IOCOSE e’ un collettivo nato a Bologna nel 2006. Il loro stile e’ spensieratamente prank-artistico, incorporando pero’ nella pratica una serie di domande che nascono da una relazione matura con Internet, social networks, nuovi media. IOCOSE ha esposto, fra gli altri, all’ultima edizione di The Influencers a Barcellona.
I progetti di IOCOSE potrebbero essere definiti come iniezioni di surrealismo nella realta’ quotidiana. Surrealismo che e’ estremizzazione di pensieri, tendenze e pratiche esistenti. Il collettivo ha affrontato diversi temi: religione (Empaty box), societa’ e politica italiana (Søkkømb, Doughboys, Yes we spam!), Google (NextQuery), youTube e il nostro veloce affogare negli user generated content (No Tube Contest), possibili evoluzioni chimiche di corporate come Rovagnati e simili (MenoPausaPranzo).
Tutti i loro progetti sono fondamentalmente provocatori e usano i media come strumenti tattici. Flash mob, pranks e hoaxes, mimesi e trucchetti di vario genere sono strumenti per “ingannare il pubblico e incastrarlo in una trappola semantica”. Quelle che Iocose inscena, sono futuristiche visioni colorate di come l’oggi potrebbe degenerare in un qualcosa di grottesco e spaventoso. Attraverso azioni, siti web, social network vengono promossi e divulgati concept e artefatti prodotti con cura che mettono crudelmente a nudo spaccati della societa’ contemporanea.
A The Influecers 2010 e’ stato presentato Søkkømb, una ghigliottina per giustizia fai da te in stile IKEA.”Sei sempre piu’ infastidito da tutti questi criminali, immigranti e queste persone di cui dovremmo semplicemente sbarazzarci? […] Tu sei la persona a cui abbiamo pensato mentre progettavamo Søkkømb, una ghigliottina per tutta la famiglia facile da montare. Una soluzione pratica, veloce e pulita, ideale per soddisfare il tuo bisogno di sicurezza.” La ghigliottina e’ stata personaggio principale di due azioni, in cui Iocose ha trasportato e montato Søkkømb di fronte all’IKEA di Bologna e all’interno di quella di Barcellona.
Søkkømb rappresenta un mondo in cui le peggiori pulsioni della societa’ (ed in particolare della societa’ italiana) diventano un prodotto di consumo di massa. E’ il lato piu’ terribile di quello che Luttazzi ha recentemente chiamato “razzismo di stato”.
Floppy Trip ricicla i floppy. Per fabbricare una droga. Cosa succederebbe se diamo un Floppy ad un 15enne contemporaneo col cervello fritto dalla colla? Come potremmo sfruttare al massimo il potenziale di questa tecnologia obsoleta attraverso il riciclaggio e per soddisfare i bisogni delle nuove generazioni? “FloppyTrip e’ la nuova frontiera del riciclaggio. Questa nuovissima droga intelligente soddisfa tutti, dall’adolescente che non ha mai visto un Floppy prima, al vecchio nerd nostalgico.
“Floppy Trip e’ un’istallazione costituita da un kit, ordinatamente posto all’interno di una valigetta di metallo e un video che ne spiega l’utilizzo. Floppy Trip e’ stato presentato nell’occasione del festival Pixxelpoint 2009, edizione intitolata “Once upon a time in the west” e dedicata al nostro rapporto con la galoppante obsolescenza delle tecnologie moderne, alla nostalgia che ci lega ai manufatti tecnologici del nostro passato.
Gli artisti hanno risposto con gif animate, video e quant’altro cercando di sviluppare artisticamente mezzi con limiti tecnici conosciuti e riconosciuti, invece che esplorare le infinite immensita’ dell’internet e dei calcolatori contemporanei.
Empaty Box e’ invece stato presentato in occasione di Pixxelpoint 2008, edizione dal titolo “For GOD sake!”. IOCOSE prende ispirazione dall’Empaty Box descritta da P. Dick in “Do androids dream about electric sheep?” e lo trasforma. Empaty Box e’ infatti un progetto del “Bureau of united religions”, un oggetto disegnato per sfruttare il potenziale dell’elettronica di consumo in campo religioso e trasformare la religione in qualcosa di attraente per le nuove generazioni.
Empaty Box permette ad un gruppo di persone di provare l’esperienza empatica della condivisione del dolore. Il dolore e’, fra l’altro, unico concetto comune a tutte le religioni. Empaty Box e’ una macchina che “puo’ essere usata da un gruppo di persone per ricevere scariche elettriche e condividere cosi’ un sentimento forte e sincero”.
Nei progetti di IOCOSE arte e politica si mescolano quindi per diventare un esperimento sociale. Sulle orme di maestri come 0100101110101101.org, Vuk Cosic, eToy, Ubermorgen, IOCOSE provoca il suo pubblico. La provocazione puo’ ispirare riflessione e portare chi vede l’opera a pensare, a interrogarsi su se stesso e sui propri valori, ma puo’ portare anche a travisare il lavoro, a concentrarsi su dettagli futili, semplicemente a parlare dell’artista. La reazione suscitata e’ cio’ che importa, e’ cio’ che ci fa capire se un’opera e’ di impatto o meno, quanto e’ potente, quali sono davvero i temi di cui fa discutere.
Ed e’ proprio la qualita’ di queste discussioni cio’ che conta davvero. Iocose provoca per portare il pubblico alla catarsi. I progetti di questo collettivo non infondono speranze, non sono visioni ne’ positive ne’ propositive; sono sogni grotteschi, incubi, che non lasciano intravedere la soluzione al problema, ma che ci sbattono il problema in faccia. E al contempo sono giochi surreali e scherzi storti caratterizzati da un potente humor nero. Sono uno scherzo che e’ un test per le nostre coscienze. Fin dove siamo disposti a credere? Fin dove siamo disposti ad accettare?
Elena Gianni: Mi raccontate come e’ nato il progetto IOCOSE?
IOCOSE: IOCOSE è nato nel 2006 a Bologna, dove all’epoca quasi tutti noi vivevamo e studiavamo. Negli ultimi due anni il gruppo si è definito e consolidato nella sua formazione a quattro. IOCOSE nacque da una convinzione di base: la Noia non esiste e il Reale è sopravvalutato. Non abbiamo mai cercato di risolvere problemi né proporre soluzioni per le svariate tematiche affrontate con i nostri progetti. Abbiamo sempre avuto un solo obiettivo: insinuare il dubbio.
Elena Gianni:Vi cito: “Siamo affascinati dalle cose piu’ clamorose, esagerate e apparentemente senza senso”. Potreste spiegarmi meglio da dove prendete ispirazione? Come nascono i vostri progetti?
IOCOSE: Ogni progetto nasce da un idea difficile da spiegare, complessa ed articolata, dove ogni dettaglio sembra imprescindibile, dove ogni possibile sintesi esclude un fondamento dell’idea stessa. Ma una decisione su come chiarire quello che è difficile da spiegare va presa, diventa necessaria, e porta tutto il collettivo al limite della paranoia. Arrivati a questo punto escludiamo la democrazia da ogni processo decisionale. Poi il resto viene da se, non dobbiamo più inventarci nulla.
Elena Gianni: Usate i media per raggiungere un pubblico piu’ ampio possibile, e immagino il pubblico reagisca ai vostri progetti in modi diversi: un politico bigotto incazzato nero, una ragazza indifferente. E immagino anche vi dia molta piu’ soddisfazione vedere persone che si alterano, si indignano, reagiscono impulsivamente. Quale e’ il vostro pubblico privilegiato? Quali sono le reazioni che sperate di ottenere?
IOCOSE: Le reazioni ai nostri progetti sono sempre state molto varie e complesse in effetti. Quando mandammo lo spam, in Yes We Spam!, ce ne arrivarono di tutti i colori. Sui cani del terzo mondo, abbiamo ricevuto tanti premi quante minacce. In linea di massima noi smuoviamo le acque, poi alcuni non capiscono e si incazzano, altri capiscono ancora meno e ci lodano. E’ il bello dell’agire su una molteplicita’ di mezzi e luoghi (dalla Rete alla strada, dalle gallerie ai quotidiani).
Affrontiamo ogni volta un pubblico con aspettative diverse, e ogni volta cerchiamo di mandarlo fuori pista. C’e’ chi poi, da li, ritrova la strada verso casa, chi resta col naso all’insu’. Non sapremmo dire cosa preferiamo.
Elena Gianni: Gente come gli 0100101110101101.org, Vuk Cosic, Etoy, Ubermorgen sono i vostri diretti predecessori. Voi rappresentate un’altra generazione. Come siete diversi?
IOCOSE: Se rappresentiamo un’altra generazioni per forza di cose siamo diversi. Allo stesso tempo, quanto dura una generazione? 25-30 anni? A nostro avviso è troppo poco per definirci rappresentanti di un’altra generazione. Certo, i nostri lavori danno per scontato che la new media art non sia una nicchia nell’arte contemporanea, non qualcosa di nuovo in cerca di conferme, come lo poteva essere 10 anni fa con i primi lavori degli 01, etoy, Vuk Cosic. E’ solo un altra possibilità tra cui scegliere. Differenziamo l’offerta, ecco tutto.
Elena Gianni: Fra i vostri ultimi progetti ci sono Sokkomb e FloppyTrip. Entrambi sono oggetti materiali, non siti web e non software. Se state tornando alla materialita’, potreste spiegarmi meglio in cosa consiste questo cambiamento e questa fascinazione?
IOCOSE: In realta’ non c’e’ una vera e propria inversione di tendenza. Tutto e’ hardware, o deve fare i conti con questo. Il software e’ tale per metafora. Yes We Spam! doveva fare i conti con i limiti di un server e di una connessione a internet che passava da cavi, cavi presenti su un territorio sottoposto a leggi. I Doughboys sono stati un’allucinazione collettiva, ma che si muoveva per le strade e che accadeva in luoghi e orari precisi.
FloppyTrip non e’ piu’ materiale di questi, Sokkomb neppure se pensi che tra tutti quelli che ne parlano e tutti quelli che l’hanno toccata con mano c’e’ un divario enorme. Anche le storie hanno bisogno di bocche e mani per essere trasmesse, occhi e orecchie per essere recepite. ‘We are material boys in a material world’.
Elena Gianni: Vi cito ancora: “I nostri progetti riflettono il nostro modo di vedere il mondo, ma sopratutto l’idea che abbiamo di futuro”. Come sara’ quindi il futuro secondo IOCOSE?
IOCOSE: Il futuro immediato sara’ governato dai rettiliani, che dopo il 2012, insieme a massoni e seguaci di Scientology, lotteranno per il controllo delle risorse del pianeta. Poco piu’ tardi arriveranno gli abitanti del pianeta Nibiru, che avra’ completato il suo ciclo di rotazione di 3600 anni. La sua presenza causera’ terremoti e tsunami, tali da rendere vani tutti i tentativi di lavaggio del cervello compiuti dai sostenitori del signoraggio negli ultimi cinquecento anni. A nulla serviranno le scie chimiche, o ascoltare i discorsi di Obama alla rovescia. Alleluia.