28 maggio 2008. Alla vigilia della quinta edizione del LPM (Live Perfrmers Meeting) il bellissimo padiglione dell’ex Mattatoio di Roma, nel quartiere Testaccio, è invaso da trolley, cavi, attrezzatura, persone che si spostano rapidamente da un lato all’altro con attrezzi e cose da fare, persone che, arrivate in anticipo di un giorno, chiacchierano e ridono, conoscendosi o rincontrandosi, pregustando lo svolgersi delle giornate del meeting.

LPM è un meeting. Un punto di convergenza delle esperienze e delle produzioni dei centinaia di videoartisti e VJ accomunati dalla partecipazione alla comunità internazionale costruita attorno a FlxER , un software opensource per il VJing e la performance audio e video dal vivo, prodotto dalla Flyer Communications. L’efficacia con cui LPM propone la caratterizzazione come meeting, e non come semplice evento performativo, costituisce forse l’unica nota non totalmente positiva che abbiamo potuto osservare nella nostra (bella e soddisfacente) permanenza negli spazi del Mattatoio. L’incredibile abbondanza di partecipanti, quasi 250 artisti da tutto il mondo, e le conseguenti necessità di organizzazione della successione delle performance, costituivano un elemento di parziale disorientamento per performers e pubblico. I primi, a volte, costretti a tempi di esecuzione molto ristretti per le loro produzioni. I secondi un po’ spaesati nel tentativo di seguire le varie performance.

La natura e la qualità di LPM e la preparazione tecnica e organizzativa dello staff, hanno d’altro canto contribuito egregiamente alla creazione di una esperienza positiva e coinvolgente, facendo completamente dimenticare queste piccole imperfezioni.

.

Andiamo ad analizzare lo svolgimento del meeting. 900 metri quadrati, tre attrezzatissime consolle principali, una ventina di grandi schermi, un’area per poter lavorare tranquillamente sui propri computer, uno spazio performativo esterno. Il programma di LPM si è dispiegato attraverso 4 giornate, ognuna caratterizzata da un tema portante: Digital Freedoms, 8bit ed Elettropop, Breakbeat/Techno/Electro, Visual Genders. Ognuna delle giornate era strutturata in tre momenti: nel primo pomeriggio, le sessioni dei workshop, delle conferenze e degli incontri/dibattiti; nella seconda parte del pomeriggio, e fino alla sera, le performance audiovisuali più concettuali; dalla tarda sera, e fino a notte inoltrata, l’ambientazione da club, con VJ/DJ set coordinati a creare le sessioni che portavano ai finali danzanti delle serate.

La prima giornata, dedicata al tema delle libertà digitali, è stata caratterizzata da un talk sul tema della DegradArte. Ospiti in sala: Guido Vetere, Luigi Pagliarini, Luisa Capelli, Gennaro Francione, Guido Scorza e Marco Scialdone, Carlo Formenti e Massimo Canevacci, a discutere sugli effetti filosofici e pratici della “surreale” normativa di legge sul libero uso per fini culturali, didattici e scientifici delle opere protette da copyright.

.

A seguire, nella carrellata delle performance che si alternavano tra due palchi principali, sono da rilevare le caratteristiche estetiche della produzione di LaBa e Ale Marzo, e di quella di Nangyor, caratterizzate da un buon uso dell’intervento corporale nella performance audio/video, e da un intelligente uso degli elementi scenografici. Da evidenziare anche la buona performance di Defetto, con una produzione che, interpretando le tendenze geometriche di alcuni illustri prodotti audiovisuali degli ultimi anni (uno per tutti, il video “Ganz Graf”, prodotto da Alex Rutterford per Autechre), ne ripropone una versione caratterizzata da un efficace uso del colore e un interessante accostamento musicale. Sull’onda dell’uso del “footage” (gli spezzoni di girato, sia autoprodotti che riciclati da altri prodotti o da materiali video di scarto), le belle produzioni di NellaTestaGomma, VJazz, l’uso di prospettive dinamiche di MoriShuz, le visioni urbane e postindustriali di EnjoyVideo. Interessanti e divertenti i controller modificati di Servando. Il pomeriggio della giornata di Venerdì, dedicata agli 8bit, ha visto la presentazione dei workshop dedicati a vari software per il VJing : da FLxER, a Modul8.

Nel pomeriggio l’astratto decostruito e generativo è stato il protagonista delle perfprmance di EtichettaDiscografica. L’analisi delle narrative urbane, intime e poeticamente potenti, della performance di VisualLab ha creato una emozionante atmosfera ad introdurre il contributo di Pintaycolorea, accompagnata dalla musica di isocore: espressionismo condito di elementi trash e videogame realmente riuscito, sia dal punto di vista prettamente estetico che da quello della scelta iconografica.

.

Molto belle le estetiche retrò di Aude Rose, miscelate con i beat surreali di Emotype. La giornata di Sabato, consacrata alle sonorità BreakBeat, Techno ed Electro, si avvia con un impatto emozionale decisamente forte, grazie a PharmaKarma, e ad una potente analisi performativa sulle suggestioni della medicina e della cultura farmacologica del contemporaneo: ricette mediche, radiografie, e medicinali diventano dei mezzi espressivi. Paesaggi urbani e uso estensivo di footage per TheBrandyAlexanderproject. Molto valido il contributo estetico e concettuale di Yroyto, che spazia dalla grafica vettoriale in stile “Asteroids”, fino alle composizioni geometriche minimali per costruire degli interessanti paesaggi narrativi. Il vintage di Lab9, con il suo “caro hello” riporta un sorriso sugli spettatori, miscelando in modo delizioso i personaggi animati del Carosello con elementi di grafica vettoriale, tipografica e spezzoni video. Il Drum’nBass audio/video di UpDate costruisce un ottimo crescendo verso la parte serale delle performance.

La domenica, dedicata al tema dei VisualGenders in collaborazione con Phagoff, è caratterizzata da diversi elementi di interesse: le sculture LED reattive al suono di Fabio Di Salvo, l’eccellente De-Former, le belle ed elaborate ispirazini degradate/degradanti di Infidel, l’intenso Ero/Sono di Polivisioni, le narrative distorte ispirate ai fumetti dei SuperNormals/Action30, e l’analisi sociale dei fetish visuali e delle pratiche sessuali di Strap-on-Dildos.

.

Tutte le notti del meeting sono state popolate dal susseguirsi delle performance più orientate al dance-floor e dai VJClash, realmente coreografci e con l’unica pecca della difficoltà nell’individuare l’autore delle varie componenti dell’audio e del video che invadevano con potenza lo spazio. Ci pare di aver identificato alcuni picchi di interesse estetico, concettuale e, soprattutto viscerale e sensoriale, nella bella estetica della performance di JessicaIncertiTelani, nelle interessanti geometrie di LanVideoSource, nella dinamica del set di DoctorGonzo, nell’uso dei layer di n-is, negli scenari organici-ibridi di VJ Tintin, nelle visioni distorte della normalità di paconazim, nei feticci di RedNikita, nelle narrative che emergono dai collage di Gabb Line.

Il nostro punto di vista su LPM è stato realmente privilegiato. Abbiamo vissuto intensamente i quattro giorni del meeting attraverso lo spazio installativo permanente della DegradArte EXPO‘, che è diventato per noi un vero attrattore visuale e una piattaforma di interazione con il pubblico. Un totem con due televisori 14 pollici nudi, di riciclo, montati su una struttura in ferro proietta in successione le opere pervenute. Il totem, molto “vivo” e di gusto ed estetica simili a quelli che potrebbero trovarsi su un camion pakistano, funge da ingresso all’installazione interattiva “Degradazione per sovrapposizione di corpi “: i concetti della remix-culture sono esposti e interpretati grazie ad una scopa con cui il pubblico poteva remixare 300 anni di storia dell’arte con una modalità di interazione fisica e “casalinga”.

Questa forma di evidente invito all’interazione e alla comunicazione ha permesso ai partecipanti di abbandonare le inibizioni classicamente presenti nel pubblico – ridotto spesso ad osservatore passivo – che, grazie proprio alla possibilità di usare il corpo e di rendersi creativo attraverso oggetti familiari, si predisponeva nella totalità dei casi in una modalità comunicativa aperta e diretta. Un pubblico, per altro, curioso e ben disposto verso la possibilità di apprendere e di conoscere nuovi concetti e nuove realtà, aperto all’informazione e alla diffusione della conoscenza, e desideroso di disporre di fonti di approfondimento e di informazione.

.

Un indicatore dell’attenzione che, da un lato, cresce verso i settori dei nuovi media e delle tematiche ad essi associate (non ultime le tematiche della libera diffusione della cultura, della conoscenza, e degli approcci aperti e paritari alle realtà urbane, sociali ed antropologiche) e, dall’altro, sulla necessità, per gli organizzatori degli eventi ad accesso pubblico, di curare la creazione di contesti di reale accesso pubblico alla cultura, all’arte e all’informazione. A Roma, recentemente, abbiamo avuto esperienze “dissonanti”, in tal senso. LPM è, in questo ed altri sensi, una piacevolissima sorpresa.


www.degradarte.org/

www.artisopensource.net/DegradazionePerSovrapposizioneDiCorpi/

www.flxer.net/abusers/?id_perf=577&u=16227

www.liveperformersmeeting.net/

www.flxer.net/

www.flyer.it/