Ho conosciuto Giuseppe La Spada, per caso durante la magnifica esibizione di Ryuichi Sakamoto lo scorso anno per la terza edizione del Festival delle Arti Contemporanee di Rovereto. In quell’occasione l’artista siciliano era ospite dell’amico compositore, con il quale ha realizzato un progetto di net art di cui pochi hanno sentito parlare che prende il nome di “Mo No Aware”, che sposa una causa green, quella cioè di richiamare l’attenzione delle persone e dei media sulla contaminazione radioattiva in corso in Giappone, nella fattispecie nel villaggio di Rokkasho.
Ricordo ancora il momento in cui, seduti attorno ad un tavolo e parlando di musica elettronica e visual art, ricevette la telefonata e la conferma di aver vinto il prestigioso riconoscimento del Webby Awards, il ben conosciuto oscar del Web, e quindi la futura partenza per New York a ritirare il premio.
A distanza di mesi, ho sempre tenuto un fitto scambio di opinioni con Giuseppe e dopo le due performance di Vjing per il live di Fennesz al Powerstock Festival e quella presso la Filanda Motta con l’artista islandese Ben Frost, ho deciso di coinvolgerlo per raccontarci sia della sua attività artistica in rete, che dei suoi rapporto con artisti di questo calibro che ovviamente di come ha vissuto e come ha interpretato questi progetti di commistione tra musica e visual.
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Giuseppe Cordaro: Che cosa ha rappresentato per te e la tua carriera il riconoscimento ottenuto ai Webby Awards del 2007?
Giuseppe La Spada: Ha rappresentato il potermi esprimere adesso con maggiore libertà e spazi, una maggiore visibilità e forza contrattuale, aver dimostrato a certe persone, che la strada da me intrapesa un po’ di anni fa era giusta e che alla fine credere nel proprio percorso o nei propri sogni paga.
Giuseppe Cordaro: Sei l’unico italiano ad aver vinto un premio nell’ambito dei Webby Awards, dal tuo punto di vista “internazionale” come vedi la situazione nel nostro bel paese?
Giuseppe La Spada: Certe volte mi interrogo e trovo risposte in una situazione sociale ben più ampia. Il nostro paese vanta dal passato splendide radici artistico-culturali che si perdono non solo nell’espressione tecnologica, ma in una certa insensibilità diffusa. Gli altri paesi sfoggiano attenzioni diverse, anche nei confronti dell’essere artista oggi o nei confronti del cosidetto creatore multimediale.
Giuseppe La Spada: Il progetto in questione “Mo No Aware” consiste in 3 momenti narrativi raccontati attraverso gli strumenti che più mi permettono di esprimermi: flash, un’interfaccia sperimentale e il video sul web. Sono metafore e paure, prese di posizioni nei confronti di un mondo guasto. Il primo stressa molto il concetto della contaminazione, di un ritorno alle responsabilità e al non poter sfuggire alle proprie azioni: nel bene e nel male tutto ci torna indietro. Il secondo rappresenta per me oggi, a distanza di tempo, un ottimo uso della tecnologia a favore della comunicazione, la semplicità degli elementi e della produzione a favore della meraviglia e dell’aspetto ludico dell’utente. Un microfono sostituisce il mouse, il proliferare delle parole sullo schermo è metafora del passaparola come strumento di diffusione e forza mediatica. Nell’ultimo momento, l’utente ha la possibilità di giocare con un pianeta visto in tre momenti temporali diversi: prende coscienza dell’irreversibilità delle cose. Mi piaceva pensare che qualcuno stesse giocando col pianeta esattamente come un videogioco, incurante se non dei propri interessi: con la differenza che a perdere, nella realtà della vita, siamo noi e i nostri figli.
Giuseppe Cordaro: “Mo No Aware” è frutto della collaborazione con il musicista giapponese Ryuichi Sakamoto. Cosa ha significato per te rapportarsi con un artista di fama mondiale?
Giuseppe La Spada: Imparare anche dai silenzi. Confrontarsi con qualcosa di più grande di noi abbatte certi limiti ed è fortemente formativo sia professionalmente che umanamente. Adoro la musica di Ryuichi, il suo approccio artistico; per me è un onore particolare, una di quelle cose molto difficili da descrivere perchè appartiene ad una sfera che esula il professionale.
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Giuseppe Cordaro: Da cosa nasce la tua passione per la visual art, nella fattispecie quella legata alla musica elettronica sperimentale?
Giuseppe La Spada: Credo ci sia un legame viscerale tra sonoro e immagine, credo nel loro completarsi reciprocamente, come un uomo e una donna che si stanno aspettando senza saperlo. Kandinsky diceva che approfondire un’arte significa raggiungerne i limiti, confrontarla con altre significa sottolineare l’identica tensione interiore. Nasce dal desiderio di fare quello che mi fa provare emozioni coinvolgendomi su vari fronti. Ho sempre amato il concetto di sinestesia.
Giuseppe Cordaro: Uno dei progetti più interessanti della tua carriera di visual artist è quello che ti ha visto coinvolto con il musicista austriaco Christian Fennesz, punto di riferimento della musica elettronica contemporanea. Ti andrebbe di raccontarci questa tua esperienza?
Giuseppe La Spada: La potenza emotiva che sprigiona Christian con il suo lavoro non la devo certo scoprire io, è sempre difficile cercare di tradurre visivamente la musica di un artista, è una responsabilità, un macigno che incombe prima di rapportarsi a qualcosa che è molto personale nella fruizione. Della serata ricordo alcuni commenti della gente, il fatto che pensassero fosse un video già preparato per quanto in certi momenti riuscissi a stargli dietro. E’ stato emozionante.
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Giuseppe Cordaro: Altro artista con il quale hai collaborato di recente è l’australiano naturalizzato islandese Ben Frost, all’interno dello splendido scenario dell’ex Filanda Motta a Treviso….
Giuseppe La Spada: E’ stata un’esperienza molto particolare, per come è nata e per l’ intensità della preparazione. Ben è un ragazzo disponibilissimo, abbiamo fatto delle riprese il giorno prima e si è creato un clima molto bello tra tutte le persone che hanno reso possibile questa cosa. La performance è stata un’ottima integrazione tra i due aspetti, tutta in presa diretta, non sapevo cosa stesse suonando e alla fine ha spiazzato anche me. Il giudizio della gente è stato molto positivo, credeva fosse una cosa già rodata nel tempo è questo mi ha reso felice. La cosa più importante di uno spettacolo che offre musica e visual deve essere quella di non far percepire nessun disallineamento a chi lo ‘subisce’.
Giuseppe Cordaro: A fronte di un curriculum artistico così ricco ed importante, che visione hai della visual art legata alla sperimentazione musicale? Quali sviluppi pensi possa avere questa espressione artistica?
Giuseppe La Spada: Ogni espressione è figlia del proprio tempo e madre dei propri sentimenti. Credo che la contaminazione continuerà a coinvolgere più artisti. La ricerca di nuovi modi per allinearsi visivamente alle nuove sonorità sarà la sfida degli artisti digitali. La mia personale visione consiste nel considerare la musica e l’artista che la produce l’elemento trainante dello spettacolo: i miei lavori sono tappeti visuali che accentuano certe emozioni, spero riescano ad esaltarle, senza mai disturbare la fruizione. Alcuni visual alle volte creano quasi violenze, dettano chiavi di lettura troppo ingerenti, quando non sono perfettamente pertinenti. E’ come se ci fosse la stessa interazione che opero sul web: consetire a chi guarda un percorso emotivo in maniera più personale.
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Giuseppe Cordaro: Molti ti considerano un artista completo, che si divide tra web design, grafica e fotografia. A quali di queste attività ti senti più legato?
Giuseppe La Spada: Negli anni, non so quanto consciamente o consapevolmente, ho approfondito varie discipline tra loro collegate: pittura, scenografia, illustrazione digitale, video e fotografia. Oggi la fotografia intesa come campionamento d’immagine è indiscutibilmente alla base di tutti i miei progetti, anche se credo che unico debba essere il pensiero, l’idea, mentre molteplici sono le discipline con le quali esprimersi. Chi fa il mio mestiere deve per forza fare i conti con i diversi strumenti offerti dalla tecnologia.
Giuseppe Cordaro: Anno nuovo, nuovi propositi: quali quelli di Giuseppe La Spada per questo 2008?
Giuseppe La Spada: Trovare un strada più rimarcata anche se amo il fondersi e il confondermi. Fermarmi per concretizzare le esperienze e le emozioni vissute in questi ultimi mesi, cercando di godermele con una lentezza che mi appartiene non fosse altro che per il mio essere siciliano.