Al Teatro del Parco di Mestre, nell’ambito di Fuori Contesto 2007, si respira un’aria quasi spirituale, interiore, aspettando l’aprirsi del sipario, consapevole riparo onorato che svelerà la quiete scenografica. In un attimo il pianoforte, i fiori distesi, i palchetti sui quali vedremo corpi femminili salire e brandire lance insanguinate mostrano già la staticità coreutica, la centralità drammaturgica.

Muna Mussie fa il suo ingresso, quasi nuda, accompagnata al pianoforte da Dario Giovannini, e inizia la sua sequenza vocale, evocando lontane suggestioni, spalancando la porta a lei, Mariangela Gualtieri, protagonista struggente, quasi inquietante, intima e determinata. Misterioso Concerto Trio più che uno spettacolo è un concerto per parole, per musica e silenzi, tutto da ascoltare e sognare, da capire e immaginare, sulle scene del video di Simona Diacci, sulla ricerca del suono di Luca Fusconi e Dario Giovannini nonché di Cesare Ronconi vero e instancabile direttore d’orchestra, fondatore storico insieme a Mariangela del Teatro Valdoca.

Compagnia nata già non ufficialmente nel 1979 a Cesena, nella Romagna, futura fucina di talenti performativi della post-avanguardia, oggi punto di riferimento del nuovo teatro sperimentale, “toccando con mano” il lavoro di Kantor , Grotowski e del Bread and Puppet Theatre.

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Scrive Mariangela Gualtieri nelle note allo spettacolo: “Abbiamo dedicato un lungo tempo di prova a questo concerto e siamo ancora in cammino: tutto può ancora accadere. Siamo dentro un viaggio avventuroso e pericoloso, nel bel mezzo di un mare sconosciuto: c’è il prodiere, il cartografo, il capitano e poi, in questa metafora marinara che il regista ci racconta, le parole sono il vento. Vorrei entrare nella musica dei miei versi e tenere le parole nel loro stato di nascita. Impresa che pare semplice ed è invece immensa. Vorrei entrare negli abissi della mia voce, nei miei otto anni, nei secoli della mia voce, entrare in quell’ antico respiro, nell’antica fiamma che ha tenuto vivi altri. E non per virtuosismo (la mia voce è davvero piccola), quanto piuttosto per caduta, per visitazione, per sprofondamento. Siamo nel reame della sottigliezza, certo, lì dove si sa che uno spostamento di millimetri cambia l’orbita di una cometa. Siamo in quattro. Dario che compone al pianoforte ed entra nelle cavità della mia voce, sostiene il respiro con delicatezza e poi, con le sue note magistrali, ripulisce la stanza dall’ingombro di senso che a volte fa peso. Luca alla fonica, attento e instancabile, come al banco di volo di una navicella spaziale. Io al microfono.

E poi Cesare, che questa volta è molto più un maestro e un direttore d’orchestra che un regista: col suo orecchio sismografico mi guida nei segreti del suono, ci richiama spessissimo all’attenzione piena, alla dedizione, alla libertà (tre stati difficili da tenere insieme), lega ogni elemento visibile e invisibile, udibile e inaudibile, in ciò che dovrà essere in fine il nostro Misterioso Concerto. Abbiamo sostato a lungo sull’ascolto, sul sodalizio fra parola e musica, fra parola e silenzio, in un’attenzione plenaria a ciò che portava Clemente Rebora a scrivere: “e non sapendo ero certo/del misterioso concerto”. Tutto per ‘fare cuore’ con chi ascolta, farsi suo talismano.”

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Questa chicca teatrale del Teatro Valdoca non può non accostarsi alla tradizione di Ronconi e Gualtieri , non può non fondersi con la pulsazione di un rapporto totale con lo spazio, ben studiato, evocando allo Spazio della quiete del 1983, nato in una stanza, stile mantenuto; chiusura e delimitazione per eccellenza. Un Concerto questo che avvolge lo spettatore, lo circonda e lo accarezza, si sente e si è sentita la spinta emotiva che dal “consueto tappeto” steso a terra si innalzava prepotente. Un po’ arte povera un po’ musica da camera, sacro e filosofico, un semplice esistere aggrappato alla poesia scandita di getto, e poi emozioni e colori costanti e ripetuti come il rosso, il bianco ed il nero: due cifre stilistiche antichissime. Riecco i simboli dipinti, la maschera ed il trucco; riecco le note, pianoforte e chitarra, suono artificiale e naturale, pathos ed ethos persuasivi, un vivere dentro la semantica, suono e ritmo scanditi costantemente, interattivo senza connessioni, totale senza pesantezze.

Un ritorno al testo senza malinconie, un ritorno alla poesia senza ambizioni, è ora di sederci, forse, per ascoltare guardando, per vedere udendo. Anche se il video è teatralizzato, la musica è trasposta alla drammaturgia e la coreutica minimalista si muove intorno al logos, l’essenza rimane la parola come voce, suono, corde vocali, lingua, masturbazione mandibolare, maturazione consapevole di ridondante sperimentalismo. Rigenerata tradizione del testo come sintesi e dosata presenza non invasiva sulla scena. Ermicità esaurita, happening poetico, monologo destrutturato e appiattimento evitato. Sinestesia senza virtuale, percezione senza reale. E’ qui il ritorno, finalmente, al presente, all’anima, al godimento sintattico semplice ed umano.

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Siamo nel 1986. Con Ruvido umano comincia una ricerca drammaturgica a ridosso della parola poetica, ricerca che avrà piena e matura espressione nella trilogia Antenata (1991/93). In questi anni la Compagnia dà vita ad una Scuola di Poesia che coinvolge i maggiori poeti italiani, fra cui Luzi, Fortini, Bigongiari, Conte, De Angelis, Loi, Maiorino, Cucchi . Il lavoro pedagogico si apre poi all’incontro con numerosi giovani allievi attori, attraverso una vera e propria Scuola Nomade, che sfocia in due grandi spettacoli Ossicine (1994) e Fuoco Centrale (1995). Nel 1997 Nei leoni e nei lupi riunisce sulla scena attori storici della Valdoca ed allievi della Scuola Nomade, secondo una scrittura drammaturgica che li impegna in una grande prova d’attore.

Parsifal Piccolo (1998) e infine Parsifal (1999), prodotto insieme al festival di Santarcangelo, segnano la prima impegnativa prova di riscrittura di un testo della tradizione. Del 2001 Predica ai pesci , operetta magica e popolare per due acrobate, una cantante e un’attrice. Il 2002 è dedicato alla Scuola d’attore e a Non-splendore rock , concerto di rock e poesia. Nel gennaio 2003 i versi per la scena di Mariangela Gualtieri sono editi da Giulio Einaudi.

Dalla Scuola d’attore nasce l’opera corale Imparare è anche bruciare (2003). Esce, nella collana diretta da Valentina Valentini per Rubbettino Editore, la monografia Teatro Valdoca, a cura di Emanuela Dallagiovanna, dedicata alla poetica della Compagnia.

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Dal 2004 inizia il percorso di creazione di Paesaggio Con Fratello Rotto, un’opera in tre parti, compiuta nel 2005: una trilogia di affreschi contemporanei, rappresentata anche come unico, grande evento teatrale in tre atti, con dieci interpreti coinvolti e musica dal vivo. Continua il lavoro pedagogico, con la direzione di una seconda Scuola, Ero bellissimo avevo le ali. Dopo Misterioso concerto sono da poco usciti nelle librerie Senza polvere, senza peso , raccolta di versi di Mariangela Gualtieri edita da Giulio Einaudi e Sermone ai cuccioli della mia specie .

I prossimi appuntamenti per godere del Misterioso Concerto del Valdoca sono il 19, 20, 21 Aprile al Teatro delle Passioni di Modena , il 5 Maggio al Teatro San Giorgio di Udine ed il 7 luglio ad Itinera alla Corte della Perla di Terrazze in San Martino Buonalbergo (Verona).


www.teatrovaldoca.it