Nel mondo del digitale, ma non solo, si fa un gran parlare di condivisione e libertà di saperi e conoscenze. Dopo anni di entusiasmo per i “nuovi” strumenti di comunicazione, sta emergendo sempre più fortemente la consapevolezza che non sia sufficiente costruire sistemi e tecnologie per produrre e diffondere su scala sempre più ampia la conoscenza, ma che un accesso al sapere realmente libero passi attraverso la capacità di saper costruire da soli le conoscenze ed essere in grado di trasmetterle successivamente. Il Do it Your Self tecnologico non riguarda, quindi, unicamente l’aspetto strumentale e mediale della conoscenza, ma influenza ambiti molto più ampi, come ad esempio quello della formazione e dell’educazione.
Ri-progettare i processi formativi rendendo le tecnologie interattive, open source e a basso costo non solo strumento, ma anche modello e struttura nella costruzione della conoscenza, rappresenta una possibilità importante per la costruzione di un sapere libero e distribuito, nell’occidente dell’iper-consumo tecnologico e del sapere verticalizzato, ma soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
Al rapporto tra tecnologia ed educazione in Africa è dedicato Mobile A2K: Africa Interfacce Educazione Tecnologia, un ciclo di tre panel organizzato dalla Fondazione lettera27 Onlus di Milano, previsti per sabato 11 e domenica 12 settembre, all’interno dell’edizione 2010 di Festivaletteratura di Mantova.
L’iniziativa prende il titolo da Mobile A2K, progetto di lettera27 a cura di Roberto Casati e Iolanda Pensa, sviluppato in collaborazione con una serie di partner internazionali, finalizzato alla creazione di prototipi per strumenti educativi che siano mezzi per fare e allo stesso tempo metodi didattici innovativi.
Tra questi la Valigia Pedagogica, prototipo che sarà presentato a Mantova insieme ad altri tools educativi durante Il maestro disincantato. Ripensare l’educazione attraverso la tecnologia, panel a cura di Chiara Somajni, giornalista de “Il Sole 24 Ore”, esperta di uso creativo e sociale delle tecnologie, e Roberto Casati. Un incontro “a difesa di un low-tech intelligente e a sostegno dell’hi-tech estremo” che vedrà insieme Massimo Banzi, celebre padre di Arduino, Mark Grimes, co-fondatore di Maker Faire Africa, la fiera itinerante dedicata a design tecnologico e creatività digitale in Africa. Abbiamo incontrato Iolanda Pensa, curatrice Mobile A2K per lettera27.
Claudia D’Alonzo: Da quali esperienze nasce Mobile A2K e con quali obiettivi? Attraverso quali tappe e metodologie di lavoro si sta sviluppando?
Iolanda Pensa: Mobile A2K è anche la più recente iniziativa di lettera27, una fondazione onlus di Milano che sostiene l’educazione e l’alfabetizzazione, in particolare in Africa Sub-Sahariana. “A2K” è l’acronimo di “Access to Knowledge”, cui abbiamo aggiunto “Mobile” per sottolineare come l’accesso alla conoscenza debba essere itinerante, adattabile e sempre in cerca di nuovi percorsi. Mobile A2K promuove la riflessione teorica su interfacce, tecnologia e contenuti per l’educazione e sostiene tre prototipi ideati da tre organizzazioni africane: la Valigia Pedagogica, ideata dal media lab Kër Thiossane di Dakar, in Senegal, una scatola degli attrezzi per imparare a produrre interaction design e opere d’arte digitali; dei libri scolastici su telefono cellulare, Douala Ville d’Art et d’Historie, iniziativa promossa dal centro d’arte Doual’Art di Douala, in Camerun; infine “Chimurenga Chronicle”, un quotidiano “datato nel passato”, per avere una seconda chance di raccontare la storia, uscito per la rivista “Chimurenga” di Cape Town, in Sudafrica.
Tutti gli strumenti si focalizzano sul produrre e rendere disponibili informazioni sulle trasformazioni urbane, in particolare delle città di Dakar, Douala e Cape Town. L’idea alla base di Mobile A2K è che la tecnologia ci può aiutare a ripensare l’educazione, e che il modo più efficace per sostenere dei progetti è mettere insieme contenuti, interfacce e risorse esistenti. Mobile A2K nasce a ottobre 2009 con un convegno organizzato al Rockefeller Center di Bellagio durante il quale studiosi, partner e sostenitori dell’iniziativa si sono confrontati per tre giorni su risorse, interfacce e contenuti per l’educazione. A febbraio e maggio 2010 sono partite le prime due fasi della Valigia Pedagogica, che sta ora diventando itinerante: l’11 e 12 settembre si svolgeranno tre incontri di riflessione durante Festivaletteratura di Mantova; a dicembre verrà presentato Douala Ville d’Art et d’Histoire in contemporanea con SUD-Salon Urbain de Douala e sta prendendo il via la preparazione di “Chimurenga Chronicle”.
Claudia D’Alonzo: Vorrei parlare della Valigia pedagogica. In che modo questo kit di strumenti tecnologici è utile per “imparare a fare” e in che modo rende trasmissibile le conoscenze acquisite?
Iolanda Pensa: La Valigia Pedagogica è una scatola delle meraviglie. Quando lettera27 ha contattato il media lab di Dakar per il progetto Mobile A2K, Kër Thiossane ci stava già lavorando. L’organizzazione senegalese aveva appena partecipato ad un bando della Commissione Europea Paesi ACP ed era in attesa di una risposta per il suo progetto Rose des Vents Numériques. Il progetto che è poi stato approvato è incentrato sulla tecnologia e coinvolge tra il 2009 e il 2011 una rete di organizzazioni culturali di Senegal, Mali, Sudafrica, Martinica, Francia e Finlandia.
Quando parlo di tecnologia non sto parlando di usare un computer per scrivere una fattura o mandare un’ e-mail. Sto parlando di un progetto che vuole permettere a creativi di programmare, produrre oggetti interattivi, inventare opere d’arte con un nuovo linguaggio. Si tratta di competenze tecnologiche di alto livello che poche università al mondo offrono. L’Associazione Kër Thiossane, di basa a Dakar (Senegal) e organizzatrice del festival Afropixel,insieme a Jean-Noël Montagné stanno facendo qualcosa di veramente nuovo a livello mondiale: stanno creando una Valigia Pedagogica, una scatola degli attrezzi itinerante capace di “formare dei formatori”.
Quando Marion Louisgrand, direttore di Kër Thiossane, ha presentato il progetto al convegno del Rockefeller Center di ottobre 2009, la valigia è subito diventato uno dei temi centrali di Mobile A2K. È il progetto specifico che Kër Thiossane sta sviluppando a Dakar, ma è anche una perfetta metafora di conoscenza e apprendimento: uno strumento itinerante, adattabile, contiene e allo stesso tempo ha spazio vuoto da riempire e ha bisogno di qualcuno che la trasporti. Un computer è un po’ come una valigia, così come un telefono cellulare è un taccuino. La valigia, le mappe e le esposizioni sono diventati tre concetti sui quali riflettere e immaginare, con l’idea sostenuta da Roberto Casati, co-curatore di Mobile A2K, che la tecnologia possa aiutarci a ripensare l’educazione.
Al momento esistono due prototipi della Valigia Pedagogica, la loro costruzione ha rappresentato la prima fase di formazione dei formatori realizzata a Dakar. A questo punto le persone formate devono costruire nuove valigie formando nuovi formatori e così via. La valigia contiene computer, monitor, tastiera, Arduino, sensori e due programmi: uno che permette di sperimentare lo strumento e l’altro che accompagna la costruzione di una nuova valigia. A Festivaletteratura abbiamo voluto presentarla in due modi: attraverso le riflessioni legate a educazione e tecnologia, delle quali la valigia è metafora, e attraverso una breve presentazione degli elementi che la compongono. Jean-Noël Montagné, uno degli ideatori del progetto, sarà presente a Mantova. Si parlerà anche di Arduino, presentato da Massimo Banzi.
Claudia D’Alonzo: Il cuore tecnologico del progetto è appunto Arduino, insieme ad una serie di strumenti software open source, come ad esempio Pure Data. Sono strumenti che offrono un ventaglio molto ampio di utilizzi e progettazioni flessibili. Allo stesso tempo sono molto complessi, richiedono processi di formazione abbastanza specialistici. In che modo la valigia si confronta con questo aspetto?
Iolanda Pensa: Complessi e difficili. Sicuramente. Ma in effetti consideriamo sempre complesso e difficile quello che non conosciamo ancora. Per raccontare la Valigia Pedagogica abbiamo fatto delle fotografie che ritraggono dei bambini senegalesi che scrivono con il gessetto sulle loro lavagnette nere. Sono immagini che fanno pensare subito alle scuole in Africa, ma al posto dell’alfabeto i bambini scrivono sulle loro lavagnette stringhe di codice. L’elettronica e la programmazione non sono competenze che impariamo a scuola fin da piccoli. Pure Data è una lingua un po’ come l’inglese ma ben pochi pensano che vada inserita nel programma delle elementari. Magari tra qualche anno le cose cambieranno. E magari cambierà più rapidamente l’Africa dell’Italia.
La Valigia Pedagogica è uno strumento di formazione. Si impara vedendola in azione, osservando come funziona (sia il suo hardware che il suo software), adattandola alle proprie esigenze o costruendone una. La natura pedagogica dello strumento si dispiega in ognuna di queste operazioni. Il livello più complesso è sicuramente costruire una valigia. Ma qui ci sono diverse possibilità: si possono formare delle persone che sanno fare tutto o più semplicemente si possono mettere insieme persone con competenze specifiche.
E anche seguendo questa seconda strada, come si sta facendo a Dakar, serve formazione sui linguaggi specifici e serve tempo per passare dagli esercizi ad un uso creativo dello strumento.
Claudia D’Alonzo: Durante il panel a FLM, insieme alla Valigia pedagogica, verranno presentati altri oggetti tecnologici e le loro applicazioni nell’abito della formazione. Tra questi ci saranno strumenti di IBM e Olivetti. Sarà una commistione quindi tra open design e marchi di riferimento nella produzione industriale di tecnologie. Quali potenzialità pensate possa generare questo incontro, in particolare nel campo della formazione?
Iolanda Pensa: Festivaletteratura di Mantova è una nuova tappa di Mobile A2K. I tre incontri che lettera27 ha organizzato durante il festival sono occasioni per immaginare e riflettere su Africa, educazione e tecnologia, e gli oggetti partecipano e contribuiscono alla discussione. Ci sono autori, ricercatori, inventori e poi ci sono loro: le invenzioni. Non bisogna dimenticare che il più noto e importante oggetto tecnologico degli ultimi millenni è il libro e Festivaletteratura da sempre si occupa proprio di valorizzarlo e dargli la parola. Non farei una distinzione tra open design e marchi, e tra profit e non profit. L’open source è sviluppato da individui e società, con o senza scopo di lucro. E allo stesso tempo esistono importanti strumenti per l’educazione che non sono open source. L’idea di Mobile A2K è quella di mettere insieme risorse, interfacce e contenuti. Gli oggetti tecnologici sono tra le risorse esistenti.
Al primo convegno di Mobile A2K al Rockefeller Center abbiamo coinvolto referenti del progetto di Negroponte OLPC – One Laptop per Child, della compagnia telefonica Orange, di Wikimedia Foundation e degli sviluppatori di Kenia e Uganda; a Mantova partecipano il progetto Mobi3 di IBM, l’Olivetti Oliboard, Arduino, Afriradio e Wikipedia. Mobile A2K durante le sue diverse tappe mette insieme queste risorse con altre (esperti, autori, creativi, organizzazioni che operano in Africa) per produrre o immaginare strumenti educativi “itineranti”, in altre parole strumenti che possano essere adattati a nuovi contesti e contenuti. È evidente che per la sua natura aperta e modificabile l’open source parte già con il piede giusto.
http://www.lettera27.org/index.php?idlanguage=2&zone=9&idprj=47&idnews=1641&pag=0
http://www.interdisciplines.org/mobilea2k