Prosegue con questo articolo il percorso di avvicinamento ad Elektra 2009, decima edizione del festival di ricerca sull’Arte Audiovisiva e la New Media Art più completo e interessante di tutto il territorio Nord Americano. E in generale uno dei più raffinati a livello internazionale, nonchè uno dei più amati dagli artisti stessi, particolare che non deve essere mai sottovalutato, a mio avviso.
Per questo numero di Aprile, ho ritenuto opportuno parlare direttamente con Alain Thibault, artista pioniere del rapporto sinestetico e immersivo in ambito audiovisivo in coppia con l’artista Yan Bruleux come Pureform. Alain è però anche lo storico direttore artistico di Elektra, nonchè artefice riconosciuto dello sviluppo, della crescita e del consolidamento di un intero movimento sia artistico, che di ricerca, culturale e professionale che negli ultimi dieci anni ha posto Montreal sulla mappa internazionale della sperimentazione artsitica mediante le nuove tecnologie digitali.
Come è chiaro a tutti coloro che sono stati ad Elektra almeno una volta, e a tutti gli artisti che vengono invitati a esibirsi, nonchè a tutti i professionisti che vengono riuniti di anno in anno all’interno dell’International Art Market, il lavoro di Alain Thibault non è “solo” quello di selezionare e decidere quali opere e artisti esibire, ma anche quello di promuovere Elektra a livello internazionale, legandolo a una serie di realtà, di festival, di centri di ricerca, di riviste, di critici e curatori, colmano il gap anche geografico che separa Montreal dall’Europa, centro nevralgico del mercato e della produzione arstica digitale.
Quando fui invitato alla prima edizione dell’International Art Market durante Elektra 2006, ebbi nettamente questa sensazione: visitando altri centri di ricerca artistica in città, inseriti all’interno del circuito di luoghi e spazi legati al Market, come Hexagon o SAT, notai l’importanza del lavoro di Alain Thibault e della piattaforma di promozione artistica e culturale in cui si stava Elektra per gli artisti della comunità francofona. Un lavoro al quale, come direttore di Digicult e tramite l’agenzia Digimade, sono inevitabilmente sensibile: per lo meno per avere conferma di come la funzione del curatore oggi, debba necessariamente (per lo meno in alcune situazioni culturali marginali, di cui l’Italia sicuramente fa parte per differenti motivi) essere una figura più complessa, assimilabile a quella di un operatore culturale, in grado di fare rete e di condividere idee e progetti, in grado di lavorare non solo per se stesso ma per un progetto più ampio, per una visione più grande.
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Elektra, oltre a essere un ottimo festival che consente di conoscere progetti di ricerca audiovisiva nell’ambito delle performance, delle installazioni interattive, della robotica, della new media art, è anche e soprattutto questo: una piattaforma di condivisione culturale, alla quale anche noi di Digicult contribuiremo nuovamente non solo “coprendo” il festival con interviste e approfondimenti critici, ma dando il nostro contribuito presentando, in anteprima Nord Americana, il live “op7” di Otolab. Andiamo a conoscere meglio i dettagli di questa decima edizione, che si terrà dall’1 al 10 Maggio presso UsineC e altri spazi di Montreal, dalla voce di Alain Thibault…
Marco Mancuso: Questa è la decima edizione del festival Elektra e so che state preparando un’edizione davvero speciale, 10 giorni di performance, eventi live e incontri. Le piacerebbe darci qualche anteprima? Quali saranno gli artisti partecipanti e cosa vi aspettate da Elektra09?
Alain Thibault: Beh, a questa decima edizione del festival Elektra, saranno presenti: RYOJI IKEDA [test pattern] – Premiere nord-americana, RYOICHI KUROKAWA [rheo] Premiere nord-americana, ANTIVJ & PRINCIPLES OF GEOMETRY [a stereoscopic show] – Premiere nord-americana, DEFASTEN [Openland] – Premiere nord-americana, OTOLAB [op7] – Premiere canadese presentati da te e Digicult, KURT HENTSCHLÄGER [feed] – Per l’ultima volta a Montréal, Festa per il decimo anniversario, sabato 9 maggio: ARNAUD REBOTINI [Music Components, live] – Premiere canadese, BLACK STROBE [live] e varie installazioni di artisti canadesi in tutta la città.
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Marco Mancuso: Hai diretto Elektra fin dagli esordi e inoltre, come artista, ti muovi da molti anni attraverso gli sviluppi nell’ambito dell’Audiovisual and New Media Art. Com’è cambiato il festival rispetto alle prime edizioni, quali direzioni ha seguito per quanto riguarda i cambiamenti e gli sviluppi della creatività artistica digitale?
Alain Thibault: ELEKTRA è prodotto dalla ACREQ, una società di concerti elettroacustici fondata nel 1978 dai compositori della ea. Sono diventato direttore artistico nel 1993. E’ stata una lunga dissolvenza incrociata tra ciò che questa comunità si aspettava e il futuro di questo genere, che io stavo valutando. Elektra è diventato un evento audiovisivo con una forte componente di musica sperimentale associata a elementi visivi, di ogni genere, video, robotica ecc Date le nostre radici musicali, performance e concerti sono per noi molto importanti. Ora Elektra è un festival di digital art. Non presentiamo solo “mostre” ma installazioni (sonore, interattive), proiezioni, conferenze, dimostrazioni, ecc Così, proprio dal 1999 abbiamo iniziato a presentare artisti come Granular Synthesis e Pierre Henry per passare lentamente a new media artist e musicisti interessati di audiovisual.
Attualmente siamo molto interessati ai lavori immersivi. La quarta rappresentazione di Feed, lavoro seminale dell’artista austriaco Kurt Hentschalger, è un ottimo esempio dell’interesse nel pubblico nei confronti di quel tipo di lavoro. Il successo che abbiamo riscontrato tra il pubblico (successo relativo, certo, perché ci focalizziamo su lavori sperimentali, non su party techno) è stato davvero importante per ottenere un maggiore sostegno finanziario, oltre che riconoscenza.
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Marco Mancuso: Quanto è cambiata la struttura interna di Elektra negli ultimi anni? È’ nato un Elektra Lab, l’International Art Market e così via. Quanto contano per lei in quanto direttore artistico questi cambiamenti importanti?
Alain Thibault: Beh, sicuramente questi sviluppi che abbiamo avuto, ci hanno davvero permesso di a restare maggiormente in contatto con gli altri continenti, in particolare l’Europa dove è maggiormente sviluppata la pratica dell’Arte Audiovisiva e della New Media Art. In Nord America, una volta passata l’isola di Montreal c’è il deserto. Da Toronto a Vancouver ancora non sta succedendo niente di importante nel nostro campo. Così come negli Stati Uniti, quasi niente. Credo davvero che ciò che facciamo o presentiamo rappresenti il futuro dell’arte. È’ fondamentale che le persone (un ringraziamento speciale va alle giovani generazioni che sono sicuramente meno tecnofobe di noi) conoscano l’esistenza di questo modo di fare arte. L’International Marketplace for Digital Art è quindi molto importante per creare una rete di produttori interessati a mettere in mostra le digital art sperimentali.
Marco Mancuso: Nel 2006 sono stato invitato alla prima edizione dell’International Art Market e ricordo di esso un’esperienza davvero positiva, condividendo idee e progetti tra festival e network culturali. In che modo è cresciuto il progetto negli ultimi 3 anni e come sta proseguendo la vostra idea originale di legare Elektra a un network di festival e realtà internazionali? Mi puoi fare un esempio concreto di un normale progetto sviluppato tra Elektra e gli altri partner?
Alain Thibault: Per esempio, molti artisti Canadesi sono stati invitati in altrettanti festival Europei innanzitutto, Per esempio, Tvestroy è stato rappresentato quest’anno al Nemo di Parigi, allo STRP di Eindhoven, al RIAM di Marsiglia. La rivista MCDm Musique Culture Digitale ci ha invitato presso la Maison des Métallos lo scorso Settembre per presentare quattro installazioni da artisti di Montreal, con l’aggiunta di una sera di performances con Bill Vorn, Jean Piché, Yan Breuleux, Thomas Begin, Matthew Biederman, e me. Bill Vorn sta attuallmente mostrando i suoi robots a Maubeuge and Creteil (Exit festival) e stiamo preparando un piccolo tour per il prossimo Settembre in Francia e in Olanda. Elektra è stato poi invitato presso il Grand Palais di Parigi per una settimana di performances audiovisive, con artisti e ricercatori dell’Hexagram. Abbiamo infine un invito dal Sonic Acts di Amsterdam, Arcadi Nemo sta producendo un nuovo lavoro di Herman Kolgen che sarà mostrato in esclusiva al pubblico di Elektra quest’anno al Market. Stiamo poi portando in mostra a Montreal artisti dallo stato del Winninpeg. Abbiamo sperimentato che questo processo di collaborazioni richiede un po’ di tempo per attivarsi, ma i risultati stanno crescendo in maniera esponenziale.
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Marco Mancuso: Quest’anno Montreal (e il Quebec) festeggia il suo decimo anno in termini di creazione e sviluppo di nuove strutture nel campo della new media art. In che modo Elektra è legato alle altre realtà creative e produttive presenti in città, come Exagon, SAT e altre? Condividete conoscenze, idee o progetti? Hanno un ruolo attivo all’interno di Elektra?
Alain Thibault: L’idea è quella di aiutarsi a vicenda. Siamo interessati a presentare lavori per gli artisti associati a Hexagram e SAT, per esempio. E questi artisti hanno bisogno di un luogo per mostrare le loro opere alla comunità. Quindi, noi siamo un perfetto complemento. Sanno che abbiamo molta cura per tutti gli aspetti tecnici di ogni presentazione. E ora, avendo accesso a un grande gruppo di produttori internazionali attraverso il mercato, hanno la possibilità di presentare le loro opere al di fuori del Canada.
Marco Mancuso: So che è difficile da dire, ma qual è secondo te l’artista o il progetto o anche il momento di questi 10 anni che ricordi come il più rappresentativo dello spirito di Elektra che avete cercato di condividere con il pubblico e gli artisti?
Alain Thibault: È bizzarro, ma molte persone pensano che l’arte creata con le tecnologie sia “senza anima”, o che non abbia emozioni. Devo dire che le opere che ricordo maggiormente sono quelle in cui ho provato le emozioni più forti. Penso che la digital art abbia la capacità di suscitare un’emozione vera in cui sembra che stia per accaderti qualcosa, ma tutto sembra sotto controllo. Ricorderò sempre Motion Control Modell 5 di Granular Synthesis. E’ stato presentato per due serate nel 1997, prima dell’inizio di Elektra, presso l’Usine C (più un’ulteriore serata durante Elektra 2000). La combinazione di elementi visivi e suoni era piuttosto impressionante. Riuscivo a sentire lo spostamento d’aria tra le gambe e i pantaloni. Anche i subwoofer (in questa occasione c’è un muro dedicato a loro), spingevano l’aria fino al mio naso. Non dovevo sforzarmi di respirare .
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Poi Feed di Kurt Hentschlager, è stato un progetto sicuramente molto importante. La prima volta che ho visto l’opera ho pensato: ok, questo è veramente quello che avviene quando si muore. L’opera immersiva finale. Poi anche l”installazione Spatial Sound: 100dB at 100 km/h, a cura degli artisti olandesi Edwin vander Heide e Marnix de Nisj. Una grande opera interattiva, suonata con macchina e splendidi suoni. La paura è quella di ricevere l’altoparlante in faccia mentre gira velocissimamente. Ma non succede!