I grandi progressi compiuti dalla scienza dei materiali negli ultimi decenni hanno offerto al progetto di artefatti nuove e inconsuete opportunità di interpretazione dei tradizionali concetti di famiglia di materiali, di proprietà e di ambito di applicazione che in passato hanno caratterizzato la selezione dei materiali nell’attività di designer, architetti e artisti.

I materiali contemporanei acquisiscono un contenuto di informazione e di funzionalizzazione sempre più elevato. Possono essere progettati per adattarsi a esigenze ed applicazioni anche molto complesse, e per avvertire e reagire a stimoli e sollecitazioni in modo sempre più simile ai sistemi viventi. Tutto questo richiede nuove chiavi di lettura e nuovi strumenti cognitivi per approcciare alla scelta dei materiali più adatti a tradurre le volontà espressive del design e dell’arte.

Uno scenario che può essere definito “ibrido” perché caratterizzato da entità materiali con proprietà tecniche ed estetiche inusuali, non catalogabili in un’identità materica intesa secondo i canoni consolidati. Proprietà che sfuggono alle convenzionali classificazioni e categorie che si dissolvono fino a diventare evanescenti. Legni morbidi, ceramiche liquide o flessibili, plastiche elettroluminescenti o biodegradabili, cementi trasparenti, vetri a opacità controllata sono i materiali del prossimo futuro, che stanno già rivoluzionando il progetto contemporaneo, uniti da un comune denominatore: il superamento delle tradizionali barriere tra tipologie di materiali e dei legami, un tempo inequivocabili, tra qualità e famiglie di materiali.

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Alluminio schiumato.

In questo scenario la sperimentazione di nuovi processi di produzione e di trasformazione e il trasferimento di questi da un settore all’altro diventano sempre più significativi e influenti. Sia i nuovi materiali che quelli tradizionali, sottoposti a tali processi possono acquisire proprietà del tutto differenti da quelle originarie, che li rendono spesso non più riconoscibili.

La materia modificata e funzionalizzata tende a fondersi con la performance e a divenire essenza del prodotto stesso, rimuovendo le linee di demarcazione da sempre esistenti tra oggetto materiale e funzione. I dispositivi definiti smart o intelligenti ad esempio, che inglobano tecnologie elettroniche e informatiche così miniaturizzate da indurre a definirli materiali, integrano queste tre sfere fino a farle coincidere.

In questo scenario di ibridazione tra materia animata e inanimata si confondono utente e strumento. “Non si può più parlare di uomo e di artefatto tecnologico, di soggetto e di oggetto, ma bisogna parlare di <>, cioè di interazioni tra uomo e macchine, dove forse noi non siamo più i ‘soggetti’ e dove le cose, gli oggetti, che usiamo e con cui potenziamo ed estendiamo la nostra mente e i nostri sensi, rivelano aspetti loro che ci erano prima impensabili e aprono su nuovi ‘mondi’ e ci avviano a nuove logiche. La presenza di questi oggetti ‘intelligenti’ ha conseguenze sullo statuto della realtà, ma anche su quello del nostro corpo e incide nei modi di relazione con gli altri e sul nostro stesso linguaggio” (Fiorani E., La comunicazione a rete globale , Lupetti, Milano 1998, p. 10).

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Alumina ceramic foam.

L’ibridazione come strumento per il design ambientalmente sostenibile

La possibilità di modificare i materiali costituisce un’opportunità, non solo in termini estetici e prestazionali, ma anche di impatto ambientale. Grazie alla possibilità di intervenire progettualmente sulle caratteristiche è possibile influire anche sulle prestazioni ambientali partendo dai loro limiti per superarli.

Attraverso processi innovativi, come la co-estrusione, è possibile, ad esempio, realizzare componenti mono-materici, dunque più facilmente riciclabili, nei quali lo stesso materiale assume proprietà diverse in diverse parti dell’oggetto (densità, peso molecolare, conducibilità, orientazione) per aderire in maniera puntuale e specifica a diverse esigenze strutturali o funzionali. Un approccio simile viene seguito dalla natura che nei sistemi viventi ottiene la differenziazione funzionale, non variando gli elementi chimici di base, ma piuttosto le modalità di organizzazione delle loro strutture.

Materiali consueti come metalli e ceramiche processati in modo da assumere una struttura schiumata (foam) offrono interessanti opportunità di riduzione della quantità di materia e aumento della resistenza specifica ma anche interessanti potenzialità estetiche.

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Cascade, installazione realizzate da Michelle Brand con fondi di bottiglie in PET.

Oggi i materiali innovativi, vengono utilizzati dai designer e dalle aziende produttrici anche con una volontà comunicativa allo scopo di manifestare l’attenzione del produttore nei confronti di tematiche come: ricerca scientifica, innovazione tecnologica e impegno nel perseguire performance sempre più elevate. Un approccio che in alcuni casi, però, prescinde dalle reali esigenze funzionali dell’ambito delle applicazione e per questo rischia di rendere la scelta poco appropriata al tipo di prodotto e alle potenzialità dei materiali, deprimendole piuttosto che valorizzarle.

I materiali e i dispositivi interattivi, ad esempio, vengono scelti prevalentemente in applicazioni legate alla dimensione del gioco, ma possono avere molte e diverse potenzialità tecniche e funzionali anche in ambiti molto distanti come il social design o il design per la sostenibilità. In queste aree del design in cui il messaggio concettuale espresso dai prodotti assume una grande importanza in termini di sensibilizzazione e informazione diviene particolarmente importante affrontare con consapevolezza il tema della valenza comunicativa dei nuovi materiali e delle nuove tecnologie.

I nuovi materiali grazie alle loro caratteristiche di progettabilità, interattività e reattività sono caratterizzati da un elevato contenuto di informazione. La possibilità di manipolarli agendo sulla loro struttura e la tendenza alla miniaturizzazione delle tecnologie informatiche e della comunicazione offrono sempre maggiori opportunità di “controllare” progettualente anche il messaggio concettuale trasmesso dai prodotti. Nel design per la sostenibilità tale potenzialità costituisce un’utile opportunità poiché consente di associare ad un prodotto concepito in modo da avere un ridotto impatto ambientale un messaggio concettuale coerente con l’approccio sostenibile.

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Wattson prodotto da DIY Kyoto.

I materiali smart, ad esempio, sono in grado di rilevare e comunicare lo stato di degrado, di manutenzione, ed eventuali danni avvenuti in tempo reale che possono consentire immediate operazioni di ripristino e manutenzione. Possono, quindi, dar luogo a strutture reattive, auto-diagnostiche o auto-riparanti, con cicli di vita più lunghi e più intensi, in grado di comunicare agli utenti informazioni dotate di un significato sociale e culturale, orientate a stimolare la loro consapevolezza rispetto a problematiche relative alla sostenibilità ambientale e a indurre comportamenti compatibili.

Ad esempio, l’utilizzo di materiali riciclati è sempre stato vincolato al loro aspetto estetico multi-cromatico che viene automaticamente associato a concetti di accezione negativa come: ridotte prestazioni meccaniche o bassa durabilità, che ne limitano le possibilità d’uso. Le funzioni del design dovrebbero includere anche la capacità di “nobilitare” questi tipi di materiali, interpretandone ed amplificandone le potenzialità espressive e comunicative e la loro capacità di condurre valori etici, invertendo quella accezione negativa in positiva.

I materiali plastici biodegradabili e compostabili, invece, tendono a confondersi e a somigliare sempre più alle plastiche convenzionali che sono chiamati a sostituire. In questo caso l’intervento del design dovrebbe, invece, orientarsi a “esplicitarne” il valore ambientale attraverso interventi progettuali mirati all’aspetto comunicativo. Inglobando, ad esempio, in un prodotto realizzato in plastica compostabile del materiale vegetale o dei semi destinati a crescere se l’oggetto viene “piantato” nel terreno, alla fine della sua vita utile, si può evocare concettualmente le loro proprietà, correlate alla sostenibilità.

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Energy Curtain di Static !.

Quello orientato al messaggio comunicativo è un tipo di approccio seguito oggi prevalentemente da un design sperimentale molto più vicino all’arte contemporanea che al progetto per la produzione industriale. È il caso delle istallazioni di Michelle Brand, eco-designer inglese, che lavora sulla possibilità di estendere la vita degli scarti derivanti dai prodotti di massa, ad esempio i fondi delle bottiglie dell’acqua minerale in PET, attraverso la realizzazioni di componenti di arredo, come tende e filtri di separazione, che ne rivelano le potenzialità estetiche, sottese nelle loro geometrie o negli effetti di rifrazione della luce, allo scopo di sottolineare le potenzialità della materia anche quando diviene scarto.

La comunicazione di valori etici costituisce una fondamentale e preziosa opportunità per il design e per l’architettura per concepire oggetti che “denunciano” problematiche, valori e obbiettivi sostenibili. Il design ha una responsabilità sempre maggiore nei confronti delle tematiche della sostenibilità ambientale. Le sue opportunità di intervento e di condizionamento sono sempre più ampie, dalla scelta dei materiali e dei processi produttivi con cui realizzare gli artefatti, oggi infatti il design può influire anche sull’impatto ambientale di tutto il ciclo di vita dei prodotti e sulle loro modalità di consumo e fruizione.

L’acquisizione di nuovi scenari e modelli di consumo da parte di un’utenza sempre più ampia consente di amplificare fortemente i risultati delle politiche ambientali, che in passato erano sostenute prevalentemente da gruppi sociali e culturali molto circoscritti e specializzati.. Oggi la ricerca in questo campo ha ottenuto risultati ormai consolidati, così come sono ormai consolidate le metodologie e gli strumenti per il progetto sostenibile.

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‘E-Static Shadows’ ricerca progettuale e sperimentale del designer Zane Berzina e dell’architetto Jackson Tan orientata a mettere a punto tessuti smart in grado di rendere percepibile l’energia statica.

Si è aperta una nuova fase in cui i risultati dell’applicazione di questi principi e metodi devono essere verificati ad una scala più ampia attraverso una diffusione che coinvolga sempre più utenti e che avvenga attraverso processi comunicativi progettati e strategici, in grado di condurre ad una consapevolezza sempre più profonda ed estesa. In questa fase il ruolo del design nel diffondere e “indurre” tale consapevolezza è fondamentale e prelude a nuove modalità e forme di intervento progettuale.