Con il titolo Cinema Beyond Cinema la sezione Multimedia del Sonar 2008 ha inteso offrire uno sguardo sulle diverse declinazioni che la definizione “cinematografico” ha assunto nel contemporaneo, in particolare attraverso la mostra SonarMàtica dal titolo “Future Past Cinema” e il database video interattivo Digital à la Carte.

La ridefinizione del concetto di cinema, come fenomeno percettivo ed esperienziale dell’immagine in movimento, è un tema sempre più centrale in molti festival che si occupano di arte elettronica, basti pensare al concept Cinematic Experience dell’ultimo Sonic Acts di Amsterdam dello scorso Febbraio 2008. Si riscontra la necessità teorica di collocare la sperimentazione audiovisiva contemporanea in un panorama disciplinare più ampio e definito, quello cinematografico, rintracciando negli esperimenti sull’ottica e la percezione del pre-cinema, i presupposti teorici e tecnici di molte esperienze attuali. Un riferimento al cinema come struttura entro la quale stabilire dinamiche percettive, oltrepassando codici e regole che hanno portato alla sua definizione linguistica.

Il Sonar si inserisce in questa direzione attraverso una mostra, “Future Past Cinema” che, pur non avendo la pretesa di tracciare delle vere e proprie ipotesi teoriche, stabilisce un confronto interessante tra le tecniche pro-tocinematografiche e una selezione di live e installazioni di autori contemporanei. Il progetto, a cura di José Louis de Vicente, Oscar Abril Ascaso e Advanced Music, si pone come secondo capitolo di una trilogia inaugurata lo scorso anno e dedicata ai collegamenti tra l’arte del Diciannovesimo e quella del Ventesimo secolo. L’edizione di quest’anno è stata incentrata su un confronto tra storia e innovazione, grazie all’esposizione di macchine del Diciannovesimo secolo appartenenti alla collezione Tomàs Mallon ed opere contemporanee, reso possibile anche grazie alla collaborazione con il Medialab di Prado ed il Museo del Cinema di Girona.

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Questo incontro tra Sonar e istituzioni museali ha dato vita un progetto curatoriale ben ideato e sviluppato, una mostra nella quale ciascun lavoro contemporaneo è stato associato ad un modello di macchina o tecnica pro-tocinematografica, tra le quali zootropi, lanterne magiche, cronofotografie. Un percorso parallelo, tra le tappe della genesi cinematografica e autori attuali che recuperano e sviluppano quegli stessi esperimenti e quelle stesse illusioni che hanno contribuito alla nascita della magia dell’immagine in movimento.

Come l’Utsushi-e, teatro delle ombre del VIII secolo, considerata una delle tecniche capostipiti della moderna animazione orientale, recuperata da Takashi Kawashima in un live, Takashi’s Season, ospitato all’interno della mostra in associazione ad un modello di lanterna magica.

L’artista costruisce il suo set come un teatrino di ombre, un gioco fiabesco di sagome inscenato dall’artista in sincronia perfetta con gli sfondi digitali. Una costruzione di forme stralunata e fantastica che stenta a diventare vera e propria storia, nella quale il fascino principale è dato dal duettare di paesaggio digitale e performer resi entrambi attori e voci narranti.

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Altro lavoro del vivo presentato all’interno di Future Past Cinema, è stato lo splendido Demi-Pas, set di live cinema del francese Julien Maire, nel quale l’artista costruisce letteralmente per il pubblico un suo piccolo film artigianale, nel quale la luce del proiettore illumina e distilla vita da maschere meccaniche che nascondono piccoli quadri, mondi in movimento composti in tempo reale dall’artista a costruire una storia e insieme un’atmosfera. Attraverso le sue macchine del sogno Julien Maire immerge lo spettatore in un panorama di sospensione in bilico tra la poesia dello schermo e la realtà fisica della macchina attivata dal performer.

Ai celebri esperimenti di Muybridge è stata associata l’installazione We are the time. We are the famous, realizzata da Andy Cameron, Oriol Ferrer Mesià, David McDougall, Joel Gethin Lewis e Hansi Rabel per Fabrica. L’opera interattiva, presentata per la prima volta nel 2006 al Centre Pompidou di Parigi, recupera dalla cronofotografia il meccanismo di suddivisione del movimento in piccole particelle di tempo immobile, microsequenze del pubblico invitato a ricomporre e scomporre due diversi simulacri del sé in tempo reale.

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Interessante anche Boxed-ego, installazione di Alvaro Cassinelli che crea una sorta di contaminazione tra la tecnica del peep-show e i video corridor di Bruce Nauman. Attirando lo spettatore a spiare in una scatola, che contiene una riproduzione dello spazio espositivo, Cassinelli ne cattura l’immagine attraverso un sistema di stereocopico di videocamere. Cassinelli cattura nella scatola l’ego dello spettatore e mette in scena una versione tridimensionale del noto ma sempre destabilizzante paradosso dell’osservatore/osservato.

La sezione Digital à La Carte ha offerto invece una carrellata molto ampia degli sviluppi che le tecnologie digitali e le modalità di diffusione on-line stanno determinando in ambito audiovisivo, presentati attraverso quattro diversi progetti:

– Homo Ludens on the net, a cura di Eric Berger e Laura Baigorri, una rassegna di games, siti internet ed installazioni interattive attraverso le quali fare un punto sulla storia del videogame sia come settore dell’intrattenimento di massa, che come evoluzione nella costruzione di ambienti audiovisivi e narrazioni.

– All You Zombies, una selezione di video tratti dall’omonima opera cinematografica dell’inglese Jonathan Caouette, realizzato attraverso la selezione di clip video reperite in rete, una versione web della tecnica di found footage nella quale però, almeno nella versione presentata al Sonar, l’autore non applica un processo di montaggio e ricomposizione originale del materiale, ma lascia a l’utente il libero arbitrio della navigazione tra un video e l’altro.

– Il Notodofilmfest.com di Bigas Luna, concorso tutto spagnolo alla ricerca di nuovi talenti, offre attraverso le possilità della rete una vetrina ad autori di video clip e cortometraggi.

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Infine Live Cinematic, sezione curata da Mia Makela, si colloca all’interno del Digital à la Carte come il progetto più ricco di lavori interessanti, attraverso una selezione di autori riuniti a rappresentare l’attuale contesto dell’interazione audio-video in tempo reale, tra i quali Rechenzentrum, Hotel Modern, Transforma e Light Surgeons.

Mia Makela presenta con Live Cinematic una raccolta di video e registrazioni di live di livello indiscutibile, preferendo però la celebrazione di nomi stranoti dell’audio-video internazionale piuttosto che la ricerca di qualcosa di veramente nuovo.


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