Dopo tre edizioni dedicate a grandi maestri come Cunningham, Glass e Bertolucci, la quarta edizione del Festival FUTUROPRESENTE si apre a un tema più ampio, quello del rapporto tra arti e nuove tecnologie: l’eredità dei grandi sperimentatori, i sogni e le utopie dei più grandi interpreti del Novecento rielaborate e portate avanti da artisti che fanno delle tecnologie del nostro tempo le loro lenti per osservare e plasmare il mondo.
Intorno al MART e alla sua suggestiva cupola a cielo aperto il festival ha riunito una serie di nomi, tra artisti e teorici, d’indiscusso rilievo: da Derrick De Kerckhove a Maria Grazia Mattei, da Studio Azzurro a Joshua Davis, passando per Forsythe, Fennesz, Mouse on Mars – solo per citarne alcuni – presentandosi così come un’indubbia occasione per riflettere e mettere un punto sulla situazione della cultura contemporanea legata ai nuovi media.
Uno spazio particolare è stato dedicato alla performance audio video, con l’esplicito intento di aprire un dialogo con il cinema delle sperimentazioni e delle avanguardie. Ecco quindi una serie di lavori site-specific, come quello dei Mouse on Mars, basato sulle immagini di Fata Morgana di Herzog o quello di Christian Fennesz , la cui performance ruotava intorno a Berlino: Sinfonia di una grande città, di Walter Ruttmann, uno dei più grandi capolavori della storia del cinema. Sulla stessa scia anche il giovane duo italiano koan01+ootchio (al secolo Massimo Vicentini e Salvatore Arangio) che nell’ultima serata del festival ha presentato Sci-fi Landscapes, un omaggio live media al cinema di fantascienza e alla sua capacità di entrare prepotentemente nel nostro immaginario.
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Li ho intervistati, per farmi raccontare come hanno raccolto l’invito del festival e in che modo hanno lavorato nella realizzazione del progetto, che è tra l’altro il loro primo lavoro insieme.
Giulia Simi: Sfi-fi Landscapes è un progetto sviluppato specificamente per il festival FUTUROPRESENTE, che vi ha chiesto di aprire un dialogo con il cinema di fantascienza. Ne è scaturita una performance audio-video di grande impatto emotivo. Com’è nata l’idea e in che modo avete lavorato?
koan01: Si può dire tranquillamente che il parto di Sci-fi Landscapes è stato abbastanza travagliato, sia dal punto di vista della concettualizzazione che, e soprattutto, per quanto riguarda lo sviluppo. Come ricordavi questo lavoro è nato come produzione per FUTUROPRESENTE Festival , che dopo la proposta iniziale di un intervento su Metropolis di Lang si è conformata in un concept di più ampio respiro sul cinema di fantascienza. Il fatto di doverci confrontare con un corpus così variegato e sconfinato come la fantascienza, ci ha imposto di delimitare in qualche modo il campo di ricerca ad un tema specifico. Il tema delle landscapes (vedute, scorci, paesaggi) del futuro mi ha da sempre affascinato. In accademia ho seguito un corso di mass-media tenuto da Carlo Branzaglia che era focalizzato proprio su come il cinema di fantascienza (e sopratutto la “futurologia”) abbia influenzato lo sviluppo tecno-sociale della società contemporanea. Questo tema centrale è poi stato declinato in due filoni, lo “spazio interstellare” e “la città del futuro” , sviscerando questi due concetti ne sono uscite due vere e proprie polarità opposte ( città : sincopato, ritmico, pirotecnico, nervoso, rumoristico // spazio: immersivo, dilatato, melodico, drones, noise) attraverso cui successivamente si è sviluppato il nostro live.
Per quanto riguarda le modalità di realizzazione, invece, nella prima parte di ricerca sulle fonti ci siamo divisi, diciamo, per pertinenza, nel senso che Salvatore (aka ootchio, ndr ) si è occupato di “scremare” i materiali sonori ed io quelli video. I prodotti di questa ricerca venivano costantemente discussi assieme e pian piano sono iniziate ad uscire le prime idee sul come metterli in relazione. Parallelamente alla ricerca sulle fonti poi c’è stata quella più propriamente tecnologica e su questo piano ci siamo mossi con l’obiettivo principale di riuscire a creare una relazione molto stretta tra la parte musicale suonata dal vivo e lo sviluppo del video, anche quello processato in tempo reale , facendo in modo di avere tutta una serie di situazioni in cui il video reagisse precisamente in base ad impulsi audio. Man mano che arrivavano i primi risultati dalle due ricerche e le idee si trasformavano in blocchi, questi venivano poi sviluppati nelle prove giornaliere. Dopo circa un mese di lavoro ha visto la luce la prima “scaletta” completa, che dopo vari cambiamenti e ripensamenti ha assunto la forma compiuta dello spettacolo come lo hai visto.
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Giulia Simi: Le avanguardie aprono e chiudono il vostro lavoro, tutto basato, a livello video, sul montaggio e la rielaborazione live di estratti di film entrati prepotentemente nel nostro immaginario. Possiamo vedere in questo una sorta di omaggio alle utopie della settima arte, ben prima che le possibilità tecnologiche aprissero le prospettive di iperrealismo di cui tanta parte del cinema di fantascienza ha fatto uso?
koan01: Il fatto di racchiudere lo spettacolo tra Le voyage dans la Lune e Metropolis , è stata una scelta tanto appropriata quanto fisiologica, nel senso che esistono molte relazioni che sono uscite quasi spontaneamente. La prima riguarda le date, anche se Le voyage dans la Lune non si può iscrivere precisamente nei percorsi dei movimenti che ricordiamo con il termine Avanguardie Storiche, la sua datazione (1902) lo colloca idealmente all’inizio di quello che è stato poi il percorso del cinema d’avanguardia. Metropolis invece (1927) si colloca circa alla fine di questo periodo, poco prima che le luci della nascente Hoolywood e le politiche del III Reich provocassero l’espatrio di gran parte dei registi che diedero vita a questa corrente.
L’omaggio a questi due registi comunque è dovuto e inevitabile in quanto Méliès viene ricordato come il pioniere degli effetti speciali e Le voyage dans la Lune è il primo film di fantascienza in assoluto; Lang, invece, con Metropolis inaugura alcune delle tematiche fondamentali della fantascienza (l’automa, il controllo sociale, la città del futuro) che ritornano puntualmente sia in letteratura (Orwell, Dick, Sterling per citarne solo alcuni) che e nel cinema (Blade Runner, Brazil etc…). Inoltre i temi di questi due capolavori rappresentano esattamente le due tematiche che abbiamo deciso di affrontare in Sci-fi Landscapes, ossia l’esplorazione dello spazio siderale e la città del futuro. Il fatto di racchiudere poi tutto lo spettacolo tra questi due film è come dire che in potenza gli sviluppi successivi del cinema di fantascienza erano già presenti all’inizio del secolo.
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Giulia Simi: Un omaggio alle avanguardie è presente anche a livello sonoro, attraverso la citazione di alcuni tra i più grandi sperimentatori della musica del ‘900, da Berio a Xenakis. Le nuove tecnologie quindi come strumento per portare avanti, in un’ottica transmedia, il sogno di nuove modalità di percezione e fruizione dell’immaginario?
ootchio: Si tratta di opere centrali nell’evoluzione della scienza e del gusto musicali che sono però in larga parte sconosciute al grande pubblico, rimanendo appannaggio di certa egemonia “colta”. Negli ultimi tempi si assiste però a una domanda crescente (da parte di un pubblico sempre più ampio e giovane) di queste musiche, nelle quali l’impiego delle nuove tecnologie ha avuto la meglio sui tradizionali sistemi di produzione del suono. Con l’introduzione di dispositivi sempre più sofisticati (siamo passati dal fonografo ai computer di nuova generazione) i nuovi compositori hanno dato vita a una estetica musicale affatto complessa e imprevedibile, pervenendo a risultati acustici sorprendenti. Era facile quindi trovare un accostamento con la realtà della produzione del cinema di fantascienza, proprio per i caratteri di complessità e imprevedibilità . In più ci trovavamo a doverci esprimere all’interno dell’edizione di un festival concepita attorno al rapporto tra arte e nuove tecnologie.
L’omaggio a quei compositori che hanno affidato la gran parte della loro estetica ai nuovi ritrovati tecnologici era (quasi) d’obbligo. Nello specifico, ho lavorato al campionamento di molti frammenti, di varia durata, estratti dalle opere di molti compositori contemporanei e li ho utilizzati soprattutto in sovrapposizione, rendendoli inintelligibili e spesso ottenendo delle musicalità del tutto estranee alla concezione originaria. Mi preme dire però che l’omaggio a questi compositori è avvenuto non solo attraverso la citazione di brani di varie composizioni, ma soprattutto tramite la strumentazione e le pratiche esecutive che ho messo in atto nel mio live-set elettroacustico.
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