Una settore sempre più importante degli studi sulla comunicazione scientifica si avvale di ricerche microsociologiche. La microsociologia semplifico per ragioni di cronaca si occupa principalmente del comportamento degli individui all’interno di uno spazio sociale ridotto, di persone o piccoli gruppi che sono in rapporto immediato tra di loro.
Tra le ricerche più interessanti di tale approccio troviamo sicuramente gli studi nell’ambito dell’educazione e della pedagogia scientifica di cui abbondano le riviste Computer Science Education , International Journal of Science Education , Journal of Political Science Education e il Journal of Science Education and Technology .
A titolo d’esempio possiamo citare l’articolo Youths’and scientists’authoring of and positioning Within science and scientists’work di Jrène Rahm (Université de Montréal, Faculté des sciences de l’éducation). L’articolo è apparso sulla rivista Cultural Studies of Science Education (n.3, febbraio 2007) e analizza, attraverso l’intervista partecipata e il dialogo, l’immaginario legato al mondo della scienza e le immagini che giovani studenti elaborano attorno alla figura degli scienziati, ma anche, viceversa, l’immagine che hanno gli scienziati del proprio sé quando si espongono agli studenti.
![]() |
.
La ricerca poggia su un assunto preciso: per studiare l’immaginario legato alla scienza dobbiamo studiare i processi comunicativi di tali figure, ciò di cui parlano le persone, quali termini utilizzano e quali esperienze personali apportano alla conversazione. L’autrice ha applicato tecniche di analisi linguistica delle “oral histories”, storie narrate dagli scienziati e approfondite dagli studenti con un dialogo attivo, che riguardavano le comunità frequentate e la vita professionale quotidiana.
Particolarmente produttiva si è rivelata la categoria dei “figured worlds” della scienza e degli scienziati, “mondi figurati” provenienti dal principio dialogico immaginativo di Michail Bakhtin. Per la Rahm, i mondi figurati sono costrutti culturali e sociali di interpretazione che attribuiscono priorità di significato. Un classico esempio di mondo figurato è quello legato agli science movies che rappresentano gli archeologi come scienziati votati all’avventura.
La categoria di “mondi figurati” intende quindi sottolineare come le convinzioni siano costruzioni e attraversino meccanismi di attribuzione di priorità, vale a dire che l’immagine della scienza è legata a “percorsi di conoscenza” e non a un mero assorbimento di nozioni a catena; tutto ciò implica la presa in considerazione delle barriere culturali (legate a problemi di gender, ad esempio), geografiche (legate al luogo di provenienza) e sociali (legate all’estrazione sociale) della comunità.
![]() |
.
Tra i risultati ottenuti dalla Rahm possiamo notare che la figura dello scienziato che lavora quotidianamente e ha problemi professionali comuni (quali orario di lavoro, conflitti con colleghi, finanziamenti esigui e fallimenti di esperimenti o routine lavorative) ha sostituito, in alcuni studenti, quella dello “scienziato pazzo”, “in camice bianco rinchiuso nel suo laboratorio” e “privo di contatti sociali”. Non solo, tale nuova immagine rinegoziata ha suscitato un rinnovato interesse per la scienza e la tecnologia, viste successivamente come sfere sociali importanti e non come un ambito misterioso e difficoltoso da comprendere o un territorio di conoscenza riservato a pochi eletti, cioè, come ha osservato Aikenhead (in “Border crossing into the subculture of science”, Studies in Science Education : 1996, 27, p.152), ” an image of science as ‘socially sterile, authoritarian, non-humanistic, positivistic, and absolute truth’ .
Sebbene la ricerca delle scienze sociali, soprattutto quella accademica, abbia distinto storicamente i due ambiti, quello microsociologico, già accennato, da quello macrosociologico delle grandi configurazioni sociali (classi o traiettorie sociali, generazioni, stratificazioni, ecc.), attualmente si tende sempre più a considerarli orizzonti complementari di ricerca.
![]() |
.
Un esempio di tale direzione è il programma di ricerca AAS Mass Media Science & Engineering Fellows Program che la American Association for the Advancement of Science (AAAS) propone per la 34° volta. Le attività di tale progetto consistono nell’osservazione partecipata dei meccanismi di newsmaking (cioè di produzione delle notizie in importantissime redazioni internazionali statunitensi, quali la National Public Radio, il New York Times ; lo Scientific American , USA Today , Essence ed il magazine Law & Order: Special Victims Unit , Chicago Tribune, Los Angeles Times , Sacramento Bee ) da parte di studenti con una formazione avanzata in campo scientifico.
Lo scopo è appunto comprendere come le redazioni giornalistiche padroneggiano la complessità delle scoperte scientifiche e con quali strategie comunicative (news process) la semplificano per i non-specialisti, in particolare quali sono i diversi fattori di decision-making editoriale e il modo in cui, dal punto di vista della ricezione, le notizie vengono disseminate nell’opinione pubblica.
![]() |
.
Le due ricerche, condotte da ricercatori e soggetti diversissimi, possono però essere considerate come complementari. La ricerca della Rahm suggerisce come le pratiche educative possano intervenire sui “mondi figurati” degli scienziati e della scienza che vengono proposti soprattutto attraverso l’immaginario dei mass media, il progetto di ricerca della AAAS invece, mira a scoprire come i micro-livelli redazionali intervengano nei macro-livelli di significazione (meaning-making) dell’opinione pubblica.
Infine, esse intendono mettere in evidenza quali sono le dinamiche di apertura, espansione e revisione dei modelli culturali legati alle rappresentazioni della scienza e degli scienziati.