Codice sorgente: una sequenza di istruzioni scritte in un linguaggio di programmazione, una serie di frasi in un codice comprensibile che viene trasformato dalla macchina-computer in input per eseguire un programma. Una successione coerente di caratteri alfanumerici che attiva un’azione, la base del funzionamento di qualsiasi software.
Eyebeam, centro culturale newyorkese attivo nello sviluppo e divulgazione delle arti elettroniche, festeggia i suoi primi dieci anni di attività con una mostra intitolata, appunto, Source Code, in cui presenta una serie di artisti, programmatori e hackers che negli anni sono stati ospitati dal centro stesso. Un’esplorazione ad ampio raggio dell’impatto delle nuove tecnologie sulla creatività applicata ad ogni ambito, dal video al videogioco, dalla rappresentazione di network al riciclaggio dei dati in rete
La mostra offre un variegato panorama delle implicazioni artistiche legate alla tecnologia e indica al visitatore una sorta di percorso ideale attraverso la rielaborazione di media diventati fondamentali nella comunicazione di massa, sempre più interattiva e in tempo reale.
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Alla base di diversi lavori c’è la rielaborazione di dati reperiti in rete e attuata attraverso il software di sorveglianza Carnivore, versione open source dei software elaborati dall’FBI per spiare il traffico del web: da Black and White di Mark Napier (dove ogni bit del sito di CNN indirizza in maniera diversa la progressione di linee bianche e nere sullo schermo) a JJ di Golan Levin (che letteralmente dà un volto al traffico della rete) o Police State di Jonah Brucker-Cohen (che trasforma l’ossessione terroristica in una corsa di macchinine della polizia). E proprio la rete di Eyebeam diviene ovviamente – un’opera d’arte nella rappresentazione in tempo reale che ne fanno i creatori di Carnivore, Alex Galloway & RSG, in iLan .
Dal riciclaggio dei dati in rete al riciclaggio video: dal salvataggio di found footage di Nina Katchadourian, con The Recovery Channel, una peculiare piattaforma televisiva dove la programmazione è costituita da pezzi di nastro trovato per le strade di New York (porno, per la maggior parte), “salvato”, ripulito e reimmesso nel circuito della fruizione televisiva, al free-media applicato al free-running (o parkour) dei MediaShed con The Duellists . Infine, la gaming culture si riflette nell’ironico I Shot Andy Warhol di Cory Arcangel, una versione riprogrammata del classico Hogan’s Alley e riferimento all’omonimo film.
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L’assortimento dei pezzi presentati è un percorso variegato dei possibili risvolti delle nuove tecnologie in ambito artistico e, allo stesso tempo, un riflesso nell’attività di Eyebeam che negli anni si è posto come catalizzatore e promotore dei talenti creativi più disparati legati alle arti elettroniche. I primi dieci anni sono stati decisamente interessanti: aspettiamo con ansia i prossimi dieci .
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