Torna Sonic Acts e torna finalmente dopo la consueta attesa biennale, uno dei festival a mio avviso meglio curati del panorama internazionale dell’arte digitale.
Giunto alla sua dodicesima edizione, quest’anno Sonic Acts XII, che si terrà ad Amsterdam dal 21 al 24 Febbraio, indagherà i territori dell’Esperienza Cinematica, con il consueto rigore e il sempre utile confronto tra le esperienze storiche di un certo tipo di narrazione audiovisiva di ricerca e le frange più contemporanee di ricerca nel campo delle relazioni sinestesiche tra audio e video. Insomma, l’appuntamento di Sonic Acts è letteralmente imperdibile in quanto uno dei pochissimi momenti storici di riflessione e analisi sui percorsi dell’Arte Audiovisiva, uno dei pochi e rari momenti in cui cercare di creare un ponte tra le esperienze del secolo scorso e le avanguardie del digitale.
Con una formula perfetta che alterna conferenze, proiezioni e performance che ruotano attorno al perno centrale della mostra, Sonic Acts XII The Cinematic Experience vuole cercare di comprendere quali siano i possibili legami e sicuri rimandi tra le esperienze audiovisive tipiche di un certo cinema espanso della metà del novecento (dalle zeotrope ai colori ad organ, dalle lanterne magiche alle macchine ottiche) con le sincronie digitali ottenute mediante l’utilizzo di software per il campionamento di suoni e immagini in tempo reale, utilizzate oggi con performance e installazioni sinestesiche. Così come affascinante è il tentativo di osservare il rapporto dell’artista e della sua opera con lo spazio e il pubblico presente all’esperienza audiovisiva, rispetto all’analoga tensione alla spazializzazione che caratterizza la maggior parte degli artisti invitati a Sonic Acts. Senza dimenticare quello che è forse lo scopo ultimo di questa analisi, storiografica per un verso e metodologica per un altro: cercare cioè una possibile definizione di quello che è oggi il moderno cinema sperimentale, nel momento in cui una serie di tecnologie digitali consentono nuove metodologie di lavoro e di intervento sull’immagine e sul suono.
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Se quindi da un lato viene tributato giusto omaggio ad alcune esperienze seminali del rapporto suono-immagini-spazio come la progettazione del Padiglione Philips da parte di Le Courbesier, Xenakis e Varese o i Movie Dromes dell’artista olandese Stan Vanderbeek nonché i mirabolanti Vortex Concerts di Jordan Belson ed Henry Jacobs, dall’altro si cerca di indagare negli insegnamenti lasciati dai grandi registi sperimentali come Walter Ruttmann e Oskar Fischinger (e Normal Mclaren aggiungerei io, come minimo). Insomma l’abc di ogni cultore della materia, con l’aggiunta però di quei collegamenti logici e metodologici (nessun riferimento a qualsivoglia corrente estetica che possa fungere da punto di incontro di esperienze simili invece da un punto di vista tecnico e sperimentale) che spesso mancano da un lato ai festival che dell’Audio Video ricercano solo la matrice spettacolare e dall’altro a quelle rassegne che sperimentali non sono più da tempo nella loro ricerca ossessiva dei possibili punti di dialogo con le forme di video arte tanto care al più ricco (e ottuso) mondo dell’arte contemporanea.
Il perno centrale attorno a cui ruota il festival sono sicuramente le conferenze, ricche, varie, interessanti. Se l’archeologo dei media Erkki Huhtamo presenta le sue ricerche sui “diorami”, teatri mobili altamente tecnologicizzati del Novecento, nonché le loro relazioni con altri media dell’epoca come le “lanterne magiche”, i ricercatori Jeffrey Shaw e Marnix de Nijs parleranno di cinema interattivo e ambienti immersivi. E ancora, un panel molto interessante che coinvolge l’artista italiano Tez e l’austriaco Kurt Hentschlager, si concentrerà sul concetto di Dream Machine nel momento in cui un’esperienza audiovisiva assurge al ruolo di “macchina in grado di creare sogni”. Partendo dalle rispettive esperienze con il progetto PV868 (presentato nell’ambito della sezione performance) per quanto riguarda Marzio Martinucci e Feed per l’ex Granular Synthesis, i due artisti esporranno la loro esperienza su come l’utilizzo delle luci stroboscopiche, della de-percezione sensoriale, dell’immersività audiovisiva, siano ancora oggi elementi imprescindibili per una vera “esperienza da sogno”.
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Se poi Stephen O’Malley e Carl Michael Von Hausswolff parleranno di drone music e del suo effetto sulla percezione e il senso del tempo nello spettatore, il regista sperimentale Ken Jacobs interverrà a Sonic Acts XII illustrando le sue metodologie di lavoro sia nell’ambito del suo ben noto progetto/utopia “The Nervous System”, in cui era in grado (intorno agli anni Sessanta del secolo scorso) di stimolare il sistema nervoso dello spettatore attraverso effetti di flickering e di tridimensionalità solo attraverso il montaggio ossessivo della pellicola, per arrivare poi a presentare il suo ultimo lavoro The Nervous Magic Lantern. E ancora, il ricercatore Frank Kooi e l’artista Ulf Langheinrich (presente al festival con il live Feed, passato in Italia nel 2006 al festival Mixed Media di Milano) parleranno di “percezione e illusione”, di come cioè l’Arte Audiovisiva possa intervenire in maniera specifica sulla percezione corticale delle immagini, nonché sul processamento delle informazioni da parte del cervello dello spettatore che assiste a una rappresentazione di suoni e immagini in dialogo tra loro.
Le ultime conferenze presentate sono maggiormente concentrate sulle tematiche relative ai possibili sviluppi del cinema sperimentale contemporaneo: se quindi i due registi Mika Taanila e Rose Lowder illustreranno come sia possibile utilizzare gli strumenti del cinema tradizionale per trasformare i concetti di tempo e spazio della fruizione, Arjen Mulder e Gerard Holthuis presenteranno le loro posizioni sul concetto di Real Cinema, su come cioè si possano creare delle inter-relazioni tra cinema e realtà e viceversa. Per chiudere, enfaticamente, con la conferenza “The conditions of live cinema” da parte di Douglas Khan, incentrata sullo sviluppo della live performance e dell’improvvisazione audiovisiva tramite l’utilizzo di suoni registrati da parte sia di musicisti che di media artists che di registi sperimentali.
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La parte della mostra di Sonic Acts XII (presso le sale del Netherlands Media Arts Institute e del Melkweg Mediaroom) è incentrata in parte sulle installazioni firmate da Boris Debackere, Kurt Hentschlager, Ulf Langheinrich e Julien Marie (lavori incentrati, neanche a dirlo, sull’immersività sensoriale all’interno di ambienti audiovisivi virtuali) e in parte sull’installazione sonora multi-canale del collettivo svizzero Leerraum.
Il programma dei film pone invece all’attenzione alcuni capisaldi del cinema con i programmi Absolute Frame , Absolute Time e Absolute Sound, ospitando films come The Art of Vision del maestro del cinema sperimentale Stan Brakhage. Inoltre, il programma include i seguenti films: il classico moderno Instructions for a Light and Sound Machine di Peter Tscherkassky, The Flicker di Tony Conrad e Battleship Potemkim Dance Edit (120bpm). Weekend di Walter Ruttmann.
Il programma Artist in Focus presenta tra gli altri Mika Taanila e Rose Lowder, che hanno lavorato al confine tra fotografie e film per oltre 30 anni. Future Cinema esplorerà invece gli sviluppi che il cinema potrà avere in futuro, con film come Monochrome Transporter di Thomas Kubli , i lavori dell’ artista americano Cory Archangel e Light Reading(s) del sound artist americano Stephen Vitiello.
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Photo by Arianna D’Angelica
Infine, come tutti i festival di Audiovisual Art che si rispettano, anche Sonic Acts lascia spazio alla sua anima maggiormente performativa: nell’arco di 3 giorni, i principali artisti internazionali che lavorano sulla ricerca audio-video sia in termini tecnologici che estetici, si esibiranno sul palco del Paradiso. Il sound collective The Drone People (CM von Hausswolff, Hildur Ingveldardóttir Gudnadóttir, Stephen O’Malley, BJ Nilsen, Joachim Nordwall, Mika Vainio e C. Spencer Yeh), gruppo creatosi per questa speciale occasione, presenterà il giorno di apertura un’anteprima del suo progetto 24 Hour Drone People. E ancora il secondo giorno, Leafcutter John, il trio Signal (Alva Noto, Frank Bretschneider, Olaf Bender) e Pita saranno tra gli ospiti più attesi, mentre la sera conclusiva artisti come Bruce Mc Lure, D-Fuse, Tez, Ulf Langheinrich e il fenomenale Ryoichi Kurokawa offriranno un’ampia panoramica della più recente sperimentazione in ambito live media.
Ah, quasi dimenticavo: saranno presenti anche Otolab, con il loro progetto Circo Ipnotico già presentato in Olanda lo scorso Novembre 2007 al festival Strp di Eindhoven; come dire, nonostante l’indifferenza istituzionale, qualcosa si muove .