradizionale sound design per il cinema, i dialoghi hanno una natura mono, mentre l’ambiente viene registrato in stereo o surround, per poi aggiungere il resto in post-produzione; io cerco di approcciarmi alla disciplina in maniera completamente diversa, reinventando la prassi tecnica, e di conseguenza estetica: spesso utilizzo microfoni a contatto, o piezoelettrici o tipologie di microfonazione non convenzionali per la voce. Ad ogni modo cerco di interpretare la sceneggiatura anche dal punto di vista sonoro.
Pasquale Napolitano:Credo che il tipo di lavoro che fai sia particolarmente riconoscibile per il modo in cui riesci a stratificare il suono. Penso al lavoro sul latte nobile costruito per lo scorso Interferenze, o a Land of Desolation la tua opera sulle Filippine presentata qui a Pescara. Quali sono gli artisti, non necessariamente di arte sonora, che hanno contribuito alla tua formazione?
Yasuiro Morinaga: Sicuramente sono sempre stato affascinato dall’opera di Matsuo Bash, importante ed eclettico autore giapponese di Haiku, che come cardine della sua ricerca aveva quello di restare in silenzio, ascoltare la natura ed infine tentare di fissarla sul foglio attraverso i tre versi del metro. Allo stesso modo io cerco di impressionare la natura attraverso il suono, dopo essermici immerso. Per me il field recording è la forma più vicina all’Haiku.
Pasquale Napolitano:A cosa stai lavorando in questo momento?
Yasuiro Morinaga: Ci sono molti progetti che sto portando avanti, uno di questi consiste nella sonorizzazione di uno dei più importanti film giapponesi del periodo del muto, The Japanese Girl of Harbour, girato a Yokohama negli anni ’30 del secolo [1933 n.d.r.] da Hiroshi Shimizu, per anni uno dei più stretti collaboratori del celebre Yasujiro Ozu, una sorta di road movie ante litteram.
La particolarità sta proprio nel fatto che registrerò i suoni negli stessi luoghi in cui è stato girato il film ottanta anni fa; nel progetto è coinvolto anche Roberto Paci d’Alò e sarà terminato a marzo 2012. Ma nell’immediato sarò a Firenze, dove il Centro Tempo Reale mi ha commissionato un nuovo brano per PAESAGGI. Un mondo di suoni e parole, quarta edizione del festival di Tempo Reale, interamente dedicato a Le Città Invisibili, capolavoro letterario di Italo Calvino.