Ho cercato con questo articolo di domandare ad alcuni elementi chiave della scena artistica e culturale catalana, quale sia lo stato di salute di questa cosidetta “scena”, da tempo punto di rifimento per tutti coloro che si occupano di arte multimediale in contesti come il teatro e il design.
La domanda, pittustto diretta, era rivolta a capire in che modo la situazione della provincia catalana è effettivamente diversa da quella di altre nazioni e se si può effettivamente parlare di un nuovo “rinascimento catalano”. Alla domanda hanno risposto sia Carles Canellas di Rocomora Teatre che Marceì Antunez Roca che anche il collettivo di Konic, con i quali ho poi instaurato una chiacchierata che si è trasformata in un altro articolo per Digimag
Carles Canellas del Rocamora Teatre è il primo a rispondere e a dare una trattazione completa ed esaustiva, e lo fa senza dare adito a dubbi: “Personalmente ho i miei dubbi che si possa parlare di un “rinascimento catalano”. A parte alcuni artisti, autori e gruppi molto specifici e ormai noti (da La Fura dels Baus, a Calixte Bieito, Marcel·lí Antúnez, Sergi Belbel, ecc.) il settore rimane in una siccità totale di creatività, perché non va solo ripetendo schemi, ma anche rimontando spettacoli vecchi di vent’anni, solo che ora alcune compagnie hanno un appoggio economico pubblico e privato più forte che mai.
A Barcellona – prosegue Carles Canellas – a dire il vero in questi ultimi dieci anni sono apparsi nuovi spazi “alternativi” di distinto formato che sempre in grande precarietà accolgono proposte di ogni genere, molte delle quali al di fuori dei circuiti e delle programmazioni dei teatri commerciali, come “L’antic teatre” – http://www.lanticteatre.com , “la nau ivanow” http://www.nauivanow.com, “cincomonos” – http://www.cincomonos.org, “almazen” http://www.almazen.net , “conservas” http://conservas.tk, ed altri. Ma anche spazi di creazione, vecchie fabbriche che resistono (alcune con gli artisti dentro) alla demolizione promossa dalla speculazione edilizia in atto, ma che hanno purtroppo i giorni contati eccetto in quelle dove la pressione popolare ha obbligato il Comune a tornare indietro, controllare i permessi concessi e in alcuni casi a comprare la proprietà per salvaguardare il tutto o una parte come patrimonio storico industriale. Qui possiamo trovare “hangar” http://www.hangar.org , “la escocesa” http://www.laescocesa.org, così come fuori Barcellona c’è “nau côclea” http://www.naucoclea.com
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I due grandi teatri pubblici di Barcellona hanno nuovi e “giovani” direttori artistici che provengono dei vecchi circuiti “alternativi” – Sergi Belbel nel Teatre Nacional http://www.tnc.es, Àlex Rigola nel Teatre Lliure http://www.teatrelliure.com.
La grande struttura del “Mercat de les Flors” – http://www.mercatflors.org è diventata uno spazio per la danza e le arti del movimento – ci dice ancora il fondatore di Rocamora Teatre – e lo storico Teatre Romea – http://www.teatreromea.com , da alcuni anni gestito da Focus, una delle più grandi produttrici di teatro commerciale e musicale (entertainment), presentava fino poco fa, per una questione d’immagine pubblica, sotto la direzione di Calixte Bieito, opere di gran formato e di avanguardia (adesso sta un po’ cambiando la sua politica artistica e di gestione).
Per quanto riguarda le sale private -sempre con forti contributi pubblici-, distribuiscono produzioni di scarso interesse artistico e culturale, interpretate da attori e attrici popolari nella TV catalana. Una cosa simile succede nelle vecchie sale alternative che in realtà sono diventate teatri commerciali di piccolo formato, che come cosa straordinaria al massimo presentano drammaturghi e registi latinoamericani.
Un altro cambio è che con il nuovo governo della Generalitat (governo autonomo catalano) -passato da centro destra a un’unione di tre partiti di sinistra e centro sinistra-, l’ammontare delle sovvenzioni si è moltiplicato per tre in quattro anni (ma erano così basse che non è stato un grande sforzo!). Il lato negativo è che, come era prevedibile, i soldi non sono stati usati per triplicare la quantità di attività e sovvenzionare artisti ma per duplicare le quantità che già recepivano i grandi, i soliti .
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Di produzioni internazionali ne arrivano alcune – riflette infine Carlos Canellas – ma solo all’interno di alcuni grandi festival come il Grec a Barcellona – http://www.barcelonafestival.com o il Temporada Alta a Girona – http://www.temporada-alta.net . Poi, nuovi Festival ma roba da poco. Solo noterei che il Festival Grec, organizzato dal comune di Barcellona, ha un nuovo direttore artistico, di nome Ricardo Szwarzer, argentino di Buenos Aires residente a Londra, che porta con sé una grande esperienza teatrale (ex Direttore del Teatro Colon di Buenos Aires) e di nuove tendenze sceniche. Dopo un primo anno di transizione staremo a vedere se riuscirà a fare tutti i grandi progetti che ha in mente. Per le compagnie ogni volta è più difficile lavorare all’estero perché i costi sono saliti molto e i Festival devono misurare molto le spese. Ma questo è un fenomeno internazionale che ci riguarda tutti. È vero però che alcuni artisti hanno l’aiuto dell’Istituto Catalano di Cultura “Ramon Llull” per i suoi viaggi all’estero
Konic Thr: La scena spagnola e in particolare catalana è piuttosto attiva in questo momento nel campo del teatro sperimentale . Noi lavoriamo in un contesto molto specifico che riguarda la creazione sperimentale collegata con il teatro e le nuove tecnologie. In questo genere di manifestazioni artistiche la Spagna ha però una storia più recente se comparata con altri paesi europei come la Germania, l’Austria, l’Inghilterra o l’Olanda. Al tempo stesso, questa tendenza artistica si è radicata fortemente ed è presente nelle università con la creazione di master che stanno formando ogni anno giovani artisti specializzati in questi linguaggi.
Marcelì Antunez Roca: Tanto Konic come il sottoscritto siamo compagnie con una storia piuttosto lunga che comincia negli anni Novanta a Barcellona. Abbiamo condiviso programmatori, ingegneri e probabilmente abbiamo sperimentato temi simili. Ma non siamo compagnie giovani o nuove, siamo artisti sperimentatori, pionieri con ampio curriculum. Non sono a conoscenza degli sviluppi tecnologici a Barcellona in riferimento ai gruppi ma la mia impressione è che la maggior parte della drammaturgia si interessi delle nuove tecnologie come drammaturgia dell’immagine o drammaturgia del moviment e poco di “sistematurgia” o drammaturgia tecnologica. Ma questa è un’opinione che deriva da una mia percezione molto particolare e può darsi che sia sbagliata.
Dal punto di vista dell’appoggio istituzionale si è avuto un cambio di parametri che facilitano in un certo modo i modelli di produzione e distribuzione delle opere. Il Dipartimento di Cultura della Generalitat della Catalogna ha avuto infatti un cambio di segno rispetto al modello che avevamo in precedenza, e da appena 3 anni favorisce attraverso aiuti economici, la ricerca, la produzione e la distribuzione delle opere. Ma molto resta ancora da fare.
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Annamaria Monteverdi: Quali sono i Festival che normalmente ospitano lavori tecnologici?
Konic Thr: A Barcellona ci sono molti festival che mostrano lavori collegati con le tecnologie. I più interessanti sono: Art Futura e il Festival IDN (Festival International of Dance and New Media) organizzato da NU2.
Marcelì Antunez Roca: La situazione della regione catalana in particolare della città di Barcellona, contrariamente alla tendenza in atto di fornire supporti economici, oggi è poco dotata di spazi per una drammaturgia diversa, ha buoni teatri per la prosa in catalano e buoni spazi per la danza e la drammaturgia del movimento. Non c’è uno spazio però dove si mostrano regolarmente i lavori delle compagnie. Ci stiamo organizzando per risolvere questo problema. Il festival NEO di Barcelona puntava su questo tipo di drammaturgia ma non è certo che possa proseguire. Qualche festival e alcuni spazi programmano occasionalmente spettacoli tecnologici come Art Futura, talvolta SONAR e l’Escorxador Teatre della città di Lerida, etc.
Sonar è un evento chiaramente commerciale legato alla musica techno con una sezione di Media Art, ma con un interesse quasi nullo per la sistematurgia e la drammaturgia tecnologica. Lo spazio di creazione l’Animal a L’Esquena mostra una certa sensibilità al tema, http://www.lanimal.org/, così come il centro di produzione l’Hangar e eventualmente lo spazio di esposizione CASM In ogni caso il panorama non è molto positivo.
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Annamaria Monteverdi: Avete un luogo stabile a Barcellona per fare sperimentazione e dialogare con altri artisti? Esiste un network d’arte digitale in Catalogna?
Konic Thr: Noi non abbiamo un posto stabile dove sviluppare i nostri lavori a Barcellona, e questo è un problema serio specie quando lavori con la tecnologia, perché significa che dobbiamo portarci in giro materiali e settare equipaggiamenti tecnologici molto delicati tutte le volte che lavoriamo a una nuova opera, a un nuovo allestimento; questo è un problema per la maggior parte degli artisti che lavorano in questa città e che porta ognuno di noi ad andare in giro a cercare residenze in diversi spazi di produzione intorno alla città e anche fuori, in luoghi internazionali. Per noi è un problema in più proprio perché abbiamo deciso di fare ricerca, sviluppo e innovazione come produttori indipendenti quali di fatto siamo, volendo portare nuovi linguaggi sulla scena contemporanea.
Questo implica una costante negoziazione con le amministrazioni pubbliche, che non sembrano vedere il contributo culturale che questo tipo di progetti può portare e si assumono ben pochi rischi. Dal 2004 però abbiamo un collegamento diretto con il centro di creazione L’Animal a l’Esquena in Celrá (Catalogna), come artisti in residenza, dove possiamo fare ricerca e laboratori di creazione. In questo momento stiamo partecipando come artisti invitati al progetto intereuropeo triennale chiamato Absent Interface (2007-2010). Abbiamo poi stabilito relazioni di collaborazione con varie università catalane per sviluppare porzioni di lavoro e processi di ricerca in cui siamo coinvolti.
Marcelì Antunez Roca: Ho la mia famiglia a Barcellona e il mio studio, Barcelona è una easy city per molti aspetti, ma troppo turistica per altri. C’è una tendenza come in tutta Europa del resto a compiacere un pubblico borghese e a difendere il politicaly correct, la nuova religione dela cultura europea. Io ho qua la mia equipe, lavoro nel mio studio e cerco di mostrare il mio lavoro in forma globale, in tutto il mondo. Certamente Barcellona ha una buona comunicazione grazie al turismo e un certo orgoglio di città del popolo (Catalogna), il clima è migliore di Parigi e Londra ma non è affatto la Mecca della tecnologia. D’altra parte, che senso ha enfatizzare gli aspetti locali quando ci sono reti come Internet??
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Annamaria Monteverdi: Esiste un network o una piattaforma collaborativa per le produzioni indipendenti?
Konic Thr: La Catalogna è una regione dove l’associazionismo è molto forte e ci sono network emergenti sia a Barcelona che in tutta la Catalogna che stanno cercando di dare maggior spazio a nuove forme artistiche di espressione che riguardino ricerche nelle arti e nelle forme non convenzionali di arte scenica dal vivo. Speriamo di poter fare pressione sui politici per offrire un cambiamento a questa situazione e dare condizioni di lavoro migliori agli artisti .
Marcelì Antunez Roca: Da una settimana è stata creata l’associazione di artisti di scena che dovrebbe riunire tutte le proposte di scena tecnologica, di movimento, dell’immagine, ma è ancora in fase di definizione.
Annamaria Monteverdi: Quali pensi che siano le esperienze più significative del panorama catalano attuale nel campo delle arti elettroniche anche (ma non esclusivamente) legate al teatro/performance art?
Konic Thr: Marce.lì Antunez, Sergi Jordà anche se sono pochi i coreografi che hanno sede stabile qua; potrei citarti alcuni artisti: Cesc Gelabert, Toni Mirà, Angels Margarit che svolgono progetti in collaborazione con artisti interattivi; è un cambiamento non così rapido perché il valore del testo nel teatro catalano è molto forte e quindi le convenzioni teatrali impediscono una rapida evoluzione.