Collezionisti, curatori di gallerie, visitatori e curiosi hanno partecipato all’ottava edizione della Frieze Art Fair: la principale fiera internazionale di arte contemporanea che si è tenuta a Londra – Regent’s Park dal 14 al 17 ottobre. Il dinamismo delle 173 gallerie esponenti che hanno rappresentato 29 paesi e oltre 1000 artisti dimostra che art fairs are not only about money.
Sebbene Frieze Art Fair sia nata con l’intento principale di vendere le opere d’arte, la fiera è diventata nel corso degli anni un evento culturale che include dibattiti con gli artisti, progetti commissionati ad hoc e collaborazioni con istituzioni internazionali come Signal (Svezia) e Vector (Romania) per il 2010.
Gli artisti che ho scelto di seguire in questa mia carrellata per Digicult, lavorano principalmente nel campo dell’ “innovative media”: video arte, installazioni e sculture che spesso includono l’uso di oggetti di consumo (elettrodomestici, oggetti di design, prodotti tecnologici) situati in contesti non convenzionali. Quello che emerge da questo diario di bordo è un gusto per il remix, per il recupero di materiali analogici e digitali e per il montaggio di documenti d’archivio e contenuti originali; si passa dal recupero di immagini di archivio degli anni ’60 -’70 come nel caso dell’artista israeliano Elad Lassry, al video muto Floor girato in super 8 trasferito su pellicola da 16 mm di Charles Atlas, all’assemblaggio e utilizzo di elettrodomestici, estratti di film, frammenti di arredamento e opere d’arte esistenti che Haroon Mirza associa al fine di produrre composizioni audio.
Elad Lassry è rappresentato dalla Galleria Massimo de Carlo http://www.massimodecarlo.it/Dynamic/Artists,intLangID,2,intCategoryID,2,intItemID,115.html
Mark Aerial Waller è rappresentato dalla Rodeo Gallery
http://www.rodeo-gallery.com/rodeo/?page_id=50
Haroon Mirzaè rappresentato dalla Lisson Gallery
http://www.lissongallery.com/#/artists/haroon-mirza/
Ed Atkins è rappresentato da Cabinet
http://edatkins.co.uk/page1/page1.html
Marcus Coatesè rappresentato dalle Kate MacGarry Gallery
http://www.katemacgarry.com/marcuscoates.php
Charles Atlasè rappresentato da Vilma Gold
http://www.vilmagold.com/newpages/artists/CA1.htm
Jin Shan è rappresentato da Platform China
http://www.platformchina.org/en/index.asp
Questo reportage scruta quindi artisti che trasformano la realtà attraverso i loro lavori che vanno da installazioni surreali a performances sonore e visive – le immagini vengono usate come mezzo per trasportare l’osservatore in un’ altra dimensione spazio-tempo, reale o immaginaria, passata o futura.
Come si colloca l’artista contemporaneo rispetto alla storia dell’arte? Come afferma Wolfgang Tillmans (keynote speaker a Frieze), anche quando l’artista riprende temi e stili già utilizzati in passato, l’originalità dell’opera è data dal fatto che il tempo e il contesto nei quali si iscrive il gesto artistico sono in continuo cambiamento, e lasciano quindi uno spazio di innovazione possibile. Per sua natura, l’arte contemporanea si interroga sul rapporto con i classici precedenti. Il suono, l’immagine, gli oggetti non bastano più a sé stessi, occorre rompere l’armonia tra le singole parti per dare vita a un remix tra cultura, storia e finzione.
Wolfgang Tillmans
Tillmans è un fotografo ha iniziato verso la fine degli anni ’80 a utilizzare la fotocopiatrice medium principale per il suo lavoro – questo “mechanical medium” è nel tempo diventato il suo principale “love affair”. Più tardi ha trovato interesse nelle stampanti laser che gli hanno permesso di ingrandire foto di magazines e reportages e di trovare in questo modo un “digital texture pattern” e delle degradazioni di colore che hanno reso il suo lavoro unico nel genere. Si tratta di immagini che a un primo contatto sembrano elaborate con software per il foto-ritocco, ma che si scoprono essere semplici fotografie di fluidi o agenti atmosferici.
L’artista adora la purezza e il fascino della carta come medium, il cui mistero gli permette di vedere le foto come “foto”, cioè come corpi fisici e non come “immagini” a contenuto informativo. É per questa ragione che Tillmans usa equamente i termini “picture” e “image” perchè le foto non sono percepite esclusivamente per il contenuto che rappresentano. A suo parere la macchina fotografica è il medium che mente spesso su cosa le sta davanti, ma non mente mai su chi le sta dietro. Tillmans non è interessato alla proliferazione di immagini, parte della qualità della foto sta nella sua semplicità e trasparenza. È per questa ragione che le sue foto non puntano a valorizzare la messa in scena e non invitano a capire come sono state create.
Haroon Mirza
Haroon Mirza, artista israeliano nato nel 1977, ha studiato alla Chelsea Art School and Goldsmiths. Ora vive tra Londra e Sheffield e concentra il suo lavoro principalmente sul suono e l’installazione. L’artista compone sound sculptures che sono per la maggior parte composte da pezzi di arredamento vintage e oggetti misti di tecnologia, dove l’utilizzo di elementi acustici e del suono in generale sono parte integrante del suo lavoro. Haroon Mirza cerca di approfondire lo studio del visivo e acustico come pura forma estetica, limitando quindi la distinzione percettiva tra musica, suono e rumore. Si ha l’impressione che l’artista sia affascinato dall’idea che le sue opere restino aperte ein continuo movimento e che contengano al suo interno un senso di sperimentazione e ricerca. Una relazione veramente sperimentale tra artista e opera dove le sculture possono essere considerate come creature autonome durante il processo di lavoro, visto che è imprevedibile sapere quale tipo di musica/suono produrranno.
Mark Aerial Waller
Phantom Avantgarde è un film composto da elementi di collage (immagini degli intellettuali parigini della metà del 1960), fotocopiati e ingranditi a grandezza naturale e da una selezione di film chiave del cinema esistenziale. Una volta rimossi dal loro riferimento storico culturale le figure ritagliate riacquistano vita e tridimensionalità. L’artista dà ai fotogrammi una seconda opportunità di rendimento ed espressione che si completa grazie ad un testo sottotitolato dal romanzo di Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte. In questo modo i personaggi sembrano diventare curiosi di se stessi nel loro nuovo risveglio. Sia il film che il suo metodo di esposizione sono stati concepiti in modo da creare una architettura stabile che tiene perfettamente insieme i fotogrammi che Waller ha selezionato da Orphée di Jean Cocteau (1950) e Louis Buñuel Simon del desierto (1965) così come I riferimenti alla dimensione scultorea di Marcel Carné, Le jour se Lève (1939).
La scelta di utilizzare uno specchio a figura intera che riflette il video proiettato su schermo di retro proiezione è alquanto singolare e fa parte della messa in scena dell’opera – in questo modo l’immagine può essere visualizzata sia sullo schermo che opposto dello specchio, permettendo di avere due diverse prospettive sul lavoro e allo spettatore di entrare nell’opera e diventare parte dell’immagine riflessa.
Ed Atkins
Impulses to Reanimate a Dead Alsatian, 2010
Inchiostro su cartae registratore
Dimensioni variabili
l pezzo rievoca l’esibizione di Dennis Oppenheim, Unitled Performance, 1974 – dove un cane morto di razza alsaziana è posto su una tastiera, il corpo in decomposizione crea della musica premendo chiavi diverse, a seconda dello spostamento del suo corpo. Il pezzo sonoro di Atkins è stato creato in un modo simile, utilizzando il corpo dell’artista e una tastiera usata per creare il feedback, riportando alla luce questa performance poco conosciuta.
Oltre a Ed Atkinsla galleria rappresenta anche l’ artista Cosey Fanni Tutti, un membro fondatore di Throbbing Gristle che, a mio parere visto che stiamo parlando di arte e musica, merita essere citato.
Sono artisti che rielaborano materiale già esistente, artisti le cui opere ruotano attorno a sistemi socio culturali, quali la religione, il consumismo di massa, la pubblicità; artisti che studiano i movimenti del corpo, che scompongo ai minimi componenti la danza, la musica, i fotogrammi cinematografici, gli scatti fotografici al fine di riflettere sulla semplicità degli elementi che li costituiscono. Troviamo quindi una giostra di immagini, musica, video, fotografie, noise, luci, smalti, silenzi che paiono banali, frutti di un bricolage quotidiano che lascia però un giusto bilanciamento tra il già visto e il nuovo. Gli artisti ostentano una conoscenza approfondita strumenti di espressione che hanno a disposizione- nel campo del cinema, ad esempio molti interventi sono fatti al livello del framing, del contesto, del suono o del non-suono, del colore, del focus.
Ricombinando questi elementi si può arrivare all’installazione, alla video arte – modi di espressione alquanto complessi e sfaccettati in quanto si prestano all’utilizzo di diversi tools per la loro messa in scena. Si tratta di un desiderio di fare arte che non si esaurisce nel gusto estetico degli artisti, ma include anche una padronanza dei mezzi tecnici di espressione che costituiscono la base della produzione mediatica commerciale.