Nel bene e nel male, i software per il processamento in tempo reale del flusso di suoni e immagini, condizionano la qualità e l’organizzazione delle performance audiovisive in circolazione.

Ogni programma specifico ha un indirizzo abbastanza preciso: i software derivati da Max MSP (un tempo nato.0+55 e oggi esteso come Jitter), sono estremamente flessibili ma orientati a un pubblico di programmatori o smanettoni, mentre software vj-oriented come ArKaos o Resolume scontano i difetti di un’eccessiva limitazione nelle opzioni a disposizione. Il software che oggi probabilmente si trova a metà strada tra questi due estremi è Isadora (al momento esistente solo per Mac e in fase beta per pc) per cui per questo numero di Digicult abbiamo deciso di intervistare il suo creatore Mark Coniglio.

Partendo dalla sua esperienza con il gruppo di teatro-danza multimediale Troika Ranch assieme Dawn Stoppiello, Coniglio ha sviluppato una piattaforma estremamente intuitiva e flessibile. Dall’iniziale focus sull’interazione con performers tramite sensori e controllo di pacchetti MIDI, oggi Isadora (che il pubblico italiano ha visto all’opera nei lavori di Claudio Sinatti, Otolab e Softly Kicking) gestisce una quantità impressionante di proprietà, dai più tradizionali effetti video alla renderizzazione in tempo reale di file 3D complessi, permettendo la sincronizzazione multischermo e creando le premesse per un’interattività e una flessibilità che fino a qualche anno fa erano impensabili per chi non fosse pronto a cimentarsi con la programmazione “dura”.

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Johanna Levy & Lucia Tong in “16 [R]evolutions”
Photo Credit: Richard Termine

Bertram Niessen: Prima di tutto, puoi parlarci un po’ di te?

Mark Coniglio: Io sono una creatura ibrida: un programmatore e un artista. Sono stato “naturalmente” un programmatore fin da quando ero molto giovane: ho iniziato a lavorare professionalmente a 16 anni. Poi, però, ho iniziato a interessarmi seriamente alla musica e ho iniziato a studiare teoria musicale a livello del college. Dopo aver speso 4 anni a lavorare per una compagnia discografica (prevalentemente come produttore), a 24 anni ho iniziato a studiare seriamente composizione musicale e mi sono iscritto al California Institute of the Arts.

Quello è stato il punto di svolta, perché sono diventato studente (e, in un secondo momento, assistente) di Morton Subotnik. Nel mio periodo al California Institute of the Arts ho studiato seriamente composizione, ma ho iniziato anche a creare alcuni semplici software per alcuni dei pezzi di Morton (ad esempio la performance multimediale “Hungers” e il lavoro da camera “Key to Song”). Per via di quest’influenza, ho iniziato a comporre musica e creare software espressamente per performance interattive. E questo è diventato il mio modo di lavorare.

Nel 1989 ho discusso la mia tesi, una piece chiamata “The Need”. Si trattava di una collaborazione multimediale di teatro-danza che aveva a che fare sia con il mio software Interactor (creato in collaborazione con Mortimer) che il mio nuovo device per i sensori MidiDancer. Da diversi punti di vista, questa piece ha stabilito il modello dal quale è partito 5 anni dopo Troika Ranch.

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Lucia Tong , Daniel Suominen & Robert Clark in “16 [R]evolutions”
Photo Credit: Richard Termine

Bertram Niessen: quindi, quanto è stretta la relazione tra il tuo lavoro con Troika Ranch e il tuo lavoro come programmatore?

Mark Coniglio: Bhè… il mio lavoro di programmatore è molto comodo per facilitare le opere che vedo con l’occhio della mente. Anche se sono conosciuto prevalentemente per Isadora, io sono prima di tutto un compositore. Continuo a comporre tutte le musiche di Troika Ranch, per esempio. La forza motrice dei miei sforzi come programmatore è l’interesse per la creazione di sistemi interattivi che permettano ai performer di interpretare le mie creazioni musicali e visive.

Secondo me, avere il controllo, da parte dei performer, sui loro ambienti performativi, è un punto critico quando si creano lavori incentrati sul digitale. Gli “uno” e gli “zero” dei media preregistrati non possono cambiare e ogni performance è esattamente la stessa… come far suonare un CD musicale. Ma se i performer possono utilizzare le loro azioni per controllare il medium, per manipolare e regolare i bits sul loro istinto artistico, ecco allora che inizia a succedere qualcosa di diverso. Questa manipolazione può prendere molte forme.

Nei primi tempi, per esempio in “The Need”, il lavoro di cui parlavo prima, tutto quello che potevi fare era manipolare segnali MIDI che erano mandati a sintetizzatori musicali e campionatori di vario tipo, permettendogli di generare un accompagnamento musicale o un soundscape. Questo perché, all’epoca, la potenza di calcolo per processare in tempo reale audio e video non esisteva ancora. Adesso abbiamo la possibilità di farlo in un numero di modi che sembra illimitato.

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Daniel Suominen in “16 [R]evolutions”
Photo Credit: Richard Termine

Bertram Niessen: quando hai rilasciato la prima versione di Isadora ti aspettavi un simile successo?

Mark Coniglio: Non fino a questo punto. Isadora era il risultato di una serie di tentativi per processare il video in real-time, ma aveva un sacco si crash di fronte al pubblico. Questo era, semplicemente, inaccettabile. Quindi mi sono detto: devo fare tutto per conto mio, anche per customizzare il software per i miei bisogni artistici. Dopo aver mostrato il software al Monaco Dance Forum nel 2000, un amico si mostrò interessato a usarlo, il che portò all’interesse di un suo amico. A quel punto mi resi conto che ero in grado di vendere un paio di dozzine di copie, e che questo poteva permettere a Troika Ranch di sopravvivere. Il resto, come si dice, è storia.

Ti racconterò un episodio che credo abbia portato al successo del software. Nei primi giorni, Dawn Stoppiello ed io tenevamo spesso dei workshops sulle performance interattive, usando Isadora come un mezzo per permettere agli studenti di realizzare le loro idee. Lei è una coreografa e non una programmatrice, e così mi ha offerto molte visoni sulle parti del programma che erano difficili da capire da un punto di vista artistico. Inoltre, ho visto le persone nei workshops usare Isadora, e ho avuto modo di capire dove incontravano problemi o avevano difficoltà a comprendere qualcosa.

Ho risposto a questi stimoli modificando il software per renderlo più semplice, per aiutare i novizi ad approcciarsi. Questo processo di sviluppo è continuato per un po’ di tempo, e ha portato a ottenere qualcosa di cui è abbastanza facile imparare i primi passi, senza togliere la complessità desiderata da chi ha più esperienza. Questa combinazione di facilità d’uso e implementazioni per utenti esperti è la chiave per capire come mail il software è diventato così popolare.

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Danielle Goldman, Sandra Tillett, Dawn Stoppiello in “Future of Memory”
Photo Credit: Richard Termine

Bertram Niessen: la comunità di Isadora sembra abbastanza aperta e amichevole. Quanto conta questo network nel tuo modo di lavorare?

Mark Coniglio: Credo che si possa dire che ho “imposto gli standard” per questa cosa. La gente fa spesso commenti sulla mia generosità, ma credo che questo abbia molto a che fare con la mia eredità culturale italiana (il mio bis-nonno venne in America dalla Sicilia per lavorare alla costruzione della ferrovia trans-continentale). Sei italiano anche tu, e quindi sai che l’esperienza della vita ruota attorno alla famiglia; suppongo di vedere gli utilizzatori di Isadora come una sorta di famiglia allargata.

Grazie alle mail e al Troika Tronix forum è un po’ come portare in giro la tavola di cucina virtuale e parlare del lavoro che stiamo facendo, di come potremmo migliorarlo, etc. Purtroppo il vino virtuale non è buono come quello vero. Più di tutto il resto, continuo a sorprendermi quando vedo così tanti artisti usare lo strumento che ho creato per lavorare con il pubblico in tutto il mondo. Come artista, rispetto molto questo fenomeno, e voglio essere parte di tutto ciò e supportarlo. Da questo punto di vista, suppongo di vedere Isadora come un estensione artistica di me stesso, e i miei continui sforzi su di esso come centrali nella mia stessa pratica artistica.

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ohanna Levy in “16 [R]evolutions”
Photo Credit: A.T. Schaeffer

Bertram Niessen: Cosa pensi di software come vvvv o Jitter? Credi che siano in qualche forma di competizione con Isadora?

Mark Coniglio: In parte si, anche se alla fine credo che non ci sia una vera concorrenza. Jitter, basato su Max, è praticamente infinto. Se hai le competenze in termini di programmazione, puoi farci cose che sono difficili o impossibili da realizzare con Isadora. Ma questo implica un sacco di studio in più. Non conosco vvvv così bene, ma come la maggior parte dei software per vj ti spinge verso un particolare linguaggio visivo, orientato alla club culture. Questo non è un male di per sé, e so che molti di questi software sono molto potenti. Ma credo che Isadora dia maggiori possibilità per l’espressione personale, e questo per un artista è una cosa fondamentale.


www.troikaranch.org/mark.html

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www. troika tronix.com/ isadora .html