Si parla spesso di nuova scena tecnologica, di artisti-interpreti che utilizzano in scena software sofisticati per una gestione live di immagini e suoni e di sistemi interattivi ma non si parla mai degli artefici di quella nuova drammaturgia che si sta configurando all’orizzonte trasformata proprio dai nuovi sistemi informatici e che Hans Thies Lehmann definisce “postdrammatica”.

Apripista assoluto e sperimentatore in Italia in questo versante della scrittura teatrale è Andrea Balzola, teorico dei nuovi media, critico, drammaturgo e sceneggiatore. Esce in questi giorni: “Una drammaturgia multimediale. Testi e immagini per un nuovo teatro” per Editoria & Spettacolo, l’antologia dei suoi lavori scritti proprio per quel teatro che usa i nuovi media in un’insolita e intrigante veste editoriale costituita non solo da testi ma da un ricco intreccio di immagini, parole, dialoghi, disegni a ricordare gli allestimenti multimediali con video, animazioni, pitture, grafìe di ogni genere. Immagini dunque integrate nel testo in forma di story-board visivi e foto-documentazioni a raccontarne anche la scrittura scenica.

Autore eclettico e versatile, docente di “Drammaturgia multimediale” e “Culture digitali” all’Accademia di belle arti di Brera a Milano, ha collaborato con Memé Perlini, storico regista teatrale e cinematografico dell’avanguardia romana, con Luca Ronconi (realizzando tra l’altro sul suo lavoro, due documentari video) e con l’attrice Marisa Fabbri (per la quale ha scritto il testo Democrazia_Lia e Rachele e ha riadattato Il dolore della Duras). E’ stato autore dei testi e della sceneggiatura (in collaborazione con R.Pesce) del fumetto “La Fattoria degli anormali” disegnato da Onofrio Catacchio (2006). Dal 2004 ha iniziato una collaborazione drammaturgica con la regista Alessandra Panelli e l’associazione romana “Diverse Abilità”, che lavora nelle Asl con i soggetti con disagio mentale, creando con essi la compagnia teatrale integrata “I Gulliver”. Con questi ha portato in scena nel 2004 I viaggi di Gulliver e nel 2006 L’isola che c’è. viaggio dentro il laurentino 38 ” (documentario e spettacolo teatrale), prossimamente edito in dvd da Lucky Red. Ha scritto con Franco Prono La nuova scena elettronica, uno dei primi libri sulla storicizzazione del fenomeno video teatrale e con Anna Monteverdi Le arti multimediali digitali (Garzanti).

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La collaborazione con artisti visivi e sonori del calibro di Theo Eshetu, Francesca Della Monica, Mauro Lupone, Giacomo Verde (per i quali ha realizzato l’ipertesto narrativo Storie mandaliche – diventato poi nella versione interattiva con la Della Monica, “Racconti del mandala”), Tullio Brunone (con cui sta lavorando all’allestimento de “Le voci del vulcano”), Studio azzurro (per il quale ha realizzato la drammaturgia dello spettacolo interattivo “Galileo all’inferno”, 2008) lo ha portato a definire una drammaturgia originalissima fatta di simb iosi/innesti/migrazioni tra linguaggi e codici e che prevede geneticamente la tecnologia: dal video alle animazioni in Flash alla grafica 3D alle interazioni audio-video.

“Storie mandaliche” è stato un progetto unico nel suo genere: dal punto di vista della scrittura Balzola ha di fatto inventato alla fine degli anni Novanta il primo ipertesto drammaturgico italiano che ha assunto forme intermediali diverse nel corso degli anni, tutte implicite nel progetto drammaturgico: session musicale, versione internet, tecno-recitar cantando. Così si creano e si ricreano all’infinito le condizioni ideali per una macchina tecnologica intesa come maschera teatrale : maschera che non inguaina materialmente chi la indossa ma le fa assumere mille sembianze diverse facendone uscire lo stato metamorfico interiore.

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Lo spettacolo “Galileo all’inferno”, nato dalla collaborazione artistica tra il Balletto dell’Open Haus di Norimberga e Studio Azzurro di Milano e prodotto in una nuova versione per il teatro degli Arcimboldi con le coreografie di Roberto Castello, si ispira a un sorprendente tentativo da parte di Galileo di coniugare il rigore matematico con l’immaginazione poetica e artistica. Come scrive Andrea Balzola nelle Due lezioni all’Accademia fiorentina circa la figura, sito e grandezza dell’Inferno di Dante , del 1588, il fondatore del metodo sperimentale e della scienza moderna, ripercorre passo per passo il viaggio dantesco all’Inferno cercando, sulla base dei “divini” versi, di dare una descrizione razionale, matematica e geometrica dei gironi infernali e dei demoni che li abitano, calcolando misure e proporzioni di quei luoghi, dei giganti e infine dello stesso Lucifero. Così lo scienziato inaugura un’inedita dialettica tra scienza e fantasia, tra tecnica ed arte, tra matematica e poesia.

Lo spettacolo prende spunto da questo intreccio tra arte e scienza per realizzare un viaggio simbolico con i linguaggi contemporanei della danza e delle immagini interattive. La scena è concepita come un organismo metamorfico, dove, in un progressivo passaggio tra macrocosmo e microcosmo, i corpi dei danzatori sono come emanazioni del pensiero di Galileo e interagiscono con le videoproiezioni, disegnando una “cosmogonia antropomorfa”. L’uso dei dispositivi interattivi, oltre a proporre un uso drammaturgico e non puramente visuale della multimedialità, consente ai danzatori di trasformare la scena in tempo reale con i loro movimenti, superando la tradizionale separazione tra corpo e scenografia, e si connette profondamente col principio di Galileo di una tecnologia che può estendere la dimensione percettiva dell’uomo, addirittura fino al punto di misurare un luogo “fantastico” e puramente immaginario come l’inferno di Dante”.

“La fattoria degli anormali” (di cui DigiMag ha diffusamente parlato nell’ormai lontanissimo Numero 08 dell’Ottobre 2005: http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=232) nasce come un’ironica quanto spietata critica alla spregiudicatezza della scienza-spettacolo, ed è stato ideata da Balzola insieme agli autori coinvolti, come un progetto crossmediale che doveva dar vita a svariati prodotti artistici allo stesso tempo autonomi e interdipendenti: fumetto, video digitale con animazioni in grafica 3D, piattaforma informativa e creativa web, spettacolo tecnologico. Punto di contatto è stata proprio la scrittura teatrale, mutante nella sua essenza più profonda, concepita per avere caratteristiche simili quanto più possibile a quel mondo biologico che stava esplorando e per imitarne i processi vitali. Balzola con Fattoria ci propone indirettamente il principio fondante e il modello per una nuova drammaturgia multimediale: così come i geni apparentemente indipendenti operano come una rete che ne connette le funzioni -interagiscono tra di loro e con l’organismo a cui appartengono- così oggi il rapporto tra i media e teatro una volta concepito quest’ultimo come un nuovo ambiente evolutivo, deve riconfigurarsi non più sulla base delle loro singolarità e specificità, ma sulle modalità con cui essi si relazionano. Scrittura dunque come organismo biologico.

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Ultima fatica di Balzola che vedrà la luce nell’estate 2009 in collaborazione con la compagnia Verdastro-Della Monica e XLAB è “Le voci del vulcano(La torre di Hoelderlin)”, ispirato agli ultimi anni di vita del poeta Friedrich Hoelderlin. Si tratta di u no spettacolo interattivo che unisce le arti visive, la musica, la poesia, il teatro e il video per raccontare in forma poetico-simbolica gli ultimi trentasette anni di vita del grande poeta tedesco, segnati da una misteriosa follia e dalla rinuncia al mondo, trascorsi in una torre a Tubingen, in seguito alla morte della sua amata e a un traumatico ricovero in manicomio che lo emargina completamente dal mondo intellettuale, artistico e sociale dell’epoca, di cui era stato uno dei più geniali protagonisti. Protagonisti sono Francesca Della Monica e Massimo Verdastro, molto noti nel panorama del teatro di ricerca italiano. Cuore del progetto interattivo è il software Fidelio realizzato dal programmatore Norberto Serana per Studio Azzurro e Tullio Brunone, evoluzione di Eyes Web.

Annamaria Monteverdi: Nei tuoi lavori la scrittura è sempre stata concepita contestualmente al progetto di allestimento multimediale: in cosa consiste esattamente questa nuova drammaturgia?

Andrea Balzola: Consiste nel concepire la scrittura teatrale come una partitura multimediale, integrando il testo, la parola, fin dal primo momento, con il contesto pluringuistico offerto dalle nuove tecnologie: proiezioni video, interattività visiva e sonora. Il testo così non nasce prima della messinscena, ma all’interno di un progetto di messinscena multimediale. Come è stato il caso di Galileo all’Inferno , dove c’è stato con Paolo Rosa un lavoro simbiotico di drammaturgia testuale e visiva, mentre io scrivevo ed elaboravo i testi, lui disegnava gli story-board dello spettacolo (con tutte le parti interattive), parola e immagine si modulavano a vicenda. Nel libro abbiamo cercato di riprodurre questo modo inedito di costruire la drammaturgia.

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Annamaria Monteverdi: Puoi descrivere una tipica sessione di lavoro teatrale multimediale, dalla scrittura drammaturgica all’allestimento in riferimento ai tuoi ultimi lavori?

Andrea Balzola: Ne “I Racconti del Mandala”, io ho costruito una struttura drammaturgica e ho rielaborato l’ipertesto di 7 storie che avevo creato per la precedente versione dello spettacolo (“Storie Mandaliche”, con Giacomo Verde) , poi ho messo a punto questa struttura con Mauro Lupone, musicista e curatore del nuovo allestimento, proponendo a lui, all’interprete Francesca Della Monica e all’autore delle immagini video Theo Eshetu, una prima versione del copione. Dalla loro lettura sono emerse indicazioni ed esigenze di tagli, modifiche, integrazioni. Poi, dopo una seconda stesura del copione che accoglieva queste indicazioni, abbiamo cominciato a costruire lo spettacolo s eq uenza (visiva e sonora) per s eq uenza, limando ogni frase in funzione del ritmo complessivo.

Quando si lavora su una confluenza di diversi linguaggi bisogna saper creare un delicato eq uilibrio tra i contributi di ciascuno, e questo è un lavoro di coautorialità che richiede molto rispetto e stima tra i collaboratori, evitando la tradizione dell’artefice unico, narcisista e accentratore. La personalità più forte non è quella che cerca di schiacciare quella degli altri, ma quella che afferma se stessa all’interno di una relazione basata sull’ascolto e sulla reciprocità.

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Annamaria Monteverdi: E’ chiara la difficoltà che gli artisti teatrali che usano media incontrano per trovare risorse economiche per le produzioni e per le residenze: è lo spettro della tecnologia a far paura o la convinzione generalizzata che la sperimentazione teatrale non passa attraverso le tecnologie?

Andrea Balzola: Queste difficoltà, che crescono nel tempo invece di diminuire, sono il segno di una pesante arretratezza culturale italiana, dove un’intera generazione di critici e studiosi teatrali rifiuta o snobba a priori quell’ambito della ricerca teatrale che fa uso di nuove tecnologie, mentre gli spazi istituzionali (come i Teatri Stabili o Comunali) o i grandi festival dedicano uno spazio limitatissimo e sempre marginale alla nuova drammaturgia multimediale, sia per i costi lievemente superiori dovuti alle attrezzature necessarie (ma non è possibile mettere sullo stesso piano spettacoli di narratori con una sedia e complesse macchine tecnologiche con tecnici) sia per paura che la macchina tecnologica “contamini” la purezza del teatro tradizionale e spaventi il pubblico. Basterebbe guardarsi un po’ intorno, oltre confine, per accorgersi che proprio dall’incontro tra il teatro, la danza e l’innovazione tecnologica stanno nascendo nuove e interessantissime forme di spettacolo, anche per il grande pubblico.


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