C’era una volta un elettrodomestico chiamato televisione, una scatola magica che permetteva, alla gente comune, di vedere e percepire immagini e suoni a distanza, pratica un tempo riservata a maghi, auguri, medium, telepati e visionari di sorta (La democratizzazione delle facolta’ magiche operata dalla tecnologia non sempre, purtroppo, acuisce l’ingegno).

Nata come evoluzione concettuale della radio, e sviluppata parallelamente da diversi paesi con finalita’ anche militari, la televisione fu resa disponibile al pubblico subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, diventando ben presto strumento di influenza politica e commerciale. In anni recenti abbiamo assistito a un progressivo rinnovamento e a una ridefinizione territoriale della diffusione e distribuzione del prodotto audiovisivo, prima tramite satelliti e cable tv, poi attraverso la rete.

In italia abbiamo sognato a lungo una nuova televisione. L’abbiamo immaginata reticolare, dal basso, locale, distribuita, autoprodotta. Mentre ci si rendeva conto che qualcosa stava cambiando, il panorama era gia’ mutato. Marshall McLuhan nel 1964 scriveva: “la tv non e’ tanto un mezzo di azione, quanto di reazione”. Egli la definisce una estensione del senso del tatto, uno scambio massivo di tutti i sensi [da “Understanding Media”]. La televisione e’ stata spesso considerata un mezzo (di comunicazione di massa) interattivo. Questo grazie al mitico telecomando, che permette di accendere, spegnere, cambiare canale. Una sorta di comunicazione / ricezione, visto che lo scambio e’ unilaterale. L’interazione infatti e’ fasulla, simulata, poiche’ lo strumento, unidirezionale, non permette un reale intervento.

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Le televisioni indipendenti e la sperimentazione pirata, da un lato, hanno creato un modello locale e comunitario, che presenta una forma di interazione legata alla partecipazione dell’utente, o gruppo, che si ridisegna produttore e condivide la sua esperienza con altre realta’ locali, portando avanti una pratica che potremmo definire discorso dialettico audiovisivo e che ha creato database di materiali autoprodotti per l’etere e la rete.

The Venice Project e’ invece il codename della nuova web tv che, il 16 Gennaio 2007, ha svelato la sua identita’ commerciale: Joost, aspirante sinonimo di televisione. Il progetto, ideato da Niklas Zennstrom e Janus Friis, tenaci imprenditori e inventori di Kazaa e Skype, e’ un sistema di webtv on demand che presenta all’utente un database di canali tematici, alcuni commerciali, come ad esempio MTV, altri creati dagli utenti, con determinate combinazioni di programmi e commenti. Ogni canale puo’ attingere soltanto alla gamma di proposte che Joost e le tv commerciali metteranno in rete. Una differenza fondamentale tra questo e altri sistemi di distribuzione video online, come ad esempio Youtube, e’ il fatto che l’utente non puo’ aggiungere contenuto video, ma solo metadata. In comune invece hanno l’intento di sfruttare la proliferazione frattale della forma comunitaria. Si definisce metadata l’informazione che descrive un insieme di dati, facilitandone localizzazione, ricerca e contestualizzazione. Il metadato contiene la descrizione, le tematiche (tagging o parole chiave), e, nel caso di Joost, anche commenti, critiche e apprezzamenti di altri utenti.

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Joost e’ un sistema parzialmente Open Source, basato su Mozilla e il framework di Geeko: utilizza una libreria Peer To Peer (non open) e la grafica SVG – Scalable Vector Graphics, che funziona dentro l’XML, (EXstensible Markup Language, linguaggio di marcazione che, invece di mostrare l’informazione, come l’HTML, e’ stato scritto per descriverla). Joost si poggia su diversi server sparsi nel mondo. L’accento e’ sulla gestione dei metadata e non sullo streaming. La lentezza del sistema e’ ovviata dalla potenza dei calcolatori

.Attualmente e’ possibile utilizzare il programma come beta tester. Gira solo su Windows e Mac Intel (Linux e’ in fase di lavorazione, Mac PPC non sara’ supportato). Il contenuto scarseggia. L’interfaccia e’ giovane e atletica, il logo ambiguo ed inquietante. Poggiando il mouse sullo schermo, e’ possibile far apparire due icone, a sinistra e a destra, rispettivamente “My channels”, e “My Joost”, con le preferenze dell’utente. Attivando queste compaiono altre finestre leggermente trasparenti, un sistema di strati e livelli in cui l’utente puo’ selezionare, dare un voto ai programmi, chattare con altri utenti, guardare l’ora e ricevere informazioni. Inoltre sara’ presto possibile implementare plugin aggiuntivi: la compagnia sta infatti preparando la strada per far si che si formi una comunita’ di utenti / sviluppatori in grado di espandere liberamente il programma.

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In un certo senso Joost e’ il primo progetto di dimensioni internazionali basato sul semantic web. Il web semantico e’ un concetto piuttosto astruso, le cui applicazioni scarseggiano. Propaggine della mente di Tim Berners-Lee, inventore del www, designa un ambiente in cui è possibile pubblicare non solo documenti ma anche informazioni e dati relativi ai documenti stessi (metadata) in un formato adatto all’interrogazione, interpretazione e, più in generale, all’elaborazione automatica. Il web semantico e’ l’idea di una rete su cui sia possibile creare, ricercare, consultare, compiere ragionamenti basati sulle scelte individuali, personali di un singolo o di una comunita’ di individui. L’informazione si autodescrive e si contestualizza in maniera totalmente soggettiva, seguendo reti di fiducia di comunita’ legate da interessi o fini comuni.

La scelta innovativa di Joost prevede la creazione e lo sviluppo di un nuovo sistema di gestione dell’informazione mai precedentemente testato, il superamento del database relazionale verso un database non relazionale, che investe sul metadato piu’ che sul dato. L’informazione aggiunta, le opinioni degli spettatori, divengono parte del contenuto del video stesso. Joost e’ un sistema volto a creare gruppi di interesse in cui non sono tanto gli oggetti a cambiare, quanto la prospettiva su questi.

La divisione tematica e in gruppi comporta la visione, all’interno di ogni canale, di uno spaccato, una prospettiva sul mondo univoca e con poche discrepanze, moderna tolleranza che significa separazione dalle differenze.


http://www.joost.com/