Il Sonar 2007 è ormai alle porte. Un paio di settimane (14-15-16 Giugno) e il weekend spagnolo dedicato alla musica elettronica sarà realtà, raccogliendo per le strade di Barcellona, tra gli spazi del CCCB / MACBA e nella cattedrale fieristica del Sonar by Night, una moltitudine ormai fuori controllo di giovani amanti dei suoni elettronici da tutto il mondo.
Chi ha mai avuto l’occasione di presenziare al Sonar, e sono convinto che tra i lettori di Digicult ci sono tanti aficionados della prima ora della tre giorni catalana, sa di cosa sto parlando. L’atmosfera che si respira al Sonar è quella dei grandi eventi estivi, crocevia inimitabile di suoni, visioni, cultura multimediale, ricerca, concerti e techno rave party in grado di soddisfare i gusti di pubblici anche molto diversi tra loro ma alla fine accomunati dalla voglia di essercik, di fare parte dell’evento, in una città che nel periodo estivo divanta uno dei luoghi culturalmente e socialmente più attraenti del pianeta.
Il Sonar è parte del tessuto urbano di cui fa parte, nel bene e nel male, e questo è il dato sicuramente più interessante. Il modo cioè di confondersi e distinguersi come evento sociale unico, capace di attirare persone da ogni angolo del pianeta. Senza ovviamene dimenticare la proposta artistica che edizione dopo edizione diventa sempre più complessa ed eterogenea, dividendo inevitabilmente pubblico e addetti ai lavori che spesso non comprendono a fondo la complessità di lavoro nel monitorare ogni anno artisti e tendenze per poi raccoglierli sotto un unico cappello celebrativo.
Senza scendere nel dettaglio, sono stati dedicati articoli di presentazione all’evento da parte di Digicult come media partner e in egual modo ci muoveramo nei prossimi giorni, una delle domande chiave che noi italiani ogni anno ci si pone spulciando il fittissimo programma del festival è: “ma ci sarà almeno 1 artista italiano a rappresentare il nostro paese?”. Sicuramente alcuni validi esempi in passato ci sono stati, ma è purtroppo insindacabile che la tendenza generale è quella di una scarsissima partecipazione dell’Italia che fa musica elettronica, per centinaia di motivi che non sono solo e unicamente legati alla qualità artistica dei nostri artisti.
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Evitando quindi di addentrarci in argomentazioni sulle quali noi tutti siamo ormai avezzi ed edotti, anche se non rassegnati, preferisco in questa sede celebare degnamente la classica eccezione che conferma la regola: l’edizione 2007 del Sonar un progetto italiano lo annovera eccome! Si tratta del live audio video del musicista Emilano Zelada e del video artista Jonathan Pannaciò, previsti alle ore 13.00 di Venerdì 15 Giugno al Sonar Complex. Ho avuto modo di parlare e conoscere Emiliano Zelada e Jonathan Pannaciò è questa è la chiacchierata che abbiamo fatto per presentare il loro live al Sonar 2007.
Marco Mancuso: Siete gli unici rappresentanti artistici italiani al Sonar 2007 e in generale uno dei pochi gruppi che nella storia del festival si è esibito lì. Ogni anno il totodomande è: chi riuscirà a essere invitato al Sonar quest’anno? Beh, spiegatecelo voi come ha funzionato, soprattutto come artisti spuri non supportati da un progetto più ampio come altrimenti successo in passato (senza fare nomi e cognomi)
Emiliano Zelada: Anche noi ci chiedevamo la stessa cosa In realtà non sappiamo esattamente come sia andata, tempo fa avevamo presentato un progetto ad AdvancedMusic e da lì diciamo che è nato un po’ il tutto, per nostra gradevole sorpresa. È anche vero che ci siamo prefissati di partecipare a pochi ma buoni festival o eventi per anno. Siamo consapevoli dell’esistenza di ottimi festival in Italia, come l’ IXEM o il Netmage e Dissonanze, i primi due a concorso ed il terzo ad invito; ma questa volta ci è toccato il Sonar!
Il fatto di non avere un supporto certamente ci condiziona e a volte limita, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo dei progetti e dei materiali, allargando notevolmente i nostri tempi di produzione, però sembra che ce ne siamo fatti una ragione e diamo la nostra priorità a ciò che riteniamo interessante o quello che ci piace di volta in volta.
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Marco Mancuso: In Italia avete avuto un passaggio importante all’ultimo Live Ixem di Domenico Sciajno ma per la verità immagino che il vostro progetto sia piuttosto recente e sono quasi sicuro che in pochi paradossalmente vi conoscano qui in Italia. A tal proposito non mi perdo troppo e chiedo a voi di raccontarvi un po’, sia delle vostre esperienze singole come musicista e video artista, sia da dove nasce il progetto audiovideo insieme.
Emilano Zelada: L’ultimo IXEM è stata un ottima esperienza, e siamo contenti che ci sia una scena di questo tipo in un paese dove obiettivamente succede ben poco, soprattutto per quelli come noi. Il nostro progetto nasce alla fine del 2004, anche se ci conoscevamo da molto prima. Pochi soldi in tasca, dei lavoretti per entrambi, ma molti progetti per la testa. Abbiamo deciso di prenderci un piccolo studio per fare i nostri lavori singolarmente. Emiliano compone e Jonathan dipinge. L’influenza è diretta perché mentre uno dipinge ascolta la musica dell’altro che mentre compone è circondato di quadri. La passione per le avanguardie e le nostre conoscenze dell’informatica, dell’elettronica e la voglia di portare la materia verso un’altra direzione ci fanno fondare mag-nesia.
Nel frattempo, Emiliano ha pubblicato un disco per l’inglese Filament Recordings, e sviluppa il suo progetto in solo tra arte e musica con installazioni sonore, collaborazioni teatrali e mostre. Jonathan si afferma sempre di più come pittore in mostre solo e collettive, e sta aprendo un nuovo spazio a Roma. Le esperienze personali danno forma, vita e arricchiscono i progetti in duo di mag-nesia. Inoltre eravamo anche stanchi di andare a vedere dei live e ritrovarci sempre gli artisti fermi ed immobili davanti a dei computer. I computer sono importantissimi per quello che facciamo, però l’idea di voler lavorare l’audio ed il video come se fossero una materia non ci ha permesso di mantenerci così statici, e ne siamo contenti.
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Marco Mancuso: Mi descrivete il live che farete al Sonar? Come lo avete preparato e come lavorate dal vivo?
Emilano Zelada: Il live che faremo al Sonar è una sorpresa! Hehehe. Possiamo dire che lavoriamo partendo da elementi naturali come l’acqua, il calore, e le varie combinazioni di oggetti fisici ripresi attraverso una telecamera e microfoni sul palco, cercando una trasformazione e trasposizione di questi attraverso i mezzi digitali per arrivare ad ottenere un’altra forma. Non abbiamo mai voluto lavorare con clip preparate, a meno che non abbiano un motivo. Per esempio molte volte usiamo delle clip grafiche o dei suoni che sono stati preparati anteriormente, ma questi rappresentano un passaggio definito verso il digitale e dunque può essere applicato alla perfezione solo in questo modo.
Certo è che non è un vaudeville, e non si avvicina minimamente al teatro o a niente di ballabile, però ci piace far vedere che in quel momento c’è del lavoro dietro e che sta avvenendo qualcosa, una trasformazione appunto. Lavorare con materiale live è decisamente una nostra preoccupazione perché crediamo che apporta con se il valore aggiunto della fruizione diretta, hic et nunc. L’importanza dell’aura che ci ha passato W. Benjamin in quest’era della riproducibilità tecnica dell’opera d’arte.
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Marco Mancuso: Avete una percezione di come sta evolvendo il mondo dell’arte e della comunicazione elettronica audiovisiva? La sua rapidità e la endemica tendenza alla reciproca influenza e alla commistione diretta dovuta al proliferare di festival, progetti e strumenti di lavoro? Come cercate di distinguervi in questo senso, o in generale subite questo fenomeno o cercate di rimanerne al di fuori per quanto possibile?
Emiliano Zelada: Pensiamo che bisogna essere a conoscenza di tutta l’arte, in tutte le sue forme e di tutti i secoli. Non escludiamo niente, mantenendo un occhio vigile e costante su tutto ciò che riguarda le nuove ricerche e sperimentazioni, dalla scienza all’arte, ritenendo importante non farsi influenzare da particolari tendenze contemporanee, da alcune macchine o softwares, e dalla facilità di consumo. Siamo alla continua ricerca di un linguaggio costruito con l’uso dei più disparati strumenti portati al loro limite; cercando di bilanciare e sapere se e quando tornare indietro per arrivare al risultato desiderato. Oggi è molto facile perdersi in cose d’impatto che poi scadono e non apportano molto.
Ad esempio molti credono nella sincronizzazione assoluta tra audio e video ma sinceramente lasciare libera scelta ed arbitrio a dei software, per quanto programmabili, non ci sembra sempre opportuno. Ci piace lasciare aperto il campo verso una personale interpretazione delle due materie (A/V) che divengono a volte elemento unico ed altre volte complementari tra di loro. Percorriamo la nostra strada sempre guardandoci intorno.
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Marco Mancuso: Cosa vi aspettate dall’esperienza del Sonar. In che modo secondo voi un artista può evolvere da questa esperienza senza lasciarla confinata al momento eccitante e unico del live?
Emiliano Zelada: Come spettatori dei Sonar passati sappiamo che c’è sempre qualcosa d’interessante, chissà conoscere altri artisti, nuove idee ed intraprendere nuovi progetti. Certamente non vogliamo che questa esperienza rimanga fine a se stessa, stiamo portando tutto ad un altro livello, forse è l’importanza del festival che preme su di noi omuncoli, o forse è il vedere che si può arrivare a fare determinati progetti e sentirli più che tangibili ci stimoli ancora di più. Sappiamo comunque che dobbiamo innanzitutto fare una buona performance e dimostrare di voler apportare qualcosa di nuovo a livello internazionale. Quello che può succedere dopo non ne abbiamo idea, però di sogni ne abbiamo molti!!.