I sistemi egemoni della cultura mainstream, dipingono il World Wide Web come il luogo di una serie di grandi siti centrali (ma non per questo globali) controllati da un residuo numero di corporate. I nomi sono noti a tutti coloro che esplorano il mondo mediale moderno: Facebook, Vimeo, Twitter, youTube e altri che o sono scomparsi o stanno soffiando sotto la superficie della nostra conoscenza. Queste piattaforme hanno tutte una loro collocazione specifica, e la maggior parte di noi ormai ne fa un uso incondizionato.
Ma ci sono una multitudine di presenze sul web che non sono dei marchi globali, che lavorano contro l’idea stessa di marchio globale e che cercano di crearsi un proprio spazio in cui lavorare. Questo accade quando l’arte digitale dà il suo meglio, quando cioè si ritaglia i suoi territori e le sue zone di discussione. Internet del resto funziona così, ha i suoi propri modi standard per declassare i media più comuni e riconfigurarli in un qualcosa di differente e possibilmente più interessante. Cerca in altre pariole, di creare qualcosa che potrebbe essere anche di più del vecchio media semplicemente riconfezionato appositamente per Internet.
Il video è considerato uno degli sviluppi più importanti delle tecnologie che caratterizzano Internet. I codecs, i tags che consentono ai video di essere “embeddati” nelle pagine e i commenti che possono essere “postati” su siti come Vimeo e You Tube sono attualmente cose che diamo come scontate. La qualità “pixxelata” delle immagini è qualcosa che tolleriamo per ora perché, nel momento in cui aumenterà l’ampiezza di banda, aspettiamo che arrivi l’Alta Definizione così come sta già avvenendo sui nostri schermi televisivi. Quando arriva la televisione, Internet segue a ruota. Ma di sicuro per seguire questo percorso di sviluppo, ci dovremo privare di alcune possibilità più “aperte” tipiche del web.
Quindi, non ci dovremmo forse aspettare altri media web-based allo scopo di aumentare la nostra capacità di interazione? Perché ci dovremmo accontentare di una videografia neutra e semplificata?
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La natura ipertestuale e cinematica del video sul web è il cuore di almeno due video bloggers che producono contenuti interessantissimi da tanti anni: Adrian Miles e Will Leurs, il primo autore del Vlog Manifestro nel 2003 (http://hypertext.rmit.edu.au/vog/manifesto/) e il secondo autore di uno dei primi esempi di Net Cinema, una piattaforma online che funziona come studio virtuale allo scopo di esplorare e condividere nuove pratiche di regia, editing e scrittura dei video, che hanno sviluppato una pratica interattiva molto creativa tramite dei lavori cinematici che catturano ed esplorano i momenti quotidiani della nostra vita.
Questi pezzi di video sono spesso uniti insieme come in un collage tramite un certo numero di schermi, combinati a formare un vero e proprio “muro” di immagini. Si possono provocare differenti azioni cliccando sulle singole immagini separate. I video, invece che essere precaricati nella pagina, sono richiamati da un server: ma non c’è alcuna programmazione spinta in Flash in questi lavori. Si tratta semplicemente di filmati QuickTime che sono stati creati utlizzando pacchetti di software proprietari. Questa è una precisazione importante da fare, perché significa che i film non hanno niente dell’estetica Flash che si risconta sempre quando si usa questo specifico software: sono più simili alla vera natura del video digitale.
In un entry form di Vlog del Dicembre 2005, lo stesso Adrian Milesaveva realizzato un video di una tempesta ripresa dal suo giardino, esempio perfetto della natura quotidiana di questi lavori. Fatto con due sole inquadrature, una grande sopra e una sotto: l’immagine più grande è un’inquadratura del giardino, mentre quella inferiore è un’iterazione di quattro versioni leggermente differenti di una singola scena. Attraverso tutta l’immagine, tre spezzoni di testo consentono allo spettatore di fare rollover su di loro e rendere esplicito il testo stesso. Il disturbo del film e l’effetto di invecchiamento sono effetti di QuickTime, che si modificano a ogni visione.
Questo, non è certo un pezzo pesantamente interattivo, ma rappresenta perfettamente l’idea che lo spettatore possa accarezzare piuttosto che prendere a pugni il lavoro per provocare un certo effetto di interazione. Nel testo che accompagnava l’entry form, lo stesso Miles diceva: “Penso che i vlogs possano aspirare alla condizione dell’acqua”. Questo desiderio per un effetto del video fluido e costantemente in mutazione, può essere considerato l’elemento alla base della sua pratica artistica, e del lavoro con strumenti interattivi di tantissime altre persone. Il desiderio quindi di vedere le cose che mutano costantemente, fino a vederle e percepirle come un infinito e inesauribile rizoma di loops.
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Mentre da un lato ci sono migliaia di persone che postano dei video nei loro blog, molti di essi sono ospitati su YouTube e quindi riportati nei propri blogs attraverso il codice “embeddato”, uno dei fattori importanti di differenziazione di questi due vloggers è che invece loro ospitano i video sul proprio server. Una mossa che consente loro di smarcarsi dal branding dei siti di video-hosting più mainstream e che gli permette completa autonomia su come i video vengono “letti” dagli utenti. Sembra una cosa stupida da fare, quella di ospitare i propri contenuti: ma dopo tutto moltissime persone lo stanno già facendo e non c’è niente di inusuale nel farlo.
Tutti coloro che arrivano su questi video aspettandosi un grande impatto tecnologico, rimarranno delusi. Essi funzionano principalmente sull’idea che l’interattività sia riflessione del significato soggettivo del lavoro. Leurs per esempio cattura la natura in situazioni di riposo, con movimenti lenti delle cime degli alberi quando soffia la brezza. Questa calma quasi Zen, non certo uno stimolo forzato per i sensi, è anche il modo in cui lo spettatore e invitato a relazionarsi al video: un click e una selezione di un’immagine per l’attivazione di un differente frame del video stesso. Questo è un controllo sottile, sfumato, che non impedisce quindi allo spettatore di godersi il video
E’ difficile selezionare video singoli da ciascuno di questi due professionisti: alcuni lavori sono delle ri-lavorazioni di vecchi progetti che dimostrano una perseveranza dell’artista quasi vecchio stile, allo scopo di ridisegnare costanemtne l’esperienza perfetta di un certo momemento. Ri-confrontarsi con questi video, consente di costruire un senso di come essi siano stati costruiti nel tempo.
Il lavoro Twelve Stations di Will Leurs per esempio, contiene un collage di immagini e video. Semplicemente muovendo il puntatore del mouse, le immagini scorrono in una breve sequenza di stills. Cliccando invece sull’immagine, si carica un determinato video che poi scorre nel centro della pagina: la registrazione è stata effettuata durante una rappresentazione di una passione nel distretto Dominicano di New York. Leurs stesso afferma che l’ispirazione gli è venuta da Hans Memlings, Scenes from the Passion of Christ, un dipinto del 15imo Secolo che raffigura un render architettonico della cità di Gerusalemme, con i cicli della Passione di Cristo, che si svolgono nei differenti quartieri della città.
Questa connessione con la pittura classica, e l’omaggio di Leurs al cinema classico, riflettono una sensibilità autoriale e una conoscenza della storia del cinema che colloca il lavoro su un livello a parte rispetto ai lavori che normalmente si trovano sui Vlogs.
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A dispetto di questo sguardo verso il cinema come fonte di ispirazione, non è però un segno di un’attrazione per una distribuzione di massa e l’accetazione del sistema dell’industria cinematografica. Al contrario, esso mostra una grande consapevolezza del continuum nel quale sia Adrian Miles che Will Leurs si trovano oggi. Contesutalizzare il lavoro in questo modo è un modo per chiedere che il lavoro stesso venga considerato qualcosa di diverso rispetto al footage di youTube o Vimeo.
E’ un qualcosa che sembra avere maggiore affinità con il mondo della prima NetArt (non a caso prende il nome di Net Cinema, che si colloca al fianco del Data Cinema e del Machinima come nuovo orizzonte dello sviluppo del cinema in Rete), con la consapevolezza dei limiti e il coinvolgimento nelle connessioni che esistono su Internet, così come con il mondo tecnologico dell’interattività. Mentre YouTube sta quindi solo iniziando ad aggiungere link interattivi e testi di commmento ai lavori ospitati al suo interno, sono i professionisti solitari e indipendenti che continuano a cercare modi creativi, originali e immaginativi per utilizzare al meglio le nuove tecnologie.